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Il calore della solidarietà per i Cinque riscalda la gelida notte romana

Roma, 8 Febbraio 2012

In occasione del mensile appuntamento per la Campagna Internazionale 2012  “Il 5 per i 5”, il Comitato Italiano Giustizia per i Cinque, con la collaborazione dell’Associazione e Rivista NUESTRA AMERICA, del circolo di Italia - Cuba A. MELLA e di Radio Città Aperta, ha organizzato presso la Casa della Pace la bella e partecipatissima serata <<CULTURA E’ LIBERTA’>>, una iniziativa di informazione, di lotta e di cultura,  alla quale ha aderito numeroso il popolo della solidarietà con Cuba.

Davanti al lungo striscione “LIBERATELI!” con le foto di Gerardo Hernández, Ramón Labañino, Fernando González, Antonio Guerrero e René González, i due vice presidenti del Comitato Italiano Giustizia per i Cinque, Luciano Vasapollo e Franco Forconi hanno aperto la serata presentando l’iniziativa e gli artisti al folto pubblico presente.  

Infatti, nonostante la serata gelida,  la Casa della Pace era affollatissima, con la significativa partecipazione di due bravissimi artisti che con le proprie opere hanno voluto dare testimonianza del loro sostegno solidale ai Cinque. Le sale della Casa della Pace erano adornate dalla mostra di pittura "Omaggio floreale ai Cinque", una personale molto ammirata dai presenti, di Luciano Fabbrizio che l’ha voluta dedicare a loro proprio in quanto arte iperrealista, simbolo della verità che purtroppo manca nell’informazione che ignora la realtà dei Cinque. Un altro omaggio ai Cinque l’ha voluto dedicare la poetessa Donatella Calì con la sua raccolta di poesie "Le maschere perse ", anche lei colpita dalle sofferenze ingiustamente inflitte ormai da 13 anni ai Cinque dal sistema giudiziario statunitense e proprio per questo pronta a darne testimonianza, con  suoi versi molto apprezzati recitati magistralmente  e applauditi fino a tarda sera dai presenti.

Tra una lettura di poesia e l’altra, è stato presentato il libro “L’economia cubana non è una scienza triste” a cura di Luciano Vasapollo, che aiuta a comprendere le reali problematiche che Cuba ha affrontato nel VI Congresso del P.C.C., perché analizza un po’ tutte le questioni della pianificazione socio-economica cubana. C’è stata poi la presentazione dell’ultimo numero della rivista Nuestra America, anch’esso dedicato ai Cinque con in copertina una bellissima foto delle bambine della Scuola Nazionale di Danza che dedicano i loro disegni ai Cinque, e all’interno un inserto speciale “LIBERI SUBITO” che analizza la campagna del 2011 “il 5 per i 5”, che quest’anno ha  anche  visto con successo la partecipazione delle comunità di base cristiane e  molte parrocchie cattoliche in varie città di Italia, fino all’udienza papale  con Padre Antonio Tarzia  e Luciano Vasapollo durante la quale  è stato consegnato a Papa Benedetto XVI del materiale informativo sui Cinque e una lettera con la rispettosa richiesta di una preghiera di Sua Santità per porre fine alla sofferenza dei 5 fratelli cubani e dei loro familiari.

Alcune pareti della Casa della Pace ospitavano la Mostra fotografica “Los 5 por la calle” di Yailín AlfaroGuillen, disegnatrice e fotografa cubana: 6 tabelloni che mostrano con coloratissime fotografie come le immagini dei Cinque siano ormai parte integrante della vita dell’intera società cubana, infatti le troviamo  nei negozi, nelle scuole ed università, gigantesche nei cartelloni lungo le strade  statali o nelle strade di città; stupende le foto che ritraggono i bambini della Scuola Nazionale di Danza che preparano disegni e collage con le foto dei Cinque e in tutti ritorna la parola “Volveran!”; colpiscono le foto delle scritte che reclamano l’immediata libertà dei 5  fatte a  mano che tappezzano muretti, pareti di case o pali della luce a testimonianza della fiducia incrollabile del popolo cubano nel ritorno dei 5 fratelli; così come le ammiriamo nelle grandi manifestazioni di massa che ne reclamano la libertà a Cuba ma anche in Italia nelle manifestazioni organizzate dal Comitato Italiano Giustizia per i Cinque sempre aperte dallo striscione “LIBERATELI”.

“Fratelli forti che resistono e che sanno che torneranno” sono le parole del bellissimo ed emozionante discorso di  Milagros Carina Soto Aguero Ambasciatore di Cuba in Italia, che hanno riscaldato il cuore di tutti i presenti.  L’Ambasciatore ha poi ricordato come i Cinque amino e si dedichino all’arte della pittura e della scrittura e come senz’altro avrebbero apprezzato il taglio culturale e festoso dato all’iniziativa. Ringraziamo l’Ambasciatore per la partecipata presenza sua e della numerosissima delegazione dell’Ambasciata Cubana presente all’iniziativa.

Come non segnalare, inoltre, l’ottima selezione di musica cubana, mandata in onda dalla simpatica e agguerrita Tatiana Fabbrizio  dj di Radio Città Aperta, che ha rallegrato con le sue note la cena che si è svolta subito dopo con un piatto tipico polenta e salsicce e buon vino rosso.

Continueremo  sempre a lottare al fianco della rivoluzione socialista cubana e  con una sempre più tenace solidarietà politica, affinché al più presto i nostri 5 fratelli tornino a casa e possano passare una splendida serata come questa riuscitissima iniziativa di cultura del popolo e per il popolo insieme ai loro cari e a noi tutti, perché come diceva il grande poeta rivoluzionario cubano è indispensabile ”ESSERE COLTI PER ESSERE LIBERI!”

 

Comitato Italiano Giustizia per i Cinque

con la collaborazione dell’Associazione e Rivista NUESTRA AMERICA, del circolo di Italia - Cuba A. MELLA e di Radio Città Aperta

23.01.2012

 

Con la creazione della CELAC (Comunità degli Stati Latino-Americani e Caraibici), ratificata a Caracas il 2 e 3  dicembre 2011, i governanti dell’America del Sud e del Caribe hanno deciso sovranamente di dare una risposta alla grande crisi capitalista che sta flagellando i paesi ricchi del nord del mondo, senza sottostare alle imposizioni del FMI, cercando al contrario di promuovere lo sviluppo dell'umanità di quel continente.

Come riferisce Beto Almeida, giornalista e membro della Giunta Direttiva di Telesur, oggi siamo testimoni di un incredibile processo di   integrazione latino americana a fronte di una inesorabile disintegrazione europea. 1)

 In effetti l’integrazione economica del continente sud americano, come netto di rifiuto di sottomissione ai diktat del FMI, appare come un valido antidoto  alla bancarotta finanziaria globale, prodotta dal capitalismo, che ha individuato la propria sopravvivenza e la principale fonte di profitto nella speculazione finanziaria, a partire dai tristemente noti salvataggi  che la BCE, FMI e UE (leggi Germania e, in un ruolo sempre più di sfondo, Francia) stanno imponendo ai paesi più deboli dell’Europa (PIIGS).

La Comunità degli Stati Latino-Americani e Caraibici (CELAC), invece, parte da presupposti totalmente diversi: essa cerca soluzioni nel rispetto della sovranità nazionale, soluzioni negoziate, democratiche per i grandi e complessi problemi della regione, come la questione colombiana (il narcotraffico e la guerra civile tra il precedente governo Uribe, con l’appoggio diretto degli USA, e le FARC-Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia), lo sbocco sul mare della Bolivia (l’unico sbocco fu perso dal paese durante la Guerra del Pacifico combattuta contro il Cile dal 1879-1884) , l’integrazione di paesi più fragili come la Guyana o il Suriname e anche una soluzione per risollevare Haiti dall’immensa miseria in cui è sprofondato.

La nascita delle CELAC rappresenta la volontà  di maggiore pianificazione, coordinamento e cooperazione tra l'America Latina e i Caraibi, perché i segnali che vengono dall'Impero, specialmente con l'inasprirsi della crisi  negli Stati Uniti e in Europa, non sono affatto rassicuranti e indicano situazioni conflittuali sempre più complesse.

Nell’area del Medio Oriente, dopo l’attacco portato alla Libia per impossessarsi del petrolio più pregiato esistente al mondo, si assiste in Siria alla crescente e preoccupante instabilità provocata prima da infiltrazioni della CIA e del Mossad e in seguito dalle ingerenze della Turchia e dello petromonarchie che strumentalizzano fasce della popolazione anti Assad.

Altra tattica si sta adottando nei confronti dell’Iran, reo di investire risorse umane ed economiche nell’arricchimento dell’uranio per usi civili, che per l’occidente nasconderebbe in realtà l’intenzione di dotarsi di testate nucleari, destabilizzanti in un’aerea in cui Israele ne detiene impunemente più di 200. L'Unione europea minaccia una nuova serie di sanzioni più severe contro l'Iran, puntando non solo al settore petrolifero, ma anche a quello economico. Il Mossad da parte sua fa il lavoro sporco con l’eliminazione fisica degli ingegneri che lavorano al progetto iraniano.

Come dice il Comandante Fidel Castro “la situazione politica creata intorno all’Iran e i rischi di una guerra nucleare [...] sono sommamente delicati perché minacciano la stessa esistenza della nostra specie. Il Medio Oriente è diventata la regione più conflittuale del mondo, e l’area dove si generano le risorse energetiche vitali per l’economia del pianeta.”

 Nel continente Latino-Americano, mentre l'Unione delle Nazioni Sud Americane-Unasur forma il suo Consiglio di Difesa che costituisce un passo decisivo verso una maggiore integrazione politica, gli Stati Uniti hanno ordinato la ripresa dell’attività della Quarta Flotta, proprio quando si sono individuate grandi ricchezze petrolifere sui mari del sud. E’ legittimo il sospetto che la crescente presenza militare Usa abbia come obiettivo il controllo economico delle risorse naturali e il controllo politico per ostacolare i tentativi dei paesi sudamericani di tracciare un cammino indipendente dagli interessi e dalla politica degli Stati Uniti. Per non  citare anche il coinvolgimento diretto degli Stati Uniti nella destabilizzazione di governi popolari come Honduras, Venezuela, Bolivia, Ecuador, ecc.

L’America Latina e il Caribe hanno deciso di opporsi al processo di disintegrazione economica e sociale prodotto da un capitalismo in profonda crisi, come sta avvenendo in Europa, percorrendo la strada dell’ Integrazione economica e politica, ecco la ricetta dell’America Latina espressa nella CELAC.

Gli esempi importanti di integrazione economica sono numerosi, vediamo da vicino quelli che si riferiscono ai rapporti sempre più stretti, e non solo economici, tra il Brasile e Cuba.

Esiste, per esempio, un accordo tra Brasile, Cuba e Haiti, sottoscritto da Luis Inácio Lula da Silva e confermato da Dilma Rousseff,  per costruire in quest’ultimo paese strutture sanitarie prima inesistenti.  Vale la pena sottolineare che il Brasile ha accettato di integrare la missione ONU in seguito al terremoto a Haiti, solo dopo aver ricevuto l’appoggio dei governi latino americani, inclusi Cuba, Venezuela e Nicaragua.

il Brasile supporta anche  gli sforzi giganteschi sostenuti da molti anni da Cuba, per costruire la Scuola Latinoamericana di Medicina per l’addestramento dei medici di paesi poveri, tra i quali Haiti.  Ma Cuba condivide, di fatto, una parte delle sue limitate risorse di bilancio anche con i paesi ricchi, perché 500 studenti neri e poveri degli Stati Uniti studiano medicina a Cuba, e forse in questo modo riusciranno a sottrarsi al rischio di diventare ladri o spacciatori.

Il Brasile partecipa alla costruzione dello strategico porto di Mariel a Cuba: al progetto, che dovrebbe essere pronto  l’anno prossimo,  per lo sfruttamento del porto per vari decenni, sono associate imprese dei due paesi con un investimento totale di 800 milioni di dollari.  Sarà il più grande porto del Caribe, che renderà più dinamica l’economia regionale. Il Brasile promuove lo sviluppo con i crediti brasiliani BNDES (Banca Nazionale dello Sviluppo), mentre la scelta della compagnia costruttrice brasiliana -la  Odebrecht- è stata fatta dal governo cubano.  La Odebrecht inizierà nel paese anche progetti di generazione di energia a partire dalla biomassa della canna da zucchero e altri prodotti agricoli. 3) La politica della Casa Bianca di impedire che imprese di altri paesi violino il Bloqueo illegale imposto a Cuba, è, invece, giustamente ignorata dal Brasile. Anzi, il cancelliere Celso Amorim ha detto che il Brasile vuole essere il primo partner commerciale di Cuba.

Proprio la scorsa settimana il Ministro degli Esteri Brasiliano Antônio de Aguiar Patriota, in visita ufficiale a Cuba  - il 17 e 18 gennaio – si è recato nel porto di Mariel ed è stato anche ricevuto da Raul Castro Ruz, Presidente del Consiglio di Stato e dei Ministri: nell’incontro si è dialogato sulle relazioni tra i due paesi e sui preparativi della prossima visita a Cuba della Presidente del Brasile, Dilma Rousseff, prevista per il 31 gennaio.

“Il Brasile desidera contribuire allo sviluppo cubano con una cooperazione più stretta nelle aree dell’educazione, la salute, e attraverso investimenti nelle infrastrutture”, ha dichiarato Patriota. 2) 

Il dialogo si è concentrato sui progetti congiunti dei due paesi e sull’interesse brasiliano di  firmare progetti di cooperazione nel campo dell’educazione e della salute: Dilma parla di “sviluppo inclusivo” per definire la strategia dei progetti di cooperazione con l’isola. Oltre alla cooperazione in materia di trattamento del cancro (progetti come l’acquisizione di medicine contro il cancro e la loro produzione in Brasile, per la popolazione di basso reddito), il governo brasiliano vuole negoziare l’ampliamento dell’invio in Brasile di medici formati a Cuba, per sostenere la cura nel Servizio Unico Sanitario (SUS) brasiliano.

Patriota ha confermato, inoltre, che la Presidente è interessata a conoscere da vicino la politica d’attualizzazione del modello economico dell’Isola,  avviato a Cuba dal VI Congresso del Partito Comunista.

Dilma vorrebbe incontrare anche il Presidente Fidel Castro, per salutarlo quale fonte di "ispirazione" per la "lotta per la dignità e la resistenza". Come il suo predecessore, Luis Inácio Lula da Silva, Dilma non prevede incontri con i dissidenti. 3)

L’agenda di Dilma, concentrata sui temi economici, non esclude dimostrazioni di profondo rispetto alla Rivoluzione Cubana, come la deposizione di fiori al monumento a José Martí.

Del resto la stessa Presidente del Brasile, nel suo discorso alla CELAC, proprio per indicare una direzione contraria alla regressione politico-sociale dell’Europa, ha dato un esempio del cammino della cooperazione e solidarietà realizzato dall’Unila-Università di Integrazione Latino-Americana: mentre in Europa aumentano in maniera preoccupante episodi di carattere razzista e xenofobo verso gli africani, i latino-americani e gli asiatici, il Brasile ospita professori e studenti del continente per un’azione concreta di integrazione per mezzo dell’educazione, una università pubblica sostenuta da risorse pubbliche brasiliane. Un investimento nell’integrazione.

Infine, un coordinamento sempre più ampio dei paesi della CELAC con quelli del BRICS, in ambito culturale, politico e di scambi commerciali più equi, emerge come esigenza indispensabile davanti all'aggressiva voracità del sistema capitalista in crisi, ma che non per questo cessa di inviare minacciosi segnali all’umanità.

 

A cura della Commissione Internazionale della Rete dei Comunisti

 

Fonti:

1) http://www.patrialatina.com.br/editorias.php?idprog=9aa70957fde5ac24d3f5c61776a06053&cod=9094

2) http://www.granma.cu/italiano/cuba/19ener-ministro.html

3) http://www.patrialatina.com.br/editorias.php?idprog=408269455f78f1355681e814c317679a&cod=9263

Tuesday, 12 February 2013 15:00

Libertà per i Cinque, adesso!

I cubani residenti in Haiti chiedono al Papa d’intercedere per i Cinque

 

L'Avana. 21 Febbraio 2012

I cubani residenti in Haiti hanno consegnato nella sede della Nunziatura di Port au Prince una lettera indirizzata al Papa Benedetto XVI, con cui gli chiedono d’intercedere, negli Stati Uniti per la libertà dei Cinque antiterroristi cubani, ingiustamente condannati in questo paese e reclusi da più di 13 anni.

La lettera firmata dai membri dell’Associazione dei cubani residenti e discendenti, in Haiti  (ACRDH), e da haitiani amici di Cuba, è stata consegnata alla massima rappresentaza della Chiesa cattolica in questo paese dei Caraibi. Inoltre denuncia i 50 anni di crudele blocco imposto contro Cuba dai successivi governi degli Stati Uniti, e chiede a Sua Santità la mediazione per far sì che  il governo di Washington ordini l’immediata liberazione di Gerardo Hernández, Antonio Guerrero, Fernando González, Ramón Labañino e René González, “perchè possano tornare nella Patria che li ha visti nascere”.

Questa azione fa parte delle iniziative che si organizzano ogni mese in Haiti per diffondere la verità sul caso dei Cinque, in appoggio alla lotta per la loro definitiva liberazione. La lettera è stata inviata anche alle emittenti radiofoniche e ai media della stampa di Haiti per la divulgazione tra l’opinione pubblica.

(Traduzione Granma Internacional)

http://www.granma.cu/italiano/nuestra-america/21febre-I%20cubani.html

Tuesday, 12 February 2013 14:56

Crudeltà senza limiti

Comunicato del Comitato Internazionale per la Libertà dei Cinque

(traduzione a cura della Commissione Internazionale della Rete dei Comunisti)

14 marzo 2012

In data 12 di marzo è stata resa pubblica la risposta negativa del governo degli  Stati Uniti di concedere a René González un permesso di emergenza, affinché possa visitare per due settimane suo fratello Roberto, eminente avvocato della squadra della difesa, membro di Onore dell’Ordine Nazionale di Avvocati degli  Stati Uniti, dell'Unione di Giuristi di Cuba ed altri importanti organismi giuridici, gravemente malato.

Per gli Stati Uniti non sono stati sufficienti i certificati medici presentati insieme  alla mozione di emergenza da Phil Horowitz, avvocato di René, dove si dimostra lo stato critico nel quale si trova Roberto. Neanche la sollecitazione di stretto carattere umanitario, affinché René possa abbracciare suo fratello ed i suoi genitori in una situazione tanto difficile come quella che attraversa la sua famiglia in questi momenti.

Come se tutto questo non bastasse, continua a negare a Olga Salanueva, moglie di René, la possibilità di accompagnarlo durante i 2 anni e mezzo che gli restano da scontare di libertà vigilata.

La pubblico ministero Caroline Heck-Miller, facendo mostra del cinismo e della crudeltà che la caratterizzano, ha esposto:  "Gli Stati Uniti riconoscono il carattere umanitario della sollecitazione fatta da René González, ma si oppongono a questa sollecitazione basandosi su preoccupazioni di sicurezza del FBI".

Con la sua risposta, lascia nel dimenticatoio quello che la stessa Procura ammise il 7 ottobre scorso, al compimento delle condanna di René, sulla possibilità di concedergli un permesso umanitario. Con assoluta indecenza, adduce ragioni di sicurezza per rifiutarlo. Raccomanda alla Giudice di Miami che per concedere l’ istanza si debbano compiere una serie di condizionamenti tanto assurdi come pericolosi, per i quali persino il semplice saluto di René ad un vicino lo può trasformare in un agente segreto al quale René potrebbe trasmettere  segreti che attentino alla sicurezza nazionale degli  Stati Uniti d'America.

Oggi 13 marzo, la congressista Ileana Ros-Lehtinen, che tutela e protegge la mafia terroristica da Miami, chiede al governo degli  Stati Uniti che "in nessun maniera, in nessuna forma, in nessun modo" venga permesso a René González di  viaggiare a Cuba.

Davanti a tanta bassezza umana e tanta crudeltà ci domandiamo “Come può farlo lo stesso pubblico ministero che ha rifiutato nel 2005 di processare il criminale internazionale Luis Posate Carriles”?

Di quale giustizia ci parlano? Di quali "diritti umani?"  Chi attenta contro la "sicurezza nazionale?" Dove sta il supposto senso della compassione, il supposto senso umanitario?

Se il mondo aveva bisogno di una prova in più dei due pesi e due misure, dell'odio più feroce e della crudeltà senza limiti degli Stati Uniti nel caso dei Cinque, la sollecitazione che non sia accettata la richiesta umanitaria presentata da  René González ci mostra chiaramente che non esiste un percorso diverso da quello della denuncia e della mobilitazione permanente.

Invitiamo gli amici dei Cinque nel mondo ad essere vigili davanti alla risposta della Giudice Jean Lenard, ed in caso fosse negativa a mobilitarci immediatamente davanti alle sedi delle ambasciate degli  Stati Uniti.

 

Autor: AIN - 29 gennaio 2012 15:01:56 CDT ( TRADUZIONE  DI ROSA MARIA COPPOLINO)

 

Davanti agli oltre 800 delegati, Raúl ha criticato quelli che si sono illusi che questa Conferenza marcherà l’inizio dello smantellamento politico e sociale della Rivoluzione e reclamavano la restaurazione del modello multipartitico.

L’HABANA, 29 gennaio. - Il Generale dell’Esercito Raúl Castro ha confermato oggi che Cuba mai rinuncerà a contare su un solo Partito, come pretende l’imperialismo, poiché farlo condurrebbe alla sconfitta della Rivoluzione e sacrificherebbe l’unità del popolo

Riassumendo, nel Palazzo Convenciones a La Habana, la Prima Conferenza Nazionale del Partito Comunista di Cuba, ha sottolineato il metodo democratico con cui si è sviluppato il processo preparatorio, con la partecipazione della militanza del Partito e dell’Unione dei Giovani Comunisti (UJC) al dibattito sul documento base della convocazione.

Davanti agli oltre 800 delegati, Raúl ha criticato quelli che si sono illusi che questa Conferenza marcherà l’inizio dello smantellamento politico e sociale della Rivoluzione e reclamavano la restaurazione del modello multipartitico.

Ha segnalato che, pur senza alcun intento di svalutare altri paesi che hanno sistemi pluripartitici, e in stretta osservanza del principio di rispetto della libera determinazione e della non ingerenza nei fatti interni di altri stati, consacrato dalla Nazioni Unite, a Cuba, partendo dalle esperienze fatte nella lunga storia di lotte per l’indipendenza e la sovranità nazionale, difendiamo il sistema del Partito unico davanti al gioco della demagogia e della mercificazione della politica.

Ha aggiunto che il concetto di un solo partito, al quale mai rinunceremo, corrisponde pienamente con l’articolo cinque della Costituzione della Repubblica, approvata in un referendum dal 97,7% degli elettori, con voto libero, diretto e segreto.

Ha ricordato che, pure se l’impero conta su un Partito Repubblicano e un altro chiamato Democratico, sia l’uno che l’altro rispondono alla stessa ideologia e, chiunque ci sia alla Casa Bianca, ha sempre avuto al centro della sua politica l’ostilità contro Cuba.

Ha ripetuto che si deve promuovere, sempre più, una maggior democrazia nella nostra società. Ha aggiunto che questo presuppone l’incoraggiare un clima di massima fiducia e sincero scambio di opinioni, sia in seno all’organizzazione, sia nei suoi legami con i lavoratori e la popolazione, includendo anche i mezzi di comunicazione di massa, che dovranno coinvolgersi in quest’impegno con senso di responsabilità e la più stretta veridicità, non al modo borghese, pieno di sensazionalismo e bugie, ma con comprovata obiettività e senza inutili atteggiamenti di segretezza.

A questo fine – ha puntualizzato – è necessario incentivare una maggior professionalità tra i lavoratori della stampa, compito per il quale siamo sicuri di poter contare sull’appoggio dell’Unione dei Giornalisti di Cuba (UPEC), sui mezzi di comunicazione e sugli organismi ed istituzioni che devono dare informazione degna di fiducia e opportuna in modo che, tra tutti, si possa perfezionare ed elevare continuamente, con pazienza e unità di criteri, la validità dei messaggi e l’orientamento ai compatrioti.

Nel suo intervento, il Primo Segretario del PCC ha affermato che,  allo stesso tempo, il formarsi di una società più democratica contribuirà anche a superare atteggiamenti di simulazione de opportunismo sorti al riparo della falsa unanimità e del formalismo nel trattare situazioni differenti della vita nazionale.

È giusto abituarci tutti a dirci la verità in faccia, guardandoci negli occhi, avere discrepanze e discussioni, non essere d’accordo anche su quello che possano dire i capi, quando reputiamo che ci assista la ragione, com’è logico, nel luogo adeguato, nel momento opportuno e, conclude, in forma corretta, cioè nelle riunioni, non nei corridoi.

Bisogna essere disposti a cercarsi i problemi difendendo le nostre idee e affrontando con fermezza quello che è fatto male, ha sentenziato Raúl.

L’unica cosa che potrebbe portare alla sconfitta della Rivoluzione e del socialismo a Cuba, sarebbe la nostra incapacità di superare gli errori commessi in oltre 50 anni, dal primo gennaio del ’59, quelli nuovi e quelli del futuro, ha segnalato.

Ha chiarito che non è esistita né esisterà una Rivoluzione senza errori perché sono opera di uomini e popoli che hanno affrontato enormi e smisurate minacce, e per questo, ha detto, abbiamo il sacro dovere di perfezionare la Rivoluzione e mai sentirci soddisfatti di quello che facciamo.

Ha insistito sul fatto che non si deve considerare che le decisioni approvate dalla Conferenza Nazionale del PCC e gli accordi presi nel VI Congresso costituiranno la soluzione magica dei nostri problemi, e ha informato che il Buró Politico ha deciso di valutarli due volte all’anno, e la stessa cosa faranno i comitati provinciali e municipali dell’organizzazione.

S’impone lavorare con ordine, disciplina e pretendendo (quanto serve) per realizzare i Lineamenti della Politica Economica e Sociale, come anche, ha detto, gli obiettivi di lavoro approvati in questa conferenza.

Ha chiamato a rafforzare l’unità intorno al Partito e alla Rivoluzione e anche il vincolo permanente con le masse e a preservare la nazione cubana e le conquiste economiche e sociali sulla base che la Patria, la Rivoluzione e il Socialismo, siano associati indissolubilmente.

Concludendo, Raúl ha denunciato le brutali campagne anti cubane istigate dal governo degli Stati Uniti e altri tradizionalmente impegnati nella sovversione contro il nostro paese, in concorso con la grande stampa occidentale e la collaborazione dei suoi salariati nell’isola.

Ha ammonito che il loro proposito era quello di screditare la Rivoluzione, giustificare l’ostilità e il blocco contro la popolazione cubana e creare una quinta colonna che faciliti l’aspirazione di privarci dell’indipendenza e sovranità nazionale.

Come dice l’editoriale del periodico Granma dello scorso lunedì 23, ha detto, i fatti parlano più delle parole. Le campagne anti cubane non incrineranno la Rivoluzione né il popolo, che continuerà a perfezionare il suo socialismo.

 

Link all’articolo su Juventud Rebelde:

http://www.juventudrebelde.cu//2012-01-29/ratifica-raul-que-cuba-no-sacrificara-la-unidad-de-su-pueblo/

 

Tuesday, 12 February 2013 14:52

Arcivescovado de L’Avana

Comunicato stampa   

 

Nella notte di oggi, giovedì 15 marzo, dopo più di quarantotto ore di permanenza ininterrotta e non autorizzata all’interno del Santuario Diocesano e Basilica Minore di Nuestra Señora de la Caridad, a L’Avana, i tredici occupanti sono stati fatti uscire da questo luogo sacro.

Nelle prime ore di permanenza nella chiesa e durante uno dei dialoghi sostenuti con gli occupanti, il cancelliere della diocesi arcivescovile, monsignor Ramón Suárez Polcari, aveva riferito la promessa del Cardinale Jaime Ortega, che sarebbero stati accompagnati alle loro case sotto la protezione della chiesa e che nessuno avrebbe attentato contro la loro sicurezza, perché questa era la richiesta del Cardinale alle autorità corrispondenti.

Gli occupanti avevano risposto che non per mancanza di fiducia nel Cardinale Ortega, ma era mancanza di fiducia nella parola data dalle autorità del paese e senza dubbio avevano affermato che se le autorità lo avessero detto personalmente, lo avrebbero creduto.

Ciò nonostante gli sforzi unilaterali della chiesa per porre fine all’ occupazione hanno continuato e nuovamente nella notte di mercoledì 14, il cancelliere dell’Arcivescovado de L’Avana si è presentato nella chiesa in compagnia di padre Roberto Betancourt, rettore del Santuario, ed ha ripetuto l’invito di andarsene volontariamente.

Non è mancata nemmeno l’esortazione dei fedeli cattolici che non hanno potuto assistere alla messa per due giorni. Altri inviti a porre fine all’occupazione sono stati ripetuti nella mattina e nel pomeriggio. La risposta del gruppo è sempre stata negativa.

Per questo motivo, in uso dell’autorità e della facoltà che gli compete, il Cardinale Jaime Ortega si è rivolto alle autorità corrispondenti perché invitassero gli occupanti ad abbandonare il Santuario e Basilica Minore di Nuestra Señora de la Caridad a L’Avana.

È stata anche considerata la proposta degli stessi occupanti d’essere visitati direttamente dalle autorità e ricevere la garanzia della loro sicurezza. Questa richiesta del Cardinale Ortega alle autorità ha reiterato la salvaguardia di queste persone.

L’azione di porre fine all’occupazione è iniziata alle 9.00 ed è durata meno di dieci minuti.

I tredici occupanti sono stati invitati ad uscire dalla chiesa e non hanno fatto resistenza.

Gli agenti che hanno eseguito l’operazione avevano assicurato alla chiesa che non avrebbero portato armi e che avrebbero personalmente portato le tredici persone in un commissariato e poi alle loro case. Ugualmente avevano assicurato che non sarebbero stati processati per questo fatto.

È terminata così una crisi che non doveva avvenire e la Chiesa spera che fatti simili non si ripetano e che l’armonia che tutti desideriamo sia veramente raggiunta.

Orlando Márquez Hidalgo

Ufficio Stampa dell’Arcivescovado de L’Avana.

 L’Avana, 15 marzo del 2012 

 (Traduzione Granma Int.) 

 

Il  Comitato Italiano Giustizia per i Cinque continuando a dare forte rilevanza alla propria iniziativa di lotta  per la liberazione dei Cinque agenti dell’antiterrorismo cubani, ha aderito allo sciopero generale indetto per il 27 gennaio 2012 e ha partecipato attivamente alla manifestazione di Roma dell’UNIONE SINDACALE DI BASE con lo striscione “LIBERATELI”, con i compagni dell’associazione e rivista Nuestra America e del circolo A. Mella dell’Associazione Italia -Cuba, diffondendo tra  le  decine di migliaia  di lavoratori un volantino che illustra le ragioni  politiche, giudiziarie e umanitarie dei Cinque, barbaramente privati della libertà per aver difeso il loro paese dagli attacchi terroristici provenienti e sostenuti dall’imperialismo statunitense.

Una giornata di vera solidarietà e  lotta  per la difesa e rafforzamento dei servizi pubblici, per dire no al pagamento del debito contro il potere delle banche, per la difesa del mondo del lavoro sotto attacco del governo Monti e dei potentati economico-finanziari del polo imperialista europeo, che  si unisce alla lotta contro l’imperialismo USA nella battaglia per la liberazione immediata dei nostri 5 fratelli cubani.

 

Comitato Italiano Giustizia per i Cinque

 

Nessuno ha il diritto di turbare lo spirito celebrativo dei fedeli cubani, e di molti altri cittadini che aspettano con giubilo e speranza la visita del Santo Padre Benedetto XVI a Cuba

da Cubadebate / 15-03-2012 / 01:28

(Traduzione a cura della redazione della rivista Nuestra America-Italia)

Nel pomeriggio di ieri, martedì 13 di marzo, un gruppo di tredici persone formato da uomini e donne adulti chi si identificano come dissidenti ed erano accorsi alla Basilica Minore di Nostra Sig.ra della Carità di questa arcidiocesi di L'Avana, hanno manifestato al rettore di questo Santuario Diocesano, padre Roberto Betancourt, che avevano un messaggio per il Santo Padre Benedetto XVI ed una serie di domande sociali e si rifiutavano di abbandonare il tempio.

Successivamente, nel posto si è presentato il cancelliere dell'arcidiocesi di L'Avana, monsignore Ramón Suárez Polcari, che ugualmente ha ascoltato le loro petizioni, li ha rassicurati che il loro messaggio sarà trasmesso e ha chiesto loro di abbandonare il tempio per la chiusura, all'ora abituale, cosa che hanno respinto. Alla fine il tempio è stato chiuso e gli occupanti sono rimasti nel suo interno. Frequentemente hanno fatto e hanno ricevuto chiamate usando i loro telefoni cellulari.

Per tutto questo tempo, inoltre, le autorità ecclesiastiche hanno mantenuto una comunicazione frequente con le autorità di governo chi si sono impegnate a non agire in modo alcuno. Ugualmente questo è stato trasmesso al gruppo di occupanti, ed è stato offerto loro di ricondurli alle proprie case in auto della Chiesa. Ogni tentativo per persuaderli è stato inutile. All'alba di oggi, mercoledì 14, abbiamo saputo che situazioni simili si erano presentate in altre chiese del paese, ma gli occupanti avevano abbandonato già i templi.

Si tratta di una strategia preparata e coordinata da gruppi in varie regioni del paese. Non è un fatto fortuito, bensì ben pensato ed apparentemente col proposito di creare situazioni critiche man mano che si avvicina la visita del Papa Benedetto XVI a Cuba. Abbiamo ricevuto comunicazione che altri gruppi e persone dissidenti sono stati convocati ad occupare templi in altre diocesi ma si sono rifiutati  di farlo considerandolo un atteggiamento irrispettoso verso la "Chiesa."

Nei  templi cattolici di tutto il paese si recano migliaia e migliaia di fedeli ogni giorno. Le preghiere per i prigionieri, quelli che soffrono qualche ingiustizia, i defunti o i bisognosi di una vita degna, non mancano mai nelle nostre liturgie e celebrazioni. Chiunque lo desideri può andare a pregare al tempio, che è casa di preghiera aperta a tutti quelli che cercano in Dio la risposta alle loro necessità spirituali e pure materiali, o che ringraziano per un bene ricevuto.

Per questo stesso fatto, qualsiasi atto che voglia convertire il tempio in un luogo di dimostrazione politica pubblica, misconoscendo l’autorità del sacerdote, o il diritto della maggioranza che va lì alla ricerca della pace spirituale e di spazio per la preghiera, è certamente un atto illegittimo ed irresponsabile. La Chiesa ascolta e accoglie tutti, e intercede ugualmente per tutti, però non può accettare i tentativi di alterare la natura della sua missione o di mettere in pericolo la libertà religiosa di coloro che visitano le nostre chiese. Invitiamo coloro che così pensano ed agiscono, a cambiare atteggiamento, e se sono uomini e donne che si considerano cattolici, a comportarsi come tali.

Nessuno ha il diritto di convertire i templi in trincee politiche. Nessuno ha il diritto di turbare lo spirito celebrativo dei fedeli cubani, e di molti altri cittadini, che attendono con giubilo e speranza la visita del Santo Padre Benedetto XVI a Cuba.

Orlando Márquez Hidalgo

Arcivescovo di L'Avana
L'Avana, 14 marzo 2012

Tuesday, 12 February 2013 14:42

Benvenuto a Cuba Sua Santità Benedetto XVI

Editoriale 

 

L'Avana. 12 Marzo 2012

Il popolo cubano riceverà il prossimo lunedì 26  marzo, con affetto e rispetto, il Papa Benedetto XVI, Sommo Pontefice della Chiesa Cattolica e Capo dello Stato di Città del Vaticano, come invitato del Governo e della Conferenza dei Vescovi Cattolici di Cuba.

Il nostro paese si sentirà onorato di accogliere Sua Santità con ospitalità, e di mostrargli il patriottismo, la cultura e la vocazione solidale e umanista dei cubani in cui si sostentano la storia e l’unita della nazione.

Accoglieremo anche con l’amicizia che ci caratterizza le migliaia di pellegrini che staranno con noi in queste giornate, sicuramente memorabili.

Quattordici anni fa, abbiamo ricevuto con gli stessi sentimenti il Papa Giovanni Paolo II che prima della sua partenza si riferì alla profonda impronta lasciata dal suo soggiorno e ringraziò per la cordiale ospitalità, espressione genuina dell’anima cubana.

La visita apostolica del Papa Benedetto XVI, che si estenderà sino al 28 marzo, è motivata dalla commemorazione del 400º anniversario dell’incontro dell’immagine della Vergine della Carità del Cobre.

Di recente le Vergine Pellegrina ha percorso tutto il paese in compagnia di credenti e non credenti.

Siamo sicuri che Sua Santità conserverà con affetto il ricordo di quest’Isola dei Caraibi, che considera la Sua visita come una manifestazione di fiducia e un’espressione rinnovata delle eccellenti e ininterrotte relazioni tra la Santa Sede e Cuba.

Negli ultimi mesi le autorità della Chiesa Cattolica, del Vaticano e del nostro Governo, hanno lavorato per far sì che la visita di Papa Benedetto XVI sia un successo.

Dal suo arrivo a Santiago di Cuba, nell’Oriente del paese, terra eroica e culla delle gesta emancipatrici per la nostra libertà, le cubane ed i cubani riceveranno e accompagneranno il Papa.

La presenza in massa della popolazione di  Santiago di Cuba e di L’Avana, assieme ai compatrioti di altre province, esprimerà la soddisfazione che rappresenta ricevere il Sommo Pontefice della Chiesa Cattolica e mostrerà la nostra unità, il civismo e la cultura.

Sua Santità conoscerà un popolo sicuro delle sue convinzioni, nobile, istruito  equanime e organizzato, che difende la verità  ed ascolta con rispetto.

Nel ricevimento in Piazza della Rivoluzione  Antonio Maceo y Grajales, di Santiago di Cuba, nella Piazza della Rivoluzione José Martí, a L’Avana e nel commiato, il Papa Benedetto XVI incontrerà  una Nazione che lotta per la dignità umana, la libertà, l’indipendenza, la solidarietà, il bene comune per conquistare tutta la giustizia e per un mondo migliore che non solo è possibile, ma è imprescindibile.

 (Traduzione Granma Int.)

 

                                                                                                                                                                                 

Ieri all’udienza con Papa Benedetto XVI  è stato consegnato materiale informativo e una lettera del Prof. Vasapollo sul caso dei Cinque agenti  antiterroristi cubani: “i  nostri Cinque fratelli soffrono ingiustamente detenuti da 13 anni nelle carceri statunitensi per aver difeso Cuba dal terrorismo

Radio Città Aperta

 

15/12/2011 - Si è conclusa con la Tavola Rotonda di oggi, alla Parrocchia San Luca Evangelista di Roma, la Campagna 2011 “Il 5 per i 5”, tenuta in varie parrocchie di Roma e altre città italiane  dall’Associazione e rivista “Nuestra America” con il fine di sensibilizzare la società civile del nostro paese sul tema dei cinque agenti cubani ingiustamente detenuti nelle carceri statunitensi da oltre 13 anni. All’iniziativa, introdotta e coordinata dal prof. Luciano Vasapollo, dell’Università La Sapienza di Roma e Direttore di Nuestra America e vice Presidente del comitato italiano giustizia per i 5, hanno partecipato Padre Antonio Tarzia, Direttore della rivista Jesus, il Prof. Furio Pesci, dell’Università La Sapienza di Roma, il Dott. Vladimir Perez, consigliere politico dell’Ambasciata di Cuba in Italia, Don Carlo Villano, parroco di S. Luca Evangelista di Vincaturo a Giuliano (Napoli), il Dott. Pino Baldassarri, dell’Associazione Maurizio Polverari, Mons. Remo Botola, parroco di S. Luca Evangelista. 

La scelta di portare la questione dei Cinque antiterroristi  cubani all’interno della comunità cattolica e delle parrocchie è la risposta all’esigenza, “espressa anche dai familiari dei Cinque durante un nostro recente viaggio a Cuba – ha spiegato il Prof. Vasapollo – di lavorare per sensibilizzare l’intera società civile per la soluzione di un caso politico che ha forti risvolti sul piano giuridico, sociale ed umano; un coinvolgimento che ha riscontrato un’attenzione particolarmente impegnata proprio nel mondo cattolico di base, come ha dimostrato l’intensa partecipazione di molti parrocchiani alle nostre iniziative durante tutto l’anno, che a loro volta hanno potuto informare tanti loro parenti, amici e aderenti alle loro comunità”.  

La chiusura del processo “kafkiano”, come lo ha definito il Prof. Furio Pesci, che ha portato a pesantissime condanne per i Cinque agenti Gerardo Hernández, Ramón Labañino, Fernando González, Antonio Guerrero e René González, ha consegnato la sorte dei Cinque alla procedura straordinaria dell’ Habeas Corpus, un’opportunità che viene offerta, solo una volta, ai condannati dopo aver esaurito, senza successo, tutti i ricorsi d’appello. Rimane aperta in ogni caso la strada di una decisone favorevole alla loro liberazione che resta di piena facoltà del Presidente degli Stati Uniti.

E’ in tale contesto che assume una particolare importanza il passo compiuto il 14 dicembre, quando l’Associazione “Cassiodoro”, presieduta da Padre Antonio Tarzia, con la presenza del Prof. Luciano Vasapollo ha partecipato all’udienza con Papa Benedetto XVI.  Come ha  voluto ricordare con passione Padre Tarzia ,in una intervista  che ci ha concesso e durante la tavola rotonda, alla fine dell’ udienza il Papa ha incontrato soltanto alcune ristrette delegazioni, tra cui quella dell’Associazione “Cassiodoro” che gli ha donato una targa commemorativa e alcuni libri,ed inoltre ha consegnato materiale informativo sui Cinque, e una lettera del Prof. Vasapollo in cui tra l’altro si sottolinea “la lunga battaglia di solidarietà per la liberazione dei Cinque fratelli cubani che soffrono ingiustamente detenuti da 13 anni nelle carceri statunitensi per aver difeso il proprio Paese dal terrorismo”, con la rispettosa richiesta di “una preghiera di Sua Santità per porre fine alla sofferenza dei Cinque fratelli cubani e dei loro familiari”. 

Proprio ieri il Granma dava la notizia che nei prossimi mesi, tra fine marzo e i primi di aprile, Papa Benedetto XVI andrà in visita in Messico e poi a Cuba. Una visita che – come ha detto il Prof. Vasapollo “si auspica possa aprire un serio spiraglio alla soluzione di questo caso dei Cinque  che oltre a rappresentare una palese aggressione politica contro la sovranità di Cuba, è un incredibile esempio di  ingiustizia giuridica, sociale e umana, giustificata solamente da quelle stesse oppressive ragioni politiche che da 50 anni i diversi governi statunitensi utilizzano come risposta al giusto percorso di autodeterminazione del popolo cubano”.

Ha concluso l’incontro il consigliere politico dell’Ambasciata di Cuba in Italia, Vladimir Perez, che ha ricordato che il caso dei Cinque “è ormai tutto nelle mani del Presidente USA e Premio Nobel per la Pace Barack Obama”.

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