nuestra america

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La prima riunione della Cupola dell’America Latina e dei Caraibi (CALC) che lanciò l’idea di creare la Comunità degli Stati Latino-Americani e Caraibici (CELAC), si tenne nel 2008 a Salvador de Bahia, Brasile. Nel 2010 a Cancún in Messico, si è tenuta la seconda riunione nella quale i leader politici decisero di creare la CELAC, a partire dalla fusione della CALC e del Gruppo di Rio, entità che inglobavano i leader politici disposti a cercare un’integrazione della regione, per liberarsi dell'influenza statunitense.
L’America Latina e i Caraibi concretizzeranno il sogno del Libertador Simon Bolivar, cioè il progetto storico di unità della Patria Grande, per garantire al popolo “la maggior somma di felicità possibile, la maggior somma di sicurezza sociale e la maggior somma di stabilità politica”(1) , quando si celebrerà a Caracas il 2 e 3 dicembre la nascita della CELAC, la Comunità degli Stati dell'America Latina e Caraibi, alla presenza di 33 presidenti e capi di governo, esclusi USA e Canada. “È il progetto di Bolívar contro Monroe. È il sogno dell'unità continentale contro le interferenze dei paesi imperialisti. Il sogno di seppellire l'OSA, l’Organizzazione degli Stati Americani, ottemperando nel bicentenario indipendentista a un ideale di complementarità, di solidarietà, di sovranità e di giustizia sociale.” (2)
Il presidente dell’Ecuador Rafael Correa ha dichiarato che il paese parteciperà all’evento con molte aspettative e con l’aspirazione che la CELAC sostituisca l’OSA di cui ha stigmatizzato diverse azioni a favore degli interessi statunitensi e contro la sovranità dei popoli latino-americani, come il caso della guerra delle Malvinas, quando gli Stati Uniti non appoggiarono l’Argentina, uno dei suoi stati membri, ma la Gran Bretagna, un paese extra-continentale, violando il Trattato Interamericano di Protezione Reciproca.
(1) http://www.alianzabolivariana.org/modules.php?name=Content&pa=showpage&pid=2080
(2) M. Forti http://www.alianzabolivariana.org/modules.php?name=Content&pa=showpage&pid=2080

Il segretario generale dell’Associazione Latinoamericana di Integrazione (Aladi), Carlos Álvarez, ritiene che la CELAC rappresenti “il simbolo più potente e più forte della volontà politica di costruire autonomie nazionali e regionali….Non vogliamo essere più il patio trasero di nessuno. Le politiche dell’America Latina le risolvono i latinoamericani e questo è un avanzamento straordinario”. Soprattutto in un momento come quello che stiamo vivendo oggi, in cui assistiamo al crollo, sotto tutti i punti di vista, di un mondo iniziato negli anni settanta, basato sulla concentrazione della ricchezza e la diseguaglianza, e all’affermarsi sullo scenario mondiale di nuovi paesi, come l’America Latina che per la prima volta cominciano a costituirsi non più “come oggetto della storia, ma come soggetti di un divenire e di una intenzione di costruire una globalizzazione dal volto umano e più giusta.” (3)
In un interessantissimo articolo su AVN Agencia Venezolana de Noticias - Dalla crisi globale alla CELAC - Sergio Rodriguez Gelfenstein si chiede se la crisi che stiamo vivendo sia la crisi del sistema capitalista che governa il mondo da poco più di 150 anni, oppure sia la crisi del modello di civiltà occidentale nato in Europa più di 25 secoli fa e che poi si è diffuso a prezzo di conquiste, guerre, schiavitù e sterminio di centinaia di milioni di persone. Il capitalismo e l’imperialismo in fin dei conti sono solo le ultime due fasi di questo modello.
Siamo arrivati a un punto tale di declino e decadenza dei principi costituzionali e del diritto internazionale, che questi stessi sono sottomessi al beneficio del profitto: la Carta delle Nazioni Unite e la Dichiarazione dei Diritti Umani Universali sono diventati carta straccia, per cui assistiamo impotenti alle dimostrazioni di forza muscolare degli Stati Uniti contro Afghanistan e Iraq, della Nato contro la Libia, o alle minacce di aggressione contro la Siria e l’Iran per esportare la democrazia occidentale in Medio Oriente.
In Europa la crisi sistemica del capitalismo non solo induce i governi di destra e di sinistra ad accelerare i processi di trasformazione del debito privato in debito pubblico a prezzo di impressionanti tagli al welfare, lasciando esenti da qualsiasi sacrificio le grandi ricchezze finanziarie e patrimoniali; ma addirittura, con coercizioni che rasentano i colpi di stato, induce la Banca Centrale Europea e la UEM a imporre banchieri per sostituire i politici nella guida dei governi, come è successo in Grecia e in Italia.
Oggi alle negoziazioni di Durban assistiamo al seppellimento del Protocollo di Kioto, e anche dello spirito della Convenzione dell’ONU sul cambiamento climatico, perché anche questo è sacrificato al profitto.
In questo desolante panorama, appare evidente che “la crisi che stiamo affrontando è molto più profonda di un semplice stato comatoso dell'economia e del sistema capitalistico mondiale, per profonda che sia. La crisi è di civiltà e questo ci obbliga alla scelta di salvarsi e salvare tutti oppure perire incarcerati dalla bestialità senza limiti ostentata dal potere mondiale…..Il prossimo vertice a Caracas della CELAC farà in modo che si smetta di parlare di "sogno del Liberatore Simon Bolivar" per iniziare a parlare del "Piano del Liberatore Simon Bolivar". Questo piano deve concretizzarsi partendo dalle nostre asimmetrie, dalle nostre differenze e distanze, sia geografiche che politiche. Questa è la sfida per progredire e vincere.
Solo così, cittadini di questa nostra America, avremo un futuro e potremo superare questa profonda crisi di civiltà che ha nel capitalismo e l'imperialismo, la sua ultima fase terminale.” 


(3) http://www.granma.cubaweb.cu/2011/11/30/interna/artic24.html
(4) http://www.avn.info.ve/node/88710

Traduzione a cura di www.resistenze.org
A cura della Commissione Internazionale della Rete dei Comunisti

CAPITALE, NATURA E LAVORO
L’ESPERIENZA DI “NUESTRA AMÉRICA”


a cura di
Luciano Vasapollo


Testi di:
Giovanni Alves, Ricardo Antunes, César Aponte Rivero,
Joaquín Arriola, José Luis Beraud Lozano, Luis Bérriz,
Atilio A. Boron, José Alberto Jaula Botet,
Gilberto J. Cabrera Trimiño, Mayra Casas Vilardell,
Sonia Isabel Catasús Cervera, Marcos Costa Lima, Francisco Domínguez,
Juan Carlos Gimeno Martín, Francisco Lorenzo Gonzalez,
Jean-Marie Haribey, Rémy Herrera, B. Gloria Martinez Gonzalez,
Rita Martufi, Dunia Mokrani Chávez, Teresa Morales Olivera,
Nino Pagliccia, Jaime Alberto Rendón Acevedo, José Seguinot Barbosa,
Luis Tapia Mealla, Honorato C. Teissier Fuentes, Enrico Turrini,
Alejandro Valle Baeza, Luciano Vasapollo, Carolus Wimmer
*00.Ambiente 11-09-2008 12:15 Pagina 5
© 2008
Editoriale Jaca Book Spa, Milano
tutti i diritti riservati
Prima edizione italiana
ottobre 2008


Traduzione dei testi in spagnolo: Federica Cresci (F.C.),
Enzo Di Brango (E.D.), Violetta Nobili (V.N.), Grazia Orsati (G.O.);
in portoghese: Juliana Colli (J.C.), Marco Santopadre (M. S.);
in inglese: Andrea Micocci (A.M.);
in francese: Enza Biancongino (E.B.)
Copertina e grafica
Ufficio grafico Jaca Book
In copertina
«Benvenuti in Bolivia», foto tratta
dalla rivista Nuestra América, I-2, 2008
Redazione e impaginazione
Gioanola Elisabetta, San Salvatore Monferrato (Al)
Stampa e confezione
Grafiche Flaminia, Foligno (Pg)
settembre 2008
ISBN 978-88-16-40854-8
Per informazioni sulle opere pubblicate e in programma
ci si può rivolgere a Editoriale Jaca Book SpA - Servizio Lettori
via Frua 11, 20146 Milano, tel. 02/48561520-29, fax 02/48193361
e-mail: This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it. ; internet: www.jacabook.it


INDICE
Prefazione
TEORIA E PRATICA DELL’ECONOMIA
SOCIO-ECOLOGICA POLITICA.
IL PARADIGMA DELL’ARMONIA SOLIDALE CON LA NATURA IN DIFESA
DELL’UMANITÀ PER SUPERARE LA COMPETIZIONE GLOBALE
NEL SOCIALISMO DEL XXI SECOLO
di Luciano Vasapollo 


Parte prima
LA CENTRALITÀ
DI ALCUNE QUESTIONI TEORICHE
E NON SOLO.
MONDALIZZAZIONE CAPITALISTA E CONTRADDIZIONE
CAPITALE-NATURA TUTTA INTERNA
AL CONFLITTO CAPITALE-LAVORO 55
Globalizzazione neoliberista: economia e ambiente come grande
contraddizione, di Gilberto J. Cabrera Trimiño 57
Riferimenti teorici contro la pratica della globalizzazione
«snaturata», di Rita Martufi e Luciano Vasapollo 75
Forma primordiale e rapporto con la natura, di Luis Tapia Mealla 83
Mercato e valorizzazione delle risorse naturali. I limiti
della crescita del capitale, di Joaquín Arriola 93
Energia e capitalismo: il futuro di un’illusione,
di Atilio A. Boron 
Il luogo del sapere e i saperi dei luoghi. Considerazioni per la
produzione di vita sostenibile ai tempi della globalizzazione
neoliberista, di Juan Carlos Gimeno Martín 117


Parte seconda
CRITICA ALLA FRAMMENTAZIONE
E PARCELLIZZAZIONE
DELLA CONOSCENZA SCIENTIFICA.
METODI E PROPOSTE PER GLI STUDI DI COMPATIBILITÀ
IN UN’ECONOMIA SOCIO-ECOLOGICA POLITICA 133
Dall’economia convenzionale a una vera economia
per la sostenibilità. Critica alla frammentazione
e alla parcellizzazione disciplinare delle conoscenze scientifiche,
di Mayra Casas Vilardell 135
Gli antipodi dello sviluppo: l’insostenibilità capitalista
contro la sostenibilità socio-ambientale, di José Luis Beraud
Lozano 153
Elementi per un nuovo paradigma di un’organizzazione sociale
sostenibile, di Nino Pagliccia 169
Sistemica, economia solidale e sostenibilità. La transizione
verso nuovi paradigmi, di Honorato C. Teissier Fuentes 185
Interrogando il paradigma di sviluppo occidentale,
di Teresa Morales Olivera 197


Parte terza
CRISI AMBIENTALE E DELLO SVILUPPO
SOSTENIBILE DI MERCATO DI FRONTE
ALLA PROSPETTIVA DEL SOCIALISMO DEL XXI SECOLO.
NUESTRA AMÉRICA E NUOVE PROSPETTIVE
DALL’ECONOMIA SOCIO-ECOLOGICA POLITICA PER UNO SVILUPPO
SOSTENIBILE AUTODETERMINATO E SOCIALISTA 211
Ambiente, sviluppo sostenibile, socialismo. La prospettiva dell’ALBA
dall’America Latina e dai Caraibi, di José Alberto Jaula Botet 213
La difesa dell’ambiente nell’economia del petrolio in Venezuela,
di Francisco Domínguez 231
Contro la mercificazione della vita e per la costruzione
di un’economia solidale. Contributi delle lotte dei movimenti
indigeni e popolari in Bolivia, di Dunia Mokrani Chávez 247


Indice
*00.Ambiente 11-09-2008 12:15 Pagina 8
Un nuovo senso al lavoro e alla corretta relazione con la natura.
Il socialismo nel XXI secolo come questione vitale per l’umanità,
di Ricardo Antunes 257
Ambiente e crescita. Contro l’economia neoclassica e le sue false
alternative, di Remy Herrera 269


Parte quarta
VERSO IL NUOVO PARADIGMA
DELL’ECONOMIA SOCIO-ECOLOGICA POLITICA.
NUESTRA AMÉRICA E LE PROPOSTE ALTERNATIVE
DALL’ECONOMIA LOCALE 283
Ambiente e rivoluzione. Il Piano di Aggiustamento Strutturale
del FMI e il cambiamento di paradigmi nella gestione ambientale
venezuelana, di Cesar Aponte Rivero 285
Crisi strutturale del capitale, barbarie sociale e catastrofe ecologica.
Prospettive dallo sviluppo locale, di Giovanni Alves 301
Il Trattato di Libero Commercio dell’America del Nord e i popoli
del mais, di Alejandro Valle Baeza e B. Gloria Martínez González 315
Genere e sviluppo sostenibile locale nel contesto
della globalizzazione, di Sonia Isabel Catasús Cervera 323
Economia, cultura e ambiente. Turismo sostenibile nei Caraibi,
di José Seguinot Barbosa 335
Crescita e sostenibilità dello sviluppo locale. La negazione
della qualità della vita a Bogotà?, di Jaime Alberto
Rendón Acevedo 345


Parte quinta
LA CRITICA ALLA TECNOLOGIA
E ALLA SCIENZA COME VALORE ASSOLUTO
E IL TEMA ENERGETICO.
DA NUESTRA AMÉRICA UN PROGETTO IMMEDIATO
PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE AUTODETERMINATO
E SOCIALISTA DEL XXI SECOLO 357
Capitalismo finanziario, innovazione tecnologica e riscaldamento
globale: le relazioni complementari, di Marcos Costa Lima 359
Il valore delle fonti rinnovabili di energia e l’importanza
di utilizzarle con mentalità rivoluzionaria solare,
di Enrico Turrini 375


Indice
*00.Ambiente 11-09-2008 12:15 Pagina 9
Epistemologia critica della decrescita, di Jean-Marie Haribey 381
Gli agrocombustibili: la produzione di energia compete
con gli alimenti, di Carolus Wimmer 399
Energia, ecosistema e sviluppo autoderminato socialista. La politica
energetica sostenibile nel XXI secolo, di Luis Bérriz 409
Considerazioni sulla rivoluzione energetica a Cuba,
di Francisco Lorenzo González 419


Conclusioni
ECONOMIA SOCIO-ECOLOGICA POLITICA
E ALLEANZA DI LOTTA DI RESISTENZA
CONTRO LO SVILUPPISMO CAPITALISTA.
NUESTRA AMÉRICA PER LA GLOBALIZZAZIONE
DELLA SOLIDARIETÀ NEL SOCIALISMO DEL XXI SECOLO,
di Luciano Vasapollo 427




di Charles Romeo de la Fuente


Nell’Università ARCIS (Artes y Ciencias Sociales) si è tenuta la conferenza di Charles Romeo, un ex consulente del Ministero dell’Industria di Cuba e vicino collaboratore di Ernesto Che Guevara. In visita al nostro paese (Cile), dal momento che vive nell’isola, si è riunito con un centinaio di assistenti. Oggi Cuba è immersa nella preparazione del VI Congresso del Partito Comunista, che si terrà nel prossimo aprile per trattare il piano delle riforme intrapreso dal governo del Comandante Raul Castro. “L’attualizzazione del modello socialista” ha un posto sempre più rilevante nel dibattito pubblico. Per queste considerazioni pubblichiamo integralmente l’intervento dell’eminente economista, che continua a collaborare con il processo cubano.
Un po’ di storia
Oltre cinquantuno anni fa, a dicembre del 1959, il Che si riunì con i suoi quattro consiglieri cileni nel nostro ufficio, contiguo al suo, nel Dipartimento dell’Industrializzazione dell’istituto Nazionale della Riforma Agraria e ci disse: “Signori, incamminiamoci al galoppo verso il socialismo.” Non era solo una frase, era una decisione già presa dalla Direzione della Rivoluzione Cubana. Un anno dopo, il Dipartimento dell’Industrializzazione amministrava praticamente tutta l’industria cubana.
Noi quattro consiglieri sapevamo che avevamo di fronte il compito di creare un nuovo sistema economico del quale però ignoravamo tutto salvo ciò che avevamo letto su testi sovietici di divulgazione economica: alcune idee generali su come si dirigeva un’economia in cui imperava la proprietà statale mediante un metodo denominato pianificazione socialista.
In verità fu proprio l’equipe del Che guidata dal Primo Tenente Orlando Borrego, mio amico e compagno in questa avventura, con la collaborazione di Julio Travieso e altri laureati della vecchia facoltà di Pubblica Amministrazione, che durante il brevissimo periodo di transizione tra il capitalismo e il socialismo, due anni, si fece carico di organizzare e controllare quell’enorme patrimonio statale che era stato consegnato all’INRA. Compito dal quale, oggi come oggi, il meno che si può dire è che sono usciti a testa alta.
Nel 1961 iniziammo a preparare il Piano Economico Nazionale per il 1962 e quello previsionale fino al 1965 con il tutoraggio degli allora compagni cecoslovacchi che ci introdussero al procedimento della pianificazione socialista. Le unità produttive furono integrate in imprese consolidate e queste assegnate dallo Stato ai diversi Ministeri per essere dirette e amministrate da quelle entità, creando così la burocrazia che cominciò a dominare la proprietà statale organizzata in monopoli nazionali.
Però nel 1961 eravamo incapaci di pensare per conto nostro come organizzare e dirigere la nuova economia socialista cubana. Conseguentemente accettammo senza battere ciglio i principi corrispondenti, che non erano altro che la pratica dell’antica Unione Sovietica durante i decenni in cui era esistito questo paese.
Non passarono molti anni, non più di due o tre, perché iniziassimo ad avere dei dubbi, il Che in testa, sull’efficienza dell’organizzazione e del método di direzione socialista che avevamo instaurato a Cuba.
Però, allora, eravamo in condizione di argomentare solo alcune critiche in virtù dell’ancora breve esperienza pratica vissuta, ma in nessun modo eravamo in condizione di esprimere altre soluzioni che rispettassero i grandi propositi della Rivoluzione Cubana. Il primo che poté produrre una critica profonda con la corrispondente proposta alternativa fu il Che che si concentrò sulle caratteristiche proprie del socialismo che dovevano avere la produzione e la circolazione delle merci. Alla discussione pubblica si integrarono il Comandante Alberto Mora, Ministro del Commercio Estero e l’economista francese Charles Betelheim
Però il Che lasciò il suo incarico di Ministro e quello di dirigente politico nel 1965, quando altre terre del mondo richiesero i suoi sforzi, e sebbene l’inquietudine critica continuò tra gli economisti e i quadri politici, mai arrivò a prosperare ufficialmente.
Insomma: per lo meno i cosiddetti consiglieri del Che, non erano all’altezza delle circostanze perché, in quel momento, 1961-1964, si proponessero di teorizzare seriamente un’economia socialista alla cubana. Non avevano le capacità e nemmeno gli veniva in mente di porre in dubbio la validità di ciò che facevano da anni i nuovi “fratelli” socialisti come una alternativa pratica per Cuba. Ascoltavano varie campane, ma non si orientavano. Un’eccezione è stata la formulazione di una nuova tesi sulla determinazione dei prezzi nel commercio internazionale tra paesi socialisti sviluppati e sottosviluppati a causa della specializzazione nella produzione dello zucchero che portò a termine Cuba a partire dagli anni sessanta, però nella misura in cui si determinassero prezzi di vendita diversi da quelli che si generano nel mercato capitalista, prezzi determinati sulla base del riconoscimento del valore generato dai lavoratori dei paesi poveri senza valutarlo in modo discriminatorio per il loro basso livello di vita. La pratica e la difesa degli interessi di Cuba furono la motivazione di questa ricerca. Il risultato finale raggiunto dalla Dirigenza Cubana fu un prezzo di vendita dello zucchero tre volte superiore al prezzo “spot” nel mercato internazionale capitalista, cosa che dopo ha dato luogo ai prezzi correnti che mantenevano la relazione di scambio costante indipendentemente dal livello dei prezzi dei prodotti socialisti importati da Cuba.
Gli allora fratelli socialisti non riconobbero mai la validità di questa teoria economica, e, se lo fecero, fu per quelle che chiamarono “considerazioni politiche”.
La situazione attuale.
É già passato mezzo secolo. Da un lato, l’organizzazione economica socialista e il suo método di direzione ormai non esiste nei paesi dell’Europa che lo avevano praticato: il loro sistema era imploso. Dall’altro, i paesi socialisti che ancora esistono, Cina, Corea del Nord, Vietnam e Cuba, in un modo o nell’altro sono riusciti a risolvere quei problemi dal momento che, come dicono gli inglesi, la prova del “pudding” è riuscire a mangiarselo: e lì stanno con i loro risultati positivi e i loro errori. Tra quei paesi c’è Cuba, dove la Dirigenza del paese è giunta recentemente alla conclusione resa pubblica che il sistema economico e la sua organizzazione socialista devono essere modificati.
È logico chiedere perché la Dirigenza Cubana ha tardato 20 anni per fare la critica del sistema economico vigente. La spiegazione, a nostro giudizio, ha radici nelle conseguenze che la scomparsa dell’URS S nel 1991 e degli altri paesi socialisti dell’Europa ebbe per l’economia cubana. Il suo commercio estero era per più dell’80% legato a quei paesi e dalla sera alla mattina è diminuito dell’80% causando una riduzione del PIL del 40%. In quelle circostanze la parola d’ordine lanciata da Fidel fu RESISTERE e si comprende che in questa congiuntura l’apparato statale concentrasse ancora di più il controllo delle risorse e che l’amministrazione dell’economia fosse ancor più centralizzata.
Ciò nonostante a fine dello scorso anno la Dirigenza Politica Cubana ha avutoil coraggio d’informare, per mezzo del giornale ufficiale del Partito Comunista di Cuba, che l’economia era giunta a una situazione intollerabile. Cinquant’anni dopo una profonda riforma agraria (in due tappe) che in conclusione limitò la proprietà di terre da coltura a 27 ettari, consegnò gratuitamente terre a 130.000 contadini e organizzò il resto della superficie in forma di imprese agricole e di allevamento statali, lo Stato cubano ha dovuto riconoscere il suo fallimento comunicando che il 42% delle terre ora statali non erano coltivate (circa un milione di ettari) e che, pertanto, sarebbero state consegnate in usufrutto a persone disposte a lavorarle.
Quarantadue anni dopo aver statalizzato tutti i servizi alla popolazione in aggiunta a tutte le industrie, il trasporto, le banche e il commercio, ed aver proibito la contrattazione di forza lavoro da parte di imprese private non statali, lo Stato cubano ha dovuto riconoscere che un milione di lavoratori è di troppo nel settore statale dell’economia e dovrà essere ricollocato per andare ad infoltire l’area “non statale” che includerà fino a
178 differenti attività, nei cui settori si autorizza ora il posizionamento della forza lavoro per enti e persone dell’area non statale dell’economia.
La teoria ci diceva che, arrivato il momento della rivoluzione politica degli operai e contadini, generata dalla concentrazione e centralizzazione del capitale in mano di sempre meno proprietari mentre contemporaneamente si generalizzava la povertà tra i lavoratori, l’espropriazione dei mezzi di produzione in mano ai capitalisti permetteva l’organizzazione di un nuovo sistema e di una nuova struttura dell’economia dove i vecchi capitalisti non erano più necessari in quanto tali. Questo significa tre cose:
a-Che i vecchi capitalisti non erano più necessari come detentori e concentratori della proprietà dei mezzi di produzione e di ricollocamento della forza lavoro (funzione di proprietari)
b-Che i vecchi capitalisti non erano più necessari per amministrare e controllare i mezzi di produzione dell’economia (funzione di amministratori)
c-Che era finita la contrattazione di forza lavoro da parte dei capitalisti con la scomparsa di questa classe e con la possibilità di trovare lavoro da parte dei vecchi proletari (nullatenenti) presso il settore statale e cooperativo.
Il possesso dei mezzi di produzione e di riallocazione della forza lavoro passa a nuove forme giuridiche di proprietà e, di conseguenza, devono cambiare anche coloro che prendono le decisioni su cosa, come e per chi produrre in ciascuna impresa e nell’insieme dell’economia. A maggior ragione, le “regole del gioco economico”, ossia la sua logica, cambiano: dall’obiettivo di massimizzare il tasso di profitto possibile sull’ammontare del capitale investito, si è passati ad altra logica consistente nell’ottimizzare il soddisfacimento possibile delle necessità di tutta la popolazione con i mezzi a disposizione.
La storia di Cuba conferma che si sono verificate le conclusioni teoriche della teoria del capitalismo e, conseguentemente, il necessario passaggio a una forma economica diversa e presumibilmente superiore a seguito di una rivoluzione sociale.
Però il momento presente conferma anche che le soluzioni giuridiche e la questione della proprietà delle terre e dei mezzi di produzione così come la nuova logica economica fornita di strumenti, che a sua volta porta in se’ la soluzione della problematica dell’amministrazione dei mezzi, non sono state né al livello delle aspettative né al livello di quanto era sufficiente per garantire un pieno impiego efficiente della forza lavoro e delle terre agricole disponibili. A maggior ragione si è dovuto legalizzare la compravendita della forza lavoro, nientemeno che la relazione sociale di produzione capitalista, riconoscendo con ciò l’esistenza di proletari a Cuba che dovranno prestare loro capacità lavorativa a chi ha la possibilità. Saggiamente, si è guardata la realtà e” no se ha tirado el sofá por la ventana”(non si è buttato via niente, o non si è fatto finta di niente)
Constatato quanto anteriormente esposto ( sia l’obiettivo da raggiungere secondo la teoria rivoluzionaria sia quello effettivamente conseguito in mezzo secolo): questo significa che il processo rivoluzionario cubano ha fallito? La risposta a questa domanda non è un semplice sì o no.
La prima cosa da notare circa la struttura e il sistema corrispondente che furono instaurati a Cuba, con varianti durante il mezzo secolo trascorso, ma sempre basati sulla preponderanza della proprietà statale di tutti i mezzi di produzione, escluso che nel settore contadino privato e minoritario nel contesto dell’agricoltura del paese, è la capacità di centralizzare in modo coordinato tutte le risorse del paese per intraprendere vasti compiti di portata sociale, impossibili da raggiungere in altro modo nel breve e medio periodo in un paese del terzo mondo.
Alimentazione assicurata per tutta la popolazione, superamento dell’analfabetismo in un solo anno, piena copertura medica ed assistenziale e scolastica di tutta la popolazione raggiunte in pochi anni, piena occupazione, capacità organizzativa sviluppata in tutto il paese per affrontare disastri naturali come gli uragani. Tutto ciò mentre si costruisce anche un efficiente e ampio sistema difensivo militare.
Questi sono successi materiali storici del processo. A questo si deve aggiungere la trasformazione culturale che ne è risultata e che ha portato la popolazione cubana a raggiungere una maturità intellettuale e politica, che era del tutto minoritaria prima del trionfo della Rivoluzione, perché era stata esorcizzata dalle idee e dai valori risultato di sessant’anni di neocolonialismo nordamericano. Tutto questo, certamente, con una gestione difettosa dell’economia statale e una piena occupazione a bassa produttività.
Il secondo aspetto da evidenziare è la capacità raggiunta da Cuba nel mantenere la propria indipendenza politica di fronte all’aggressivo imperialismo nordamericano, malgrado l’embargo politico e il blocco economico e le aggressioni sovversive palesi e nascoste, che le ha permesso di giuocare un ruolo importante nella politica internazionale che non ha rapporto con la sua dimensione economica ed il numero degli abitanti.
Ricordatevi che 300.000 soldati cubani hanno combattuto in Angola e che il loro apporto è stato decisivo perché la Namibia raggiungesse l’indipendenza e perché scomparisse il regime dell’apartheid in Sudafrica
sconfitto militarmente dai cubani e dagli angolani. Chi abbia dubbi su questa affermazione è libero di chiedere a Nelson Mandela.
È vero che durante i primi trent’anni della Rivoluzione Cubana, questa poté contare sull’appoggio economico, politico e militare dell’URSS, però c’è da notare che questa realtà si è mantenuta per altri venti anni dopo la scomparsa di quel paese. Ciò significa che risponde alle sue caratteristiche interne e non ad una congiuntura politica internazionale.
Da quanto si è detto, si deduce che il fallimento, relativo, della Rivoluzione Cubana sarebbe stato fondamentalmente nell’economia. Questo si è apertamente rivelato dopo che si è dissolto il cosiddetto mondo socialista al quale Cuba aveva integrato la sua economia. Detto scherzosamente alla maniera cubana, i problemi di Cuba sono solo tre: la colazione, il pranzo e la cena! Quando una tonnellata di zucchero permetteva di acquistarne quattro di petrolio e non viceversa come ora, e il commercio estero di Cuba con detti paesi era dell’80%, questi tre problemi erano risolti. Però quel mondo è scomparso in quanto ultima istanza irrazionale nel senso hegeliano e Cuba ha dovuto affrontare la realtà di nuove condizioni alle quali non era preparata.
Si deve impostare di nuovo la consistenza e l’organizzazione del socialismo concreto e reale di oggi, detto del XXI secolo, nel senso che “tutto ciò che è reale è razionale” e anche necessario, come ha notato Engels.
Le basi di una nuova teoria.
Modificare l’organizzazione dell’economia. Ma su che basi? Di questo si tratta: avere il coraggio di porre, cinquant’anni dopo, il problema dell’organizzazione e del sistema di direzione dell’economia cubana facendo appello a quanto si è riusciti ad apprendere in materia di economia politica marxista e dall’esperienza di aver vissuto questo mezzo secolo facendo esperienza a Cuba e in altre parti.
In questo impegno due questioni sono veramente importanti. Da un lato il problema della forma della proprietà delle imprese che appartengono a tutto il popolo. E questo non è altro che l’espressione concreta dei nuovi rapporti sociali di produzione nel socialismo del XXI secolo. Dall’altro la questione di come indirizzare l’economia socialista per risolvere i tre grandi problemi che porta con se’: cosa produrre, come produrlo e per chi produrlo. Il “cosa” produrre, bene o male, deve essere determinato da “colui” per il quale produrre e il “come” produrlo è determinato dal “cosa” produrre.
Prima accettavamo senza battere ciglio che la questione della proprietà del popolo sui mezzi di produzione si risolvesse con la proprietà statale e che la direzione di questa economia statale a sua volta si risolvesse con la pianificazione socialista, denominata dal mio amico Regino Boti primo Segretario Esecutivo della Giunta Centrale di Pianificazione “pianificazione a incudine e martello”, organizzata e portata avanti dalla burocrazia statale, i funzionari dell’allora padrone dei mezzi di produzione del paese, alla stessa maniera dei capitalisti del denaro, i proprietari delle azioni che accreditano proprietà sulle imprese nel capitalismo, le amministrano per mezzo di funzionari da questo assunti.
Dati i risultati, è necessario rimettere in discussione quelle soluzioni.
Immaginiamo di essere davanti a una pagina bianca e che, in virtù delle nostre conoscenze e della nostra esperienza, ci proponiamo di cominciare a disegnare la struttura e il sistema di un’economia nazionale in cui tutti i mezzi di produzione fondamentali sono di proprietà di tutto il popolo e che solo per convenienza giuridico-pratica assumono la forma di proprietà dello Stato.
Con che metodologia affrontare il problema ed analizzarlo? A nostro parere non esiste uno specifico modo per questo compito. I testi sull’economia del socialismo che ci sono pervenuti da quei paesi quando si definivano socialisti, non erano altro che la loro esperienza pratica mascherata da teoria e truccata con pseudo soluzioni in cui tutte le contraddizioni si risolvevano “armoniosamente”.
Per nostra fortuna c’è stato un uomo capace di spiegare come è nato, come si è strutturato, come funziona e come di è sviluppato il sistema precedente che abbiamo sostituito, in quanto sistema storicamente determinato preceduto da un altro e che sarà sostituito da uno migliore, che è proprio quello che vogliamo disegnare. In questo tentativo Carlo Marx ci ha lasciato un metodo di analisi che ha impiegato per sviscerare la struttura e il sistema di funzionamento del capitalismo, che è l’unico fin’ora disponibile e che si può utilizzare.
Ipotesi sulle quali si disegnerà il nuovo sistema economico.
Così come è successo nell’avvento del capitalismo, anche noi dobbiamo utilizzare ciò che possa servire ereditandolo dal sistema precedente. Perciò utilizzeremo una cosa antica come la divisione sociale del lavoro e le sue conseguenze. Vale a dire la entità sociale forma valore e la sua espressione concreta com’è il denaro, grazie al quale i prodotti possono avere un prezzo e essere scambiati.
Nel nuovo sistema esisteranno numerose entità, le più grandi e importanti di proprietà dello Stato, capaci di realizzare diversi prodotti, che denomineremo imprese e nelle quali lavoreranno produttori diretti nei
corrispondenti processi di trasformazione di investimenti in prodotti mediante una tecnologia determinata. Possono essere anche di gestione privata e, però mai dominanti al punto di imporre la loro logica al sistema.
Accetteremo anche che il valore di qualsiasi prodotto o servizio esprima il lavoro umano, il presente ed il passato incorporato nei mezzi di produzione, contenuto in ciascun prodotto e su quelle basi saranno calcolati e determinati i loro prezzi.
La produzione e la circolazione sarà di merci, merci socialiste come prima erano capitaliste, perchè la forma merce inevitabilmente assume il suo contenuto (la sua formulazione) in funzione delle relazioni sociali di produzione imperanti che a loro volta impongono la loro logica al sistema economico vigente. E dire merce implica dire mercato, in cui la merce fa “il salto mortale” a dire di Marx e rimanda all’impresa che l’ha originata, il “feedbak” su come è stata accettata dai consumatori. Questo in nessun caso nega la convenienza di pianificare la propria azione futura sulla base di quelle informazioni, senza il pregiudizio che il Governo impartisca obiettivi obbligatori a causa di necessità che riguardano tutta la popolazione. Produzione e circolazione delle merci e pianificazione nazionale allo stesso tempo: c’è qui una caratteristica contraddizione da risolvere con la dialettica materialista.
Ed è ovvio che i principali mezzi di produzione dell’economia saranno proprietà di tutto il popolo per una relazione giuridica di proprietà statale, però all’inizio solo giuridica, rimanendo aperta la problematica della sua amministrazione-gestione soggetta alla relazione tra produttori diretti di ciascuna impresa e i loro mezzi di produzione, vincolo che non può essere alienante per i suoi lavoratori come lo è stato nel capitalismo quando vendendo la propria forza lavoro per un salario ciò serviva solo per lavorare eseguendo ordini emarginati da ogni legame con la problematica dell’amministrazione dell’impresa.
Marx, nell’affrontare il fenomeno dell’alienazione nel capitalismo, ha tenuto in conto una caratteristica essenziale dell’homo sapiens propria della sua esistenza come essere biologico: la sua esistenza è possibile unicamente come facente parte di un insieme di suoi simili. Pertanto il senso dell’appartenenza a un gruppo umano che ha una finalità esistenziale, è innata nell’uomo. É nel nostro DNA. Questo fenomeno si manifesta in ogni insieme di lavoratori ma nel capitalismo è negato dalla stessa relazione sociale di produzione a causa della quale il lavoratore è solo il complemento individuale della macchina e non partecipa coscientemente per nulla alla finalità dell’azione della collettività. La proprietà statale nel socialismo ha ripetuto di fatto questa alienazione perché l’amministrazione di imprese e fabbriche è fatta dalla burocrazia statale.
E su queste basi del precedente completo ragionamento che disegnamo l’organizzazione e il sistema di funzionamento dell’economia nel socialismo del XXI secolo!
Attenzione però, il disegno di questa nuova economia socialista del XXI secolo si porterà a buon fine sulla carta e, solo se sarà accettata, sarà implementata passo passo con molta attenzione seguendo il vecchio adagio ebraico che dice: “non buttare l’acqua sporca finchè non hai quella pulita”. Non deve succedere che nel processo buttiamo l’acqua sporca senza avere realmente acqua pulita per rimpiazzarla come è successo nella vecchia URSS, dove alla fine sono rimasti senza acqua.


Santiago, Marzo 2011


http://www.dilemas.cl Traduzione di Rosa Maria Coppolino


IL PARTITO COMUNISTA CUBANO APRE IL 6° CONGRESSO RACCOGLIENDO LA SFIDA SULL’ATTUALITA’ DELLA TRANSIZIONE , MENTRE LA SINISTRA EUROCENTRICA HA PAURA DELLE SUE OMBRE


( RETE DEI COMUNISTI )

 


I vari articoli su giornali e riviste dell‟eurocentrismo della sinistra europea, di destra e di sinistra, moderata e cosiddetta radicale e di alternativa, in una fase di crisi sistemica del capitale, da parte dei governi rivoluzionari di Bolivia, Venezuela e soprattutto Cuba, ci portano a riprendere quei ragionamenti politici ed economici che abbiamo affrontato in molti incontri, convegni,libri sui temi della fase attuale della transizione. Si è trattato a volta di attualizzare tematiche presenti nel “gran debate” dei primi anni „60, di cui abbiamo scritto nel libro “Che Guevara economista”(L. Vasapollo, A. Jam, E. Echevarria, Jacabook, 2007) o di varie analisi di approfondimento sui temi dell‟attualità della pianificazione socio-economica per la costruzione del socialismo oggi.
All‟inizio di questo XXI secolo siamo di nuovo immersi nella guerra, classicamente intesa, come all‟inizio del secolo passato; parti ampie dell‟umanità soffrono la fame come non era mai accaduto in
precedenza, le ingiustizie sociali toccano profondamente anche i paesi più “avanzati”, si sono persi tutti i riferimenti morali ed etici anche quelli che furono propri di epoche precedenti delle società capitalistiche. La democrazia borghese è un involucro sempre più vuoto agli occhi dei popoli, si pone una questione ambientale che non lascerà fuori nessuno dai suoi devastanti effetti. Siamo cioè in una condizione dove le necessità di cambiamento sono evidenti a tutti, anche ai rappresentanti dell‟attuale imperialismo, e dove anche la sinistra eurocentrica, in tutte le sue autodefinizioni nominali, riparla della necessità di costruire un nuovo mondo ma sta molto attenta alle forme, poiché ha paura delle sue stesse ombre e non fa altro che prendere le distanze dalla storia passata e attuale del movimento comunista.
Ecco il perché la centralità dell‟analisi su Cuba socialista immersa in un mondo che soffre dell‟attuale crisi sistemica del capitale. Tale grave crisi internazionale colpisce ancor più fortemente Cuba poiché è soggetta da ormai mezzo secolo ad un anacronistico e vile bloqueo da parte delle varie Amministrazioni statunitensi susseguitesi dal trionfo della Rivoluzione.
Chiunque in buona fede si reca a Cuba e ha una minima pratica della politica e delle elementari questioni socio-economiche, ha modo di constatare concretamente gli alti livelli di resistenza e d‟organizzazione attraverso i quali il popolo cubano, diretto da un Partito Comunista e un Governo che in modo altamente dinamico applicano i principi socialisti rivoluzionari, affrontano l‟attuale e difficile situazione internazionale caratterizzata da una gravissima crisi strutturale, economica e finanziaria del sistema capitalista che si sta abbattendo sull‟intero pianeta e le cui ripercussioni colpiscono duramente i paesi del cosiddetto Terzo Mondo.
A Cuba gli organismi internazionali dei paesi imperialisti fanno pagare in maniera ancor più pesante gli effetti di tale crisi internazionale, proprio per la sua scelta di un percorso politico ed economico di sviluppo autodeterminato in chiave socialista.
Infatti emerge chiaramente che a Cuba si è sviluppata una pianificazione sempre dinamica, di confronto al tempo con la pianificazione dell‟Unione Sovietica, ma con una sua grande peculiarità e autonomia che continua ad avere a tutt‟oggi la forza di cambiare ammodernandosi.
E‟ nel pieno rispetto della linea di pensiero marxista e leninista e nella conseguente pratica rivoluzionaria che nell‟intervento di Raul Castro di apertura del 6°congresso del Partito Comunista Cubano (PCC, si è sottolineata fortemente la necessità di un perfezionamento del processo di pianificazione dell‟economia nazionale sia a breve che a medio termine, le linee sviluppate già in particolare nell‟ultimo anno, in diversi interventi dello stesso Raul , del Ministro dell‟Economia e Pianificazione Marino Murillo, di Osvaldo Martinez e nelle stesse riflessioni di Fidel Castro,avanzando nelle proposte di una pianificazione armonica attualizzata alla fase e coordinata attraverso le attività principali del Partito e di tutti gli organismi dell‟amministrazione centrale dello Stato ,in conformità all‟intenso dibattito con il popolo in tutte le sue strutture e organismi di base e nel dialogo con le istituzioni locali provinciali.
Il VI Congresso del PCC è fondamentalmente incentrato sui processi in corso di aggiustamento e perfezionamento del sistema economico, alla luce della crisi sistemica economica internazionale che ricade pesantemente su tutti i paesi a capitalismo maturo ma ancor più decisamente sui Paesi in Via di Sviluppo (PVS), e in particolare su Cuba a causa dell‟intensificarsi dell‟infame bloqueo imposto dall‟imperialismo.
In preparazione del Congresso a novembre scorso è stato emesso e diffuso da parte del PCC un documento economico-sociale che è oggetto di grande dibattito fra i militanti del partito, i lavoratori e i cittadini cubani, a dimostrazione della forza e della capacità dinamica della democrazia partecipativa cubana sia sul piano politico-sociale sia economico. E‟ questa la ragione per la quale per molti mesi in tutto il paese e a tutti i livelli, sia nelle strutture di Partito, di Governo e Istituzionali, sia in tutti i posti di lavoro, nei CDR e nei quartieri, con tutte le strutture popolari, si è intensamente discusso sull‟attuazione di un percorso di importante perfezionamento dell‟intero sistema economico tutto incentrato sempre e comunque nell‟impostazione della pianificazione socialista.
Il dibattito preparatorio del Congresso si è già in parte sviluppato, e a marzo 2011 erano già stati effettuati 140.000 (centoquarantamila) riunioni con la partecipazione di oltre cinque milioni e mezzo di cubani, dalle scuole alle università, ai posti di lavoro, al partito, al sindacato, fino ai CDR e a tutte le strutture di base del paese; al momento il risultato delle votazioni che si tengono a fine di ciascuna riunione, danno come risultato il 99% a favore dell‟attualizzazione di tale piano di perfezionamento della pianificazione socialista in corso di discussione. Si è continuato a tale ritmo e con il massimo di coinvolgimento attivo di tutto il popolo cubano fino agli ultimi giorni prima di questo Congresso del PCC e continuerà poi negli importanti dibattiti attuativi. La discussione fino al congresso ha raccolto oltre 620.000 proposte di modifiche, di aggiunte e di tagli e correzioni con largo spazio informativo su tutti i media cubani al punto che la stessa Chiesa Cattolica nei suoi maggiori rappresentanti nell‟isola ha assunto un ruolo dialettico in tale dibattito sul piano di aggiustamento economico chiedendo misure eque e solidali che favoriscano i settori più deboli della società ma ponendo come punto centrale la fine incondizionata del “bloqueo” e dell‟aggressione USA contro Cuba.
Ciò nonostante il processo rivoluzionario non si arresta e adotta tutte le misure necessarie per adeguare la sua pianificazione economica socialista alle nuove e gravi contraddizioni prodotte dall‟intensissima crisi che il sistema capitalista a livello mondiale sta attraversando, non mancando di rettificare tutte quelle inevitabili inadeguatezze economiche, sociali, con a volte contraddizioni che a Cuba, di riflesso, conseguentemente si producono per essere un piccolo paese socialista del Terzo Mondo immerso in una imponente sistema mondiale egemonizzato economicamente dal modello di sfruttamento capitalista.
Le sfide del socialismo nel XXI secolo, e Cuba è questo il terreno di sfida che sta attraversando, che si confrontano con un capitalismo aggressivo, alle prese con una crisi strutturale ultratrentennale e con l‟elaborazione di una sistematica strategia della guerra imperialista, sono complesse, soprattutto perché bisogna riprendere – dopo il 1989 – il percorso di costruzione della società socialista in un mondo in cui i riferimenti internazionali tradizionali sono venuti meno.
Visto che la coscienza sociale, la coscienza di classe, non si determina per imposizione, per decreto, ma sono i processi stessi che formano nel lungo periodo la coscienza, si sta fortemente agendo culturalmente e con una corretta informazione partecipata per agire , migliorandoli sempre con una maggiore consapevolezza socialista,sui fattori soggettivi tra i lavoratori e anche nei quadri intermedi del Partito per cambiare la mentalità, per superare le forme di resistenza passiva, e forme di vera e a volte ovvie e conseguenti anche momentanee forme di propria disorganizzazione della vita lavorativa e sociale collettiva.
Il Governo cubano si è potuto permettere in passato anche dei provvedimenti avanzatissimi di natura economico-sociale, ugualitarie e universali anche al di sopra della reali condizioni sopportabili per la struttura economico-produttiva del paese, ad esempio con forti ammortizzatori sociali, come li chiameremmo noi, o comunque di coperture universali di assicurazione sociale che hanno garantito e tuttora garantiscono un‟occupazione a tutti, una casa a tutti, educazione e sanità gratuite per tutti.
Se non si risolve la crisi internazionale – e ovviamente tale soluzione non è in mano ai cubani , né agli altri paesi dell‟ALBA, come i boliviani o ai venezuelani- ovviamente si creano continue contraddizioni e alcuni elementi negativi a carattere di ricaduta sociale ed economica.
Ed ecco perché il Governo cubano, con il forte consenso del sindacato (CTC) dei lavoratori, della base dei cittadini attraverso le consultazioni continue con i CDR, è orientato obbligatoriamente a prendere dei provvedimenti che si muovano nel senso di una maggiore produttività ed efficienza economica interna.
E visto che il socialismo si differenzia dal capitalismo perché non è basato su una semplice migliorata ridistribuzione dei redditi ma è incentrato sulla più equa ridistribuzione della ricchezza sociale, allora bisognerà giungere ad una ottimizzazione della ridistribuzione di questa ricchezza sociale, ma da subito bisognerà prima far si che tale ricchezza del paese aumenti diminuendo da subito la dipendenza dalle importazioni e rafforzando l‟export.
Per far ciò bisognerà modernizzare da subito il mondo del lavoro anche in funzione di un “disincentivo” all‟occupazione esclusivamente nel turismo, ritornare ad attività produttive per settori più atti all‟export e dare impulso alla produttività settoriale, salvaguardando sempre tutte le garanzie sociali, per sempre far convivere in maniera equilibrata il lavoro produttivo e l‟efficienza socialista; cioè produrre di più, con più remunerazione e migliori condizioni di lavoro per aumentare la ricchezza interna del paese e ridistribuirla socialmente e universalmente secondo i principi socialisti.
Solo così si potranno costruire le condizioni di prospettiva per far sì che non ci sarà più bisogno della doppia circolazione con il Cuc, né la forte dipendenza delle valute estere, ma si potrà tornare ad un‟economia più stabile solo con la moneta nazionale, togliendo così quelle sacche di privilegio rappresentate appunto dall‟immissione forzosa della doppia circolazione.
Quindi è in atto un processo che non darà i risultati in 6 mesi o in un anno; si tratta di un percorso che viene stabilito vedrà come prima fase il piano quinquennale 2011-2015, quindi si tireranno le prime somme alla fine del primo periodo di piano quinquennale nel 2015.
Le aspettative sono forti, come d‟altra parte si prevedono molte difficoltà attuative, ma tale processo di perfezionamento se ben impiantato, avrà degli effetti straordinari anche sul piano sociale e sul piano politico.
Per questo vogliamo immediatamente evidenziare che il principio irrinunciabile della transizione socialista attraverso la pianificazione è presente in tutto il documento preparatorio come lo è nei primi discorsi di apertura di questo 6° congresso. Infatti, oltre alle dichiarazioni del Ministro dell‟Economia Marino Murillo Jorge e dello stesso Raul, che hanno affermato più volte che la pianificazione socialista è irrinunciabile e che l‟unico modo di controllo dell‟economia è attraverso il piano, già all‟inizio del documento preparatorio del PCC sulle linee guida per il perfezionamento economico che si stanno discutendo in questo congresso del Partito,si pone in maniera chiara l‟affermazione che “nell‟attualizzazione del modello economico cubano prevarrà la pianificazione e non il mercato”.
Già nel documento preparatorio “Progetti di linea guida della politica economica e sociale del Partito e della rivoluzione”,infatti, si sottolinea in maniera chiara senza alcun dubbio e contraddizione, fin nella sua introduzione, che l‟attuazione di tali politiche economiche di perfezionamento e aggiornamento seguiranno sempre e comunque il principio che “solo il socialismo è capace di vincere le difficoltà e preservare le conquiste della Rivoluzione e che nell‟attualizzazione del modello economico predominerà la pianificazione e non il mercato.
Il principio fondamentale che ispira tutte le 32 pagine del documento è incentrato sulla assunzione del concetto vivo di democrazia partecipativa secondo la quale “chi decide è il popolo”.
La dinamicità politica del socialismo di Cuba è riconosciuta da tutti; anche nel periodo in cui c‟era un legame forte con l‟Unione Sovietica, però anche in tale fase l‟autonomia e l‟indipendenza del proprio processo di pianificazione Cuba l‟ha sempre mantenuto. A Cuba si nota sempre una propria indipendenza, una propria autonomia, una ricerca autodeterminata, nonostante ovviamente i legami con altri paesi socialisti o antimperialisti.
Questa del 6° congresso sul piano di perfezionamento e di attualizzazione della pianificazione della transizione socialista è una sfida per l‟attualità del socialismo nel mondo, perché Cuba potrebbe dimostrare, che il socialismo anche là dove è pressato dal blocco o da una crisi internazionale o da errori e contraddizioni, riesce a rettificarsi senza scegliere la strada del capitalismo come è avvenuto ad esempio alla fine dell‟Unione Sovietica e dei paesi dell‟est; quindi una rettificazione, un aggiornamento, in chiave tutta socialista. Quindi potrebbe essere una sfida che va al di la di Cuba, una sfida per la prospettiva socialista, una sfida sul come attuare concretamente la transizione.
Siamo certi che tutto ciò sia sufficiente al momento per far chiarezza contro le farneticazioni di cui in maniera vergognosamente strumentale e controrivoluzionaria si è occupata la stampa occidentale, anche di quella sinistra smarrita, che non avendo un progetto politico da contrapporre alla crisi del capitale, attacca e offende gli sforzi di Cuba e di tutti quei paesi che si muovono nella prospettiva anticapitalista e nei percorsi di transizione al socialismo; processi e percorsi che, anche se a volte possono avere alcune loro contraddizioni, denotano tutta la loro grande forza di porsi strategicamente fuori dal modo di produzione capitalista e di continuare la grande battaglia internazionale per la rivoluzione socialista.
Per chi conosce Cuba rivoluzionaria e conosce la storia del socialismo si può partire dalla fondamentale considerazione: il socialismo è un processo in divenire, è una costruzione; essendo un processo ha le sue contraddizioni, il metodo scientifico marxiano permette di aver davanti le contraddizioni e proprio perché le condizioni ci sono, avere il metodo per superarle.
Il socialismo è un processo in divenire, è la costruzione di una società nuova. Nella costruzione del socialismo è evidente che sempre l‟attualizzazione contestualizzata nel reale che debba guidare la pratica dell‟ideale; se non ci fosse una sorta di rappresentazione della pianificazione in termini economici, sociali e politici di contesto, cioè la capacità di cambiare a condizioni interne ed internazionali che cambiano, non sarebbe socialismo, si tratterebbe di un dogma. I dogmi sono quelli religiosi, il socialismo esiste perché lo costruiscono gli uomini, non è dato, va costruito e va costruito nei contesti differenti nei quali ci troviamo.
La sfida riguarda tutti i comunisti , anche quelli che operano al centro del sistema imperialista; si tratta di abbandonare definitivamente l‟approccio eurocentrico e la deriva trasformista che vuole la tattica come
strategia, sapendo anche accettare il terreno delle conquiste immediate come attuazione del programma minimo di classe, ma sempre e tutto interno alla strategia rivoluzionaria della trasformazione radicale e superamento del modo di produzione capitalista.
Riacquisire il senso della storia sapendo che il socialismo è una politica e un modello di organizzazione economica e sociale che non può e non deve prescindere dal corso degli eventi storici. Sempre davanti a noi dobbiamo avere la lezione storica che Marx e Engels ci hanno lasciato nell‟”Ideologia tedesca” quando sottolineano che “Per noi il comunismo non è uno stato di cose che si deve attuare secondo delle premesse immaginarie, o un ideale al quale la realtà deve sottomettersi. Noi chiamiamo comunismo il movimento reale che annulla e supera lo stato attuale delle cose”.
Ecco perchè l‟analisi teorica e il nostro operare e agire politico si relaziona e ha a che fare direttamente, ora e anche qui in Italia e in Europa, con la dimensione dell‟internazionalismo di classe, con la collocazione politica internazionale di ogni organizzazione e partito comunista nella consapevolezza che la nostra sfida “qui e ora” è mantenere viva nella realtà europea della crisi sistemica l‟idea e la pratica comunista.
Ciò avviene in termini di prospettiva reale di programma per andare oltre la solidarietà politica, praticando esperienze politiche di classe come parte di una dimensione internazionalista dell‟anticapitalismo e delle ipotesi socialiste già in campo in varie parti del mondo.
Per noi della Rete dei Comunisti si rafforza la convinzione dell‟importanza fondamentale che l‟esperienza dei comunisti cubani rappresenta, in termini d‟esempio e di sacrificio per tutti i rivoluzionari, gli antimperialisti, gli anticapitalisti di tutto il mondo, per il rilancio dell‟iniziativa dell‟interno movimento di classe e comunista internazionale.
La sfida che sta affrontando Cuba rivoluzionaria ci indica quale è nelle condizioni reali dell‟oggi anche la nostra concreta pratica della proposta politica per costruire i percorsi “ qui ed ora” che si indirizzano verso il socialismo nel e per il XXI secolo.
Non capire questo e quanto ciò ci riguarda direttamente significa non avere il senso della storia ma nemmeno la cognizione della partita che è in gioco per tutti i comunisti, di come uscire dall‟empasse, di come stare nella crisi del capitale trasformandola in una opportunità per le organizzazioni di classe, i comunisti, per una sinistra di classe che accetta fino in fondo la sfida del superamento del modo di produzione capitalista.

RETE DEI COMUNISTI

 



( Da Granma Internazionale Traduzione Gioia Minuti )


Compagne e compagni:
Iniziamo questo pomeriggio le sessioni del VI Congresso del Partito Comunista di Cuba in una data trascendentale della nostra storia, il 50º anniversario della proclamazione del carattere socialista della Rivoluzione da parte del suo Comandante in Capo, Fidel Castro Ruz, il 16 aprile del 1961, nella cerimonia d‟addio ai morti per il bombardamento alle basi aeree del giorno precedente, come preludio dell‟invasione mercenaria di Playa Girón, organizzata e finanziata dal governo degli Stati Uniti, che faceva parte dei loro piani per distruggere la Rivoluzione e ristabilire, con la complicità dell‟ Organizzazione degli Stati Americani (OSA), il dominio su Cuba.
Fidel diceva allora al popolo armato e appassionato: “Questo è quello che non possono perdonarci [...] che abbiamo fatto una Rivoluzione socialista alle stesse narici degli Stati Uniti [...] Compagni operai e contadini, questa è la Rivoluzione socialista e democratica degli umili, con gli umili e per gli umili. E per questa Rivoluzione degli Emili, per gli umili e con. gli umili, siamo disposti a dare la vita”. Fine della citazione.
La risposta a quel richiamo non si fece aspettare e nello scontro per l‟aggressione, varie ore dopo, i combattenti dell‟Esercito Ribelle, poliziotti e miliziani, sparsero per la prima volta il proprio sangue in difesa del socialismo e ottennero la vittoria in meno di 72 ore, con la guida dello stesso compagno Fidel.
La Rivista Militare che abbiamo presenziato stamattina, dedicata alle giovani generazioni, e soprattutto la vibrante marcia del popolo a continuazione, sono una prova eloquente delle forze di cui dispone la Rivoluzione per continuare a seguire l‟esempio degli Eroici combattenti di Playa Girón.
Ugualmente lo faremo nel Giorno Internazionale dei lavoratori, il prossimo primo maggio, in tutto il paese, per evidenziare l‟unità dei cubani in difesa della loro indipendenza e sovranità nazionale, concetti che, la storia lo ha provato, è possibile conquistare solo con il socialismo.
Vera e amplia dimostrazione di democrazia
Questo Congresso, come organo supremo dell‟organizzazione del partito, come si stabilisce nell‟articolo 20 dei suoi Statuti, che riunisce oggi mille delegati in rappresentazione di circa 800.000 militanti, raggruppati in più di 61.000 nuclei, nella pratica è cominciato il 9 novembre dell‟anno scorso, quando è stato presentato il Progetto delle Linee di Politica Economica e Sociale del Partito e della Rivoluzione, questione che, come si è già indicato, costituisce il tema principale dell‟evento, nel quale il popolo pone grandi aspettative.
A partire da allora sono stati svolti numerosi seminari, che sono serviti al proposito di chiarire e di approfondire il contenuto delle Linee ed, in questo modo, preparare adeguatamente i quadri e i funzionari che a loro volta guideranno il processo di discussione con la militanza, le organizzazioni di massa e la popolazione in generale.
Per tre mesi, dal primo dicembre del 2010 al 28 febbraio di quest‟anno, si è sviluppato il dibattito al quale hanno partecipato 8 milioni 913. 838 persone in più di 163.000 riunioni effettuate nel seno delle differenti organizzazioni, registrando una cifra superiore a tre milioni di interventi. Va chiarito che nell‟insieme dei partecipanti s‟includono, senza averli definito con esattezza, decine di migliaia di militanti del Partito e della UJC, che hanno partecipato alle riunioni dei loro nuclei o comitati di base, come a quelle svolte nei centri di lavoro e di studio e inoltre nelle comunità di residenza.
È anche il caso di coloro che non militano, ma hanno partecipato nei loro collettivi di lavoro e successivamente a quelle nei rispettivi quartieri.
La stessa Assemblea Nazionale del Poder Popular ha dedicato quasi due giornate complete della sua ultima Sessione Ordinaria, nel dicembre scorso, ad analizzare tra i deputati il Progetto delle Linee.
Questo processo ha messo in evidenza la capacità del Partito di svolgere un dialogo serio e trasparente con la popolazione su qualsiasi tema , per quanto delicato, soprattutto se si tratta di forgiare un consenso nazionale sulle linee che dovranno caratterizzare il Modello Economico e Sociele del paese.
Nello stesso tempo i risultati del dibattito, per i dati raccolti, costituiscono un formidabile strumento di lavoro per la direzione del Governo e del Partito a tutti i livelli, così come una sorta di referendum popolare rispetto la profondità, la portata e il ritmo dei cambi che dobbiamo introdurre.
In un vero e amplio esercizio democratico, il popolo ha espresso liberamente le sue opinioni, ha chiarito dubbi, proposto modifiche, espresso le sue insoddisfazioni e discrepanze ed ha anche suggerito di cercare la soluzione di altri problemi non contenuti nel documento.
Ancora una volta sono state poste a prova la fiducia e l‟unità maggioritaria dei cubani attorno al Partito e alla Rivoluzione, unità che non nega differenze d‟ opinione, ma che si rafforza e consolida con queste. Tutte le proposte, senza esclusione alcuna, sono state incorporate all‟analisi, e questo ha permesso d‟ arricchire il Progetto che si pone ala considerazione dei delegati al Congresso.
Non sarebbe infondato dire che nella sua essenza il Congresso si è già svolto in mezzo a questo magnifico dibattito con la popolazione. Ai delegati resterebbe in queste sessioni di realizzare la discussione finale del Progetto e l‟elezione degli organi superiori della direzione del Partito.
La Commissione di Politica Economica del VI Congresso del Partito, incaricata prima dell‟elaborazione del Progetto delle Linee, è stata responsabilizzata poi con l‟organizzazione del processo del suo dibattito ed ha lavorato alle cinque direzioni principali seguenti:
1. La riformulazione delle Linee, considerando le opinioni raccolte.
2. Organizzazione, orientamento e controllo della sua strumentazione.
3. La preparazione minuziosa dei quadri e degli altri partecipanti per l‟ implementazione di alcune delle misure già in esecuzione in questi momenti.
4. Supervisione sistemetica degli organismi e delle entità incaricate di porre in pratica le decisioni derivate dalle Linee e la valutazione dei risultati.
5. Conduzione della divulgazione alla popolazione.
Per compiere tutto il precedente è stato riformulato il Progetto delle Linee, sottoposto ad un‟analisi nei giorni 19 e 20 marzo, in specifiche riunioni del Burò Politico e del Comitato Esecutivo del Consiglio dei Ministri, con la partecipazione della Segreteria del Comitato Centrale del Partito, i quadri principali della Centrale dei Lavoratori di Cuba (CTC) e delle altre organizzazioni di massa e della Unione dei Giovani Comunisti (UJC), ed è risultato approvato in questa istanza, anche in qualità di progetto, che è stato distribuito a tutti voi per il suo esame durante tre giorni nel seno di ognuna delle delegazioni provinciali al Congresso, con l‟intervento attivo degli invitati e che sarà dibattuto nelle cinque commissioni di questo incontro di Partito, per la sua approvazione.
A continuazione offrirò alcuni dati per illustrare al popolo i risultati della discussione delle Linee, anche se successivamente si pubblicherà un‟informazione dettagliata.
Il documento originale conteneva 291 linee, delle quali 16 sono state integrate in altre, 94 hanno mantenuto la loro redazione, in 181 è stato modificato il contenuto e sono state incorporate 36 nuove, con il risultato di un totale de 311 nell‟attuale progetto.
Questi numeri, in semplice aritmetica, dimostrano la qualità della consultazione, dove in maggiore o minor misura, poco più dei due terzi delle Linee, esattamente il 68%, sono state riformulate.
Questo processo si basa sul principio di non far dipendere la validità d‟una proposta dalla quantità delle opinioni espresse.
Una mostra è che varie linee sono state modificate o espresse partendo dall‟intervento di una sola persona o da un numero ridotto di persone. Inoltre è necessario spiegare che alcune dichiarazioni non sono state riflesse in questa tappa perchè necessitano di approfondimento del tema, perchè non c‟erano le condizioni necessarie e in altri casi per entrare in aperta contraddizione con l‟essenza del socialismo, come per esempio 45 proposte che chiedevano di permettere la concentrazione della proprietà.
Voglio esporre con questo, anche se come tendenza sono esistite in generale comprensione ed appoggio al contenuto delle Linee, che non c‟è stata unanimità nè molto meno, e questo era precisamente quello che si necessitava se veramente volevamo una consultazione democratica e seria con il popolo.
Per quanto detto, possiamo definire con totale sicurezza le Linee come l‟ espressione della volontà del popolo contenuta nella politica del Partito, del Governo e dello Stato, di rendere attuale il Modello Economico e Sociale con l‟ obiettivo de garantire la continuità e l‟irreversibilità del socialismo, come dello sviluppo economico del paese e il miglioramento del livello di vita, coniugati con la necessaria formazione di valori etici e politici di nostri cittadini.
Come ci si poteva aspettare, nella discussione delle Linee, la maggiore quantità delle proposte si è concentrato nel capitolo SESTO “Politica Sociale” e nel capitolo SECONDO “Politiche macroeconomiche”, sommando i due il 50.9% del totale. Li seguono, in ordine discendente, i capitoli UNDICI “Politiche per le Costruzioni, Case e Risorse Idrauliche”, il DECIMO “Politica per il Trasporto” e il capitolo PRIMO “Modello della Gestione Economica”. In questi cinue capitoli, sul totale di 12, si raggruppa il 75% delle opinioni.
D‟altra parte, in 33 lineamenti, l‟11% del totale, riguarda il 67% delle proposte, essendo la Linea 162, che tratta l‟eliminazione della tessera annonaria, la 61 e la 62 sulla politica dei prezzi, la 262 sul trasporto dei passeggeri, la 133 riferita all‟ educazione, la 54 relativa all‟unificazione monetaria e la 143 associata alla qualità dei servizi di salute, quella che hanno motivato la maggior quantità di proposte.
A CUBA, CON IL SOCIALISMO, NON CI SARÀ MAI SPAZIO PER ‘LE TERAPIE DI SCHOCK’
La tessera annonaria e la sua eliminazione è stato indubbiamente il tema che ha provocato più interventi dei partecipanti al dibattito, ed e logico che sia stato così: due generazioni di cubani hanno passato la vita con questo sistema di razionamento che, nonostante il suo nocivo carattere d‟equiparazione, ha offerto per decenni a tutti i cittadini l‟accesso ad alimenti di base a prezzi irrisori fortemente sussidiati.
Questo strumento di distribuzione, fu introdotto negli anni ‟60 con una vocazione d‟equiparazione, in un momento di scarsità, per proteggere il nostro popolo dalla speculazione e dall‟ accaparramento con fini di lucro da parte di pochi, è divenuto con il trascorrere degli anni, un carico insopportabile per l‟ economia e un blocco per lo stimolo al lavoro, oltre a generare illegalità diverse nella società.
Dato che la tessera è disegnata per coprire più di 11 milioni di cubani allo stesso modo, non mancano esempi assurdi come quello del caffè che si consegna ai neonati. Questo avveniva anche con le sigarette, sino al settembre del 2010, che si distribuvano a tutti, fumatori o meno, propiziando la crescita di questa dannosa abitudine tra la popolazione.
In questo delicato tema, il ventaglio delle opinioni è molto ampio, da coloro che suggeriscono di sopprimere subito” la libreta”, a quelli che si oppongono con forza all‟eliminazione e propongono di aggiungervi tutto anche i prodotti industriali
Altri sostengono che per combattere l‟accaparramento e garantire l‟accesso di tutti agli alimenti di base, si dovrebbe in una prima tappa, mantenere la quota attuale anche se si smetterà di sussidiare i prezzi Non pochi raccomandano di privare della „libreta‟ coloro che non studiano e non lavorano, ed altri hanno consigliato ai cittadini con le maggiori entrate di rinunciarvi volontariamente.
Al rispetto, considero propizio ricordare quanto segnalato dal compagno Fidel nella Relazione Centrale al Primo Congresso del Partito, il 17 dicembre del 1975, e cito: “Nella conduzione della nostra economia abbiamo commesso indubbiamente errori d’idealismo ed in occasioni non abbiamo considerato la realtà che esistono leggi economiche alle quali dobbiamo attenerci”. Fine della citazione.
Il problema che affrontiamo non è di concetto, ma radica in come, quando e con quale gradualità lo faremo. L‟eliminazione della tessera annonaria non costituisce un fine in sè, ne la si può vedere come una decisione isolata, ma come una delle principali misure che sarà indispensabile applicare per sradicare le più profonde distorsioni esistenti nel funzionamento dell‟economia e della società nel suo insieme.
A nessuno, sano di mente, nella direzione di questo paese, potrebbe venire in mente d‟eliminare di colpo questo sistema, senza aver creato prima le condizioni per questo, che si traduce nella realizzazione di altre trasformazioni del Modello Economico, con il fine d‟incrementare l‟efficienza a la produttività del lavoro, per garantire con stabilità livelli di produzione e offerta dei prodotti e dei servizi di base non sussidiati e nello stesso tempo accessibili a tutti i cittadini.
Questo tema, logicamente, ha una stretta relazione con i prezzi e l‟unificazione monetaria, i salari ed il fenomeno della “piramide rovesciata”, che come si è chiarito nel Parlamento lo scorso 18 dicembre, si esprime senza una corrispondenza tra la retribuzione salariale e la gerarchia e l‟importanza del lavoro svolto, problematiche che si riflettono in alta proporzione nelle proposte realizzate.
In Cuba, con il socialismo, non ci sarà mai la terapia di schock, contro i più necessitati che sono, tradizionalmente, coloro che appoggiano la Rivoluzione con maggiore fermezza, a differenza dei pacchetti di misure che si utilizzano di frequente per mandato del Fondo Monetario Internazionale e di altre organizzazioni economiche internazionali, a detrimento dei popoli del Terzo Mondo e incluso, negli ultimi tempi, nelle nazioni più sviluppate , dove si reprimono con violenza le manifestazioni popolari e studentesche.
La Rivoluzione non lascerà nessun cubano abbandonato e il sistema d‟attenzione sociale si sta riorganizzando, per assicurare il sostenimento differenziato e razionale di quelli che realmente lo necessitano.
Invece di sussidiare i prodotti per la massa come facciamo adesso, si passerà progressivamente all‟appoggio delle persone senza altro sostento.
Questo principio conserva totale vigenza nel riordino della forza lavoro già in marcia per ridurre gli organici esagerati dei settori statali, con la stretta osservazione dell‟idoneità dimostrata, processo che continuerà ad andare avanti, senza fretta, ma senza pause, ed il suo ritmo sarà determinato dalla nostra capacità di creare le condizioni necessarie per il suo totale svolgimento.
A questo dovrà contribuire tra i molti fattori, l‟ampliamento della flessibilità del lavoro nel settore non statale. Questa forma d‟impiego alla quale si sono aggiunti circa 200.000 cubani dall‟ottobre scorso, sino ad oggi, costituisce un‟alternativa di lavoro protetta dalla legislazione vigente e quindi deve contare con il sostegno, l‟appoggio e la protezione delle autorità a tutti i livelli, mentre si deve esigere con il rigore che domanda la legge lo stretto compimento degli obblighi, includendo quelli tributari.
L‟incremento del settore non statale dell‟ economia, lontano dal significare una presunta privatizzazione della proprietà, così come affermano alcuni teorici, è chiamato ad trasformarsi in un fattore per facilitare la costruzione del socialismo in Cuba, che permetterà allo Stato di concentrare l‟elevazione dell‟ efficienza dei mezzi fondamentali di produzione e proprietà di tutto il popolo, e di separarsi dall‟ amministrazione delle attività non strategiche del paese.
Questo favorirà che lo Stato continui ad assicurare a tutta la popolazione ugualmente e in maniera gratuita i servizi di salute e d‟educazione, proteggendoli in forma adeguata con i sistemi di sicurezza e assistenza sociale, promuovendo la cultura fisica e lo sport in tutte le loro manifestazioni, difendendo l‟identità e la conservazione del patrimonio culturale e la ricchezza artistica, scientifica e storica della nazione.
Lo Stato socialista avrà allora maggiori possibilità di rendere una realtà il pensiero martiano che presiede la nostra Costituzione: “Io voglio che la Prima Legge della nostra Repubblica sia il culto dei cubani e la dignità piena dell‟ uomo”.
Corrisponde allo Stato difendere la sovranità e l‟indipendenza nazionale, valori che inorgogliscono i cubani e continuare a garantire l‟ordine pubblico e la sicurezza cittadina che distinguono Cuba come uno dei paesi più sicuri e tranquilli del mondo, senza narcotraffico e senza crimine organizzato, senza bambini o adulti mendicanti, senza lavoro infantile, senza cariche di cavalleria contro i lavoratori, gli studenti o altri settori della popolazione, senza esecuzioni extra giudiziarie, carceri clandestine nè torture, nonostante le campagne senza prove che costantemente si orchestrano contro di noi, ignorando con marcata intenzione che tutte queste realtà sono, prima di tutto diritti umani fondamentali, ai quali non può aspirare di certo la grande maggioranza degli abitanti del pianeta.
E appunto per poter garantire tutte queste conquiste del socialismo, senza retrocedere nella qualità e nella portata, i programmi sociali devono caratterizzarsi per una maggiore razionalità in maniera che con spese minori si ottengano risultati superiori e sostenibili per il futuro, e che inoltre abbiano un‟adeguata correlazione con la situazione economica generale della nazione.
QUESTA MENTALITÀ DELL’INERZIA DEV’ESSERE ELIMINATA DEFINITIVAMENTE PER SCIOGLIERE I NODI CHE BLOCCANO LO SVILUPPO DELLE FORZE PRODUTTIVE
Come si apprezza nelle Linee, queste idee non contrastano l‟importanza che assegniamo alla separazione precisa del ruolo che devono giocare nell‟economia gli organismi statali da una parte e le imprese dall‟altra, tema che per decenni è stato plagato di confusioni e improvvisazioni e che siamo obbligati a risolvere a medio tempo, nella cornice del perfezionamento e del rafforzamento dell‟ istituzionalità.
La piena comprensione di questi concetti ci permetterà di avanzare con solidità e senza retrocessioni nella lenta decentralizzazione delle facoltà dal Governo centrale verso le amministrazioni locali, e dai ministeri e altre entità nazionali a favore dell‟autonomia crescente dell‟impresa statale socialista.
Il modello eccessivamente centralizzato che caratterizza attualmente la nostra economia dovrà transitare, con ordine e disciplina e con la partecipazione dei lavoratori, verso un sistema decentrato, nel quale starà al primo
posto la pianificazione, come segno socialista di direzione, ma senza ignorare le tendenze presenti nel mercato, per contribuire alla flessibilità alla permanente attualità del piano.
L‟esperienza pratica ci ha insegnato che l‟eccesso di centralità cospira contro lo sviluppo dell‟iniziativa nella società e in tutta la catena produttiva, dove i quadri si sono abituati a che tutto si decideva “in alto” e come conseguenza non si sentivano più responsabili dei risultati dell‟organizzazione che dirigevano.
I nostri imprenditori, salvo eccezioni, si erano accomodati alla tranquillità e alla sicurezza „dell‟attesa‟ e sviluppavano allergie per i rischi che apporta l‟azione di prendere decisioni o, che è lo stesso, decidere e sbagliarsi.
Questa mentalità d‟inerzia dev‟essere sradicata definitivamente, per sciogliere i nodi che legano lo sviluppo delle forze produttive. È un compito di un‟importanza strategica e non è casuale che sia compreso, in un modo o in un‟altro, nelle 24 linee del capitolo PRIMO: modello di gestione economica.
In questa materia non possiamo ammettere improvvisazioni o forzature.
Per decentrare e cambiare la mentalità, è requisito obbligatorio elaborare una cornice di regole che definisca le facoltà e le funzioni di ogni anello, dalla nazione alla base, acompagnate invariabilmente dai procedimenti di controllo contabile, finanziario e amministrativo.
Stiamo già avanzando in questa direzione. Da quasi due anni sono iniziati gli studi per perfezionare il funzionamento così come le strutture e la composizione degli organi di governo a differenti livelli di direzione, ottenendo come risultato la messa in vigore del Regolamento del Consiglio dei Ministri, la riorganizzazione dei procedimenti di pianificazione delle attività principali, lo stabilimento delle basi organizzative, per disporre di un sistema d‟informazione del governo efficace e opportuno, con le infrastrutture di info- comunicazioni e la creazione con carattere sperimentale, sotto un nuovo concetto funzionale e strutturale delle province di Mayabeque e Artemisa.
Per cominciare e decentrare facoltà, si dovrà riscattare da parte dei quadri statali e delle imprese il noto ruolo che corrisponde giocare al contratto, nell‟ economia, così come dice la Linea numero 10.
Anche questo contribuirà a ristabilire la disciplina e l‟ordine nei crediti e nei pagamenti, doveri con qualifiche poco soddisfacenti in buona parte della nostra economia.
Come sottoprodotto non meno importante, l‟uso adeguato del contratto come strumento regolatore delle inter-relazioni tra differenti attori economici, diventerà un efficace antidoto contro l‟esteso abito del „riunionismo‟ o, che è lo stesso, l‟eccesso di riunioni, controlli e altre attività collettive frequentemente presiedute da un livello superiore e con la partecipazione improduttiva di numerosi partecipanti per far compiere quello che le due parti di un contratto hanno firmato come dovere e diritto e che, per mancanza d‟esigenza, non hanno mai reclamato il compimento di fronte alle istanze che lo stesso documento contrattuale ha stabilito.
Al rispetto vanno segnalate 19 opinioni, in 9 province, che reclamano la necessità di diminuire all‟indispensabile il numero delle riunioni e la loro durata. Questo tema lo riprenderò più avanti quando toccherò il funzionamento del Partito.
Siamo convinti che il compito che abbiamo davanti in questo e negli altri temi vincolati a rendere attuale il Modello Economico, è pieno di complessità e di inter-relazioni che toccano, in maggiore o minore misura, tutte le facce della società nel loro insieme e per questo sappiamo che non è una questione da risolvere in un giorno e nemmeno in un anno, e che richiederà per lo meno cinque anni spiegare la sua implementazione, con l‟armonia e l‟integralità necessarie e quando questo si otterrà, sarà necessario non fermarci più e lavorare al suo perfezionamento, in maniera permanente per essere in condizione di superare le nuove sfide che lo sviluppo porterà.
Si potrebbe affermare che, facendo una similitudine, che ogni certo tempo, nella misura in cui si modificherà lo scenario, il paese dovrà confezionare un abito a sua misura.
Non ci facciamo illusioni che le Linee e le misure per l‟implementazione del Modello Economico, da sole, costituiranno il rimedio universale per tutti i nostri mali. Sarà necessario alla pari, elevare a piani superiori la sensibilità politica, il senso comune, l‟intransigenza davanti alle violazioni e la disciplina di tutti, in primo luogo dei quadri di direzione.
Il precedente è stato evidenziato sgradevolmente nelle deficienze presentate nella strumentazione, in mesi recenti, di alcune misure puntuali, non complesse nè di grande importanza, a causa degli ostacoli burocratici e della mancanza di previsione degli organi locali di governo, manifestate nell‟ampliamento del lavoro indipendente.
Non è ozioso reiterare che i nostri quadri devono abituarsi a lavorare con documenti rettori emessi dagli organi con facoltà, ed abbandonare l‟irresponsabile vizio di metterli nei cassetti.
La vita ci ha insegnato che non basta promulgare una buona norma giuridica, indipendentemente dal fatto che sia una legge o una semplice risoluzione. È obbligatorio inoltre preparare gli incaricati per eseguirle, controllarle e mantenere il controllo, comprovando il dominio pratico di quanto stabilito. E va ricordato che non c‟è legge peggiore di quella che non si rispetta e non si fa rispettare.
Il sistema delle scuole di Partito a livello di provincia e nazione, in parallelo con l‟obbligatorietà e il re-orientamento dei loro stessi programmi, giocherà un ruolo protagonista nella preparazione e la riqualificazione continuata in queste materie dei quadri del Partito, amministrativi e delle imprese, con il concorso delle istituzioni specializzate del settore dell‟educazione ed il prezioso contributo degli affiliati all‟Associazione Nazionale degli Economisti e dei Contabili, così com‟è stato dimostrato durante il dibattito delle Linee.
Nello stesso tempo, con il proposito d‟applicare appropriatamente l‟introduzione dei cambi necessari, il Burò Politico ha accordato di proporre al Congresso la costituzione di una Commissione Permanente del Governo per l‟ Implementazione e lo Sviluppo, subordinata al Presidente dei Consigli di Stato e dei Ministri, che senza intromettersi nelle funzioni che corrispondono ai rispettivi organismi dell‟amministrazione centrale dello Stato avrà la responsabilità di controllare verificare e coordinare le azioni di tutti i coinvolti incuta attività così come riproporre incorporazione di nuove Linee cosa che sarà imprescindibile in un futuro
In questo senso abbiamo considerato conveniente ricordare l‟orientamento che il compagno Fidel aveva incluso nella sua relazione centrale al Primo Congresso del Partito, quasi 36 anni fa, sul Sistema di Direzione dell‟Economia che allora noi proponevamo di implantare e che per mancanza di sistematicità da parte nostra, di controllo e d‟esigenza riuscì male. Cito: “I dirigenti del Partito e soprattutto quelli dello Stati facciano cosa propria e tema d’onore la sua implementazione, prendano coscienza della sua importanza vitale e della necessità di lottare con tutti gli sforzi per applicarlo conseguentemente, sempre sotto la direzione della Commissione Nazionale creata all’effetto [...] e concludeva “[...] divulgare ampliamente il sistema, i suoi principi ed i suoi meccanismi attraverso una letteratura alla portata delle masse, perchè sia un tema dominato dai lavoratori. Il successo del Sistema dipenderà in misura decisiva dal dominio dello stesso che avranno i lavoratori ”. Fine della citazione .
Non mi stancherò di ripetere che in questa Rivoluzione tutto è stato detto e la meglior mostra di questo sono le idee di Fidel che il quotidiano Granma, Organo Ufficiale del Partito, sta pubblicando in questi ultimi anni.
La sola cosa che può far fallire la Rivoluzione e il socialismo in Cuba, ponendo a rischio il futuro della nazione è la nostra incapacità di superare gli errori.
Quello che approveremo in questo Congresso non può subire la stessa sorte degli accordi dei precedenti, quasi tutti dimenticati senza essere stati compiuti.
Quello che accorderemo in questa e in future occasioni deve costituire una guida per la condotta e l‟azione dei militanti e dei dirigenti del partito e per garantire la materializzazione, basandosi negli strumenti giuridici che detteranno l‟Assemblea Nazionale del Poder Popular, il Consiglio di Stato o quello di Governo secondo le quali siano le facoltà legislative in accordo con la Costituzione
È positivo chiarire per evitare interpretazioni sbagliate, che gli accordi dei Congressi e di altri organi di direzione del Partito non divengono per se stessi delle leggi ma che sono orientamenti di carattere politico e morale, che compete al Governo, che è chi amministra, regolare nella loro applicazione.
Per questa ragione, la Commissione Permanente d‟Implementazione e Sviluppo includerà un vice gruppo giuridico, composto da specialisti molto qualificati, che coordinerà con gli organismi corrispondenti, in stretto rispetto dell‟istituzione, le modifiche necessarie nel piano legale, per accompagnare l‟attualizzazione del modello economico e sociale, semplificando e armonizzando il contenuto di centinaia di risoluzioni ministeriali, accordi di governo, decreti legge, e conseguentemente proporre, nel debito momento, l‟introduzione delle correzioni pertinenti nella stessa Costituzione della Repubblica.
Senza aspettare d‟avere tutto elaborato, sono già in fase avanzata le norme giuridiche associate alla compravendita di case e di automobili, le modifiche del Decreto Legge 259, per ampliare i limite di terra oziosa da dare in usufrutto a quei produttori agricoli che presentano buoni risultati, così come la consegna dei crediti ai lavoratori indipendenti e alla popolazione in generale.
Ugualmente, consideriamo conveniente proporre al Congresso che il futuro Comitato Centrale includa, come primo punto, in tutti i suoi plenum, che si si svolgeranno non meno di due volte l‟anno, una relazione sullo stato dell‟implementazione degli accordi adottati in questo evento, sull‟attualizzazione del Modello Economico e su come, secondo, l‟analisi sul compimento del piano d‟economia del primo semestre o dell‟anno in questione.
Inoltre ricorderemo all‟Assemblea Nazionale del Poder Popular d‟impiegare un procedimento simile nelle sue sessioni ordinarie, con il proposito di potenziare il protagonismo inerente alla sua condizione d‟organo supremo del potere dello Stato.
Partendo dalla profonda convinzione che niente di quello che facciamo è perfetto e che quello che appare serio oggi, non lo sarà domani, di fronte a nuove circostanze, gli organi superiori del Partito e del potere statale e di governo, devono mantenere una sistematica e stretta vigilanza su questo processo ed essere capaci d‟ introdurre opportunamente le correzioni appropriate per correggere gli effetti negativi.
Si tratta, compagne e compagni, di stare allerta, mettere i piedi e le orecchie sulla terra e quando sorge un problema pratico, in qualunque sfera e luogo, i quadri nei loro diretti livelli, agiscano con prontezza e intenzione e che non si ritorni a lasciare al tempo la soluzione, perchè per esperienza propria sappiamo che la sola cosa che succede è una maggior complicazione.
Ugualmente dobbiamo coltivare e preservare le inter-relazioni incessanti con le masse, prive di ogni formalismo, per retro- alimentarci efficacemente con le loro preoccupazioni e insoddisfazioni e che siano precisamente le masse a indicare il ritmo dei cambi che si devono introdurre.
L‟attenzione delle incomprensioni recenti, associate alla riorganizzazione di alcuni servizi di base, dimostra che quando il Partito e il Governo, ognuno compiendo il suo ruolo, con metodi e stili distinti, agiscono con rapidità e armonia, ascoltando le preoccupazioni della popolazione e ragionano con questa chiaramente e semplicemente, si ottiene un sostegno nella misura in cui si fomenta la fiducia del popolo nei suoi dirigenti.
In conseguenza di questo esempio, la stampa cubana nei suoi differenti formati, è chiamata a giocare un ruolo decisivo con il chiarimento e la diffusione obiettivi costanti e critici della marcia dell‟attualizzazione del Modello Economico, in modo che con articoli e lavori sagaci, concreti, in un linguaggio accessibile a tutti, si fomenti nel paese una cultura su questi temi.
Su questo fronte è necessario anche lasciare indietro definitivamente l‟abito del trionfalismo, lo stridore e il formalismo, toccando l‟attualità nazionale e generando materiali scritti e programmi di televisione e radio che per il loro contenuto e lo stile catturino l‟attenzione stimolino il dibattito nell‟opinione pubblica, che suppone elevare la professionalità e le conoscenze dei nostri giornalisti. È vero che, nonostante gli accordi adottati dal Partito sulla politica informativa, nella maggioranza delle volte non contano con l‟accesso opportuno alle
informazioni, nè a un contatto frequente con quadri e specialisti responsabili delle tematiche in questione. La somma di questi fattori spiega la diffusione in non pochi casi di materiali noiosi, improvvisati e superficiali.
Non meno importante sarà l‟apporto che i nostri media di diffusione di massa devono destinare a favore della cultura nazionale e del recupero dei valori civici nella società.
Sarà raccomandabile limitare al massimo di due periodi consecutivi di cinque anni la durata degli incarichi politici e statali fondamentali.
Passando ad un altro tema vitale che riguarda una relazione molto stretta con l‟attualizzazione del Modello Economico e Sociale del paese e deve aiutare alla sua materializzazione, ci proponiamo di celebrare una Conferenza Nazionale del Partito per giungere a conclusioni rispetto alle modifiche dei suoi metodi e dello stile di lavoro, con l‟obiettivo di concretare la sua attuazione, per oggi e sempre, del contenuto dell‟articolo 5 della Costituzione della Repubblica, dove si stabilisce che l‟organizzazione del Partito è l‟avanguardia organizzata della nazione cubana e la forza dirigente superiore della società e dello Stato. Inizialmente avevamo deciso di convocare questa Conferenza nel dicembre del 2011, mas senza dubbio, considerando le complicazioni proprie dell‟ultimo mese dell‟anno e la convenienza di contare con una prudente riserva di tempo per puntualizzare i dettagli, progettiamo di realizzare questo evento alla fine di gennaio del 2012. Già lo scorso 18 dicembre ho spiegato nel Parlamento che per le deficienze presentate dagli organi amministrativi del Governo, nel compimento delle loro funzioni, il Partito per anni è stato coinvolto in compiti che non gli corrispondono, militando e compromettendo il suo ruolo.
Siamo convinti che la sola cosa che può far fallire la Rivoluzione e il socialismo in Cuba, ponendo a rischio il futuro della nazione, è la nostra incapacità di superare gli errori che abbiamo commesso per più di 50 anni e nei quali potremmo cadere di nuovo.
La prima cosa che dobbiamo fare per emendare un errore è riconoscerlo coscientemente in tutta la sua dimensione come un fatto reale e che anche, e sin dai primi anni della Rivoluzione, Fidel aveva differenziato con chiarezza i ruoli del Partito e dello Stato. Non siamo stati conseguenti nel compimento delle sue istruzioni e ci siamo lasciati portare dalle urgenze e dalle improvvisazioni.
Quale miglior esempio di quel che disse il leader della Rivoluzione in una data tanto prematura come i 26 marzo del 1962, parlando alla radio e televisione, per spiegare al popolo i metodi e il funzionamento delle Organizzazioni Rivoluzionarie Integrate - ORI . che hanno preceduto il Partito, quando disse, citazione :
“[...] il Partito dirige, dirige attraverso tutto il Partito e dirige attraverso l‟amministrazione pubblica. Un funzionario deve avere autorità. Un ministro deve avere autorità. Un amministratore deve avere autorità, discutere tutto quello che è necessario con il consiglio tecnico assessore (oggi Consiglio di Direzione), discutere con le masse operaie, discutere con il nucleo, ma chi decide è l‟amministratore perchè la responsabilità è sua [...]”. Fine della citazione .
Questo orientamento fu impartito 49 anni fa.
Esistono concetti molto ben definiti e che in essenza conservano piena validità per realizzare il successo in questa direzione, con indipendenza dal tempo trascorso da quando Lenin li ha formulati, e sono passati circa 100 anni, devono essere di nuovo ripresi in accordo con le caratteristiche e le esperienze del nostro paese.
Nel 1973, nella cornice del processo preparatorio del Primo Congresso, restò definito che il Partito dirige e controlla attraverso vie e metodi che gli sono propri e che si differenziano dalle vie e dai metodi e di cui dispone lo Stato per esercitare la sua autorità.
Le direttive, le risoluzioni e le disposizioni del Partito non hanno direttamente carattere giuridico obbligatorio per tutti i cittadini, dovendo essere compiute solo dai suoi militanti a coscienza, dato che per queste non si dispone di nessun apparato di forza o obbligo.
Questa è una differenza importante del ruolo e dei metodi del Partito e dello Stato.
Il potere del Partito riposa alla base della sua autorità morale, nell‟influenza che esercita sulle masse e nella fiducia che il popolo deposita in lui. L‟azione del Partito si fonda, prima di tutto nel convincimento che emana dalle sue azioni e dalla giustezza della sua linea politica.
Il potere dello Stato parte dalla sua autorità materiale, che consiste nella forza delle istituzioni incaricate d‟esigere da tutti di compiere le norme giuridiche che emette.
Il danno che provoca la confusione si questi concetti si esprime, prima di tutto nel debilitamento del lavoro politico che deve realizzare il Partito e in secondo luogo nel deterioramento che l‟autorità dello Stato e del governo, perchè i funzionari smettono di sentirsi responsabili nelle loro decisioni.
Si tratta, compagne e compagni , di spogliare per sempre Il Partito di tutte le attività non proprie del suo carattere di organizzazione politica, in poche parole, liberarci dalle funzioni amministrative e dedicarci, ognuno di noi, a quello che ci tocca.
Molto vincolate a questi concetti sbagliati sono le deficienze nella politica dei Quadri del Partito, che dovrà a sua volta essere oggetto d‟analisi da parte della citata Conferenza Nazionale.
Non poche lezioni amare ci hanno legato a questi errori sofferti in questo ambito, a causa della mancanza di rigore e di visione che hanno aperto brecce alla promozione accelerata di quadri inesperti, immaturi a incarichi di simulazione e opportunismo, attitudini alimentate anche dal concetto sbagliato che per occupare un incarico di direzione si esigeva, come tacito requisito militare nel Partito e nella Gioventù Comunista.
Questa pratica va bandita con decisione e salvo per le responsabilità proprie delle organizzazioni politiche, la militanza non deve significare una condizione vincolante di disimpegno in nessun posto di direzione, nel Governo o nello Stato, senza la preparazione per esercitarlo, con la disposizione di riconoscere come propria la politica e il programma del Partito
I dirigenti non sorgono dalle scuole e nemmeno grazie agli amici che li favoriscono, si fanno nella base, disimpegnando la professione per cui uno ha studiato, a contatto con i lavoratori, e si deve ascendere gradualmente a forza di approvazione, che deriva solo dall‟essere esempio nel sacrificio e nei risultati.
In questo senso considero che la direzione del Partito, a tutti i livelli, deve farsi una severa autocritica e adottare le misure necessarie per evitare la riapparizione di tali tendenze. Questo è applicabile all‟insufficiente sistematicità e volontà politica per assicurare promozioni a carico di donne, negri, mulatti e giovani sulla base del merito e le condizioni personali.
Non aver risolto quest‟ultimo problema in più di mezzo secolo, è una vera vergogna che porteremo nella nostra coscienza per molti anni, perchè semplicemente non siamo stati conseguenti con gli infinite orientamenti che sin dai primi giorni del trionfo rivoluzionario e per tutti questi anni il compagno Fidel ci ha impartito, e perchè inoltre la soluzione a questa sproporzione faceva parte degli accordi adottati nel trascendentale Primo Congresso del Partito e nei quattro che gli sono seguiti, senza mai realizzare il loro compimento
Temi come questi che definiscono il futuro, non dovranno mai più ritornare a farsi guidare dalla spontaneità, ma dalla previsione e dalla più ferma volontà politica di preservare e perfezionare il socialismo in Cuba.
Anche se abbiamo fatto vari tentativi di promuovere dei giovani negli incarichi principali, la vita ha dimostrato che non sempre le soluzioni sono state giuste. Oggi affrontiamo le conseguenze di non contare con una riserva di sostituti abbastanza preparati, con sufficiente esperienza e maturità per assumere i nuovi compiti di direzione nel Partito, nello Stato e nel Governo, questione che dobbiamo rapidamente risolvere, in un quinquennio, senza precipitazione nè improvvisazione, ma cominciando subito, appena terminato il Congresso.
A questo contribuirà inoltre il rafforzamento dello spirito democratico e del carattere collettivo del funzionamento degli organi del Partito e del potere statale e governativo, mentre si garantisce il ringiovanimento sistematico in tutta la catena di incarichi amministrativi e di Partito dalla base, dai compagni
che occupano le principali responsabilità, senza escludere l‟attuale Presidente dei Consigli di Stato e dei Ministri o il Primo Segretario del Comitato Centrale che risulteranno eletti da questo Congresso.
Per questo siamo arrivati alla conclusione che risulta encomiabile limitare a un massimo di due periodi consecutivi di cinque anni il disimpegno degli incarichi politici e statali fondamentali. Questo è possibile e necessario nellea attuali circostanze ben distinte da quelle del primo decennio della Rivoluzione ancora non consolidata ed inoltre sottoposta a costanti minacce e aggressioni.
Il rafforzamento sistematico della nostra istituzionalità sarà a sua volta condizione e garanzia imprescindibile per far sì che questa politica di rinnovo dei quadri non ponga mai a rischio la continuità del socialismo in Cuba.
In questa sfera stiamo cominciando con un primo passo, riducendo sostanzialmente la nomenclatura degli incarichi di direzione, che corrispondeva approvare nelle istanze municipali, provinciali e nazionali del Partito e delegare ai dirigenti ministeriali e delle imprese facoltà per la nomina, la sostituzione e l‟applicazione delle misure disciplinari a gran parte dei capi subordinati, assistiti della rispettive commissioni di quadri, nei quali il Partito è rappresentato e opina, ma che sono presiedute dal dirigente amministrativo che è quello che decide.
L‟opinione dell‟organizzazione del Partito è importante, ma il fattore che determina è il capo, già che dobbiamo preservare e potenziare la sua autorità, in armonia con il Partito.
In quanto alla vita interna, tema che allo stesso modo rimettiamo all‟analisi della Conferenza, pensiamo che dobbiamo meditare sugli effetti controproducenti di vecchie abitudini che non hanno nulla a che vedere con il ruolo d‟avanguardia della organizzazione nella società tra le quali la superficialità e il formalismo con cui si sviluppa il lavoro politico-ideologico l‟utilizzo di metodi e termini antiquati che non considerano il livello d‟istruzione dei militanti, la realizzazione di riunioni eccessivamente lunghe e con frequenza nella giornata lavorativa, che dev‟essere sacra, soprattutto per i comunisti; con agende molte volte inflessibili indicate dagli organismi superiori senza differenziare lo scenario in cui si sviluppa la vita dei militanti, le frequenti convocazioni alle attività commemorative formali, con discorsi ancora più formali, e l‟organizzazione di lavoro volontario nei giorni di riposo senza contenuto reale nè il debito coordinamento, generando spese e diffondendo irritazione e apatia tra i nostri compagni.
Questi criteri sono applicabili anche all‟emulazione, movimento che con gli anni ha perso la sua essenza di mobilitazione dei collettivi operai, trasformandosi in un meccanismo alternativo di distribuzione di stimoli morali e materiali, non sempre giustificati, con risultati concreti che in non poche occasioni hanno generato frodi nell‟informazione.
La Conferenza dovrà inoltre considerare le relazioni del Partito con l‟Unione dei Giovani Comunisti e le organizzazioni di massa, per spogliarle dagli schematismi e dalle abitudini e perchè tutti riscattino la loro ragione d‟essere, adeguata alle condizioni attuali.
In sintesi, compagne e compagni, la Conferenza Nazionale si centrerà nel potenziare il ruolo del Partito come massimo esponente della difesa degli interessi del popolo cubano.
Per raggiungere questa meta è indispensabile cambiare la mentalità, lasciare da parte i formalismi e le bravate nelle idee e nelle azioni, o, che è lo stesso, eliminare l‟ immobilismo fondato nei dogmi nelle consegne vuote, per giungere alle essenze più profonde delle cose, come brillantemente dimostrano nell‟opera di teatro “Abracadabra” i bambini della compagnia “La Colmenita”.
Solo così il Partito Comunista di Cuba potrà essere in condizioni d‟essere per tutto il tempo il degno erede dell‟autorità e della fiducia illimitata del popolo nella Rivoluzione e nel suo unico Comandante in Capo, il compagno Fidel Castro, il cui apporto morale e la sua guida indiscutibile non dipendono da alcun incarico, e che dalla sua condizione di soldato delle idee non ha smesso di lottare e di contribuire con le sue Riflessioni che illuminano e con altre azioni per la causa rivoluzionaria e in difesa dell‟umanità, di fronte ai pericoli che la minacciano.
Continueremo a difendere il Diritto Internazionale e a sostenere il principio d’uguaglianza sovrana degli Stati e il diritto alla libera determinazione dei popoli.
A proposito della situazione internazionale, dedicheremo alcuni minuti a valutare la congiuntura che esiste nel pianeta.
L‟uscita dalla crisi economica globale che danneggia tutte le nazioni non s‟ intravede per il suo carattere sistemico. I rimedi applicati dai poderosi sono stati indirizzati alla protezione delle istituzioni e delle pratiche che le hanno dato origine, scaricando il terribile peso delle conseguenze sui lavoratori nei loro stessi territori ed in particolare nei paesi sottosviluppati. La spirale dei prezzi degli alimenti e del petrolio spinge centinaia di milioni di persone verso la miseria.
Gli effetti del cambio climatico sono già devastatori e la mancanza di volontà politica delle nazioni industrializzate impedisce di adottare le azioni urgenti e indispensabili per prevenire la catastrofe.
Viviamo in un mondo convulso nel quale avvengono disastri naturali come i terremoti di Haiti, Cile e Giappone, mentre gli Stati Uniti sferrano guerre di conquista in Iraq e Afganistan, che sono costate più di un milione di civili morti.
Movimenti popolari nei paesi arabi si ribellano contro governi corrotti e oppressori, alleati degli Stati Uniti e dell‟ Unione Europea.
Il disgraziato conflitto in Libia, nazione sottoposta ad un brutale intervento militare della NATO, è servito di nuovo come pretesto di questa organizzazione per accedere dai suoi limiti di difesa originali ed espandere a scala globale le minacce e le azioni di guerra che sostengono gli interessi geo-strategici e l‟accesso al petrolio.
L‟imperialismo e le forze reazionarie interne cospirano per destabilizzare altri paesi, mentre Israele opprime e massacra il popolo palestinese con totale impunità.
Gli Stati Uniti e la NATO includono nelle loro dottrine gli interventi aggressivo contro i paesi del Terzo Mondo, impongono alle Nazioni Unite una doppia morale e utilizzano in forma sempre più organizzata poderosi consorzi mediatici per nascondere o tergiversare i fatti, secondo la convenienza dei centri di potere mondiale in una farsa ipocrita destinata a ingannare l‟opinione pubblica.
Nel mezzo di una complessa situazione economica, il nostro paese mantiene la cooperazione con 101 paesi del Terzo Mondo. Ad Haiti il personale medico, dopo 12 anni d‟intenso lavoro salvando vite, affronta da gennaio, assieme a collaboratori di altri paesi, le sequele del terremoto e la successiva epidemia di colera, con dedizione encomiabile.
Alla Rivoluzione Bolivariana e al compagno Hugo Chávez Frías esprimiamo la più decisa solidarietà e tutto il nostro impegno, coscienti dell‟importanza de processo che vive il fraterno popolo venezuelano per Nuestra América, e nel Bicentenario della sua indipendenza.
Ugualmente condividiamo i movimenti trasformatori in vari paesi latinoamericani, guidati da prestigiosi leaders che rappresentano gli interessi della maggioranza oppressa.
Proseguiremo contribuendo ai processi integrazionisti dell‟Alleanza Bolivariana per i Popoli di Nuestra America, (ALBA), l‟Unione del Sud (UNASUR) e la Comunità degli Stati Latinoamericani e dei Caraibi (CELAC), che prepara la celebrazione a Caracas del suo vertice iniziale nel luglio di quest‟anno, cioè il fatto istituzionale di maggior importanza nel nostro emisfero durante l‟ultimo secolo, perchè per la prima volta ci riuniremo noi da soli, tutti i paesi al sud del Rio Bravo.
Ci danno speranza questa America latina e questi Carabi, sempre più uniti e indipendenti che ringraziamo per la loro solidarietà.
Continueremo a difendere il Diritto Internazionale e a sostenere il principio d‟uguaglianza sovrana degli Stati e il diritto alla libera determinazione dei popoli.
Condanniamo l‟uso della forza, le aggressioni e le guerre di conquista, l‟accaparramento delle risorse naturali e lo sfruttamento dell‟uomo.
Condanniamo il terrorismo in tutte le sue forme e in particolare il terrorismo di Stato e difenderemo la pace e lo sviluppo per tutti i popoli e lotteremo per il futuro dell‟Umanità.
Il governo nordamericano non ha cambiato la sua politica tradizionale che vuole screditare e distruggere la Rivoluzione, al contrario ha continuato i finanziamenti dei progetti per promuovere direttamente la sovversione, provocare la destabilizzazione e interferire nei nostri temi interni. L‟attuale amministrazione ha deciso alcune misure positive, ma davvero molto limitate.
Il blocco economico, commerciale e finanziario degli Stati Uniti contro Cuba persiste ed anche s‟intensifica con l‟attuale presidenza ed in particolare le transazioni bancarie, ignorando la condanna quasi unanime della comunità internazionale che si è pronunciata in maniera crescente per la sua eliminazione in 19 anni consecutivi.
Apparentemente, come si è visto nella recente visita al palazzo de La Moneda, a Santiago del Cile, ai governanti degli Stati Uniti non piace rimettersi alla storia, trattando presente e futuro ; va sottolineato che il blocco contro Cuba non è una questione del passato, per cui noi ci sentiamo obbligati a ricordare il contenuto di un memorandum segreto, reso pubblico nel 1991, che era del Vicesegretario Aggiunto di Stato per i temi interamericani, Lester D. Mallory, del 6 aprile del 1960, e cito: “La maggioranza dei cubani appoggia Castro [...] Non esiste un‟opposizione politica efficace […]L‟unico mezzo possibile per fargli perdere l‟appoggio interno [al governo] è provocare disgusto e delusione con l‟insoddisfazione economica e la penuria […] vanno messi in pratica rapidamente tutti i mezzi possibili per debilitare la vita economica […] negando a Cuba denaro e rifornimenti, con il fine di ridurre i salari nominali e reali, e con l‟obiettivo di provocare fame, disperazione e la caduta del governo”. Fine della citazione.
Osservate la data del memorandum, il 6 aprile del 1960, quasi un anno esatto prima dell‟invasione a Playa Girón.
Il memorandum in questione non sorse per iniziativa di questo funzionario, ma rientrava nella politica per distruggere la Rivoluzione, così come “ Il Programma d‟Azione Segreta contro il regime di Castro”, approvato dal presidente Eisenhower il 17 marzo del 1960, 20 giorni prima del memorandum citato, utilizzando tutti i mezzi disponibili, dalla creazione di un‟opposizione unificata, la guerra psicologica, le azioni clandestine d‟intelligenza e la preparazione in terzi paesi di forze paramilitari capaci d‟invadere l‟Isola.
Gli Stati Uniti stimolarono il terrorismo nelle città e in quello stesso anno, prima di Playa Girón, fomentarono la creazione di bande controrivoluzionarie armate, rifornite via aria e via mare, che commisero saccheggi e omicidi di contadini operai e giovani alfabetizzatori , sono alla loro distruzione definitiva nel 1965.
Noi cubani non dimenticheremo mai i 3.478 morti e i 2099 mutilati, vittime della politica di terrorismo di Stato.
È passato mezzo secolo di privazioni e di sofferenze per il nostro popolo che ha saputo resistere e difendere la sua Rivoluzione e che non è disposto ad arrendersi, nè a macchiare la memoria dei suoi morti negli ultimi 150 anni, dall‟inizio delle nostre lotte per l‟indipendenza.
Il governo nordamericano non ha smesso di proteggere e coprire noti terroristi, mentre prolunga la sofferenza e l‟ingiusta reclusione di Cinque Eroici combattenti anti terroristi cubani.
La sua politica verso Cuba non ha credibilità, nè sostento morale di sorta e per cercare di giustificarla si esprimono pretesti incredibili, che essendo obsoleti, cambiano secondo le convenienze di Washington.
Il governo degli Stati Uniti non dovrebbe avere dubbi che la Rivoluzione cubana uscirà più forte da questo Congresso Se desidera continuare ad afferrarsi alla sua politica d‟ostilità, blocco e sovversione, siamo preparati ad affrontarla.
Reiteriamo la disposizione al dialogo e affronteremo la sfida di sostenere una relazione normale con gli Stati Uniti nella quale si possa convivere in maniera civile con le nostre differenze, sulla base del mutuo rispetto e la non ingerenza dei temi interni.
Nello stesso tempo manterremo in maniera permanente la priorità della difesa, seguendo le istruzioni del compagno Fidel nella sua prima relazione del Primo Congresso, quando disse, e cito: “Sino a che esisterà l’imperialismo, il Partito, lo Stato e il popolo, presteranno ai servizi della difesa la massima attenzione. La guardia rivoluzionaria non si tralascerà mai. La storia insegna con troppa eloquenza che coloro che dimenticano questo principio non sopravvivono all’errore”.
Nello scenario attuale è positivo conservare tale vigenza. Il concetto strategico della Guerra di Tutto il Popolo, si arricchisce e perfeziona in modo costante. Il suo sistema di comando e direzione è stato riformato, incrementandole apposta per reagire di fronte alle differenti situazioni eccezionali previste.
La portata difensiva del paese ha acquistato una dimensione superiore sia nel piano qualitativo che quantitativo, partendo dalle risorse proprie disponibili; è stato elevato lo stato tecnico e di mantenimento, come di conservazione delle armi, ed è proseguito lo sforzo nella produzione, soprattutto nella modernizzazione della tecnica militare, considerando i proibitivi prezzi nel mercato mondiale. In questa sfera è giusto riconoscere l‟apporto di decine d‟istituzioni civili e militari che hanno dimostrato le enormi potenzialità scientifiche, tecnologiche e produttive che la Rivoluzione ha creato.
Il grado di preparazione del territorio nazionale, come teatro di operazioni militari, è cresciuto significativamente, le armi fondamentali sono protette, così come parte importante delle truppe, degli organi di direzione e la popolazione.
È stata stabilita un‟infrastruttura di comunicazione che assicura il funzionamento stabile del comando a differenti livelli e sono state elevate le riserve materiali di ogni tipo, con maggior scaglionamento e protezione.
Le Forze Armate Rivoluzionarie o - che è poi lo stesso- il popolo in uniforme, dovranno continuare il loro permanente perfezionamento e preservare di fronte alla società l‟autorità e il prestigio conquistati, la loro disciplina e l‟ordine in difesa del popolo e del socialismo.
L’unità tra la dottrina e il pensiero rivoluzionario con relazione a alla fede e ai credenti ha le sue radici nelle fondamenta stesse della nazione.
Toccheremo ora questo altro tema dell‟attualità, non meno significativo.
Il Partito dev‟essere convinto che al di là della domanda materiale e anche di quelle culturali, esiste nel nostro popolo una diversità di concetti e d‟idee sulle sue stesse necessità spirituali.
Sono molti i pensieri su questo tema del Eroe nazionale José Martí, uomo che sintetizzava questa congiunzione di spiritualità e sentimento rivoluzionario.
Su questo tema Fidel parlò molto presto, nel 1954 dal presidio, evocando il martire della Moncada Renato Guitart, e cito: “La vita fisica è effímera, passa inesorabilmente, come sono passate quelle di tante e tanti e tante generazioni di uomini, come passerà in breve quella di ciascuno di noi. Questa verità dovrebbe insegnare a tutti gli esseri umani che al disopra di loro ci sono valori immortali dello spirito Che senso ha quella – la vita - senza questi? Che cos’è allora vivere? Come possono morire quelli che per comprenderlo, la sacrificano generosamente al bene e alla giustizia!”.
Questi valori sono stati sempre presenti nel suo pensiero e così lo ha reiterato nel 1971 riunendosi con un gruppo di sacerdoti cattolici a Santiago del Cile: e cito: “Io vi dico che ci sono diecimila volte più coincidenze del cristianesimo con il comunismo di quello che può avere con il capitalismo”.
Su questa idea ritornerà parlando con i membri delle chiese cristiane in Giamaica nel 1977; quando disse: “Si deve lavorare uniti, perchè quando l’idea politica trionfa, l’idea religiosa non si appartata, non appaia
nemica dei cambi. Non esistono contraddizioni tra i propositi della religione e i propositi del socialismo”. Fine della citazione.
L‟unità tra la dottrina e il pensiero rivoluzionario in relazione alla fede e ai credenti ha le sue radici nelle fondamenta stesse della nazione che, affermando il suo carattere laico, propugnava come principio irrinunciabile dell‟unione della spiritualità con la Patria, che ci legava a Padre Félix Varela e alle enunciazioni pedagogiche di José de la Luz y Caballero, che fu categorico al segnalare: “ Prima vorrei, dico io, che si distruggessero le istituzioni degli uomini - re e imperatori – gli stessi astri del firmamento, di veder cadere dal petto umano il sentimento di giustizia, questo sole del mondo morale!”
Nel 1991, il IV Congresso del Partito accordò di modificare l‟interpretazione degli Statuti, che limitava l‟ingresso all‟organizzazione dei rivoluzionari credenti.
La giustezza di questa decisione fu confermata dal ruolo che disimpegnarono i leaders e i rappresentanti delle diverse istituzioni religiose nelle distinte voci degli impegni nazionali, includendo la lotta per il ritorno del bambino Elián nella Patria, nella quale operò in modo speciale il Consiglio delle Chiese di Cuba.
Nonostante questo, è necessario continuare ad eliminare qualsiasi pregiudizio che impedisca di unire fraternamente nella virtù e nella difesa della nostra Rivoluzione tutte e tutti i cubani, credenti o no, coloro che formano parte delle chiese cristiane, tra le quali s‟includono la cattolica, le ortodosse russa e greca, le evangeliche e protestanti; come le religioni cubane d‟origine africana, le comunità spiritiste, ebree, islamiche, buddiste e le associazioni di fraternità, tra le altre. Per ognuna di queste la Rivoluzione ha avuto gesti di apprezzamento e concordia.
L‟indimenticabile Cintio Vitier, straordinario poeta e scrittore, che fu deputato della nostra Assemblea Nazionale, con le forze della penna e la sua etica martiana, cristiana e profondamente rivoluzionaria, ci ha lasciato come legato avvertenze per il presente e la posterità che dobbiamo ricordare.
Cintio ha scritto: “Quello che è in pericolo lo sappiamo è la nazione stessa. La nazione è già inseparabile dalla Rivoluzione che dal 10 ottobre del 1868 la costituisce e non ha altra alternativa: o è indipendente o smetterà d’essere in assoluto”.
Se la Rivoluzione fosse sconfitta , cadremmo nel vuoto storico che il nemico ci augura e ci prepara, che anche il più elementare tra i popoli annusa come abisso”.
Continua Cintio:
“Alla sconfitta si può giungere, lo sappiamo, per l’intervento del blocco, lo spreco interno, le tentazioni imposte dalla nuova situazione egemonica del mondo”.
Dopo aver affermato che: “Stiamo nel momento più difficile della nostra storia” aveva sentenziato : “obbligata a battersi con l’insensatezza del mondo al quale fatalmente appartiene minacciata sempre dalle sequele di oscure trame secolari, implacabilmente perseguitata dalla nazione più poderosa del pianeta, vittima anche di sciocchezze importate o autoctone, che non si commettono mai impunemente nella storia, la nostra piccola Isola si stringe e si dilata, sistole e diastole, come un lampo di speranza per sè e per tutti”. Fine della citazione.
Dobbiamo riferirci al processo recentemente concluso di scarcerazione dei prigionieri controrivoluzionari, di quelli che in tempi difficili e d‟angustia per la Patria, hanno cospirato contro di lei al servizio di una potenza straniera.
Per decisione sovrana del nostro Governo sono stati liberati senza aver scontato totalmente le loro sentenze. Lo abbiamo fatto in maniera diretta e attribuirci il merito certo di quello che decidiamo, considerando la forza della Rivoluzione, senza dubbio lo abbiamo effettuato nella cornice di un dialogo di rispetto mutuo, lealtà e trasparenza con l‟alta gerarchia della chiesa cattolica, che ha contribuito con il suo lavoro umanitario a che questa azione si concludesse in armonia e i cui allori in questo caso corrispondono a questa istituzione religiosa.
I rappresentanti di questa Chiesa hanno manifestato i loro punti di vista, non sempre coincidenti con i nostri, ma sì costruttivi. Questo è almeno il nostro apprezzamento , dopo lunghe conversazioni con il Cardinale Jaime Ortega e con il Presidente della Conferenza Episcopale Monsignor Dionisio García.
Con questa azione abbiamo favorito il consolidamento del più prezioso legato della nostra storia e del processo rivoluzionario: l‟unità della nazione.
Inoltre dobbiamo ricordare il contributo del precedente Ministro dei Temi Esteri e la Cooperazione della Spagna, Miguel Ángel Moratinos, che ha offerto facilità per il lavoro umanitario della chiesa, in maniera che coloro che hanno manifestato questo desiderio o hanno accettato l‟idea, hanno viaggiato all‟ estero con i loro familiari; altri hanno deciso di restare in Cuba.
Abbiamo sopportati pazientemente la campagna dispregiativa in materia di diritti umani, organizzata dagli Stati Uniti e da vari paesi dell‟Unione Europea, che esigono niente meno una resa incondizionata e lo sgretolamento immediato del nostro regime socialista, e fomentano, orientano e aiutano i mercenari interni a violare le leggi.
A questo proposito è necessario chiarire che quello che non faremo mai, è negare al popolo il diritto di difendere la sua Rivoluzione, perchè la difesa dell‟indipendenza, delle conquiste del socialismo, delle nostre piazze, delle nostre strade e continuerà ad essere il primo dovere di tutti patrioti cubani.
Ci aspettano giorni e anni d‟intenso lavoro e d‟enorme responsabilità per preservare e sviluppare, su una base duratura e sostenibile il futuro socialista e indipendente della Patria.
Termina qui la Relazione Centrale del VI Congresso.
Molte grazie.

( a cura della Redazione di Nuestra America )


“Abbiamo la responsabilità di preservare il futuro socialista della patria”, ha detto il compagno Raul Castro Ruz, aprendo i lavori del 6°Congresso del Partito Comunista di Cuba.
Con i messaggi e i saluti provenienti da ogni parte del mondo si è aperto ieri il VI Congresso del Partito Comunista di Cuba.
Il congresso che è iniziato nel pomeriggio del 16 aprile, ha preso il via con le celebrazioni per il 50° anniversario della vittoria di Playa Girón e con la proclamazione del carattere socialista della Rivoluzione Cubana.
Il Presidente del Nicaragua, Daniel Ortega, ha inviato un messaggio di saluto nel quale afferma “d’aver visto in tutti i preparativi, l’animo indistruttibile della gloriosa Rivoluzione cubana, per consolidare e avanzare nel suo progetto socialista, che rappresenta benessere, equità e protagonismo di tutto il suo popolo ed in particolare dei giovani e delle donne in questo invitto progetto di liberazione che è un esempio per Nuestra America e per il mondo”, come segnala il testo pubblicato dal sito El 19.
Il VI Congresso che ha luogo nel Palazzo delle Convenzioni alla presenza di mille delegati eletti per l’importante assise dei comunisti cubani, dibatterà il Progetto delle Linee di Politica Economica e Sociale del Partito e della Rivoluzione, ( le tesi ) documento discusso dai cittadini e lavoratori cubani in migliaia di incontri che si sono svolti in ogni città, quartiere e luogo di lavoro nei mesi precedenti.
Il Partito Comunista Cubano è impegnato a tracciare le prospettive rivoluzionarie della transizione socialista nel XXI secolo, dovendo fronteggiare non solo il vile bloqueo imposto dall’imperialismo americano, ma le pesanti ricadute della crisi sistemica del capitalismo. L’impatto della crisi mondiale nell’economia cubana comporterà solo nel 2011, per importare alimenti primari, una spesa extra di 308 milioni di dollari. Il blocco
economico statunitense, la crisi internazionale, la scelta forzata di realizzare valuta attraverso il turismo, è chiaro che tutto ciò provoca difficoltà e nodi nella transizione al socialismo, delle contraddizioni nel processo rivoluzionario, poiché come tutti i processi è naturale che anche quello cubano viva le proprie contraddizioni muovendosi sul cammino sempre del loro superamento a volte difficoltoso, e che spesso appaiono quasi irrisolvibili in una dimensione in cui non esiste come ai tempi dell’URSS e del Comecon un blocco internazionale socialista di riferimento
Scrive il Granma “Senza dubbio le coperture per offrire miracoli stanno finendo e in un mondo dove la matematica del commercio accresce il suo pragmatismo, mentre gira sempre più forte il vortice contro coloro che hanno meno, dobbiamo utilizzare i nostri suoli e le industrie con le nostre forze, per uscire da questa corrente”.
“Abbiamo la responsabilità di preservare il futuro socialista della patria” ha detto il compagno Raul Castro Ruz, aprendo i lavori del Congresso.
E ha richiamato la necessità di bandire la superficialità e l’immobilismo per affrontare l’essenza più profonda del problema, solo così ha detto, saremo in grado di essere degni eredi “dell'autorità e della fiducia illimitata del popolo nella Rivoluzione e nel suo unico comandante in Capo, il compagno Fidel Castro Ruz."
José Ramón Machado Ventura, Membro dell'Ufficio Politico e Primo Vicepresidente del Consiglio di Stato e dei Ministri, a conclusione della giornata inaugurale del Congresso ha riferito che i mille delegati per affrontare e concentrarsi al meglio sui temi in discussione, lavoreranno nelle prime due giornate in cinque commissioni: modello di gestione economica (I), gli aspetti globali dell'economia (II), politica sociale (III), politica settoriale (IV) e (V).
Dato che è molto importante il dibattito che si sta sviluppando nel Congresso, soprattutto per ciò che riguarda le forme che la transizione socialista può assumere nel XXI secolo a fronte della crisi sistemica del capitale, è importante seguirlo attentamente anche per tutti coloro che operano politicamente per la trasformazione nel cuore della potenza imperiale europea,per capire il significato che può assumere per noi “qui ed ora”.

Novembre 2010


DOCUMENTO DELLA RETE DEI COMUNISTI


Perfezionamento del sistema economico, pianificazione e socialismo:
verso il VI Congresso del Partito Comunista Cubano


Il VI Congresso del Partito Comunista Cubano (PCC) è stato convocato per aprile 2011 e sarà
fondamentalmente incentrato sui processi in corso di aggiustamento e perfezionamento del sistema
economico, alla luce della crisi sistemica economica internazionale che ricade pesantemente su
tutti i paesi a capitalismo maturo ma ancor più decisamente sui Paesi in Via di Sviluppo (PVS), e in
particolare su Cuba a causa dell’intensificarsi dell’infame bloqueo imposto dall’imperialismo.
In preparazione del Congresso nei giorni scorsi è stato emesso e diffuso da parte del PCC un
documento economico-sociale che è oggetto di grande dibattito fra i militanti del partito, i lavoratori
e i cittadini cubani, a dimostrazione della forza e della capacità dinamica della democrazia
partecipativa cubana sia sul piano politico-sociale sia economico.
Il documento già nel titolo ( Progetti di linea guida della politica economica e sociale del Partito e
della Rivoluzione) fa intendere quali sono gli assi portanti del dibattito in corso; infatti le sue 32
pagine sono divise in ben 12 sezioni che evidenziano l’attuale modello di gestione economica e i
possibili perfezionamenti, le linee di politica macroeconomica interna ed esterna, la politica di
investimenti e della scienza , tecnologia e innovazione, le politiche sociali, le politiche settoriali
(con particolare riferimento ai settori agro-industriale, industriale ed energetico, turismo, trasporti,
costruzioni alimentari e risorse idrauliche) e l’ultimo capitolo dedicato alle politiche per il
commercio.
Le 12 sezioni si articolano poi in 291 articoli sulle linee guida che dovranno essere discussi nei
posti di lavoro con una grande funzione del sindacato CTC, nei quartieri con un ruolo guida da parte
dei CDR e solo dal dibattito di base, popolare e partecipativo, scaturiranno le idee-forza definitive
che si discuteranno al prossimo congresso del PCC di aprile, in modo da rafforzare la democrazia
socialista e il processo rivoluzionario.
Dato che è molto importante il dibattito che si sta sviluppando in preparazione di tale Congresso,
soprattutto per ciò che riguarda le forme che la transizione socialista può assumere nel XXI secolo a
fronte della crisi sistemica del capitale, è importante anche per i comunisti che operano nel cuore
della potenza imperiale europea capire il significato che può assumere per noi “qui ed ora”.
Vogliamo subito togliere qualsiasi dubbio e quindi le scusanti non tanto ai dichiarati
controrivoluzionari, ma soprattutto a quella sinistra occidental-centrica che in maniera diretta o
parzialmente velata fa con la sua pratica politica e la sua propaganda operazioni contro il Governo e
il popolo di Cuba, per colpire la stessa idea della possibilità politica di uscita della crisi del capitale
attraverso una ripresa forte dei percorsi per il superamento del modo di produzione capitalista in
chiave socialista e rivoluzionaria. Per questo vogliamo immediatamente evidenziare che il principio
irrinunciabile della transizione socialista attraverso la pianificazione è presente in tutto il
documento. Infatti, oltre alle dichiarazioni del Ministro dell’Economia Marino Murillo Jorge e dello
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stesso Raul, che hanno affermato più volte che la pianificazione socialista è irrinunciabile e che
l’unico modo di controllo dell’economia è attraverso il piano, già all’inizio del documento si pone
in maniera chiara l’affermazione che “nell’attualizzazione del modello economico cubano prevarrà
la pianificazione e non il mercato”. In tutte le linee guida contenute nelle 12 sezioni del documento
si ribadisce che qualsiasi investimento o costo deve essere definito all’interno del piano, e si auspica
anzi una maggiore collaborazione e interrelazione fra i vari settori produttivi affinché si possa
attuare la pianificazione in maniera più equilibrata, e sempre concordemente con il settore
dell’istruzione del Ministero dell’Educazione, in modo da rendere la formazione elemento centrale
per avere lavoratori sempre più qualificati e consci e responsabili sulle difficoltà nell’attuazione
della pianificazione socialista con il fine del consolidamento del processo rivoluzionario.
E’ per questo che la pianificazione deve essere condivisa e realizzata in termini equilibrati sia nei
settori interni che esterni dell’economia in modo da raggiungere uno sviluppo armonico e
fortemente caratterizzato dalla compatibilità sociale ed ambientale.
E’ il criterio della responsabilità personale e collettiva quello che può dare impulso
all’attualizzazione e perfezionamento del sistema economico, con un ruolo centrale dei dirigenti e
dei quadri che devono guidare il processo e rispondere dei risultati rispettando le risorse a
disposizione, gli sforzi del popolo e l’equilibrio sociale e la sostenibilità ambientale.
E’ chiaro che per far ciò il documento parte da una analisi estremamente puntuale sui problemi
presenti nell’economia cubana e le linee di risoluzione. Si inizia per esempio a considerare
l’instabilità dei prezzi dei prodotti e dei servizi, sia di quelli importati, ma anche di quelli esportati e
della grande difficoltà di ottenere finanziamenti esterni; è chiaro che la crisi internazionale del
capitale ha reso ancora più fluttuanti tali prezzi e ciò, accompagnato dall’inasprirsi del blocco
economico, commerciale e finanziario da 50 anni imposto dall’imperialismo USA, ha determinato
seri danni di carattere socio-economico generale ma anche nella capacità d’acquisto delle
esportazioni.
L’introduzione del documento evidenzia anche che la presenza attiva e di promozione dell’ALBA
svolta da Cuba a partire dal 2004 ha potenziato le possibilità di relazione politico-economica
internazionale, non solo verso il Venezuela e gli altri paesi della regione ma anche con altri
importanti partners come la Cina, il Vietnam, la Russia, l’Angola, l’Iran, il Brasile e l’Algeria.
Tra gli elementi negativi va anche considerato che tra il 1988 e il 2008 ci sono stati almeno 16
uragani disastrosi che hanno provocato danni all’economia cubana per svariati miliardi di dollari e
processi di ricostruzione di strategiche infrastrutture.
Altro elemento importante è che l’introduzione pone l’accento oltre che su questi fenomeni negativi
esterni a partire dalle gravi ricadute dell’attuale crisi sistemica del capitale, anche su fattori di
inefficienza interna , tra i più urgenti da risolvere: l’abbassamento della capitalizzazione della base
produttiva e delle infrastrutture e dalla bassa efficienza e produttività del lavoro.
Si evidenzia altresì che anche se già dal 2003 si è realizzata una elevata centralizzazione dei
meccanismi di assegnazione o utilizzazione della divisa straniera; in particolare dal 2005 si sono
combattute delle importanti strozzature dell’economia per affrontare il deficit finanziario della
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bilancia dei pagamenti. Ciò ha portato ad adottare diversi provvedimenti in particolare per
riprogrammare i pagamenti del debito esterno, per tentare di accrescere e diversificare le
esportazioni e la sostituzione delle importazioni, ed anche per mettere in atto programmi addizionali
per il risparmio energetico e ad incrementare gli investimenti industriali strategici maggiormente
finalizzati al futuro del paese.
Nonostante tali positivi provvedimenti, il documento evidenzia che permangono dei problemi
irrisolti che se non affrontati decisamente e immediatamente possono limitare molto lo stesso futuro
economico e sociale del paese.
Per esempio tra i problemi centrali e strategici da risolvere ci sono quelli di mettere a produzione le
cosiddette “terre oziose”, cioè non coltivate che rappresentano circa il 50% del totale e puntare
quindi ad innalzare i rendimenti agricoli ; trovare immediate alternative di fonti di investimento per
far fronte ai processi di bassa capitalizzazione delle industrie e delle infrastrutture ; recuperare la
capacità di esportazione incrementando e diversificando i beni e i servizi, riducendo al contempo la
elevata e insopportabile dipendenza dalle esportazioni che continua a determinare una significativa
esposizione debitoria verso l’estero; accelerare inoltre gli studi per eliminare nel più breve tempo
possibile la doppia circolazione monetaria del peso cubano e peso convertibile, che crea a tutt’oggi
indubbiamente disparità e disequilibrio.
Da ultimo si affrontano i temi dell’eliminazione degli organici improduttivi attraverso la garanzia
di continuità del lavoro in settori strategicamente più produttivi e forme di ristrutturazione
dell’occupazione anche attraverso l’ampliamento di forme di lavoro non statale e in conto proprio; o
trovando modalità per incentivare l’incremento della produttività del lavoro elevandone le
motivazioni con aumenti salariali e al contempo rafforzando i meccanismi di redistribuzione delle
entrate, eliminando le forme dannose di paternalismo ed egualitarismo, che non significa però
assolutamente diminuire il criterio fondamentale per la rivoluzione cubana che è il mantenimento
dell’uguaglianza, del lavoro e reddito per tutti.
Per realizzare tali obiettivi il documento a cui sono chiamati al dibattito tutti i cubani è costruito
proprio in maniera che l’attuazione venga sviluppata in maniera graduale come linea di politica
economica di prospettiva a medio termine e condivisa dal popolo. Si consideri inoltre che su tali
punti relativamente alla riorganizzazione dell’occupazione si sono modificate con il consenso
popolare norme giuridiche attuando, disposizioni generali del Consiglio di Stato, del Consiglio dei
Ministri e Risoluzioni emesse da vari Ministeri, in primis il Ministero del Lavoro e della Sicurezza
Sociale, della Banca centrale di Cuba, dall’Istituto Nazionale della Casa.
Quando si parla di tempi medi si intende il Piano quinquennale fino al 2015 che dovrà risolvere i
suddetti problemi ma al contempo realizzare i necessari e forti incrementi salariali previsti.
Ovviamente per far ciò sarà necessario porre una accorta e adeguata relazione fra produttività del
lavoro e salario medio, interrompendo quel circolo dannoso che vede oggi Cuba come unico paese
in cui negli ultimi dieci anni l’incremento salariale medio è stato considerevolmente più alto degli
incrementi di produttività del lavoro.
E’ sempre entro il 2015 che in funzione anche dell’ampliamento di lavori non statali e di quelli a
carattere autonomo e in conto proprio, si sta studiando una Legge Tributaria che, attraverso
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tassazioni di tali forme di lavoro, ha come obiettivo centrale quello di ottimizzare la distribuzione
della ricchezza che si genera nel paese.
E’ chiaro che tali linee di perfezionamento dell’economia da realizzarsi in prima istanza entro il
2015 devono partire da un assunto centrale posto già a suo tempo sia da Fidel Castro che da Raul,
secondo il quale Cuba non può continuare ad essere l’unico paese al mondo dove una parte della
popolazione possa vivere senza lavorare, ma è il lavoro di ogni individuo e la sua produttività quella
che determina l’incremento salariale per soddisfare sempre più le necessità.
Il documento “Progetti di linea guida della politica economica e sociale del Partito e della
rivoluzione” sottolinea in maniera chiara senza alcun dubbio e contraddizione, fin nella sua
introduzione, che l’attuazione di tali politiche economiche di perfezionamento e aggiornamento
seguiranno sempre e comunque il principio che “solo il socialismo è capace di vincere le difficoltà e
preservare le conquiste della Rivoluzione e che nell’attualizzazione del modello economico
predominerà la pianificazione e non il mercato. Nella politica economica che si propone è sempre
presente che il socialismo è uguaglianza di diritti e uguaglianza di opportunità per tutti i cittadini,
non egualitarismo. Il lavoro è allo stesso tempo un diritto e un dovere, motivo di realizzazione
personale per ciascun cittadino e dovrà essere remunerato in maniera conforme alla sua quantità e
qualità”.
E’ chiaro che tali linee attuano così nei fatti il principio fondamentale del socialismo: da ognuno
secondo le proprie capacità ad ognuno secondo il suo lavoro.
Il principio fondamentale che ispira tutte le 32 pagine del documento è incentrato sulla assunzione
del concetto vivo di democrazia partecipativa secondo la quale “chi decide è il popolo”.
Pensiamo che il risultato di tale dibattito nel PCC, nel sindacato CTC nei CDR e con tutto il popolo
cubano abbia anche delle ricadute notevoli sul rafforzamento dei processi di transizione socialista
negli altri paesi dell’ALBA e in genere in tutti i Sud del mondo dove si stanno tentando processi di
autodeterminazione e di integrazione a forti connotati antimperialisti, anticapitalisti e, in forme
differenziate a specifico carattere socialista.
Siamo certi che tutto ciò sia sufficiente al momento per far chiarezza contro le farneticazioni di cui
in maniera vergognosamente strumentale e controrivoluzionaria si è occupata la stampa
occidentale, anche di quella sinistra smarrita, che non avendo un progetto politico da contrapporre
alla crisi del capitale, attacca e offende gli sforzi di Cuba e di tutti quei paesi che si muovono nella
prospettiva anticapitalista e nei percorsi di transizione al socialismo; processi e percorsi che, anche
se a volte possono avere alcune loro contraddizioni, denotano tutta la loro grande forza di porsi
strategicamente fuori dal modo di produzione capitalista e di continuare la grande battaglia
internazionale per la rivoluzione socialista.


La Rete dei Comunisti

Thursday, 21 February 2013 20:24

PARTIDO COMUNISTA DE CUBA / COMITÉ CENTRAL

    PARTIDO COMUNISTA DE CUBA / COMITÉ CENTRAL


Alle Organizzazioni politiche amiche e ai movimenti sociali
amici:


La Riivoluzione cubana, nel suo battagliare per edificare una societá piú giusta,
si apprestra a celebrare il VI Congresso del Partito Comunista di Cuba.
Le attivitá preliminari sono giá iniziate con il dibattito critico e l’analisi puntuale
da parte della popolazione e dei suoi militanti del progetto delle Linee guida
della Politica Economica e Sociale, documento che racchiude l’essenza
dell’aggiornamento di cui ha bisogno il nostro modello economico, basato sulla
pianificazione e non sul mercato.
Il prossimo Congresso sará celebrato in un contesto caratterizzato dalla
necessitá di fronteggiare gli effetti di 50 anni di guerra economica degli Stati
Uniti, le conseguenze della crisi economica internazionale e la perdita di 20.900
milioni di dollari tra il 1998 e il 2008 a causa di eventi climatici. In ambito
interno, la situazione é aggravata dalla bassa efficienza di vari nostri settori
produttivi; dall’impoverimento della base produttiva e dell’infrastruttura;
dall’invecchiamento e dalla stagnazione della crescita della popolazione; e da
misure concettuali ed umane opportune in un determinato momento ma che
nelle condizioni attuali devono essere sradicate.
La stampa internazionale e molti autodefiniti analisti su temi cubani, hanno
iniziato a distorcere, a reinterpretare e a falsificare il contenuto, la portata e gli
obiettivi delle misure che oggi discutiamo a Cuba. Con ció cercano di macchiare
lo spirito umanista del nostro progetto socialista.
L’annuncio sulla soppressione di circa un milione di posti di lavoro superflui,
soprattutto nei settori che gravano sul bilancio dello Stato e dei servizi, dei
quali ne verranno eliminati circa 500 mila prima del mese di marzo del 2011, é
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trattato dalla stampa internazionale come una misura di licenziamenti in massa.
Qualcuno ha utilizzato il termine “terapia d’urto”.
I mezzi di comunicazione e gli analisti omettono che si tratta di un processo
diretto ad ottenere una migliore riorganizzazione e distribuzione della forza
lavoro e a sradicare poco a poco il pernicioso fenomeno della sottoccupazione;
a rendere sostenibile ed efficiente, dal punto di vista economico, il nostro
progetto rivoluzionario e socialista nelle condizioni attuali giá descritte; e a
correggere misure che hanno portato il nostro Stato ad assumere atteggiamenti
paternalisti che mettevano a rischio la continuitá del Socialismo a Cuba.
La riorganizzazione lavorativa ha tra i suoi obiettivi anche quello di reindirizzate
una buona parte di quella forza lavoro verso altri settori produttivi che
l’economia del paese oggi richiede. Inoltre, poco piú del 20% di quei 500 mila,
cambieranno soltanto la forma di gestione, mai la loro occupazione, ció
alleggerirá il carico finanziario dello Stato e pertanto si trasformerá in una
maggiore efficienza nella produzione e nei servizi.
A tutto ció bisogna aggiungere che é nota la ferma volontá dello Stato socialista
di mantenere le sue conquiste sociali e di non lasciare senza garanzie alcun
operaio o impiegato, ma offrendo loro nuove formule piú sostenibili.
La grande stampa monopolizzata, non dirá mai che le misure che oggi si
implementano e quelle che saranno approvate dal VI Congresso del PCC sono
frutto di un’analisi opportuna e riflessiva e delle proposte che il popolo ha
espresso nel dibattito che é stato promosso a Cuba sul futuro della Rivoluzione
e che ha tre grandi momenti:
il primo di essi é stata la discussione generata dal discorso del Comandante in
Capo, Fidel Castro, all’Universitá de L’Avana nel mese di novembre del 2005, in
cui chiamó a riflettere sui pericoli interni che minacciavano la Rivoluzione e la
responsabilitá di tutti i cubani a preservarla e rafforzarla.
Il secondo momento ebbe inizio posteriormente all’intervento del compagno
Raúl Castro il 26 luglio del 2007. A partire da quella data, e per mesi, tutto il
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popolo ebbe l’opportunitá di esprimere le proprie opinioni sulla societá e sulla
Rivoluzione cubana e sul futuro del Socialismo a Cuba. Tale dibattito é
continuato nel 2008, ma all’interno di ogni settore produttivo e sociale, affinché
si proponessero tutte le soluzioni possibili per diagnosticare e correggere,
settorialmente e integralmente, le deficienze del nostro modello economico.
Tutte le opinioni, tutte, sono state raccolte dal Partito e dalla dirigenza del
paese e rappresentano la bussola che segna il processo che oggi ha raggiunto
una nuova tappa.
Il terzo momento é quindi il Congresso del PCC iniziato nelle strade, nelle case,
nelle industrie, in tutti gli angoli del paese, con l’analisi critica da parte di tutta la
popolazione delle Linee guida della Politica Economica e Sociale, documento
che é frutto delle precedenti discussioni e che non é chiuso, in quanto recepirá
ancora le opinioni ed i suggerimenti finali che saranno dibattuti ed approvati dai
delegati al VI Congresso del PCC:
Amici e Amiche del mondo:
Il VI Congresso si colloca nel 50° anniversario della Vittoria di Playa Girón, la
prima grande sconfitta militare degli Stati Uniti in America, e della
Proclamazione del carattere socialista della Rivoluzione Cubana.
Cuba, il suo popolo e la sua Rivoluzione, sono coscienti del cammino scelto nel
1959 e del ruolo che giocano nel mondo di oggi. Abbandonare la strada del
socialismo sarebbe un suicidio, in quanto soccomberebbe la nostra sovranitá e
tradiremmo milioni di donne e di uomini che hanno sacrificato le loro vite
difendendo il progresso della nazione.
Assicuriamo ai nostri amici e alle nostre amiche nel mondo che la difesa
irrinunciabile della nostra indipendenza e del nostro socialismo sono oggi, e
saranno sempre, le principali bandiere del processo rivoluzionario cubano.


DIPARTIMENTO RELAZIONI INTERNAZIONALI
L’Avana, 26 novembre 2010

Thursday, 21 February 2013 20:21

Nella seconda giornata del VI Congresso del PCC

Nella seconda giornata del VI Congresso del PCC nei 50 interventi svolti, i delegati hanno espresso il loro pieno consenso sul documento posto alla base del Congresso che ha saputo coniugare il pensiero critico della Rivoluzione con i problemi concreti e le aspettative del popolo cubano.


( Roberto Battiglia Rivista NUESTRA AMERICA)

                                                                                        

 


La seconda giornata del VI Congresso del PCC è stata dedicata al lavoro delle cinque commissioni, nelle quali i delegati si sono espressi sulla Relazione Centrale del compagno Raul e sono entrati in maniera dettagliata e articolata settore per settore sulle scelte da intraprendere e su tutto ciò che è necessario aggiornare nel modello economico.
Nei 50 interventi svolti, i delegati hanno espresso il loro pieno consenso sul documento posto alla base del Congresso che ha saputo coniugare il pensiero critico della Rivoluzione con i problemi concreti e le aspettative del popolo cubano. E’ stato sottolineato che riconoscere i propri errori è il primo passo per poterli risolvere e che le misure proposte nella Relazione rispondono pienamente alle aspettative dei cubani perché sono nate e sono il frutto di un dibattito che ha coinvolto un popolo intero.
Il delegato Eusebio Leal ha ricordato che i popoli che hanno dimenticato le proprie idee, che sono le loro armi, hanno perso tutto ed ha riconosciuto alla Relazione Centrale, il profondo rispetto per la nostra storia. “Che grande privilegio hanno avuto Fidel e Raúl di poter partecipare alla creazione dell’ opera e alla sua rettifica! Loro ci lasciano il cammino tracciato e corrisponderà al Partito portare avanti questo enorme compito”.
Il delegato Comandante della Rivoluzione Guillermo García Frías, ha assicurato che, oltre che approvarla, la cosa più importante è come realizzeremo quello che si indica nella Relazione centrale presentata da Raul Castro ,e Ricardo Alarcón ha sottolineato che "Non solo pone fondamenta alla situazione del paese, ma lo fa in modo che giunge all’ultimo cubano e cubana” ,ed è il risultato della partecipazione di molta gente a dimostrazione di quanto è viva e reale a Cuba la democrazia partecipativa con livelli davvero eccezionali.
Il Comandante Fidel, che ha seguito il lavoro delle commissioni, nelle sue riflessioni “Los Debates del Congreso” afferma: “Il vostro compito è ancora più difficile di quanto ipotizzato dalla nostra generazione, quando si proclamò il socialismo a Cuba, a 90 miglia dagli Stati Uniti”.
“E 'dovere della nuova generazione di uomini e donne rivoluzionarie di essere un modello di dirigenti modesti, studiosi e instancabili combattenti per il socialismo. Indubbiamente è una sfida difficile in un’ epoca barbarica delle società del consumo, superare il sistema capitalista di produzione, che incoraggia e promuove gli istinti egoistici degli esseri umani”. ”La nuova generazione è chiamata a correggere e modificare senza esitazione tutto ciò che deve essere corretto e modificato, e continuare a dimostrare che il socialismo è anche l'arte dell'impossibile”.
Come associazione e rivista Nuestra America vogliamo ricordare, a commento del 2° giorno del Congresso, ai più giovani che possono non saperlo, alle sinistre eurocentriche che lo hanno dimenticato in fretta, ai “giornalisti” di tutte le tendenze che senza neanche sapere cosa sia il piano di perfezionamento della pianificazione economica e senza saperne nulla del dibattito in corso a Cuba, hanno comunque decretato la fine del socialismo solo per servire l’ idiota certezza della superiorità e ’infallibilità del sistema capitalista, le parole che pronunciò Fidel il 16 aprile del 1961 al funerale dei morti nel terribile e improvviso attacco aereo mercenario sferrato sugli aeroporti cubani il giorno prima : “Questa è la Rivoluzione socialista e democratica degli umili, con gli umili e per gli umili e per questa Rivoluzione degli umili, con gli umili e per gli umili siamo disposti a dare la vita”!

VERSO IL VI CONGRESSO DEL PARTITO COMUNISTA CUBANO


(Traduzione a cura della Redazione Contropiano Internazionale)

 


Linee guida e prospettive dell’economia
di Oscar Sanchez Serra


(da GRANMA INTERNACIONAL DIGITAL,www.granma.cu,versione spagnolo,19 NOV.2010 )


A partire dall’analisi popolare del documento “Progetto di linee guida della politica economica e sociale del Partito e della Rivoluzione”, argomento centrale del VI Congresso che si terrà nel prossimo aprile, proponiamo di seguito di iniziare a considerare vari aspetti che, a nostro giudizio, sono l’essenza del documento che ci convoca.
Primo, è fondamentale precisare che le Linee guida non sono la risposta ai problemi che abbiamo, ma la forma, la maniera o una guida per risolverli, basati sulla proiezione economica del paese fino al 2015, approvata nei giorni 7 e 8 del mese di maggio dal Consiglio dei Ministri. E’ tale la grandezza e importanza di questa proiezione e delle linee che solo per implementare il processo di riduzione degli organici improduttivi,e l’ampliamento e la flessibilizzazione del lavoro autonomo in conto proprio, è stato necessario modificare 22 norme giuridiche pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale lo scorso 25 ottobre, nei suoi numeri 11, 12 e 13, contenenti le Disposizioni Generali dettate dal Consiglio di Stato, dal Consiglio dei Ministri e dal Comitato Esecutivo, così come quelle che completano dette Disposizioni Generali, per mezzo di risoluzioni emesse dal Ministero del Lavoro e Sicurezza Sociale, Finanza e Prezzi, Trasporti, Agricoltura, dalla Banca Centrale di Cuba e dall’Istituto Nazionale della Casa. Per questo motivo, il documento che dibatteremo i cubani e le cubane, è costruito in questa prospettiva come linea politica che deve essere sviluppata gradualmente.
Questa proposta in tale forma di attuazione,di conseguenza,ha alcuni punti chiave che attraversano tutto il documento. Uno di questi è la pianificazione, presente fin dal principio, quando si afferma che “nella attualizzazione del modello economico cubano prevarrà la pianificazione e non il mercato”. E Marino Murillo Jorge, vicepresidente del Consiglio dei Ministri e Ministro dell’Economia, afferma che “non esiste miglior controllo che un efficiente compimento del piano dei costi”. E il compagno Raul ha affermato, con grande enfasi, che “il piano è sacro”.
La pianificazione la troviamo in tutte le pagine per dibatterla, fino al punto che non si può approvare un investimento senza che la pianificazione stessa non abbia previsto il recupero in ritorno dell’investimento all’interno dello stesso settore; come pensare di ridefinire le forze produttive e incrementare il salario, senza prima individuare come e da dove, come e quando produciamo quello di cui necessitiamo senza guardare fuori dal paese, che è l’equivalente di dire che dobbiamo farlo con le nostre risorse. O in che modo alzare la produttività del lavoro in settori vitali come i trasporti, industria, scienza, agricoltura, alimentazione, se non si pianifica con il settore dell’Istruzione la formazione della forza lavoro qualificata.
Alcuni pensano, per esempio, che dalla notte al mattino si può risolvere tutto quello che è relazionato con l’incremento salariale. E’ necessario sottolineare che la proiezione della economia già menzionata include questo aumento ma in forma graduale fino al 2015, perché dobbiamo ottenere una adeguata relazione fra la produttività del lavoro e il salario medio, oggi ad un punto critico, dal momento che la prima è bassa. E’ come dire, consumiamo quello che non abbiamo creato. E’ proprio per la necessità di lavorare in modo ottimale le otto ore e aumentare la produzione di beni materiali, che si sta pianificando il processo di disponibilità e riduzione degli organici improduttivi, la flessibilizzazione e ampliamento del lavoro autonomo ed è in studio la futura Legge Tributaria, che avrà come obiettivo centrale una maggior e migliore distribuzione della ricchezza che generiamo.
Le Linee guida partono dalla pianificazione di uno sviluppo armonico che permetta un equilibrio tanto esterno che interno della nostra economia.
Illustriamo alcune questioni. Che succede se il turismo presta un buon servizio, alza gli indici dei visitatori, se l’industria e la agricoltura non sono capaci di produrre affinché questo settore non incorra in spese per l’importazione? Semplicemente la mancanza di produttività di entrambi i settori, le loro inefficienze, fanno si che questa economia deficitaria si trasferisca al turismo. E’ un esempio che ci porta a maggiori spese, o che è lo stesso: aumenta il disequilibrio. Per questo il dibattito in ogni settore deve adeguarsi ai suoi propri problemi e deve avere la capacità di farlo con una visione integrale dell’economia da ogni posto di lavoro. Alla popolazione preoccupa, per esempio, il tema dei prezzi. Il suo unico regolatore è l’aumento dei beni e dei servizi. Che succederebbe se scendessero per decreto? Aumenteremo la capacità di acquisto di quelli che oggi hanno più denaro; non stimoleremo la produttività, e il pagamento-ricompensa in conformità con il risultato cadrebbe in un precipizio, allora il salario non giocherebbe una carta importante nella aspirazione personale, e di conseguenza un colpo mortale a tutte le nostre aspirazioni. Cuba continuerebbe ad essere l’unico paese al mondo dove non occorrerebbe lavorare. Molto meglio sarà, come stabiliscono la proiezione economica e le linee guida, incrementare il salario medio annuale, perché sia questo, come frutto della produttività del lavoro di ogni individuo, quello che soddisfa le necessità.
E’ la regola d’oro del socialismo: da ognuno secondo le proprie capacità e a ciascuno secondo il suo lavoro.
Niente e nessuno può stare al di fuori di quello che si va stabilendo, perché farlo significherebbe flagellare questa politica o, che è lo stesso dire, di non rispettare le risorse a disposizione e gli sforzi del popolo. In questo senso, i quadri svolgono il ruolo più importante e decisivo, perché tale istituzionalizzazione si raggiunge esigendo responsabilità. A chi dirige tocca il compito con maggior enfasi di ogni altro nel compiere ciò che è stato concordato , egli deve essere capace di decidere, nell’ambito di tali linee guida, dove è più importante collocare una risorsa, e dare impulso ad un investimento, e inoltre assumersi la responsabilità dei suoi risultati, secondo quello che è stato preventivato quando venne approvato. Però, allo stesso tempo, deve spiegare, argomentare e chiarire quello che questa politica esprime, anche di fronte ai suoi lavoratori così come ai suoi vicini.
Però la cosa più importante del dibattito passa attraverso tutta la informazione possibile che possiamo dare spiegando bene, ascoltando tutti; applicando questo saggio proverbio cinese
che dice Se si ascoltano le parti, si avrà la luce; se si ascolta una sola di esse, si rimarrà nell’oscurità.
Abbiamo molta saggezza nel nostro popolo e anche molte aspettative e impegni. Non dimentichiamo in nessun momento, che dal 17 novembre 2005, quando il nostro Comandante in Capo ci ha invitato a riflettere sul fatto che sarebbero state le nostre deficienze le uniche possibilità per rendere reversibile la nostra Rivoluzione, abbiamo mantenuto una linea verticale in questo pensiero; ricordiamo i più di quattro milioni di cubani che fecero più di un milione di progetti dopo il discorso del Generale dell’Esercito, il 26 luglio del 2007 in Camaguey, i quali,d’altra parte, sono anche presenti sia nella proiezione economica, che nelle linee guida.
Oggi questa stessa direzione dà una dimostrazione in più di quando confida in tutti noi ,prepariamoci allora insieme a essa, a realizzare le parole del principio fondamentale di questo documento: “chi decide è il popolo”.


(Traduzione a cura della Redazione Contropiano Internazionale)

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