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Caracas, 16.02.09. Modaira Rubio Prensa TP/FDA. Luciano Vasapollo e Rita Martufi, dirigenti della Rete dei Comunisti, che hanno visitato il Paese in qualità osservatori internazionali per le elezioni del 15 febbraio, si sono incontrati con Carolus Wimmer, Segretario delle  Relazioni Internazionali del Partito Comunista del Venezuela (PCV) e Vicepresidente del Parlatino Gruppo Venezuelano; durante il colloquio la Rete dei Comunisti ha fatto un unvito formale a  Carolus Wimmer per sua la partecipazione a dei Convegni che si attueranno in Italia nei prossimi mesi di questo anno, attraverso i quali si rafforzeranno ancora di più i rapporti  tra le due organizzazioni comuniste.

Vasapollo, membro del Coordinamento Nazionale della Rete dei Comunisti   ha salutato il popolo venezuelano, il Presidente Chávez e le organizzazioni politiche e i movimenti sociali , tra i quali il PCV, che hanno ottenuto una importante vittoria  della opzione del SI , la quale permetterà la continuazione del processo  rivoluzionario venezuelano, auspicando il rafforzamento delle organizzazioni politiche e della coscienza di classe,

Wimmer ha segnalato a nome del PCV, la  espressa intenzione di continuare e rafforzare le relazioni con la Rete dei Comunisti  italiana e di organizzare un lavoro politico congiunto  che permetta di contribuire alla crescita e all'avanzamento dell'internazionalismo proletario dei movimenti sociali e delle organizzazioni politiche  in Europa e in America Latina.

 

Il prestigioso accademico italiano Luciano Vasapollo ha conversato con Joventud Rebelde sull’attualità nel suo paese e  la crisi globale

Di LUQUE ALVAREZ

Durante il suo soggiorno a l’Havana, non ho potuto contattare personalmente l’accademico italiano Luciano Vasapollo, professore all'università di Roma “La Sapienza”.

L’argomento della nostra discussione sarebbe stato la situazione politica ed economica nel suo Paese in questa fase della crisi.

Tuttavia, quando è tornato in Italia ha risposto gentilmente alle mie domande e abbiamo potuto fare l’intervista per telefono. Fortunatamente, il mio interlocutore parla uno spagnolo quasi perfetto:

 - Professore, potrebbe fare una fotografia del panorama politico italiano attuale?

 - In questo momento in Italia vi è una destra aggressiva, che  si  contrappone in maniera molto forte alle conquiste del movimento operaio raggiunte durante gli anni ‘50, ‘60, ‘70, quando vi erano un forte Partito Comunista e sindacati solidi e combattivi.

Con la crisi strutturale e sistemica del capitale, iniziata negli anni  70, le forze progressiste hanno realizzato un modello di concertazione e collaborazione con gli imprenditori.

Questo ha indebolito la classe lavoratrice e con il neoliberismo, la finanziarizzazione, le privatizzazioni, i padroni si sono rinforzati ed hanno determinato una svolta a destra.

Molta gente lavoratrice povera, che votava comunista, si è ribellata a modo suo al consociativismo della sinistra storica ed oggi vota per partiti di destra. Non è colpa degli operai, ma della sinistra dei sindacati collaborazionisti che non sono presenti nei posti di lavoro e hanno abbandonato l’idea del conflitto sociale.

Dagli anni novanta ad oggi, tanto i governi di centrodestra come quelli di centrosinistra hanno realizzato politiche contro il Welfare, contro i lavoratori, contro  i salari, contribuendo a determinare e rafforzare il precariato nel lavoro. In economia, entrambi gli schieramenti si sono comportati nello stesso modo e si sono differenziati solo nelle posizioni sui diritti civili o sulle questioni morali.

  Oggi (il primo ministro di destra Silvio) Berlusconi può fare una politica molto aggressiva, in assenza di una vera opposizione. Soltanto i movimenti sociali ed alcune organizzazioni politiche non istituzionali, come la Rete dei Comunisti, di cui sono uno dei coordinatori nazionali, o il  sindacalismo di base, fanno l'opposizione nel nostro Paese, contro il tentativo della destra, di criminalizzare queste forze e il conflitto sociale.

Ora la crisi farà aumentare la disoccupazione, la gente senza casa, diminuirà il potere di acquisto, in un contesto in cui un paese come Italia conoscerà un nuovo tipo povertà: quello della classe media che diventa povera. Ed allora, o tutta la sinistra comprende la necessità per rappresentare i bisogni sociali della classe lavoratrice e della nuova classe povera, o si avrà una nuova dimensione del conflitto con una  nuova destra molto aggressiva, antistituzionale, tipicamente fascista. Coloro che hanno una visione anticapitalista, devono intraprendere una battaglia sociale, di classe, di democrazia diretta partecipativa.

  - Il Governo ora sta applicando un pacchetto economico con misure sociali,  tuttavia, i sindacati le considerano insufficienti…

 - Berlusconi ha idee populiste e porta avanti una strategia anticrisi non credibile.

Sostiene le multinazionali, le banche, le imprese che hanno determinato questa crisi con i processi di accumulazione contro la distribuzione della ricchezza ai lavoratori, tuttavia, ora mette in pratica una politica per far vedere che parte di questa ricchezza la distribuisce alle classi povere.

Ma è una piccola parte, perché le maggiori risorse finanziarie vanno alle imprese. Questa è “la logica„: Quando un'impresa dà profitti si privatizza; quando è in perdita, si socializza, di modo che la soluzione della crisi va contro il mondo del lavoro. L'uscita dalla crisi non può essere capitalista; si devono creare le condizioni di una alternativa economica e politica, come in America Latina, dove vi sono vari governi con un forte senso di  autodeterminazione politica economica contro il potere delle multinazionali.

E’ necessario un progresso sociale, politico, con forte compatibilità ambientale, che determini un nuovo rapporto di potere a favore della classe lavoratrice„.

 - In aprile, i membri del G-20* si incontreranno per coordinare gli sforzi contro la crisi. Fino a che dove pensa che arrivino? -

 La soluzione non può essere opera di sette, di otto o di 20 paesi. La prima cosa che deve essere chiara è che se questa crisi è molto dura nei paesi sviluppati, lo è molto di  più e molto più violenta, nei paesi del Terzo Mondo. Ed interessa paesi come Cuba  che è sottoposta al blocco economico violento ed aggressivo imposto dall'imperialismo; un blocco che è una vergogna per l'umanità.

Per uscire dalla crisi non sono necessarie le formule del Fondo Monetario Internazionale o della Banca Mondiale, o le nuove visioni che sembrano multi-polari, ma che non lo sono. Se si vuole fare un discorso multipolare, l'imperialismo - quello degli Stati Uniti e dell'Unione Europea- devono abbandonare l'idea  di dominare il mondo e parlare con tutti i paesi in condizioni di uguaglianza, includendo  i paesi dell’ALBA, dell'alternativa Bolivariana e tenere conto delle necessità fondamentali dei paesi poveri.„

 *Il gruppo dei 20 paesi è composto dagli otto paesi più sviluppati del mondo, dagli undici paesi emergenti più importanti (fra loro la Cina, l'India, la Sudafrica, il Brasile, ecc.) e dall’Unione Europea.

 

 

Ida Garberi*

  su prensa latina in italiano

“¡Porque ya suena el himno unánime; la generación actual lleva a cuestas, por el camino abonado por los padres sublimes, la América trabajadora; del Bravo a Magallanes, sentado en el lomo del cóndor, regó el Gran Semí, por las naciones románticas del continente y por las islas dolorosas del mar, la semilla de la América nueva!”

da Nuestra América -Josè Martì

 

 Durante l’XI Congresso sulla “Globalizzazione ed i Problemi dello Sviluppo”, che si è svolto a L’Avana, dal 2 al 6 marzo 2009, ho avuto il piacere di chiacchierare ed incontrare il professore dell’Università della Sapienza di Roma, riconosciuto economista marxista, Luciano Vasapollo.

Luciano è un “vecchio” amico di Cuba da più di trent’anni, collabora attivamente con i Ministeri di Economia e di Educazione Superiore, con le Università di diverse città cubane, come Pinar del Rio, L’Avana , è membro onorario dell’ANEC (Associazione Nazionale degli Economisti e Contabili di Cuba) ed è stato nominato proprio in questo viaggio Membro di Onore del Centro di Studio del Ministero di Economia e Pianificazione Cubano.

Nell’evento ha presentato una conferenza dal titolo “Interpretare ed agire nella crisi strutturale sistemica del capitale. Applicazione degli strumenti di Marx” dove ha voluto ricordare una volta di più come si ponenella teoria e nelle lotte di classe un economista marxista convinto come lui, che non abbandonerà mai la cassetta degli attrezzi del marxismo, oggi attuale più che mai e non seguirà quegli intellettuali europei che si dichiarano “ancora di più a sinistra” e, seguendo le formule keynesiane, dimostrano la loro sottomissione all’ideologia del capitale.

“Non c'è un capitalismo produttivo buono ed uno finanziario cattivo: il capitalismo è uno solo, e la sua legge fondamentale continua ad essere la creazione ed appropriazione del plusvalore”, ha affermato Vasapollo. 

“Le misure per uscire dalla crisi, sono sempre contro i lavoratori, prima, durante e dopo che si sviluppano”. Gli Stati Uniti —ha proseguito—hanno esaurito la loro funzione di locomotiva dell'economia mondiale e la crisi è contemporaneamente l’insieme di molte altre crisi: ambientale,alimentare energetica, di diritto, culturale ed etica,è crisi vera e propria di civiltà capitalista. 

Il superamento del modo di produzione capitalista, e questa crisi, che potrebbe annunciare la fase finale dell'imperialismo, dipenderà dal grado di organizzazione che raggiungano le forze rivoluzionarie e progressiste in una battaglia, che in ultima istanza, continua ad essere attraverso le dinamiche della stessa lotta di classe che ci ha definito Marx. 

Se non c'è una forza rivoluzionaria che diriga il cambiamento verso il socialismo, il capitalismo può continuare a  predominare anche se con modi di presentarsi diversi.

E purtroppo, se la crisi affogherà il capitalismo completamente, allora ancora una volta la soluzione potrà essere per il capitale internazionale la guerra , il keynesismo militare e quindi ancora potrà buttarsi sull’economia di guerra, che è stata la battuta finale delle due grandi crisi che hanno preceduto (che strano, vero? Corsi e ricorsi della storia....) la prima e la seconda guerra mondiale.

Per questo motivo, Vasapollo ci mette in allerta che bisogna assolutamente continuare la lotta intellettuale, culturale nell'ambito delle dinamiche della lotta di classe.

Luciano Vasapollo ha approfittato completamente di questo evento così interessante, dove i marxisti come lui si “scontravano” nel dibattito con i vari Premi Nobel d’Economia presenti e i rappresentanti del FMI, che tentavano disperatamente di difendere il capitalismo ed incolpare alcuni fantasmi inesistenti della crisi mondiale; addirittura per loro sono i consumatori che hanno portato il mondo a questo livello, come se la politica del mercato capitalista non fosse stata creata sul consumismo sfrenato!

D’altronde, non mi risulta che esista nessun Nobel d’economia che provenga dall’America Latina e ancor meno sia di idee marxiste!!!!

Un altro appuntamento del professore italiano è stata la presentazione del suo libro “Trattato di economia applicata. Analisi critica della mondializzazione capitalista” con il primo volume in edizione cubana nell’incontro convocato, all’interno del congresso, dalla Società Economia Politica Latino Americana (SEPLA), dove Ramon Sanchez Noda, segretario della società, ha affermato che il libro ha lo straordinario valore di contribuire allo studio dei problemi economici, sociali e politici del capitalismo ed offrire una visione critica non solo dei suoi fondamenti teorici, ma anche dei suoi strumenti.

Luciano ha pubblicato ben 37 libri, che sono stati tradotti in diverse lingue, e di cui 8 sono stati pubblicati a Cuba; in Italia è direttore scientifico delle riviste Nuestra América e Proteo e del Centro di Studi delle Trasformazioni Economico-Sociali (CESTES-proteo) .

In Italia, nell’ambito politico è un dirigente della Rete dei Comunisti, che lui stesso non considera un vero e proprio partito, ma una organizzazione capace di unire parti dei movimenti sociali, delle organizzazioni proletarie,di svolgere un ruolo di direzione in alcune strutture del sindacalismo conflittuale e indipendente, una organizzazione quindi comunista che è nata dalle esigenze del proletariato e dall’enorme bisogno di svolgere concretamente e di dirigere alcuni alti momenti in Italia della lotta di classe.

E’ fondamentale, per Luciano, che ci debba essere un’unità tra teoria e prassi, ci deve essere una direzione alla lotta, altrimenti cadremmo nel ribellismo metropolitano ed il conflitto esaurirebbe ben presto i veri contenuti rivoluzionari e di classe.

La vera lotta di classe deve essere culturale, economica, scientifica e politica e da questo si può capire perché l’intellettuale marxista deve essere un intellettuale militante.

La Rete dei Comunisti vuole creare dei quadri preparati come dirigenti comunisti che possano dirigere le masse, che possano creare una rottura di classe e far uscire l’Italia da questa incredibile egemonia della destra e dall' immobilismo della sinistra.    

Inoltre,  la Rete dei Comunisti appoggia assolutamente questo grande Socialismo del  e nel XXI  secolo in America Latina, che fa intravedere la possibilità di un cambio, di un processo progressista, di autodeterminazione e di integrazione, la famosa “Nuestra America” di José Martí che finalmente si sta formando.

I principi internazionalisti della Rete puntano ad una  dimensione internazionale  dell'organizzazione comunista, che possa agire come un partito comunista diverso a seconda delle realtà di ogni paese ma sempre pronto a sostenere ed aiutare gli altri partiti comunisti, riuniti in processi di integrazione come l’ALBA (Alternativa Bolivariana per i Popoli della Nuestra America), che pone enfasi nella lotta contro la povertà e l’esclusione sociale.

Ed in tutto questo Cuba resta il punto di riferimento più alto, l’esempio da seguire.

Per esempio dal Partito Comunista Cubano dovremmo saper “copiare” la sua capacità di evolversi: prende gli insegnamenti dal passato, vive il presente e sta già pensando al futuro.Questa eroica isola caraibica  con il suo popolo e il suo grande partito comunista ha superato momenti durissimi nel passato e dal momento che nessuno e niente è perfetto,  ha saputo superare errori e contraddizioni perchè sappiamo perfettamente che gli errori sono parte di ogni processo rivoluzionario.

Per concludere, Luciano ci invita a scrollarci da dosso l’apatia, per noi rivoluzionari è un momento importantissimo, se non sapremo applicare con fermezza gli strumenti di Marx, cadremo in un nuovo capitalismo o peggio ancora in una guerra mondiale; ed è proprio per questo che mi sembrano più reali che mai le parole del Comandante in Capo Fidel Castro Ruz, che nell’atto per il 45°anniversario del trionfo della Rivoluzione Cubana si augurava un mondo migliore: “…Devo dare ragione a Marx quando abbozzò l'idea che quando sarebbe esistito sulla Terra un regime sociale davvero razionale, giusto ed equo, l'essere umano sarebbe uscito dalla preistoria…..Sognare cose impossibili si chiama utopia; lottare per obiettivi non solo conseguibili, ma bensì imprescindibili per la sopravvivenza della specie, si chiama realismo…..Le vite di migliaia di milioni di esseri umani che abitano il pianeta dipendono da quello che pensano, credano e decidano poche persone. La cosa più grave è che quelli che possiedono un potere tanto favoloso non contano con gli psichiatri. Non possiamo rassegnarci. Abbiamo diritto di denunciare, fare pressione ed esigere dei cambiamenti e la sospensione di tanto insolita ed assurda situazione che ci trasforma tutti in ostaggi. Nessuno deve possedere mai più simili facoltà, o nessuno nel mondo potrà tornare a parlare di civiltà….Mi congratulo con tutti quelli che lottano, con quelli che non desistono mai davanti alle difficoltà; con quelli che credono nelle capacità umane per creare, seminare e coltivare valori ed idee; con quelli che scommettono sull'umanità; con tutti quelli che condividono la bella convinzione che un mondo migliore è possibile!”.

 

l’autrice è la responsabile della pagina web in italiano di Prensa Latina

(trad.A. M., in Cuba) 

 

Gli inganni totalizzanti del modello neoliberista, i suoi miti intorno ad un supposto accesso universale a tecnologie, capitali e mercati,sono stati gli argomenti principali della Commissione sui temi sociali e del lavoro, che hanno mostrato il fracassato volto umano di questa globalizzazione in verità polverizzatrice e distruttrice…

La tecnologia di per sé non è progresso né contribuisce all’uguaglianza, nella misura che è strumento dei centri di potere,ha sostenuto l’argentino Rouvier.Da una prospettiva simile, il messicano Armando Sanchez Diaz evidenziava gli effetti economico-socialidel modello neoliberistasviluppatinel suo paese a partire dagli anni ’80 che hanno contraddetto la presuppostainfallibilità dei mercati…

Dal primo mondo, l’italiana Rita Martufi ha sostenuto come si vanno a delineare i tentativi di nascondere la crisi del sistema, con l’ implosione delle contraddizioni al punto in cui si annuncia una fase finale e un limite già da ora  alla possibilità  reale di accumulazione del modello capitalista.

Nonostante ciò, ha avvistato Rita, il capitalismo trova sempre nuove  modalità di riadattamento per sopravvivere. Di qui , l’importanza che i lavoratori e tutti gli altri soggetti organizzati della trasformazione sociale assumano il loro ruolo storico.

 

 

CARLO MARX HA PARLATO NELLA SALA 3,   di Francisco Rodriguez Cruz, in “Globalizacion” del 4 marzo ,2009 (trad.A.M., in Cuba)

 

Quando il professore italiano Luciano Vasapollo è arrivato nella Sala 3 del Palazzo delle Convenzioni è sembrato che Carlo Marx abbia cominciato a parlare.La teoria del filosofo tedesco sull’essenza del capitalismo contemporaneo è stata analizzata e così affrontata ,  in maniera precisa e attuale e non come un fantasma,  dalla Commissione sulla crisi economica globale nella sessione mattutina del martedì.

Nella mia esperienza personale in tutte le undici edizioni di questo incontro sulla  Globalizzazione, ha detto il prof. Vasapollo,  non ho mai sentito menzionare, citare e ponderare tanto le idee marxiste da economisti e politologi di tutte le tendenze di pensiero, come in questo momento di crisi finanziaria ed economica che stiamo attraversando.Il richiamo al suo nome e ai suoi studi per comprendere la normalità delle crisi  periodiche di sovrapproduzione nella società capitalista , si possono equiparare solo al numero di volte in cui si  menziona il nome di John Maynard Keynes (1883-1946).E’ chiaro che il richiamo all’uomo britannico nel dibattito attuale è associato alla denuncia degli intenti che rendono protagonisti i disperati e confusi  rappresentanti del neoliberismo per salvare, attraverso un intervento statale, il modello economico che sta portando al disastro del pianeta.

Così ha esordito nel momento del suo primo intervento il prof. Vasapollo, in una giornata intensa in cui gli accademici messicani Alejandro Valle e Arturo Guillen avevano esposto una analisi della crisi attuale e la sua origine nella economia reale, più che in quella finanziaria, per nulla disprezzabile, sfruttata in tutti i suoi aspetti  dagli ideologi del liberalismo e dall’onnipotente potere del mercato…….

E poi l’irriducibile e apertamente dichiarato marxista italiano ha preso di nuovo la parola per dire che gli intellettuali europei che si dicono di sinistra hanno “abbandonato la cassetta degli attrezzi di Marx” e dimostrano con le loro accettazione delle formule keynesiane la loro sottomissione alla ideologia del capitale.

Non c’è un capitalismo produttivo buono e uno finanziario cattivo: il modo di produzione capitalista è uno solo e le sue leggi fondamentali  continuano ancora oggi attraverso la creazione e appropriazione del plusvalore,  ha spiegato Vasapollo avventandosi contro tale sistema.

I metodi e le ricette  per uscire dalla crisi sono sempre contro i lavoratori, prima, durante e dopo la crisi; gli Stati Uniti, ha proseguito, hanno esaurito la loro funzione di locomotiva  della economia mondiale e la crisi è a sua volta una crisi ambientale, energetica, di diritto, di cultura ed etica.

Il superamento del modo di produzione capitalista, e di  questa crisi, che secondo il professore potrebbe annunciare la auspicata fase finale dell’imperialismo USA, dipenderà dal modo di organizzazione che si daranno le forze progressiste in una battaglia che in ultima istanza continua a seguire la dinamica della lotta di classe di cui ha parlato Marx.

Nonostante ciò  sarebbe un errore scartare a priori una uscita ancora  di tipo capitalista  dalla crisi attuale. Il sistema può e ha le possibilità di tentare di creare nuove situazioni che producano ancora una volta la contraddizione conflittuale e antagonista esistente tra capitale e lavoro.

Se non vi è una forza rivoluzionaria che diriga la trasformazione verso il socialismo allora  il capitalismo può continuare a dominare.

“Per questo – ha esortato il professore italiano analisi e dichiarazione finale del suo discorso- dobbiamo continuare la lotta intellettuale, culturale nella dinamica della lotta di classe”.

Il Prof. Luciano Vasapollo a Cuba con una delegazione della Rete dei Comunisti

Gioia Minuti sul GRANMA. Marzo 2009

 

G.M.: “Ancora una volta a Cuba i rappresentanti della  Rete dei Comunisti, spiegaci in poche parole cosa fa la vostra organizzazione...”

L.V.: “La nostra organizzazione, La Rete dei Comunisti, di cui sono uno dei coordinatori nazionali , è presente in Italia dai primi anni settanta, ed è  stata attiva storicamente con  nomi diversi, come Organizzazione Proletaria, Lista di Lotta, Forum dei Comunisti.  Ora da 15 anni ha assunto il nome di Rete dei Comunisti. La coerenza marxista che abbiamo avuto nel tempo ci ha dato ragione; non siamo un grande partito e non abbiamo la presunzione di chiamarci partito. Potevamo fare questo passo anni fa, ma siamo marxisti e leninisti e concepiamo l’organizzazione comunista come un’organizzazione di militanti e di dirigenti presenti nei territori, presenti nelle lotte e nei quartieri, nel sindacato e nei posti di lavoro in tutte le forme articolate dei movimenti di massa e di classe. Spesso stiamo in strutture di massa non direttamente a carattere comunista, ci sono movimenti in cui partecipiamo con le nostre strutture della  Rete dei Comunisti, come nelle battaglie per la Palestina o quelle per la solidarietà politica con Cuba, nelle questioni internazionali, le lotte sulla precarietà, per l’occupazione delle case , per i diritti  al salario sociale ecc.

La Rete dei Comunisti è presente in tutta Italia, siamo presenti fortemente nel sindacalismo di base,  sindacalismo di classe lo chiamo e siamo molto critici con la situazione dei rappresentanti attuali dei sindacati ufficiali, che sono concertativi e consociativi e che non rappresentano più gli interessi degli operai e dei lavoratori

Questa situazione, si è accentuata in particolare con la crisi e la nostra coerenza ha fatto sì che in questi anni abbiamo saputo  svolgere un ruolo secondo me egemone sul piano culturale e  sulla determinazione dell’agenda politica della sinistra di classe, e lo sottolineo  perchè, noi abbiamo espresso in tutto questo periodo  un’egemonia di carattere  marxista nel paese.

 

Mi chiedi la mia provenienza politica: ho cominciato la mia militanza in Potere Operaio, un gruppo della sinistra extraparlamentare, poi con alcuni Comitati di Quartiere, con gli studenti dell’Università e poi con questi compagni, della Rete dei Comunisti , che ho sempre apprezzato anche negli anni settanta, perchè erano la presenza reale dell'organizzazione proletaria a Roma: stavamo già da allora nei quartieri proletari, nelle fabbriche, nelle case occupate del Tiburtino, nelle scuole occupate... In questi anni abbiamo lavorato molto ed oggi, per esempio, le  relazioni internazionali  della Rete dei Comunisti sono sempre più importanti e di qualità:  con il Partito Comunista del Venezuela (PCV), si sta  rafforzando sempre più  il rapporto ed è un punto di riferimento per noi  fondamentale,  come il lunghissimo e intenso legame con il  Partito Comunista di Cuba (PCC) e con altri  tantissimi Partiti e movimenti sociali con contenuti di classe, Bolivia e tutta l'America latina, in Europa ecc.,anche se non  necessariamente comunisti.

Solo con la militanza, che nessun rivoluzionario può abbandonare  avendo come punto di riferimento tutte le considerazioni di carattere economico con la critica marxista, la vigenza della legge del plusvalore, il materialismo  storico e dialettico,  considerando i  confronti in atto della lotta di classe e la visione strategica e tattica della situazione concreta del conflitto capitale lavoro, potremo ottenere dei cambi concreti.

Nonostante le contraddizioni, l’America Latina sta facendo degli importanti passi avanti per una trasformazione mondiale con processi differenti, a cui però partecipano la classe operaia,  il movimento sindacale, il movimento degli indigeni, dei partiti della sinistra. L’America Latina, con tutto questo è diventata un riferimento necessario per la costruzione del socialismo del e nel XXI secolo” ha terminato il Prof. Vasapollo che tra i tanti incarichi che riveste è anche il direttore scientifico della rivista italiana Nuestra América, una pubblicazione d’analisi socio-politiche e culturale, che continua a essere presentata ogni anno scorso nel Centro di Studi Martiani a L’Avana.

Roberto Salomon *

“Il capitalismo non ha oggi nessuna possibilità di uscire da questa crisi globale, per la natura strutturale e sistemica della stessa, peggiore di quella del 1929”.  Così ha affermato in un’intervista con Prensa Latina, il professore italiano Luciano Vasapollo, dell'Università La Sapienza, di Roma, che ha partecipato all’XI Incontro Internazionale di Economa “Globalizzazione e Problemi dello Sviluppo”, effettuato recentemente a L'Avana con la presenza di professionisti provenienti da circa 50 paesi.  

“Per la prima volta nella storia si tratta di una combinazione di crisi economica, finanziaria, energetica, alimentare, ambientale, dei diritti civili umani”, aggiungeva l'accademico, appartenente inoltre al Centro di Studio di Trasformazione Sociale dell'Italia, direttore scientifico della Rivista Proteo e che ha pubblicato 37 libri in Italia ed altre nazioni.   

“Questo dimostra che il modo di produzione capitalista, nelle sue diverse forme, è incapace di risolvere i problemi dell'Umanità”, condannava chi ha partecipato a 10 degli 11 eventi annuali di questo tipo effettuati in questa isola, con la quale ha da più di tre decadi strette relazioni di carattere culturale, politico ed accademico.  

Vasapollo ha esposto nel forum la sua interpretazione dell'attuale crisi che ha elaborato mediante l'applicazione della scienza marxista come attrezzo di analisi, e le cui categorie – ha considerato - sono pienamente attuali per esaminare questo fenomeno.  

Argomentando la sua risposta al giornalista, ha fatto l’esempio con la privatizzazione, che stata sponsorizzata dal Consenso di Washington e poi non ha funzionato, e la prova di tutto ciò è che oggi i difensori del neoliberalismo stanno dicendo che è necessario il ruolo dello Stato per superare l'attuale situazione.  

A giudizio di Vasapollo, la presente debacle strutturale del sistema che ha le sue principali manifestazioni nella sovrapproduzione, nel sottoconsumo e nella caduta della domanda, abbraccia più di tre decadi ed ha acquisito la dimensione attuale con l'esplosione della bolla speculativa.  

“Dagli accordi di Bretton Woods il capitalismo diretto dagli Stati Uniti ha cercato di controllare e superare il fenomeno, e per farlo ha utilizzato il keynesianismo militare, l'economia di guerra, le privatizzazioni, le iniezioni finanziarie, e l'attacco contro i diritti dei lavoratori per cercare di ridurre i costi”, ha affermato il professore universitario.  

Il keynesianismo sociale non è marxismo  
  
Giornalista: Ultimamente le autorità e gli esperti statunitensi ed europei suggeriscono ogni volta con più frequenza un ruolo diretto dello Stato per contenere la crisi, perfino si parla di nazionalizzare le banche. Lei considera che il ritorno a delle misure keynesiane può contribuire all'uscita dalla crisi?  

Vasapollo: Credo di no. Il keynesianismo sociale non è marxismo, come pensano molti in Europa. È un'ipotesi di uscita dall'attuale debacle dentro lo stesso modello capitalista.  

Col marxismo sì, si può tentare questa meta, e per questo, è necessario partire dalla realtà economica esistente e creare la soggettività politica, al fine di trasformare la crisi in una grande opportunità per il movimento comunista e progressista in generale.   

Questa crisi, di natura sistemica, rivela che è necessario un altro mondo, un altro modello che sia giusto, cosa che non vuole significare che il socialismo sopraggiunge di punto in bianco, c’è la possibilità di una soluzione reazionaria, come quella che ha condotto al fascismo nel secolo XX.   

Il capitalismo non sparisce da solo. Si richiede la coniugazione soggettiva con la determinazione obiettiva ed il movimento di lotta di classe, per poter ottenere questa trasformazione.  

Dal monopolarismo al multipolarismo  

Lei crede che questa crisi possa dare il colpo finale al modello neoliberale, il cui fallimento è riconosciuto da molti? 

Penso che con questa crisi termina il neoliberalismo e l'egemonia monopolare degli Stati Uniti.   

È sicuro che si passerà ad una fase multipolare, ma attenzione: questo modo di produzione vigente ha la possibilità di applicare altre forme di capitalismo, sia di tipo selvaggio, moderato, sociale, il keynesianismo, o altri, e pertanto di sopravvivere, se non si creano le condizioni menzionate per sradicarlo.  

La storia non è lineare  

Secondo l'accademico, la storia, a differenza di come alcuni credono, non è un movimento lineare, ma ha forti rotture, perché le condizioni possano cambiare in un momento con un’azione cosciente, a partire dalla lotta di classe.  

“Devo dire che se si guarda l’Europa come un processo lineare, in Italia, per esempio, si potrà parlare di socialismo - e non agire per trasformarlo in realtà - da qui a 400 anni o più”.  

Attualmente – ha aggiunto - in America Latina ci sono buone condizioni per un cambiamento, non dico immediato, verso il socialismo, ma sì per movimenti progressisti, di autodeterminazione, di processi di integrazione, come sta succedendo.  

Il marxismo non è un dogma: È una scienza che studia non solo l'attività produttiva degli uomini, ma anche le sue relazioni sociali.  

Per questo motivo dobbiamo partecipare in tutti gli ambiti della lotta, che siano culturali, scientifici, economici, politici, e nella lotta stessa, perché non esiste un intellettuale marxista, bensì un intellettuale militante.  

Molti di tutti questi argomenti possono apprezzarsi in uno dei miei libri che sta uscendo qui a Cuba, il Trattato di Economia Applicata, che si è pubblicato due anni fa in Italia, e lo sta traducendo la casa editrice di Educazione Superiore, trasformato in tre volumi in spagnolo, uno di questi si è presentato nel congresso di Globalizzazione, mentre i restanti vedranno la luce in settembre.  

Per me costituisce non solo un onore, ma anche una grande responsabilità, non solo perché si destinerà a tutte le Facoltà di Economia di Cuba, ed alla formazione di quadri e funzionari del Ministero di Economia e Pianificazione (MEP), bensì perché sono appena stato nominato Membro di Onore del Centro di Studi di questo organismo.   

Questo significa che la mia relazione con questa isola si intensifica, poiché dovrò venire molte volte per dei corsi universitari ed altri compiti.  

Vasapollo, che è anche Membro di Onore dell'ANEC, ostenta la Medaglia della Cultura Cubana, ed è Professore Invitato ed Emerito delle Università di Pinar del Rio e L'Avana, nelle quali ha impartito classi, mentre sette delle sue opere sono state tradotte sull’isola.  
 

*l’autore è un giornalista di Prensa Latina-traduzione di Ida Garberi

Report degli incontri e delle attività

della delegazione della Rete dei Comunisti a Cuba 

 

 

Anche questo anno una delegazione della Rete dei Comunisti si è recata a Cuba per una serie di incontri, rispondendo all’invito del Comitato Centrale del Partito Comunista di Cuba, il cui obiettivo è stato il consolidamento delle relazioni con il Partito, le Istituzioni e gli Organismi in cui è strutturata l’organizzazione politica cubana.

 

La delegazione nel corso di due intense e  prolifiche  settimane di lavoro ha avuto modo di  constatare concretamente gli alti livelli di resistenza e d’organizzazione attraverso i quali il popolo cubano, diretto da un Partito e un Governo  che in modo altamente dinamico applicano i principi socialisti rivoluzionari, affrontano l’attuale e difficile situazione internazionale caratterizzata da una gravissima  crisi economica e finanziaria del sistema capitalista che si sta abbattendo sull’intero pianeta e le cui ripercussioni colpiscono duramente i paesi del Terzo Mondo.

 

Tale grave crisi internazionale colpisce ancor più fortemente Cuba poiché è soggetta da ormai mezzo secolo ad un anacronistico e vile embargo da parte delle varie Amministrazioni statunitensi susseguitesi da Eisenhower ad Obama.

 

Ciò nonostante  il processo rivoluzionario non si arresta e adotta tutte le misure necessarie per riadeguare la sua pianificazione economica socialista alle nuove e gravi contraddizioni prodotte dall’intensissima crisi che il sistema capitalista a livello mondiale sta attraversando, non mancando di rettificare tutte quelle inevitabili inadeguatezze economiche, sociali, con a volte contraddizioni e arretratezze che a Cuba, di riflesso, per essere un piccolo paese socialista del Terzo Mondo immerso in una imponente sistema mondiale egemonizzato economicamente dal modello di sfruttamento capitalista,   conseguentemente  si producono.

 

Tali modifiche, ultimamente, hanno interessato la razionalizzazione integrale delle risorse dello Stato socialista, attraverso l’accorpamento di alcuni Ministeri e la rimozione dai loro posti di responsabilità alcuni membri nel Governo e nel Partito.

 

Questa importante e necessaria ristrutturazione è stata percepita dai componenti della delegazione, nei numerosissimi incontri, dibattiti, conferenze o solo semplici conversazioni avuti durante il loro lungo e variegato itinerario che ha attraversato tutta l’Isola da Pinar del Rio, a La Habana, fino a Santiago de Cuba, come un importante e tangibile segno di vitalità e di dinamicità del processo rivoluzionario diretto dal PCC.

 

La delegazione nel corso della sua permanenza ha potuto incontrare i compagni Oscar Martinez vice responsabile del Dipartimento Relazioni Internazionali del C.C. e Juan Carlos Marsan responsabile dello stesso per l’Europa.Nel corso di questi incontri sono state analizzate le nuove prospettive della situazione internazionale e con particolare riguardo il fondamentale e determinante processo d’integrazione latinoamericana; importanti anche le analisi e i possibili sviluppi in Europa e  in Italia e per finire lo stato ed il ruolo attuale del movimento comunista a livello internazionale nella fase contraddistinta dalla gravissima crisi economica, sociale e politica internazionale.Ciò ha permesso di evidenziare i limiti e le contraddizioni che attraversano oggi le forze comuniste e far emergere la necessità di rafforzare i vincoli tra il PCC e la Rete dei Comunisti e i loro principali metodi  d’intervento e di radicamento tra le masse popolari e i lavoratori.

 

Con i vari  Centri Studi in particolare dell’università di Pinar del Rio e dell’Havana e con iresponsabili del Centro Studi Medio Ambiente e Risorse Naturali, i responsabili del Centro Studi Demografici e del Centro Studi Trasformazioni Tecnologiche  si sono potuti approfondire i temi politico-economici e sociali della movimentata situazione dei diversi paesi del Continente Rebelde che, se anche in maniera diversificata, stanno esprimendo un alto contenuto politico di autodeterminazione attuando concretamente il processo di costruzione del socialismo nel XXI secolo.

Un importante incontro la delegazione della Rete dei Comunisti l'ha tenuta al Centro Studi sull'Europa dove si sono affrontati i temi legati alle politiche neoliberiste in Europa con particolare riferimento alle vicende politiche in corso nella sinistra italiana.

Di rilievo gli incontri istituzionali con Ministeri e con le varie agenzie come quella del Medio Ambiente, quella di Statistica, che hanno permesso di rinsaldare la collaborazione complessiva su temi politici, economici e sociali.

Importanti anche gli incontri con il Comitato Internazionale per la liberazione dei cinque patrioti cubani, con i quali si è preso l'impegno di intensificare la battaglia anche sul piano politico in Italia e in Europa.

In particolare  la delegazione ha potuto in lunghi e articolati incontri approfondire temi politico-culturali e sviluppare progetti di collaborazione con vari Ministeri; a tal fine di particolare importanza gli incontri con il compagno Abel Prieto Ministro della Cultura, il compagno Oberto Santin Viceministro dell’Educazione Superiore, con i responsabili del Centro Studi del Ministero dell’Economia e della Pianificazione e del Centro Nazionale di Statistica; con tutti si è aperta un’attiva e proficua collaborazione che troverà nuovi impulsi e scadenze di lavoro nei prossimi mesi.

 

Si è così complessivamente ancor più rafforzato il vincolo di collaborazione e l'unità di intenti con le varie istituzioni cubane nella visione complessiva dei fenomeni in atto in campo politico, economico, culturale e sociale anche con incontri con compagni intellettuali e di gruppi politici e movimenti di lotta contro l'imperialismo di vari paesi dell'America Latina (del Brasile, Messico, Venezuela, etc.) con i quali si sono intensificate le relazioni politiche e culturali.

Durante questi incontri la nostra delegazione ha espresso solidarietà ed appoggio ai popoli e ai governi di Cuba, Bolivia, Venezuela, Ecuador e ai movimenti di lotta contro l'imperialismo e per la costruzione del processo politico del socialismo del e nel XXI secolo.

 

La delegazione ha partecipato al Congresso Internazionale degli Economisti su Globalizzazione e Sviluppo, organizzata dall’Associazione Nazionale Economisti Cubani intervenendo ai lavori del Congresso con 2 relazioni nelle sezioni dedicate alla crisi;gli interventi sono stati apprezzati e accolti molto favorevolmente e hanno prodotto un confronto attivo e un dibattito propositivo nell’importante forum di economisti.

Di prospettiva e rilevanza politico-culturale gli incontri con la rete "En defensa de la Humanidad" e con diversi studiosi di Cuba su specifiche tematiche e con i responsabili dell’ALBA culturale.

 

Particolarmente interessanti ed emozionanti anche gli incontri con il  Comandante Camacho, combattente nella Sierra Maestra, e con il compagno Armando Hart Davalo presidente dell’Associazione Culturale Josè Marti per accordi per una prossima conferenza internazionale su Gramsci e Mella, rispettiviamente fondatori del P.C. d’Italia e P.C. di Cuba.

Ricca di prospettive la relazione con il compagno Rafael Polanco Brahojos direttore della rivista della Società Culturale Josè Marti, Honda, con il quale è stata aperta una stretta collaborazione con la rivista Nuestra America.

Molto interessanti  anche gli incontri con l’Istituto Cubano d’ Amicizia con i Popoli e

Stato Maggiore dei Lavoratori Sociali.

 

Abbiamo così potuto verificare direttamente come l'intera società cubana stia crescendo e cercando anche nuovi approcci nei modelli di pianificazione per migliorare continuamente sul piano economico e sociale, salvaguardando e rafforzando le conquiste del socialismo in un processo rivoluzionario dinamico, attivo e moderno, capace di far fronte ai problemi di uno sviluppo equilibrato con forti compatibilità sociali e ambientali e di superare le difficoltà , nonostante l'infame blocco imposto dall'imperialismo degli Stati Uniti e una Europa, nel migliore dei casi, prevenuta e ostile ad ogni processo di autodeterminazione capace realmente di opporsi alle leggi del capitale internazionale. Ecco perchè tante menzogne e propaganda anticomunista all'annuncio degli accorpamenti e cambi nella guida di alcuni Ministeri. La nostra delegazione era a Cuba e abbiamo potuto verificare come i compagni del Partito Comunista e il popolo cubano abbiano immediatamente espresso un profondo e sentito riconoscimento positivo dei cambiamenti in atto e con la dignità, la lealtà e la consapevolezza che il Partito e il processo rivoluzionario dispone di quadri di una generazione intermedia preparata e capace di dirigere la complessità delle prossime tappe del socialismo,in una condizione ancora più difficile per governare il paese nell’attuale fase di grave crisi sistemica  del capitale internazionale ,cercando al contempo  di creare le condizioni per un’opportunità di cambiamenti nel contesto mondiale in chiave anticapitalista.

 

L’amplia diversificazione degli incontri, dei dibattiti e delle attività internazionali, e bilaterali sottolinea come Cuba resta per tutti i comunisti quell’eccezionale laboratorio rivoluzionario utile ed indispensabile al rafforzamento sul piano mondiale dell’ineludibile battaglia delle idee.

La nostra delegazione esprime un sentito ringraziamento al Comitato Centrale del Partito Comunista di Cuba e alle Istituzioni per questo invito che rafforza ancora di più la nostra amicizia e il legame al processo rivoluzionario, al popolo, al governo cubano.

Per la Rete dei Comunisti si rafforza la convinzione dell’importanza fondamentale che l’esperienza dei comunisti cubani rappresenta, in termini d’esempio e  di sacrificio per tutti i rivoluzionari, gli antimperialisti,gli anticapitalisti, i comunisti di tutto il mondo, per il rilancio dell’iniziativa dell’interno movimento di classe e comunista internazionale.   

 

LA RETE DEI COMUNISTI


Roma, 14 marzo 2009

 

La storia di Eduardo Rosza Flores, uno dei tre mercenari uccisi dalle forze di sicurezza boliviane dopo un violentissimo scontro a fuoco, è rivelatrice di scenari inquietanti che collegano i gruppi eversivi in America Latina con reti analoghe anche in Europa.

Eduardo Rosza Flores nasce in Bolivia nel ’60 da padre ebreo comunista ungherese e madre cattolica boliviana, dopo un passaggio in Cile e uno in Svezia, a 14 anni ritorna in Ungheria. A Budapest finisce gli studi e si arruola. Si specializza militarmente in Unione Sovietica, ma dopo meno di due anni si dimette. «Niente di più noioso che fare il soldato in tempo di pace», spiegherà. Vivrà per un periodo in Israele «alla ricerca delle radici».

Nel ’91 Flores era corrispondente per il quotidiano spagnolo Vanguardia e il giornale di Barcellona lo mandò a seguire gli albori del conflitto yugoslavo. Osservò due cose. «Che mi trovavo meglio con i soldati croati che con i miei colleghi» e che «i serbi sparavano deliberatamente sui giornalisti». Si licenziò con un telegramma, si arruolò direttamente nell’esercito croato, fondò la Brigata internazionale (Piv): una sorta di legione straniera di cui, col grado di colonnello, divenne il capo. Rosza Flores organizzò la fuga degli ebrei albanesi da un paese ormai in disfacimento. Operazione di certo gradita al Mossad. Più di recente, fu avvistato in Iraq; si presume col ‘gradimento’ della Cia. Di passaporti ne aveva diversi

Eduardo Rosza Flores è anche il protagonista del film "Chico. Una storia di guerra croata, ungherese ed ebrea" che ricevette alcuni premi nella Repubblica Ceca ed è il frutto di una coproduzione cilena, ungherese, croata, francese.
"Nel ’94, trascorsi un paio di giorni con lui - racconta sul Quotidiano Nazionale il giornalista italiano Andrea Cangini - e dopo l’uscita dell’intervista, fummo abbordati da un fotoreporter. Ci mise in guardia. Considerava Flores responsabile dell’assassinio di due giornalisti che indagavano su un traffico d’armi".

Il coinvolgimento di mercenari europei, già attivi nelle milizie di destra all’interno della guerre che hanno dilaniato la Jugoslavia negli anni Novanta, rivelano all’opinione pubblica internazionale l’esistenza di una rete terrorista neofascista ancora attiva e che trova nelle forze reazionarie ancora dominanti in alcune regioni boliviane, un inquietante centro di complicità. Lo scenario disegnato dagli attentati contro il Presidente e il Vicepresidente della Bolivia e contro il cardinale di Santa Cruz appare estremamente grave e preoccupante non solo per la Bolivia ma per tutte le forze democratiche e progressiste dell’America Latina e del mondo.

I democratici e i progressisti italiani non possono rimanere indifferenti di fronte alla gravità dei fatti accaduti in Bolivia. Non solo per la simpatia e la solidarietà verso il primo presidente indigeno nella storia recente dell’America Latina e della Bolivia o per il processo democratico e popolare che la nuova Costituzione boliviana sta realizzando. Quanto accaduto in Bolivia concretizza agli occhi dell’opinione pubblica l’esistenza ancora attiva di quella rete terroristica neofascista che ha insanguinato con attentati e stragi anche la storia recente dell’Italia e che ha trovato storicamente rifugio e complicità proprio negli ambienti della destra boliviana che oggi si oppone violentemente al cambiamento democratico in corso in Bolivia. Non è irrilevante ricordare che il fascista italiano Stefano Delle Chiaie collaborò insieme al nazista tedesco Klaus Barbie nel golpe militare del 1980 in Bolivia e assunse incarichi di consigliere nel regime emerso dal golpe o che - molto più recentemente - un altro fascista italiano rifugiatosi in Bolivia, Marco Marino Diodato, è coinvolto nella strage degli indios sostenitori di Evo Morales avvenuto a Pando nel settembre 2008 e fondatore nel '94 dell'organizzazione paramilitare FRIE, la Fuerza de Reacion Immediata del Ejercito

Esprimendo la nostra piena solidarietà al Presidente Evo Morales, al suo governo e al popolo boliviano intendiamo esprimere anche la nostra determinazione nel combattere in ogni angolo del mondo il terrorismo neofascista che intende sbarrare la strada al protagonismo popolare nei processi di cambiamento democratico, in Bolivia come in Europa.

la redazione di Contropiano
la redazione di Nuestra America

Questa mattina, avendo avuto notizia dei gravissimi attentati avvenuti in Bolivia, una delegazione della Rete dei Comunisti si è recata all’Ambasciata della Repubblica di Bolivia in Italia per esprimere la propria piena solidarietà con il Presidente Evo Morales, con il governo e il popolo boliviano.

Lo scenario disegnato dagli attentati contro il Presidente e il Vicepresidente della Bolivia e contro il cardinale di Santa Cruz appare estremamente grave e preoccupante non solo per la Bolivia ma per tutte le forze democratiche e progressiste dell’America Latina e del mondo.

Il coinvolgimento di mercenari europei, già attivi nelle milizie di destra all’interno della guerre che hanno dilaniato la Jugoslavia negli anni Novanta, rivelano all’opinione pubblica internazionale l’esistenza di una rete terrorista neofascista ancora attiva e che trova nelle forze reazionarie ancora dominanti in alcune regioni boliviane, un inquietante centro di complicità.

I democratici e i progressisti italiani non possono rimanere indifferenti di fronte alla gravità dei fatti accaduti in Bolivia. Non solo per la simpatia e la solidarietà verso il primo presidente indigeno nella storia recente dell’America Latina e della Bolivia o per il processo democratico e popolare che la nuova Costituzione boliviana sta realizzando. Quanto accaduto in Bolivia concretizza agli occhi dell’opinione pubblica l’esistenza ancora attiva di quella rete terroristica neofascista che ha insanguinato con attentati e stragi anche la storia recente dell’Italia e che ha trovato storicamente rifugio e complicità proprio negli ambienti della destra boliviana che oggi si oppone violentemente al cambiamento democratico in corso in Bolivia.

Esprimendo la nostra piena solidarietà al Presidente Evo Morales, al suo governo e al popolo boliviano intendiamo esprimere anche la nostra determinazione nel combattere in ogni angolo del mondo il terrorismo neofascista che intende sbarrare la strada al protagonismo popolare nei processi di cambiamento democratico, in Bolivia come in Europa.

 

Roma, 17 aprile

 

La Rete dei Comunisti

Tuesday, 12 February 2013 16:47

LE BUGIE HANNO LE GAMBE CORTE!

Quello che i giornali nascondono su Yoani Sanchez

 

Ci risiamo con una nuova campagna mediatica contro l’Isola di Cuba e la sua Rivoluzione.

Abbiamo visto in questi giorni sui giornali di tutte le estrazioni politiche, la notizia ripresa niente meno che dal Miami Herald e dal El Pais  del “sequestro” della “nota” blogger cubana Yoani Sanchez.
Quasi sempre quando si riportano le notizie vengono accompagnate da foto che illustrano l’accaduto, ma la blogger che ha tutte le possibilità per mettere in rete immagini dei segni del pestaggio ricevuto, questa volta non ci fornisce neanche una misera foto a testimonianza dell’accaduto, nonostante le “decine di testimoni che hanno assistito al sequestro e al pestaggio” secondo quanto da lei dichiarato.

E’ incredibile che nel momento in cui Cuba ha riallacciato ottimi rapporti con il nostro paese firmando una serie di accordi economici e culturali con la visita del Viceministro allo Sviluppo economico, Adolfo Urso  nel momento della importante visita a Cuba del ministro degli esteri spagnolo Moratinos, del   presidente del Consiglio  del Vaticano per le Comunicazioni Sociali , Claudio Celli, del Commissario Europeo Karel De Gucht e della Dottoressa Margaret Chan Direttrice Generale dell’Organizzazione Mondiale della Salute, si dia risalto ad una emerita sconosciuta.  Non puzza di bruciato la notizia? Non sarà per caso l’ennesima campagna orchestrata e diretta dai “dissidenti” cubani che vivono fuori e dentro l’Isola e sono profumatamente pagati dal Governo USA?  Il governo degli Stati Uniti da ben cinque anni ha preparato una strategia nell’utilizzo di internet per finanziare l’intervento politico dentro Cuba da parte di pseudo dissidenti e l’amministrazione Obama ha ereditato da Bush questi finanziamenti per la sovversione contro Cuba nell’ambito delle comunicazioni (Los Angeles Times 7 maggio 2008).

E’ certo che una parte di questi fondi sono stati destinati al finanziamento del supporto tecnico e alla smisurata pubblicità  in favore della “povera” blogger cubana.. Ci domandiamo quali istituzioni o mass media in Europa ed in particolare in Italia hanno ricevuto o riceveranno questi fondi?

Come mai i mass media italiani hanno dato tanto risalto a questa notizia (tutta da accertare) e dimenticano volontariamente che in Colombia e in Messico i cronisti coraggiosi vengono ammazzati a decine!!!

Secondo Nicholas Lemann decano della Scuola di Giornalismo dell’Università della Columbia Stati Uniti, la Sanchez esercita il suo lavoro con ingegno e scarse risorse economiche.

 Risulta curioso dire che Generazione Y il famoso blog, si possa fare con scarsi finanziamenti visto che utilizza 60 volte lo spazio di banda larga di cui dispongono i cubani in Internet. E’ leggibile in 18 lingue ( non con un semplice traduttore per blog), gode di spazi pubblicitari in internet e la possibilità  di immagazzinare la memoria del sito per un lungo periodo. Questo blog si può mantenere solo con forti finanziamenti.

 Ci domandiamo ma chi paga?

 I mass media italiani affermano che la “Yoani è prigioniera nell’Isola……”

La Scuola di Giornalismo dell’Università della Columbia negli Stati Uniti si è lamentata con il Governo Cubano perché questi non ha concesso il visto di uscita alla blogger affinché potesse viaggiare a New York per ricevere la menzione speciale all’attività giornalistica che le è stata concessa nei premi Maria Moors Cabot quest’anno.

Non ricordiamo che questa famosa Istituzione nord americana abbia detto una sola parola sulla negazione del visto da parte del governo USA al famoso cantautore cubano Silvio Rodriguez ne tanto meno sulla proibizione a scienziati americani che dovevano partecipare ad un convegno medico a Cuba.

 A  tutti i nostri mass media forse oltre a queste notizie è sfuggita quella  che riguarda il diniego dato dal governo del neo premio Nobel Barak Obama a viaggiare per gli sponsor dell’Orchestra Filarmonica di New York a Cuba. 

I dirigenti della facoltà di giornalismo della Columbia cosi come TUTTI  i nostri massa media dovrebbero preoccuparsi seriamente di come è possibile che il paese “più democratico e libero del mondo” da oltre 50 anni nega il diritto ai suoi cittadini di viaggiare a Cuba solo per il semplice fatto che nell’Isola, la gente vive e pensa in una maniera differente all’amministrazione di turno di Washington.

 

 Quali diritti civili negati denunciano allora i nostri mass media  se poi nella stessa misura non parlano di quelli che sono negati a Cuba da oltre  cinquanta anni per colpa di un blocco genocida e degli attacchi terroristici provenienti dagli Stati Uniti che hanno provocato migliaia di vittime innocenti?

Perché i nostri mass media non parlano della ingiusta prigionia a cui sono sottoposti Cinque cittadini cubani negli Stati Uniti per aver scoperto una rete terroristica nello stesso territorio degli USA dove pianificano liberamente azioni contro Cuba?

 

Questa è l’informazione dei due pesi e delle due misure.

 

Associazione Italia- Cuba circolo di Roma, circolo Julio Antonio Mella, Nuestra America, Associazione di solidarietà per Cuba  La Villetta, Radio Città Aperta, Centro Studi Cestes Proteo, CDR Roma.

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