nuestra america

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La proiezione del film del regista Oliver Stone “South of the border” all’interno del Festival del Cinema di Venezia è stata l’occasione per far conoscere al grande pubblico le conquiste e le riforme economiche e sociali realizzate negli ultimi anni non solo nel Venezuela di Chavez e a Cuba ma anche nel resto del continente latinoamericano. Un’opera cinematografica di altissimo livello che permetterà al grande pubblico, non solo statunitense, di valutare direttamente alcune delle tappe e delle caratteristiche di un processo d’integrazione e di cambiamento che con grande sforzo governi di varia natura stanno portando avanti per affrancarsi dal dominio coloniale quando non militare del potente e invadente vicino nordamericano. Si tratta di un evento che ha costretto anche la grande stampa italiana - vedi il paginone del Corriere della Sera – a fare i conti con una realtà politico-sociale e con una capacità mediatica dei suoi leader – primo tra tutti Hugo Chavez Frias - che non può più essere taciuta o negata come era avvenuto in passato.

La presentazione del film di Oliver Stone in una sala stracolma che ha accolto il regista e lo stesso presidente del Venezuela con applausi e ovazioni è stata l’occasione per una delegazione della Rete dei Comunisti e della Rivista Nuestra América di incontrare successivamente Hugo Chavez e il suo ministro degli esteri Nicolas Maduro; in entrambi gli incontri la delegazione ha ribadito l’intenzione di lavorare così come in passato allo sviluppo in Italia di un movimento ampio di solidarietà e condivisione con l’esperienza rivoluzionaria bolivariana, con i suoi valori e con i suoi obiettivi; Luciano Vasapollo e Rita Martufi nei confronti con Chavez e con Maduro hanno spiegato di voler continuare sulla strada dell’analisi e della proposta di un modello economico-sociale alternativo ad un capitalismo in crisi così come la rivoluzione bolivariana e quelle intraprese dagli altri popoli della Nuestra América stanno cercando di fare non solo dal punto di vista teorico ma anche nella realtà.

 

 

 

Romanziere, commediografo, saggista e giornalista, è stato un punto di riferimento dei popoli che in America Latina lottano per la libertà e l'autodeterminazione. Dopo il colpo di stato militare del 1973 aveva lasciato l’Uruguay perché la sua militanza politica di sinistra lo aveva trasformato in un facile bersaglio della feroce repressione del governo golpista appoggiato dagli Stati Uniti. 

Durante il suo esilio visse per un certo tempo a Cuba condivedendo i valori della sua rivoluzione e la lotta per un mondo più giusto.

Nel numero 9/10 - 2008 della nostra rivista lo ricorda Ernesto Dominguez, ricercatore cubano.

Noi vogliamo ricordarlo con una delle sue più belle poesie dedicate all'amore ed alla lotta.

 

                                  No te rindas

No te rindas, aún estás a tiempo 
de alcanzar y comenzar de nuevo,

aceptar tus sombras, 
enterrar tus miedos, 
liberar el lastre, 
retomar el vuelo.

No te rindas que la vida es eso,

continuar el viaje, 
perseguir tus sueños, 
destrabar el tiempo, 
correr los escombros 
y destapar el cielo.

No te rindas, por favor no cedas,

Aunque el frío queme, 
aunque el miedo muerda, 
aunque el sol se esconda, 
y se calle el viento, 
aún hay fuego en tu alma 
aún hay vida en tus sueños.

Porque la vida es tuya

y tuyo también el deseo 
porque lo has querido

y porque te quiero.

Porque existe el vino

y el amor, es cierto.

Porque no hay heridas

que no cure el tiempo.

Abrir las puertas, 
quitar los cerrojos, 
abandonar las murallas

que te protegieron. 
vivir la vida y aceptar el reto,

recuperar la risa, 
ensayar el canto, 
bajar la guardia y extender las manos,

desplegar las alas 
e intentar de nuevo, 
celebrar la vida y retomar los cielos.

No te rindas, por favor no cedas,

Aunque el frío queme, 
aunque el miedo muerda, 
aunque el sol se ponga y se calle el viento,

aún hay fuego en tu alma, 
aún hay vida en tus sueños

Porque cada día es un comienzo nuevo. 
Porque ésta es la hora y el mejor momento.

Porque no estás sola.

Porque yo te quiero.

 

COMUNICATO

BASEBALL E DIRITTI:Libertà per i 5 Cubani ma riprendiamoci anche la  libertà di parola nell'Italia dell'informazione negata .

Il 24 settembre 2009,nello stadio di Nettuno, vicino Roma nell'ambito dei campionati mondiali di baseball si è tenuto l'incontro Cuba-Stati Uniti. Una bella serata di sport,di festa popolare con la presenza di una numerosissima tifoseria a favore di Cuba; tanti i cittadini cubani presenti che si sono uniti a tanti sportivi italiani che sventolavano decine di bandiere cubane con striscioni e cori che hanno sostenuto la squadra di Cuba con grande calore. All'inizio,durante e alle fine della gara compagni di vari associazioni di solidarietà internazionalista e con Cuba hanno ripetutamente fatto slogan e aperto striscioni che richiedevano la libertà immediata dei cinque agenti dell'antiterrorismo cubano ingiustamente rinchiusi nelle carceri statunitensi ormai da oltre 11 anni; una brutale ingiustizia quella a carico dei 5 cubani accompagnata da un silenzio colpevole di un  informazione a senso unico che risponde ai dettami dei potenti, ancor più quando i misfatti e le ingiustizie sono compiute dall'imperialismo statunitense per opprimere un paese, come Cuba, che ha scelto la strada della dignità e dell'indipendenza contro le logiche e le regole dell'impero e del mercato.

E anche questa sera si è assistito ad una brutta pagina di negazione di democrazia e di diritti nel nostro paese; infatti sin dall'inizio della gara, appena i compagni della Villetta, di Nuestra America e del Comitato Palestina nel Cuore hanno aperto uno striscione  che semplicemente richiedeva "libertà per i 5 giovani Cubani detenuti innocenti da 11 anni nelle carceri Nord-Americane", le forze dell'ordine hanno imposto l'immediata chiusura di tale striscione minacciando identificazioni e fermi adducendo, che si trattava addirittura di uno striscione con frasi ingiuriose e provocatorie verso il governo e le autorità statunitensi. Stesso comportamento  è stato tenuto verso altri compagni che indossavano magliette che richiedevano libertà per i 5,e addirittura si è preteso che alcuni cittadini cubani tagliassero la parte di uno striscione con slogan sportivi  in cui in piccolo con uno spray era aggiunto "libertà per i 5". Le minacce si sono concretizzate alla fine della gara quando alla nuova apertura dello striscione sulla libertà dei 5, le forze dell'ordine hanno provveduto all'identificazione di compagni della Villetta, di Nuestra America e del Comitato Palestina nel Cuore, con minacce di denuncia in quanto si sarebbe tentato di interrompere una manifestazione sportiva con una manifestazione politica non autorizzata.

Si tratta di un grave comportamento delle forze dell'ordine che, oltre a confermare la sudditanza completa del governo Italiano ai dettami del governo degli Stati Uniti, dimostra un continuo restringersi degli spazi democratici anche sui diritti fondamentali acquisiti come il diritto di parola e il diritto di espressione garantiti costituzionalmente.

Continueremo la mobilitazione per la libertà immediata dei 5 agenti cubani con le lotte e tutte le modalità democratiche consentite, senza farci intimidire da forme non più velate di repressione preventiva, anzi la continua informazione negata sul caso dei 5 e più in generale un uso sempre piu' antidemocratico di un' informazione negata e deviante a uso esclusivo dei potenti, ci rafforza nel perseguire percorsi di lotta già a partire dall'invito a tutti i compagni dei movimenti sociali, delle associazioni e  del sindacato di base e a tutti i democratici a intervenire allapresentazione del nuovo numero della rivista Nuestra America (con un inserto speciale sulla solidarietà internazionale con i 5 cubani) che si terrà il 3 ottobre alle ore 17.00 presso i locali dell’Ambasciata di Cuba in Italia;  a continuare a dare il massimo supporto all’attività  realmente informativa svolta da Radio Città Aperta e Teleambiente e di tutti gli organi di informazione indipendenti che vorranno dare il loro contributo alla verità; a promuovere insieme ad altre organizzazioni e partiti di sinistra e a tante associazioni di solidarietà con Cuba (tra le quali: La Villetta, Nuestra America, Radio Città Aperta, Comit. Fabio Di Celmo,ecc) un sit di fronte all’Ambasciata degli Stati Uniti a Roma,il giorno 8 ottobre 2009, ore 17,30: 

  • Con i 5 eroi Cubani,ancora prigionieri nelle carceri USA
  • Fine del bloqueo imposto dagli USA da oltre 50 anni contro la sovranità di CUBA
  • Contro il golpe fascista appoggiato dagli Stati Uniti, SOLIDARIETà CON IL POPOLO  DELL'Honduras E IL SUO LEGITTIMO PRESIDENTE 
  • Per l’autodeterminazione dei popoli e per un’America Latina terra di pace e libertà.

NUESTRA AMERICA, LA VILLETTA, COMIT.PALESTINA NEL CUORE

............................

articolo GRANMA INT.http://www.granma.cu/italiano/2009/septiembre/vier25/italia.html

 

Tuesday, 12 February 2013 17:40

Una congiura di mezzo secolo

Ricardo Alarcón de Quesada

Su Cuba cade sempre una bufera di calunnie ed improperi. Ne parlano, come se si trattasse dell’inferno, personaggi politici carenti di ogni morale per criticare nessuno, giacchè non dicono niente delle atrocità che ogni giorno accadono davanti ai suoi stessi nasi.

Contro Cuba parlano a vanvera mezzi "informativi" la cui caratteristica principale, giá segnalata da Noam Chomsky, è quella di essere molto "disciplinati".

Questo pioggia di bugie non deve sorprendere nessuno. Questo non è il primo acquazzone né sarà l'ultimo. Non è nemmeno una tempesta naturale.

Si tratta, in realtà, di una colossale operazione d’inganno, la più prolungata, cara e sporca che esamina la storia. Compie ora più di mezzo secolo.

Una parte, solo una parte, dell'insidioso piano può leggersi in alcuni documenti ufficiali del governo nordamericano, parzialmente declassificati, in cui consta che l'essenza della sua politica per distruggere la Rivoluzione cubana - insieme alla guerra economica ed al terrorismo - era ed è sempre stata "fabbricare" un'opposizione, finanziarla, dirigerla ed appoggiarla con "una potente offensiva propagandista".

Non è un piano qualsiasi. Lo hanno concepito ed hanno accordato al più alto livello a Washington, e gli hanno consegnato favolose cifre monetarie tutti i governanti degli Stati Uniti senza eccezione alcuna.

Il 17 marzo 1960, riunito alla Casa Bianca, il Consiglio Nazionale di Sicurezza ha approvato il "Programma di Azione Nascosta" contro Cuba che il giorno anteriore aveva proposto il Direttore del CIA Allen Dulles. Nell'approvarlo il Presidente Eisenhower, solennemente, ha fatto giurare a tutti i convocati che mai diranno di aver sentito niente di questo piano e li ha avvertiti che bisognava "mantenere occulta la mano degli Stati Uniti".

Il "Programma di Azione Nascosta", piuttosto una porzione molto mutilata, è stata pubblicata dal Dipartimento di Stato nel 1991 (Foreign Relations of the United States, 1958-1960, Volume VI, Cuba, pag. 850-851). L’elemento più interessante di questo documento è probabilmente ciò che si continua a nascondere. Segnala "quattro corsi d’azione principale", i primi due sono esattamente, "la creazione dell'opposizione"- qualcosa che si qualifica come "prima necessitá" di tutto il piano - e la "potente offensiva di propaganda" per gonfiarla e renderla credibile.

A questi due propositi fondamentali si dedicano due paragrafi con un totale di dieci linee. Richiama l'attenzione che secondo l'editore in seguito al primo paragrafo c’erano dieci linee ed alla fine del secondo altre quattro, tutte ancora segrete. Il programma include, dunque, Gli altri due "corsi di azione principale", riferiti ad attività di intelligenza e paramilitari. Il testo chiude ritornando al tema della propaganda. Alla stessa sono destinati cinque paragrafi ma ne riproduce uno solo. Li altri quattro rimangono occulti.

Le azioni occultate non sono finite per mezzo secolo solo che adesso alle stesse si sommano, inoltre, i progetti che appaiono nei bilanci dell'AID, il NED ed altre entità nordamericane che apertamente danno il loro appoggio finanziario alla "opposizione" cubana e  pagamenti generosi a coloro che distorcono la realtà dell'isola e mentono spudoratamente.

Sono molti i congiurati che hanno mantenuto fedeltà a questo giuramento. Lo continuano a compiere alla lettera incluso alcuni politici e giornaliste che mai sono stati invitati alla Casa Bianca. Non importa. Loro fanno si che "la mano degli Stati Uniti", la generosa mano di Washington, si mantenga occulta.

Mercoledì 18 novembre 2009

ore 18,00

presso

la libreria Rinascita

Largo Agosta 36 – Roma

Interverranno:

Esteban Elmer Catarina (Ambasciatore della Bolivia in Italia)

Ximena del Rosario Arias Delgado (Ricercatrice socio-politica boliviana ed esperta di storia e cultura dei popoli originari)

Odalys Labrador (Professoressa e Vicedecana alla Università di Pinar del Rio – Cuba)

Ernan Sarmiento (Professore e Vicedecano alla Università di Pinar del Rio – Cuba)

Luciano Vasapollo (Professore alla “Sapienza” Università di Roma e Direttore della Rivista Nuestra America)

Coordina: Domenico Vasapollo (Natura Avventura Edizioni )

 

Presentazione del libro

“ALLERTA CHE CAMMINA – Educazione e percorsi alternativi di Economia Locale in America Latina per lo Sviluppo Socio-Eco Sostenibile”

di Luciano Vasapollo e Carlos Lazo Vento

Natura Avventura Edizioni

 

Nel corso dell’incontro verrà presentato anche l’ultimo numero della rivista

 Nuestra America, “Tornerò e sarò milioni – Speciale Bolivia”

 

 

Da tempo contro la globalizzazione neoliberista, e più in generale in alternativa al capitalismo, si sta sviluppando la concezione dello sviluppo locale autodeterminato, come elemento fondamentale per le aspirazioni dei movimenti di classe contro la povertà e per accedere più rapidamente al progresso sociale. Al contrario dello sviluppismo capitalista, basato sulla crescita quantitativa, l’economia locale a compatibilità socio-ambientale cerca di potenziare le risorse proprie di ciascuna località, attivando le forze produttive, lo sviluppo qualitativo economico, quello sociale e naturale. Questa tematica è entrata anche nell'agenda internazionale dei movimenti sociali di base e dei sindacati di classe, per la sua rilevanza intrinseca e per il suo legame con altri temi che sono ora sul tappeto, come l'attenzione e la difesa degli ecosistemi, i diritti umani, la lotta contro la povertà, il diritto ad essere differenti mantenendo forme culturali proprie, come complessivi diritti in difesa dell’umanità. Tutto ciò sarà possibile grazie all‘adozione di nuovi metodi di pianificazione e sviluppo, che assumono come centrale l’ordinamento socio-naturale del territorio, la creazione di strutture e reti socio-ecologiche, con il proposito di favorire il funzionamento e la sostenibilità dei sistemi ambientali, migliorando al contempo l’impatto sociale. In tali processi fondamentale è il ruolo e la partecipazione dei popoli originari e delle loro proposte, perchè non si può più parlare di una America Latina che contemporaneamente non sia anche Amerindia, meglio ancora Abya Yala.

 

Per informazioni: NUESTRA AMERICA:  This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it.

Natura Avventura Edizioni

Tel. 0683505505 – fax 062157905

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www.naturaavventuraedizioni.it

Tuesday, 12 February 2013 17:34

AVANZA LA RIVOLUZIONE BOLIVARIANA

La gente come noi non molla mai!”:Non vogliamo bingo, né centri commerciali: vogliamo case popolari!

Commissione Internazionale della RETE dei COMUNISTI

Il 6 marzo scorso si è svolta una manifestazione nel Municipio di Sucre (Stato di Miranda) della Repubblica Bolivariana del Venezuela. Organizzazioni di lavoratori, Comitati di Terre Urbane, il  Movimento degli Occupanti di Edifici Organizzati, il Fronte Organizzato del Buen Vivir, la Rete Metropolitana degli Inquilini si sono incontrati in piazza per sostenere le misure che il Governo Rivoluzionario e Poder Popular  hanno preso, in favore dei settori sociali più in difficoltà, per l’accesso ai suoli urbani inutilizzati.

Questi interventi governativi hanno subito pesanti attacchi da parte della destra borghese che ha già scelto il suorappresentante ed si è lanciata in piena campagna elettorale per il prossimo 7 di ottobre. Naturalmente l’obiettivo principale degli strali aggressivi dei mass media per lo più di proprietà di quella stessa borghesia è il candidato socialista, l’attuale presidente Chávez, che, fin da quando è stato eletto, ha lottato contro il latifondo.

Non a caso il colpo di stato del 2002 è arrivato dopo la legge di riforma agraria, dopo le prime azioni di esproprio e dopo l’annuncio di voler cambiare il concetto di proprietà privata nella Costituzione Bolivariana. Nel 2005 poi, quando cominciano in maniera più sistematica gli espropri di terre e stabilimenti per renderli disponibili alla pubblica utilità sociale, e si annullano tutte le concessioni minerarie alle multinazionali, le preoccupazioni della borghesia, della Chiesa e dello “zio Tom” diventano allarme rosso.

Rosso proprio nel senso di terrore “del rosso”, del socialismo bolivariano. “El Topo Obrero” (periodico della Corrente Marxista Rivoluzionaria del Venezuela) in un editoriale del 5 ottobre del 2005 fa sapere che “gli imprenditori (quegli stessi che ci spremono fino all’ultimo per riempirsi le tasche col frutto del nostro lavoro) hanno espresso profonda preoccupazione per i lavoratori delle imprese e delle terre espropriate, così come per il futuro delle loro famiglie”. E ammoniscono la popolazione dicendo che “un Venezuela senza settore privato è un Venezuela condannato alla fame ed alla povertà”.

Insomma il vecchio cavallo di battaglia da sempre di tutti gli imprenditori/padroni, mentre l’allora presidente dell’INTI (Istituto Nazionale delle Terre), Richard Antonio Vivas, non si lasciava intimorire e spiegava a chiare lettere che, non solo il processo di distribuzione delle terre sarebbe continuato, ma che non si trattava neanche di veri e propri espropri, bensì di restituzioni, in quanto la maggior parte dei possidenti terrieri avevano indebitamente occupato quelle terre sottraendole allo Stato o ai contadini poveri e, non a caso, non potevano neanche esibire gli atti che dimostrassero l’origine della loro proprietà.

Si trattava quindi di uscire dall’illegalità e dall’arbitrio che ha sottratto al popolo i suoi diritti. Né più né meno. Ancora oggi si tratta del diritto a coltivare la terra e vivere dei suoi prodotti, ma anche, nel caso dei terreni urbani, a costruire abitazioni, come ha fatto presente il Ministro dell’Abitazione e dell’Habitat, Ricardo Molina qualche giorno fa, che ha anche precisato che è compito del Governo Nazionale, disponendo di terreni adatti, con servizi e accessibilità, fare in modo, ed anche rapidamente, che le famiglie senza alloggio trovino la loro sistemazione. Ha anche chiarito che tutto questo non va improvvisato, ma deve avere a monte una pianificazione centralizzata cui fa seguito un’esecuzione decentrata, ma sempre “seguendo una visione generale di costruzione di patria”, evitando di creare agglomerati urbani disorganizzati.

Molina ha anche ricordato che, nella settimana precedente, erano state consegnate 4.000 case, che fanno parte delle 200.000 che l’OSV (organo superiore per le abitazioni) aggiudicherà nel 2012, mentre nel 2011 ne sono state consegnate “solo” 146.022 sulle 150.000 previste…..

Questo però succede solo in un paese “dittatoriale” dove c’è un presidente come Hugo Chávez, che non può essere ricordato neanche in una mostra fotografica senza destare scandalo nella capitale d’Italia, dove ci sono i veri PD-democratici (come Giulio Santagata) che inorridiscono e fanno interrogazioni in Parlamento al Ministro degli Esteri per sapere se “si ritenga opportuno celebrare un dittatore, condannato da tutte le Ong che si occupano di diritti civili, con una mostra ospitata a Roma, città da sempre simbolo di democrazia, attenta e famosa per il rispetto dei valori e dei diritti fondamentali di tutti”.

  

E proprio a Roma, mentre sfilava la protesta della FIOM, i civili e democratici rappresentanti dello Stato italiano (nella fattispecie concreta: celerini e DIGOS) pestavano ed arrestavano 4 manifestanti del Coordinamento Cittadino di lotta per la casa che avevano nientedimeno osato, seduti per terra davanti al CIPE (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica), reclamare, guarda un po’, proprio il diritto all’abitare… al lavoro e al reddito. E, ciò non bastando, sempre le “forze dell’ordine” sono andate a sgomberare (senza guanti bianchi…) anche due edifici occupati da famiglie che ci vivono con tanto di bambini. Questa è la differenza tra la “democrazia” (sobria) di Monti & C. e la “dittatura” del socialismo bolivariano di Chávez. Servono altre spiegazioni al signor Santagata?!

Anche in Venezuela, il movimento popolare è stato per decenni criminalizzato dalla borghesia, ma continua a reclamare i suoi diritti e protesta contro la visione poco sociale del municipio, che vorrebbe vedere le terre urbane incolte utilizzate in modo speculativo. Nella manifestazione di Sucre, però, si sente cantare: “Non vogliamo bingo, né centri commerciali, vogliamo case, case popolari!”.  Irma Pacheco militante del Movimiento de Pobladores, intervistata, ha dichiarato che “il movimento popolare di Sucre marciando con le sue parole d’ordine e le sue bandiere dice al sindaco Ocariz e a tutta la borghesia di Sucre e all’opposizione, che difenderà il processo rivoluzionario contro tutto: viento y marea.” Questa frase decisa ci ricorda molto da vicino quella che sempre si sente cantare con convinzione nelle manifestazioni del Coordinamento Cittadino di lotta per la casa: “La gente come noi non molla mai!”.

                                                                                                                                

Fonti:

http://www.aporrea.org/actualidad/n200305.html

http://impactocna.com/2012/03/02/gobierno-latifundista-de-venezuela-seguira-confiscando-terrenos-privados/

http://www.marxismo.net/amlat/edit_topo1005.html

http://www.forumdesalternatives.org/IT/readarticle.php?article_id=8029

http://roma.repubblica.it/cronaca/2012/03/02/news/venezuela_chavez-30814735/

http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/03/09/corteo-fiom-roma-giorno-delle-tute-piazza-anche-studenti-poco-pd/196313/

http://www.contropiano.org/it/sindacato/item/7391-%E2%80%9Ctutti-liberi%E2%80%9D-manifestazione-a-piazzale-clodio-per-di-vetta-e-gli-altri-processati

Tuesday, 12 February 2013 17:30

Legge sulle abitazioni di Gerardo Szalkowicz

7 novembre 2011

Il 27 ottobre passerà alla storia del Venezuela come il giorno in cui per la prima volta è stata approvata una legge pensata, germogliata e messa in moto dal movimento popolare.

Si tratta della legge per la regolamentazione e controllo degli affitti delle abitazioni, che, come elemento nevralgico dichiara l’abitare come diritto umano fondamentale.

La Costituzione della Repubblica Bolivariana del Venezuela – fatta nel 1999 dopo l’arrivo di Hugo Chávez al governo – contempla all’articolo 204 la possibilità del procedimento di formazione di leggi d’iniziativa popolare. Sono necessarie le firme di almeno lo 0,1% degli iscritti nel registro elettorale per presentare una proposta di legge.

Data questa opportunità,  alcuni movimenti popolari hanno colto l’occasione e nel giugno del 2010 hanno iniziato a lavorare alla redazione di uno strumento legale che provi a combattere le grandi mafie immobiliari e a porre freno agli abusi di molti padroni di casa.  La Rete Metropolitana degli inquilini (che fa parte del Movimiento de Pobladores) e i fronti degli Inquilini degli Stati di Mérida, Carabobo e Aragua hanno buttato giù una prima bozza e in gennaio di quest’anno, in un noto incontro del Movimiento de Pobladores con Chávez, il presidente ha benedetto  l’iniziativa e li ha incentivati a presentarla. Per di più ha approvato immediatamente un decreto che proibisce gli sfratti arbitrari.

Il 2 febbraio il progetto è sceso in strada alla ricerca delle 17.400 firme necessarie; dopo 10 giorni già se n’erano raccolte 498 mila. Si sono organizzate varie giornate pubbliche di dibattito nelle piazze di tutti gli stati del paese finché la proposta è arrivata all’Assemblea Nazionale (l’organo parlamentare unicamerale) per continuare il dibattito prima nella Commissione di Amministrazione e Servizi Pubblici e nelle ultime settimane nel recinto.

Ana Marina Rodríguez, referente della Rete Metropolitana degli Inquilini, ha relazionato a Marcha: “La discussione è stata una valanga di partecipazione, di costruzione collettiva, di osservazioni, di apporti, critiche… È stato commovente vedere il popolo diventare creatore delle sue stesse leggi”.

Diritto Mercanzia

La legge ordina la creazione della Sovrintendenza Nazionale per gli  Affitti e le Abitazioni, organismo che s’incaricherà di fissare i prezzi degli immobili e, in base a questi, il giusto valore dei canoni d’affitto; si andrà anche verso l’ispezione e fiscalizzazione degli immobili, a elaborare i contratti tipo e a determinare le infrazioni e le sanzioni. Inoltre, la normativa stabilisce il sostegno giuridico e amministrativo delle inquiline e inquilini per mezzo di un Difensore Pubblico.

“La cosa principale è che la legge dichiara l’abitare come diritto umano – ha sottolineato Rodríguez -. Puntiamo a equilibrare la relazione proprietario-affittuario e colpiamo su un punto centrale: le grandi corporazioni e camere immobiliari, quel grande monopolio che gestisce tutto il mercato degli affitti”.

Anche il deputato governativo Claudio Farías, componente della commissione che ha trattato il tema, ha spiegato le implicazioni del nuovo quadro giuridico: “L’80% del mercato immobiliare è controllato da 12 famiglie. Ora si vanno a toccare gli interessi di questi grandi gruppi “multi-affittatori”,  si attacca alla radice la logica capitalista della speculazione immobiliare. La legge pone fine alla mercantilizzazione dell’abitare”.

Abbaiano Sancho…

Il progetto ha generato un forte rifiuto da parte della destra politica e imprenditrice del paese. “E’ una legge comunista che distrugge la proprietà”, ha sentenziato, senza eufemismi la deputata María Corina Machado (per di più pre-candidata presidenziale con la sua proposta di “capitalismo popolare”).

Per la portavoce della Rete di Proprietari di Abitazioni in Affitto, María Navarro, la normativa “è punitiva, appoggia l’insolvente e castiga l’uomo lavoratore e risparmiatore che è riuscito ad acquistare due o tre case quali mezzi di sussistenza per la sua famiglia”. Anche Fernando Castro, rappresentante dell’organismo imprenditoriale Federcamere, si è lamentato: “E’ un sequestro della proprietà privata e non somiglia a nessuna legge dei paesi democratici del mondo”.

Tuttavia, solo l’articolo 138 contempla la possibilità di esproprio dell’immobile. Ed è vigente solo per quei proprietari che hanno più di cinque abitazioni che incorrano tre volte nella stessa mancanza.

Circa la posizione delle deputate e deputati d’opposizione, Ana Marina Rodríguez si è pronunciata: “Non potevamo aspettarci nulla di diverso, veramente sarebbe stato preoccupante se avessero applaudito la legge; se i cani abbaiano, stiamo andando per la strada giusta”.

Rodríguez mostra con orgoglio la vittoria popolare: “Quando ci siamo spinti a fare questo sogno ci dicevano che eravamo degli utopisti, che le mafie immobiliari sono troppo potenti, però abbiamo detto <<siamo in rivoluzione, siamo militanti di questo processo e non ci arrendiamo>>. Così siamo riusciti ad essere l’unico paese del mondo con tale avanzamento in materia di diritto abitativo, anche se non si deve dimenticare che è stato il prodotto della lotta popolare”.

 

della redazione di Nuestra America

 4 marzo 2012

Il 12 febbraio si sono svolte in Venezuela le primarie dell'opposizione riunita nella Mesa de la Unidad Democrática che, nata nel 2007 per unificare l’opposizione frammentata,  comprende una ventina di partiti e movimenti.

Al termine del conteggio dei quasi 3 milioni di voti espressi, Henrique Capriles Radonski ha vinto col 63%, pari a un milione 806 mila voti. Trentanovenne, di famiglia ricca ed imprenditoriale, proprietaria di catene di cinema, Henrique Capriles Radonski, ex vicepresidente del Congresso, ex sindaco di Baruta, è governatore dello stato di Miranda, confinante  con la capitale Caracas, il secondo più popoloso del Venezuela.

Sarà quindi lui a sfidare il presidente Hugo Chávez alle elezioni presidenziali del 7 ottobre, per cercare di impedirgli il quarto mandato a Palacio Miraflores.

“Oggi ha vinto il futuro del Venezuela”, ha gridato dal palco Henrique Capriles Radonski subito dopo l’ufficializzazione della vittoria alle primarie, in un discorso teso a ricostruire l'unità del paese, senza mai nominare il presidente Hugo Chávez. Ed è questa la sua tecnica oratoria. Parlare del Venezuela, cercando per quanto possibile di non nominare l'attuale presidente,

Secondo Jesse Chacón, il presidente dell’agenzia di sondaggi GIS - Grupo de Investigación Social XXI, la campagna elettorale di Capriles Radonski “si manterrà a livello simbolico: il progresso, la pace, la sicurezza, perché qualunque discesa per discutere i programmi, discutere i concetti, la politica e l’ideologia, lo metterà di fronte all'uomo più importante della politica venezuelana. In questo campo non batterà Chavez.”

Su questo aspetto dell’assenza di proposte concrete o definizioni ideologiche, concorda anche Oscar Schemel, presidente dell’altra agenzia di sondaggi Hinterlaces, secondo il quale la mancanza di discorso dello sfidante della destra ha conseguenze palpabili: "Capriles è un giardino senza fiori che non riesce a mettersi in contatto con la maggioranza” infatti “benché il 46% dei venezuelani pensi che l’opposizione abbia buone idee per i poveri, solo il 25% si identifica con i suoi ideali […] mentre più del 60% ha un riconoscimento di gestione molto alto per il presidente Hugo Chávez.”

In un recente articolo pubblicato su Tribuna Popular, organo del Comitato Centrale del Partito Comunista Venezuelano, Rafael Enciso economista investigatore individua in Capriles Radonski il candidato della Banca Mondiale, del Fondo Monetario Internazionale, dell’Organizzazione Mondiale del Commercio – cioè degli strumenti dell’imperialismo - alle elezioni presidenziali in Venezuela e fa un’approfondita analisi economica degli antecedenti delle politiche che questi organismi chiedono di eseguire al candidato.

Le politiche neoliberali del FMI, imposte con maggior forza a partire dal cosiddetto “Consenso” di  Washington nel 1994 dopo la fine dell’Unione Sovietica e del campo socialista dell’Europa dell’Est,   hanno intensificato il saccheggio delle risorse naturali e lo sfruttamento dei lavoratori dei paesi sottosviluppati per garantire un super-profitto ai monopoli.

Come in Europa la BCE, così in America Latina le politiche del FMI, sono mascherate come aiuto finanziario ai governi dei paesi in crisi, crisi che sono frequentemente causate dal pagamento del debito estero, dalla corruzione amministrativa delle oligarchie governanti e dalle decisioni miranti a soddisfare le necessità di guadagno dei paesi centrali a detrimento delle economie nazionali con sempre maggior impoverimento delle classi subalterne.

Come in Europa, questi “aiuti” sono prestiti concessi con interessi elevatissimi quasi impagabili (vedi Grecia) e che soprattutto condizionano le politiche economiche e sociali dei paesi debitori, diminuendo così la sovranità nazionale per creare le condizioni politiche ed economiche favorevoli a liquidare gli Stati Nazione.

Queste politiche si concretizzano nelle seguenti misure:

Riduzione della spesa sociale, a discapito delle politiche di sostegno alle necessità della popolazione, per cui i più poveri sono quelli più colpiti in maniera drastica.

Libero commercio e predominio totale del mercato (controllato dai monopoli) come regolatore della società. Rincaro di tutti i prodotti e diminuzione del poter acquisto della popolazione.

Nel caso del costo dei crediti bancari, gli elevatissimi tassi di interesse diventano impagabili, così i crediti diventano una speculazione legalizzata che porta all’espropriazione di case, terre, aziende, tutte ipotecate come garanzia di pagamento.  

L’imposizione delle così dette aperture economiche e Trattati di Libero Commercio (TLC) ha significato la liquidazione delle politiche protezionistiche dell’agricoltura, dell’industria e del lavoro dei paesi sottosviluppati. Questo, a sua volta, ha significato che con la riduzione o l’abolizione dei dazi per l’importazione dei prodotti dai paesi industrializzati, si distrugge l’agricoltura e l’industria dei paesi dipendenti che non sono in grado di competere in prezzo e qualità.

Si arriva così alla de-nazionalizzazione delle imprese che diventano di proprietà maggioritaria dei monopoli. Tutto ciò produce una disoccupazione crescente, mentre i paesi esportatori creano nuova occupazione, come la Germania in Europa.

Subordinazione delle Costituzioni e Leggi dei paesi vittima ai dettami di organismi sovranazionali, con progressiva distruzione degli Stati-Nazione.

Privatizzazione delle imprese pubbliche e di molti servizi di Stato dai trasporti, all’istruzione e alla sanità: quello che era un patrimonio del popolo, forgiato durante secoli di civiltà, è ora oggetto di appropriazione da parte dei monopoli imperialisti. E come se non bastasse ne consegue un rincaro di tutti i servizi, con ulteriore impoverimento delle classi lavoratrici.

Libero investimento straniero favorito dalla soppressione di ogni tipo di controllo  e restrizione da parte dello Stato.

Riduzione dei salari reali e de-regolazione dei rapporti di lavoro. Cioè, strappare la stabilità e i diritti dei lavoratori, conquistati con grandi lotte durante il secolo XX, per ridurre gli stipendi e a beneficio del capitale imperialista.

Un altro metodo adottato dall’imperialismo tramite il FMI e la Banca Centrale per garantirsi l’applicazione delle sue politiche nel mondo, è la nomina di ex-presidenti ed ex ministri del Fisco, Finanze o Economia ad alte cariche di cosiddetti organismi multilaterali, come parte del pagamento della tangente per  aver rinunciato alla sovranità nazionale e al patrimonio dei popoli  a favore dei monopoli imperialisti.

Prosegue nel suo articolo l’economista Rafael Enciso “Tutta questa è la vera essenza delle politiche pubbliche che l'oligarchia venezuelana ed i monopoli imperialisti, rappresentati dalla candidatura di Capriles Radonski, applicherebbero in Venezuela nel negato caso che vincessero le elezioni presidenziali del prossimo 7 di ottobre. Il valoroso popolo del Venezuela, sotto la conduzione del suo Comandante Presidente Hugo Chávez, saprà ostacolarlo, per assicurare la continuità della rivoluzione bolivariana ed il suo approfondimento in direzione socialista.

Affinché le politiche pubbliche, concepite ed eseguite con visione bolivariana che hanno permesso – anche se con alcuni errori e deformazioni che è necessario superare-, di recuperare per lo sviluppo nazionale le risorse naturali e in primo luogo il petrolio e il gas; e le Missioni Sociali in salute, alimentazione, educazione, abitazione, produzione agricola ed industriale benefichino sempre più il popolo  venezuelano e propizino il suo sviluppo integrale e la sua felicità;  affinché si fortifichino la capacità produttiva, l'indipendenza e la sovranità del Venezuela.

E affinché i paesi dell’America Latina e del Caribe proseguano ogni giorno di più nella loro integrazione, su basi di eguaglianza, equità, complementarità e solidarietà.”

 

Fonti:

1)      http://alexgiaco.blogspot.com/2012/02/elezioni-venezuela-henrique-capriles.html

2)     http://www.tribuna-popular.org/index.php?option=com_content&view=article&id=1061:video-qcapriles-es-un-jardin-sin-flores-que-no-logra-conectarse-con-las-mayoriasq-segun-oscar-schemel-de-hinterlaces-&catid=63:mision-7-octubre&Itemid=66

3)     http://www.tribuna-popular.org/index.php?option=com_content&view=article&id=1046:las-politicas-imperialistas-del-fondo-monetario-internacional-y-la-candidatura-de-capriles-radonski&catid=63:mision-7-octubre&Itemid=66

 

17 Marzo 2012

 

Salutando una moltitudine radunata sotto Palazzo di Miraflores in dimostrazione di solidarietà, il Presidente del Venezuela, Hugo Chávez, ha affermato che l'unità del popolo è l’unica cosa che garantirà la pace nazionale.

"Si respira già la grande vittoria bolivariana del 7 ottobre", ha detto in riferimento alle prossime elezioni presidenziali davanti a migliaia di seguaci concentrati di fronte al balcone del popolo, a sostegno del mandatario che è arrivato ieri sera nel paese dopo avere compiuto per 21 giorni un processo di recupero medico per un'operazione sostenuta a L'Avana, Cuba.

Il capo di Stato ha espresso un ringraziamento speciale al vicepresidente esecutivo Elias Jaua e a tutto il gruppo ministeriale che è stato incaricato dei lavori governativi in questa nazione durante la sua assenza.

"Dopo il successo dell’intervento chirurgico di domenica 26 di febbraio, io ho l’impegno di vivere per continuare a costruire la patria buona, la patria bella", ha esposto.

Riferendosi ai recenti attacchi dell'opposizione contro alcuni ministri e leader del Partito Socialista Unito del Venezuela (PSUV), ha previsto che "alla destra daremo una bastonata memorabile."

Chávez reconoció que el amor y la unidad en el pueblo ha crecido y sobre esa base instó a neutralizar los reductos de odio atrincherados en algunos sectores nacionales opositores.

Enfatizó que el Gobierno trabaja para todos los venezolanos, especialmente los más necesitados.

Ha assicurato che "la bastonata che daremo alla destra venezuelana il giorno delle elezioni sarà la più grande che si sia data nella storia."

Chávez ha riconosciuto che l'amore e l'unità nel popolo sono cresciuti e su questa base ha sollecitato di neutralizzare le roccaforti dell'odio trincerate in alcuni settori nazionali dell'opposizione.

Ha enfatizzato che il Governo lavora per tutti i venezuelani, soprattutto i più bisognosi.

(da Prensa Latina)

“La donna è vitale nella costruzione della Patria Socialista. Le invito a continuare a combattere per la Patria Libera, continuino ad assumere il ruolo di avanguardia e salvino la patria con il loro amore, passione, intelligenza e acutezza”. (Hugo Chávez Frías)

 

11 marzo 2012, Redazione rivista NUESTRA AMERICA - Italia

 

Anche in Venezuela l’8 marzo si è festeggiato il Giorno Internazionale della Donna Lavoratrice che ha visto partecipare a Caracas migliaia di donne alla manifestazione - convocata dall’Istituto Nazionale della Donna (Inamujer) e dal Ministero del Potere Popolare per la Donna e l’Uguaglianza di Genere - che ha inondato con un corteo colorato, festoso e battagliero le vie del centro.

Alla marcia hanno partecipato anche le rappresentanti dei collettivi del Potere Popolare. Tra le invitate internazionali spiccava la presenza di Hebe de Bonafini, attivista argentina per i diritti umani e Presidente dell’Associazione delle Madri di Piazza di Maggio, e della guatemalteca Rigoberta Menchú, premio Nobel della Pace, che il giorno prima avevano partecipato alla Conferenza “La lotta dei popoli e la donna socialista nel secolo XXI” svoltasi presso il Teatro Municipale di Caracas.

I collettivi operai e sociali di vari stati del paese hanno approfittato della ricorrenza per consegnare ai rappresentanti del Governo un documento con le proposte, approvate dalle organizzazioni di base delle donne in tutto il paese, per la nuova Legge Organica del Lavoro - LOT che sarà promulgata il 1º maggio dal presidente Hugo Chávez .

Tra le proposte avanzate si parla di diritto di tutte le lavoratrici a un permesso remunerato per maternità di due mesi prima e di sei mesi dopo il parto; la richiesta della riduzione dell’orario di lavoro a sei ore; mentre le casalinghe organizzate propongono di includere nella nuova legge del lavoro il riconoscimento di due giorni di salario come un'indennità annuale a questo settore, che a loro giudizio apporta un 3% del PIL, e che questo bonus sia pagato a dicembre con le risorse provenienti dalle imprese private.

Ma la mobilitazione non finisce qui: nella prossima settimana si prevede la distribuzione capillare nelle stazioni della metropolitana della copia della Legge Organica sul Diritto delle Donna a una Vita Libera dalla Violenza. Si distribuiranno anche copie del libro  “Mujeres en Revolución”, un’antologia di biografie di eroine popolari dell’epoca dell’indipendenza. Inoltre, in varie istituzioni, si svolgeranno seminari sulla prevenzione della violenza di genere e sul “machismo”.

In Venezuela, nel secolo scorso le donne hanno lottato duramente per la conquista dei diritti basilari, contro le dittature di Gómez, di Pérez Jiménez, nel 1944 per la prima volta hanno commemorato il Giorno Internazionale della Donna, nel 1947 hanno acquisito il Diritto di voto e hanno continuato a lottare nelle fabbriche, nei campi, nella lotta armata; sono riuscite a far approvare leggi a favore dei diritti delle donne, leggi che sono sempre rimaste lettera morta, perché nella realtà quotidiana predominava la discriminazione, la repressione e la esclusione propria del sistema capitalista e della IV Repubblica.

Come ricorda Blanca Romero, Membro del Buró Político del Partito Socialista Unito del Venezuela – PSUV,  nel suo articolo sul Giorno Internazionale della Donna Lavoratrice, le donne venezuelane hanno sempre dovuto combattere contro la cultura maschilista e patriarcale, per cui la loro è sempre stata una lotta permanente che le ha portate a identificare la liberazione della donna con la lotta per una Società Socialista.

Solo con la Rivoluzione Bolivariana le lotte delle donne sono diventate realizzazioni concrete, grazie alla Costituzione Nazionale della Repubblica, approvata nel 1999, nella quale le donne ottengono la visibilità attraverso il linguaggio.

Anche Yadira Córdova, Vicepresidente per l'Area Sociale del Consiglio dei Ministri Rivoluzionari del Governo Bolivariano, in occasione del  Giorno Internazionale della Donna Lavoratrice,  sottolinea come la Costituzione Nazionale dia visibilità alla donna ed elimini il linguaggio sessista presente nella Carta Magna del 1961.

La Córdova che è anche Ministro dell’Istruzione Universitaria, ricorda che “grazie all’approvazione della nuova Costituzione Nazionale della Repubblica promossa dal Governo Bolivariano è iniziato un processo di partecipazione e inclusione delle cittadine venezuelane.”

L’articolo 88 della Costituzione, che afferma che “Lo Stato garantirà l’uguaglianza e l’equità di uomini e donne nell’esercizio del diritto al lavoro. Lo Stato riconoscerà il lavoro domestico come attività economica che crea valor aggiunto e produce ricchezza e benessere sociale”, è una piattaforma di lotta per costruire una società di uguaglianza e giustizia, ricorda la Romero che riconosce a Hugo Chávez Frías il ruolo avuto in tutte le immense realizzazioni conseguite a favore delle donne nell’istruzione, nella salute,  nelle missioni, nei programmi.

Anche Luisa Estella Morales,  Presidente del Tribunale Supremo di Giustizia - TSJ, nel suo intervento nella sessione speciale del Parlamento Latinoamericano (Parlatino) per il Giorno Internazionale della Donna Lavoratrice, afferma che i diritti della donna devono essere riconosciuti come un fatto politico, “la rivoluzione senza donne, non è una rivoluzione” e che  in Venezuela inorgoglisce presentare leggi per proteggere la donna contro la violenza (Legge Organica sul Diritto delle Donna a una Vita Libera dalla Violenza), istituzioni per sviluppare gli studi sui suoi diritti per garantire il libero sviluppo della personalità. 

Tutti questi progressi in materia legale sono di esempio per altri paesi latinoamericani che devono fare ancora parecchia strada in tal senso.  

Un’altra realizzazione che caratterizza il Governo Rivoluzionario del presidente Hugo Chávez per Nora Castañeda, presidente della Banca dello Sviluppo della Donna (BanMujer), è l’inclusione delle donne nella costruzione del processo socialista e rivoluzionario.  il Governo rivoluzionario in 12 anni ha restituito dignità alle donne in maniera ugualitaria ed equa.

Con la creazione di BanMujer, più di due milioni di donne in difficoltà sono riuscite a inserirsi con successo in tutti i settori socio produttivi, avendo avuto accesso a prestiti di micro credito a un tasso di interesse basso o addirittura, se facenti parte del programma Madri del Barrio, senza pagamento di interessi.  

Anche per la Castañeda la Costituzione e la Legge Organica sono strumenti legali rivoluzionari che riconoscono i diritti sociali, politici e umani delle donne.

Elsa Gutiérrez Graffe, ministro del Poder Popular per il Trasporto Marittimo e aereo, ha ricordato a tutte le donne che l’8 marzo si commemorano tutte quelle eroine che hanno lottato durante la storia del Venezuela e la lotta della donna come essere sociale e non come oggetto che si possa mercificare.

La Graffe ha, inoltre, ringraziato il Presidente Hugo Chávez per essere colui che più si è impegnato a dare alle donne il posto che meritano, come esseri ugualitari e con gli stessi diritti e responsabilità degli uomini, e che è l’unico che ha inculcato nelle cittadine venezuelane valori e principi.

Marbelys Mavárez, giornalista e Professoressa Universitaria della UBV, afferma che “la Costituzione Nazionale della Repubblica Bolivariana del Venezuela ha legittimato nuove relazioni di potere, sulla base del principio dell’uguaglianza. Ha concesso diritti a parità di condizioni e opportunità. Ha offerto nuovi meccanismi per l’organizzazione e la partecipazione sociale e politica”.

Attualmente, continua la Mavárez, i meccanismi di partecipazione sono tanto importanti che in Venezuela dei cinque poteri pubblici tre sono diretti da donne: l’elettorale (Consiglio Nazionale Elettorale), il giudiziario (Tribunale Supremo di Giustizia) e il cittadino (Ministero Pubblico). Non solo, a livello governativo ben 12 Ministeri sono guidati da donne.

E’ per questo che nell’ambito del nuovo Stato Sociale, di Giustizia e di Diritto, è possibile che le cittadine e i cittadini, come le comunità, svolgano un ruolo attivo e di primo piano negli affari di Stato. Questa partecipazione crescente e attiva alla gestione pubblica non è fortuita o un capriccio del caso: in un modello socialista  la donna deve assumere un ruolo attivo e da protagonista nella presa di decisioni.

Nel XXI secolo non si può immaginare un modello di società senza la presenza delle donne e non si può avere socialismo senza uguaglianza. Così sta accadendo in Venezuela e l’evidenza dei fatti parla da sola.

Certo per le donne italiane, abituate allo squallore della politica nostrana che nel passato governo ha portato alla ribalta di Consigli Regionali o sui più alti scranni della Camera dei Deputati, igieniste dentali, ex veline, ex soubrette, in quanto “amiche” personali del Presidente del Consiglio e non per loro intrinseche qualità; assuefatte alla mercificazione del corpo della donna da parte della pubblicità; impotenti davanti alla violenza, soprattutto domestica, esercitata sulle donne; colpite da una crisi occupazionale femminile cronica che ci relega negli ultimi posti, con un tasso di occupazione femminile al 46,8% e un tasso di disoccupazione al 9,6% (dati ISTAT a dicembre 2011);  non può che far piacere e dare soddisfazione che nella giovane Repubblica Bolivariana del Venezuela le donne abbiano un ruolo e un potere riconosciuto e favorito dalla società, dai partiti e dalle più alte istituzioni politiche.

Ma dobbiamo ammettere che non tutti sono così interessati ad approfondire l’analisi delle nuove realtà che avanzano nel continente latinoamericano, e che molti più o meno inconsapevolmente, per ignoranza e disinformazione politica, si fanno influenzare dalle tesi americane sugli stati canaglia intesi come stati ostili agli USA.

E’ forse questo il caso del deputato del PD Giulio Santagata che ha addirittura presentato un'interrogazione parlamentare al ministro degli Esteri italiano relativamente alla mostra fotografica “Risveglio Rivoluzionario. Il popolo contro il neoliberalismo”, organizzata dall’Ambasciata venezuelana in collaborazione con l’Assessorato alle Politiche Culturali di Roma Capitale e il Nuovo Cinema Aquila.

L'esposizione ricordava il “Caracazo”: la violenta rivolta popolare scoppiata il 27 febbraio 1989 contro l’allora presidente Carlos Andres Perez e gli accordi firmati con il Fondo monetario internazionale (e con questi l'imposizione di durissime misure di austerità che fecero esplodere il diffuso malessere sociale, cresciuto in un decennio di continuo deterioramento delle condizioni di vita soprattutto dei meno abbienti).

Chiede il deputato “se si ritenga opportuno celebrare un dittatore, condannato da tutte le Ong che si occupano di diritti civili, con una mostra ospitata a Roma”.

Vorremmo ricordare che Hugo Chávez governa il Venezuela perché la maggioranza del popolo venezuelano, condividendo e sostenendo le sue scelte di nazionalizzazione delle risorse energetiche e di rifiuto dei dettami del FMI, lo ha votato nelle numerose tornate elettorali e referendarie; e che il Venezuela fa parte di quella Comunità degli Stati Latino-Americani e Caraibici (Celac) disposti a cercare un’integrazione del continente, per liberarsi dell'influenza statunitense e delle interferenze dei paesi imperialisti.

Del resto siamo consapevoli che il 7 ottobre – giorno delle elezioni in Venezuela – si giocherà una partita importantissima per lo scacchiere internazionale, per cui la campagna elettorale non si svolgerà soltanto in Venezuela, ma troverà ampio spazio sul palcoscenico internazionale, dove siamo convinti non mancheranno colpi bassi e scorrettezze da parte di quelle forze reazionarie che sognano la caduta di Hugo Chavez e un ripristino di quelle stesse condizioni che 23 anni fa hanno portato al “Caracazo”.

Ma sappiamo bene che il popolo venezuelano sosterrà ancora una volta il suo presidente, dicendo al mondo che ha deciso di essere libero e sovrano e che mai più torneranno i lacchè dell'impero e dell'oligarchia.

 

http://www.aporrea.org/actualidad/a139832.html

http://www.avn.info.ve/node/102589

http://www.aporrea.org/actualidad/n200402.html

http://www.aporrea.org/actualidad/n200432.html

http://www.aporrea.org/actualidad/a139814.html

http://www.granma.cu/italiano/nuestra-america/8mar-Una%20marcia.html

http://www.aporrea.org/actualidad/n200399.html

http://monicacaracas.blogspot.com/2012/03/italia-tutti-contro-il-venezuela-di.html

 

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