Intervista a Luciano Vasapollo.

Allora Luciano, sei appena tornato con Rita Martufi dal Venezuela dove hai seguito le elezioni, invitati direttamente dal Ministro degli Esteri Arreaza. Avete avuto molti incontri in rappresentanza delle vostre aree politico-culturali di appartenenza. Cominciamo da un dato: Maduro e le forze che rappresenta hanno vinto anche queste elezioni. Nel tuo lavoro sei abituato a far parlare i numeri e allora “diamo i numeri”. Con quanti voti ha vinto Maduro? Quanti voti ha preso l’opposizione? Quanta gente ha partecipato al voto?

Accolgo con favore questa intervista perchè permette di esprimere la mia opinione visto che in Europa, i media hanno la linea editoriale delle multinazionali, il cui discorso è che le frodi si sono verificate in Venezuela e c’è stata un’astensione che giustifica il fatto di non riconoscere i risultati. Maduro ha ottenuto il 68% dei voti, mentre Henri Falcón ha ottenuto solo il 21%, il che significa una differenza di 45 punti, cosa che non accadeva in Venezuela da 20 anni. Il candidato Bertucci, che è  arrivato al terzo posto, ha anche sottolineato che si può non riconoscere un risultato con una limitata differenza di voti, ma che con  delle cifre come quelle di  domenica 20 maggio è impossibile che si verifichi una frode con un così grande margine di differenza.

E ‘stato un processo elettorale che ha garantito la libertà e l’indipendenza, in  un sistema moderno e affidabile. Lo  dico avendo assistito ad  elezioni anche  in altre parti del mondo. E ‘una vergogna, e lo dico come europeo, che l’Unione Europea abbia chiesto l’astensione in Venezuela, per dire poi che il processo non era legittimo perché  avevano votato poche persone.

Grandi lotte sono state combattute per conquistare il diritto di voto, quindi è un passo indietro chiedere l’astensione. La risposta popolare del popolo bolivariano è stata l’autodeterminazione, l’indipendenza e la sovranità, perché non hanno accettato di essere una colonia.

Ho visitato i seggi elettorali e tutto è andato tranquillamente, in  pace, nonostante il contesto di guerra economica, commerciale, guerra internazionale finanziaria,  mediatica, psicologica in atto contro il Venezuela; è stata una vittoria eroica del compagno Maduro e della democrazia.  Nicolas Maduro ha vinto nettamente le elezioni presidenziali di domenica 20 maggio, ottenendo un secondo mandato presidenziale con oltre 6,5 milioni di voti. Lo ha annunciato il Consiglio nazionale elettorale (CNE) nella tarda sera di domenica. Con il 92,6% dei voti contati, Maduro ha ottenuto 5,8 milioni di voti, mentre il suo rivale, l’ex governatore Henri Falcón, ha ottenuto 1,8 milioni di voti. Il presidente del CNE Tibisay Lucena, nel suo discorso alla nazione, ha anche aggiunto che 8,6 milioni di venezuelani (circa il 47%) si sono recati alle urne, su un totale del registro elettorale di 20,5 milioni di persone. Come detto si tratta del 92,6% dei voti scrutinati.

Alcuni paesi come Stati Uniti o la stessa Unione Europea contestano la validità di queste elezioni. Nei paesi che contestano le elezioni in Venezuela per il basso numero di votanti, quanta gente ha votato quando ha dovuto eleggere i presidenti o i premier?

Chiediamoci con quali livelli di partecipazione siano stati proclamati Donald Trump, Juan Manuel Santos o Sebastián Piñera, perché sono stati eletti con molto meno del 48% di partecipazione che Maduro ha ottenuto nelle elezioni del 20 maggio. Il 4 marzo si sono tenute le elezioni in Italia, e fino ad oggi non esiste un governo in un parlamento in cui manca un partito che rappresenti davvero gli interessi popolari. Ha vinto la Lega Nord, un gruppo indipendentista diventato un partito contro gli immigrati e fascista. L’altra parte, il Movimento 5 Stelle, è populista e si cerca ancora di formare un governo. E il balletto istituzionale di questi giorni di guerra di posizionamento in cui sono sempre prevalenti gli interessi della borghesia transazionale europea, della Troika e del profitto delle multinazionali,  fa addirittura rimpiangere la prima repubblica del CAF.

L’Unione Europea non riconosce i risultati elettorali perché obbedisce agli interessi multinazionali che cercano di conquistare le ricchezze del Venezuela. Vogliono petrolio, oro, argento, gas, nell’attuale fase espansionistica dell’impero, perché per il blocco europeo la democrazia è al servizio dei grandi capitali e non rappresenta gli interessi popolari.

Anche se gli Stati Uniti e l’Unione Europea sono due espressioni diverse dell’imperialismo, alla ricerca di dominio globale, stanno applicando in Venezuela  la stessa ricetta che è stata utilizzata in Libia, in Siria, Iraq, Iran e nei paesi che non accettano le regole del Fondo Monetario Internazionale (FMI) e che chiamano Stati canaglia solo per la loro impertinenza di voler essere sovrani.

È ovvio ciò che stanno facendo il signor Trump e la UE, che stanno tentando attraverso le sanzioni di  radicalizzare la violenta opposizione in Venezuela. La strategia è quella di generare una tremenda guerra economica, generare fame, morte e influenzare la psicologia dei venezuelani affinché incolpino la rivoluzione di tutte le loro difficoltà.

Esiste un fascismo internazionale, militare, al servizio delle multinazionali, che oggi cerca di impadronirsi del Venezuela, per questo stanno creando le condizioni per il rilancio delle guarimbas, alimentando una radicale opposizione che non accetta il dialogo, formata da delinquenti, fascisti, mercenari, pagati dall’impero per generare violenza che giustifichi un intervento umanitario. Ma se è guerra, non può essere umanitaria.

L’impero vuole creare le condizioni per iniziare in Venezuela la sua “guerra umanitaria” che gli permetta di impadronirsi degli immensi giacimenti di petrolio dell’Orinoco Oil Belt.

“Secondo l’impero o si accetta la ‘democrazia umanitaria’,o si interviene con  la ‘guerra umanitaria’, come hanno fatto in Iraq, la Libia, la Siria e adesso con il genocidio  in Palestina”.

Il professore chiarisce che la guerra umanitaria è un eufemismo o un modo di  chiamare la guerra militare.

Quando si vuole lanciare una “guerra umanitaria”, le cosiddette ONG, che lavorano spesso per la CIA, contribuiscono a creare le condizioni di violenza per giustificare gli “aiuti umanitari”, ossia una guerra militare per controllare i territori che non Sono obbedienti alle multinazionali. In Venezuela i nemici della rivoluzione, hanno creato le condizioni per rincarare e far sparire i medicinali e gli alimenti  per poter avanzare con la fase violenta del piano dell’impero.”L’aiuto umanitario è una bugia, perché le sanzioni cercano di generare fame e disperazione.

Nonostante il Consiglio Elettorale Nazionale (CNE) sia stato assistito da 150 osservatori internazionali di 30 paesi diversi e alla presenza di diverse organizzazioni internazionali, l’Unione Europea non riconoscerà il voto e la stampa italiana è già impegnata a delegittimare la tornata elettorale prendendo a riferimento il dato delle astensioni. A costoro rispondo di ascoltare non le mie parole, ma quelle di Jose Luis Rodriguez Zapatero, ex primo ministro spagnolo moderato non certo un chavista. Ma da persona onesta intellettualmente e come osservatore internazionale, ruolo che l’Unione Europea invitata formalmente da Caracas non ha voluto fare per paura di dover dire la verità forse. Ecco Zapatero ha definito ‘incomprensibile’  l’atteggiamento dell’Unione Europea e ha ribadito la totale trasparenza e validità del voto. Ascoltate con attenzione le sue parole e avrete la sintesi della vergogna che oggi rappresenta l’Ue.

 

Ci sono però altri paesi che hanno ritenuto legittimo il responso elettorale. Quali sono e cosa indicano nel sistema di alleanze di un paese come il Venezuela?

Con il ritorno a destra di due grandi paesi come Argentina e Brasile, sono venuti meno due grandi polmoni di appoggio solidali che avevano interrotto il progetto dell’ALCA per far spazio all’ALBA. Un cambio di scenario che ha purtroppo ridefinito in senso negativo alcune situazioni e indebolito l’integrazione solidale. La posizione assunta dall’attuale presidente dell’Ecuador, Lenin Moreno, non è casuale. Ne abbiammo parlato a lungo negli incontri con Correa e David Choquehuanca.

In un paese dollarizzato com’è l’Ecuador e in cui le risorse passano per un mercato d’importazione determinato dagli USA, Moreno si è trovato in una situazione in cui rompere con gli Stati Uniti avrebbe creato grossi problemi. Correa ha potuto muoversi in un quadro diverso, fidando su sponde solide come quelle di Argentina e Brasile. Quando lo scenario muta e ad alcuni appare che anche Maduro possa crollare, Moreno inizia a cambiare strategie e alleanze. E oggi, nonostante l’Ecuador non sia ancora uscito dall’ALBA, non ha più un governo affidabile per i processi di trasformazione. Ora non solo c’è il fiume di denaro dell’imperialismo USA, ma anche la partita che stanno giocando in Europa le multinazionali, i vari partiti legati ai centri di potere, come quelli della vecchia e agguerrita nomenclatura dei poteri forti italiani, come i partiti della Mogherini, Tajani eccetera. Una partita per il controllo dell’America Latina e, attraverso l’America Latina, sul Medioriente, sul fronte libico e siriano: seguendo la linea del petrolio e del metano. E dell’acqua, non dimentichiamolo.

 

Controllare o svendere alle grandi multinazionali fiumi importantissimi che attraversano mezzo continente, controllare l’Amazzonia, pesa incredibilmente sugli scenari. Insomma, quella che si gioca in America Latina è una partita più che mai aperta.

 

Ripeto sempre una frase del mio amico Abel Prieto: quando diciamo “hasta la victoria siempre”, “patria o muerte, venceremos!”, dobbiamo aggiungere che la “victoria es inevitable”. Deve essere resa inevitabile pena la scomparsa dei processi rivoluzionari in corso. Non ci sono più altre strade.

 

Il riconoscimento elettorale è immediatamente arrivato da Cuba, Bolivia, Iran, Russia, Cina, quei paesi che l’imperialismo chiama “stati canaglia”.

 

Al primo posto ci sono governi, paesi che sostengono e rivendicano con forza l’appoggio alla democrazia popolare, alla resistenza eroica dei governi rivoluzionari e del popolo di Cuba e del Venezuela. E’ un punto di riferimento forte il Venezuela di Chavez e Maduro, così come Cuba socialista , così come il socialismo comunitario della Bolivia, le conquiste dell’ ALBA rivoluzionaria . Sono Governi e paesi che lavorano affinché i vari golpe voluti dall’imperialismo USA e UE contro l’autodeterminazione dei popoli dell’America latina non possano avere successo  e perché la democrazia reale in Brasile possa tornare e Lula si possa candidare. Lavoriamo e lavoreremo perché i governi della Colombia, Perù, Cile smettano di sostenere gli USA ma aiutino i loro popoli a compiere conquiste verso la piena autodeterminazione.

 

Perché Maduro ha vinto queste elezioni? Su quali settori della società raccoglie i suoi consensi?

 

Il popolo venezuelano avrebbe potuto arrendersi alla guerra economica e alla strozzatura finanziaria dei potentati del mondo. Pensando al livello di lotta per i propri diritti, per la propria sovranità e per l’autodeterminazione dei popoli europei sembra un miracolo che non l’abbia fatto.

 

La ricetta è machiavellica, poiché l’inflazione viene creata per giustificare la sospensione degli investimenti sociali e ridurre i salari. In Venezuela, la distribuzione di beni di base è crollata per impedire l’accesso a medicinali e cibo per incolpare il governo di Maduro.

Si cerca di generare odio contro il governo attraverso il mancato accesso al cibo e alle medicine.

Penso  che si stia alimentando un’opposizione violenta per generare di nuovo proteste come quelle che nel corso dell’anno 2017 hanno causato più di 100 morti.

Il Venezuela  affronta una guerra psicologica che ha il supporto di media locali e internazionali.

 

Che lezione al resto del mondo. E’ stata una resistenza eroica . In un paese sotto assedio imperialista e con la decisione di tutte le potenze mondiali di favorire la massima astensione e boicottaggio del voto, la realtà del risultato elettorale è un trionfo per il presidente operaio.”

 

Confermo  l’importanza del voto di ieri per un popolo, quello venezuelano, sempre più consapevole ormai di rappresentare un modello di riferimento alle ingiustizie di questo mondo. Voglio riprendere le parole con cui Maduro ha chiuso il suo discorso della vittoria: All’impero, dico: devi sapere che il Venezuela è la garanzia della stabilità sociale e politica nella regione. E’ un errore grave cercare di destabilizzare il Venezuela.  Ed è proprio così lo vediamo con il Brasile del golpista Temer, nell’Argentina di Macri e laddove l’imperialismo con golpe più o meno blandi sta portando nuovamente la scure del neo-liberismo. Oggi il Venezuela di Maduro è il perno della stabilità regionale. Che cosa ha fatto Maduro subito dopo l’annuncio della vittoria? Ha aperto un dialogo permanente con l’opposizione. Tutta l’opposizione anche quella che ha boicottato le elezioni per dare impulso all’interventismo degli Stati Uniti e dell’Unione Europea. A tutta l’opposizione anche quella che ha organizzato due colpi di stato violenti contro di lui nel 2014 e 2017 noti come Guarimbas.

 

“Siamo la forza della storia trasformata in vittoria popolare.” Sono state le prime parole di Maduro ai suoi sostenitori dopo l’annuncio del CNE. “Grazie per aver saputo affrontare tante aggressioni e bugie, grazie per averlo superato e per avermi fatto diventare presidente del Venezuela per il prossimo mandato.” “Esigo il rispetto per tutto il popolo venezuelano, sono il presidente di tutti i venezuelani, chiedo un processo di dialogo, il dialogo permanente è ciò di cui ha bisogno il Venezuela”. Con queste parole di Maduro si comprende bene quanto escano sconfitti gli “interventisti umanitari” degli Sati Uniti e dell’Unione Europea umiliati persino dal moderato ex premier spagnolo Zapatero a Caracas come osservatore internazionale.

 

L’opposizione è arrivata alle elezioni spaccata. Quali sono le forze dell’opposizione e perché si sono divise?

 

L’impero ricorre alla violenza mediatica, psicologica ed economica, ma quando non è abbastanza, ricorre anche alla violenza fascista. Già in passato si sono avute manifestazioni violente con persone  bruciate vive per il crimine di essere Chaviste.

 

Gli Stati Uniti sostengono le oligarchie e le multinazionali del petrolio con il terrorismo psicologico e massmediatico per condizionare e deviare quei settori della popolazione che hanno sempre sostenuto il chavismo nel paese. Maduro ha dimostrato grande responsabilità democratica e senso dello Stato facendo appello a pace, dialogo e elezioni. L’opposizione , per così dire , che e’ dell’estrema destra e che detiene maggioranza nel Parlamento ha chiesto insistentemente nuove elezioni presidenziali “il prima possibile” e come premessa per il dialogo. Il Presidente aveva indetto le elezioni per il 22 aprile e quando c”era già il pre-accordo firmato nella Repubblica domenicana tutto è saltato perché l’estrema destra venezuelana il giorno della firma ha ricevuto una telefonata dalla Colombia dove era in visita Tillerson – oggi Segretario di Stato USA ieri oligarca delle multinazionali del petrolio. Sotto pressione degli Stati Uniti si è interrotto tutto con lo sdegno anche dell’ex presidente spagnolo Zapatero, uno dei cosiddetti accompagnatori nel processo di dialogo e pace nella Repubblica domenicana. E’ una vera e propria provocazione. Il tutto è servito per dire che il 20 maggio non ci sono state elezioni libere. Ma dittatoriali sono le elezioni quando l’opposizione non può partecipare, non quando non vuole partecipare per fare aumentare la pressione dall’esterno lavorando insieme a Unione Europea e Stati Uniti alla destabilizzazione .Chi è l’antidemocratico? Continuano veri e propri attacchi, finti incidenti alla frontiera con la Colombia o del Perù , per poi dire che lo sconfinamento possa essere il pretesto dell’invasione del Venezuela come successo in Siria o in Iraq. Imperialismo non è solo quello degli USA, è imperialismo anche l’insistente ingerenza arrogante , antidemocratica dell’UE .

 

Quando c’erano i morti nelle strade si riempivano giornali e telegiornali con menzogne per accelerare il colpo di stato contro il governo. Quando si è eletta la Costituente si è gridato al “golpe di Maduro” per accelerare l’intervento militare che si stava ipotizzando in quei giorni. Quando il 54% dei venezuelani vota per eleggere 17 governatori chavisti su 22, preferiscono la menzogna del silenzio. Lo stesso vale per quei politici, molti in quel partito che si autodefinisce democratico e farebbe meglio a mettere un a avanti. Silenzio. Magari tra qualche giorno l’ordine sarà di parlare di “brogli” e allora vedrete fiumi di inchiostro con tutti che si sveglieranno. E’ la logica della guerra mediatica in corso.

 

Quanto ha pesato “l’opposizione economica”, ossia il sabotaggio dell’economia del paese che sta provocando problemi a vasti settori della popolazione?

 

L’opposizione e gli imprenditori eversivi sanno quello che hanno fatto in questi ultimi tre anni. Infatti, esistono degli studi in cui è dimostrato che se questi imprenditori avessero continuato a produrre e a distribuire i propri prodotti, il popolo venezuelano non avrebbe sofferto quello che oggi sta soffrendo. La crisi del prezzo del petrolio è diventata determinante solo quando gli imprenditori, legati ai politici dell’opposizione, hanno cominciato a sabotare l’economia. Quindi, è evidente che, oggi, nessuno ha più fiducia nel cosiddetto patriottismo degli industriali e dei banchieri. Infatti, i candidati deputati della nuova Assemblea Costituente è gente che ha sofferto gli effetti della guerra economica. Sanno benissimo che i barraqueros si sono arricchiti con il contrabbando, che le bande di Narcos possono essere debellate solo se il governo adotterà la “tolerancia zero”. Sanno che il valore del Bolivar sarà effettivo e reale solo se lo Stato avrà il totale controllo sulla circolazione della moneta. Sanno, anche che la struttura burocratica ereditata dai governi mafiosi di “Accion Democratica” e “Copei” potrà essere riciclata e diventare efficiente solo con lo sviluppo del Poder Popular de las Comunas. Sanno pure che il paese è stato vittima di una demonizzazione mediatica senza precedenti, operata da paesi che come l’Italia, la Spagna gli Stati Uniti e via dicendo si dicono campioni della democrazia e della convivenza pacifica. Infine ,è gente che sa benissimo che 75% della rendita petrolifera è destinata allo sviluppo economico e sociale e che le Missiones hanno trasformato il Venezuela. Per cui, sono sicuro che l’Assemblea Costituente modificherà l’attuale Costituzione non perché questa è oltrepassata, ma perché il governo bolivariano pretende consolidare la stabilità politica, consolidare gli istituti di democrazia di base partecipativa, affermare lo sviluppo economico, dinamizzare i nuovi settori, oltre a garantire la giustizia sociale a tutti i cittadini. Chiedo al signor Falcón di riconoscere i risultati e di accettare di partecipare al dialogo proposto dal presidente Maduro per il supremo interesse del popolo del Venezuela, assediato dalle grandi multinazionali. Si deve difendere la sovranità nazionale, ecco perché Falcón deve dialogare e accettare i risultati elettorali e le norme costituzionali “.Il blocco economico, finanziario e commerciale contro il Venezuela sia anche peggiore di quello in atto contro Cuba, perché c’è anche una guerra monetaria e un’inflazione manipolata da interessi corporativi.

 

Il candidato perdente, Henri Falcón, ha chiesto nuove elezioni, una richiesta che ha l’approvazione dell’amministrazione Trump, che ha anche chiesto di ripetere le elezioni e ha imposto più “sanzioni” economiche contro il Venezuela.

 

La Spagna e l’Unione Europea studiano anche “altre misure tempestive” contro il nuovo governo di Nicolás Maduro, insieme a una dozzina di paesi dell’America Latina e al Canada che non hanno riconosciuto i risultati del 20 maggio. Perché questa brutale interferenza contro l’autodeterminazione di un popolo? Tutti noi accompagnanti possiamo testimoniare che  il sistema elettorale venezuelano è inespugnabile, e che il 20 maggio c’e stato un processo legittimo e trasparente. Chiedo all’ONU di fare una dichiarazione a favore della sovranità del popolo del Venezuela.

 

In quale clima politico e sociale si sono svolte le elezioni?

 

E’ stato un voto per la sovranità e l’autodeterminazione di un popolo che dovrà affrontare nel futuro prossimo ulteriori sacrifici perché la morsa dei potentati finanziari del mondo non si arrenderà, anzi. La resistenza e la rivoluzione continua con nuova forza per le sfide del futuro che non saranno meno complicate. Ma il popolo del Venezuela ha mandato un messaggio chiaro al mondo: NOI NON CI ARRENDIAMO. E ti prego di sottolinearlo più volte. Noi non ci arrendiamo. E ora che fare? Nel nuovo mandato e in linea con quanto intrapreso dall’Assemblea Costituente si deve procedere immediatamente al rafforzamento del processo rivoluzionario a partire da una nuova fase di consolidamento delle conquiste sociali rivoluzionarie con una econmia diversificata creativa che sappia dare sempre più spazio alle socializzazioni e nazionalizzazioni e sempre meno dipendente dal petrolio e dai mercati monetari e finanziari internazionali. E per farlo bisogna partire dalla lezione di democrazia, libertà e resistenza data ieri, per l’ennesima volta, dal meraviglioso popolo venezuelano”

 

Nonostante i 120 morti del 2017, la guerra economica, la guerra mediatica messa in atto da CIA, narcos, multinazionali e dalle destre venezuelane, il risultato ottenuto è straordinario.

Neanche Chavez nel 2002, quando il colpo di stato ha avuto successo per alcuni giorni, ha mai subito un attacco forte come quello che sta subendo Nicolas Maduro in questi mesi. Questa, lo voglio dire con forza, è una vittoria del Presidente Maduro.

 

Sul Venezuela bisogna fare chiarezza nel mare di bugie in cui siamo inondati quotidianamente. E’ in corso un grande processo rivoluzionario che ha cambiato le sorti dell’America Latina, ridato forza e dignità a milioni di persone che semplicemente nei regimi neo-liberisti del passato non esistevano e ha dato grande forza e speranza a chi come noi in occidente si rifà alla cultura di resistenza del movimento operaio e della democrazia di base. Oggi in Italia ci sono 10 milioni di persone che vivono tra la povertà relativa e quella assoluta. Non hanno dignità, sono scarti del sistema. Proprio per questo anche qui in Europa o nei paesi capitalisti a processo maturo la questione della trasformazione in Venezuela è di vitale importanza. Il comportamento dei media segue il regime del pensiero unico imposto dalle borghesie dominanti oggi.

 

Secondo te gli Stati Uniti stanno aumentando o diminuendo le ingerenze nel cosiddetto “cortile di casa” cioè l’America Latina? Per alcuni aspetti negli ultimi anni erano sembrati più attivi e attenti in altri quadranti come il Medio Oriente e l’Asia….

 

Oggi il cortile degli Stati Uniti non è solo l’America Latina, è l’intero pianeta, perché si sta verificando una crisi sistemica capitalista. Trump vuole dominare la Siria, la Russia, la Cina, la Libia, l’Ucraina, anche se l’America Latina rimane il punto focale.

 

Ma gli Stati Uniti non hanno la forza economica e militare che avevano 10 anni fa, da quando è emersa una competizione “interimperialista”, in cui l’Unione Europea ha i propri interessi in campo.

Ecco perché il Dipartimento di Stato ha nuovamente puntato l’attenzione sull’America Latina, per ristabilire il suo potere.

 

Penso che il controllo di Argentina e Brasile sia stato una priorità in questa fase di ricolonizzazione, ecco perché Lula oggi è in prigione, perché sanno che avrebbe vinto le elezioni.

Anche in Argentina sono state create le condizioni per l’ uscita di Cristina, dal momento che era necessario conquistare il paese e il Brasile in modo che non sostenessero il Venezuela chavista

e anche che il gruppo di Lima è costituito da colonie al servizio delle multinazionali.

L’impero non ha permesso neanche un governo ribelle in Honduras, e sebbene esistessero condizioni per rendere illegittimo un processo non trasparente che ha causato proteste e morti, l’Organizzazione degli Stati Americani e Trump lo hanno considerato legittimo.

 

L’inquilino della Casa Bianca cerca una condizione di dominio assoluto in America Latina, per questo tenta di distruggere la democrazia venezuelana che, con tutte le sue contraddizioni, è una democrazia pura e legittima”. L’Imperialismo non è solo guerra militare, ma è anche l’imposizione di regole economiche, attraverso oligopoli, monopoli che obbligano intere popolazioni a sottostare ad orientamenti neo-coloniali violentando la loro sovranità e autodeterminazione.

 

L’Unione Europea è l’emblema di tutto questo e non è un caso che sia oggi in prima fila con le sanzioni contro la democrazia e l’autodeterminazione del Venezuela. I partiti del Parlamento europeo sono oggi per la maggior parte in particolare espressione del centro sinistra. Dobbiamo essere chiari su questo punto: è Renzi, è Gentiloni, è il cosiddetto partito “democratico” che incita a violare le regole delle Nazioni Unite contro la Rivoluzione Bolivariana dando sponda alle ipotesi fascistoidi per il futuro del Venezuela, dell’America Latina e non solo , pensando a far propaganda di regime per dar forza ai giochi dei potenti ; il Pd, il partito sedicente “democratico “ sostiene, per fare un altro esempio, in Ucraina le forze fasciste dei mercenari paramilitari e di un governo dittatoriale .

 

Per tutte queste ragioni credo che l’unica soluzione reale e credibile sia oggi creare e sostenere nel tempo un fronte popolare come Potere al Popolo. Non sono un portavoce di questa lista e non mi permetto di parlare a suo nome, ma posso dire che c’è grande aspettativa nelle aree politico , culturali , sindacali con cui io lavoro – ad esempio il Cestes centro studi Usb, Nuestra America, organizzazioni politiche come la Rete dei Comunisti o editoriali come Contropiano – ma anche in moltissimi altri compagni che sono dentro Potere al Popolo.

 

Hai fatto molti incontri politici in Venezuela. Chi sono stati i tuoi interlocutori e, se possiamo renderlo noto, di cosa avete discusso soprattutto?

 

La delegazione in Venezuela per la Rete dei Comunisti, per il Capitolo italiano della Rete in Difesa dell’Umanità e per il centro studi Cestes, dopo interscambi con la Cancelleria, istituzione che ci ha invitato, ha incontrato alla sede centrale del Consiglio Nazionale Elettorale la presidente Tibisay Lucena Ramírez che  ha esposto l’indipendenza assoluta del potere elettorale riconosciuto costituzionalmente e del moderno e sicuro sistema elettorale che garantirà elezioni libere e pienamente democratiche ad oltre 20 milioni di Venezuelani. La Presidente ha evidenziato le gravi interferenze internazionali che stanno cercando in tutti i modi di intervenire per impedire il diritto del popolo venezuelano di esprimere liberamente il proprio voto.  La presenza di accompagnanti provenienti da tutto il mondo e di tutte le tendenze politiche dimostra, se ce ne fosse bisogno, la grande trasparenza e la piena legalità delle elezioni e del loro svolgimento.

 

La nostra delegazione ha incontrato il ministro degli Esteri Jorge Arreaza che ha spiegato in maniera puntuale i diversi attacchi mediatici e le gravissime azioni dei governi occidentali e i diversi complotti di guerra economica e propagandistica atte ad impedire il voto ai Venezuelani residenti all’estero e a delegittimare l’intero processo elettorale.

 

Abbiamo poi  partecipato al comizio di chiusura della campagna elettorale del Presidente Maduro alla Avenida Bolivar, con la presenza di centinaia di migliaia di operai, impiegati, pensionati, casalinghe, studenti, insomma il vero popolo chavista bolivariano, soggetto reale della rivoluzione.

 

Altro incontro molto interessante quello con con Tania Diaz prima vicepresidente dell’Assemblea Costituente e con William Castillo Viceministro della comunicazione internazionale con i quali si è discusso di come utilizzare al meglio i mezzi di comunicazione sociali in tutto il mondo e di come realizzare la diffusione delle notizie sul processo rivoluzionario e della verità su tutto ciò che sta realizzando la democrazia socialista Venezuelana attraverso i vari social network che sono presenti in tutto il mondo.

Abbiamo poi avuto molti incontri con varie delegazioni straniere di Cuba, Palestina,Tunisia Spagna, Portogallo e tanti paesi dell’America Latina. Altro importante  incontro quello  con David Choquehuanca, ex ministro degli Esteri della Bolivia ed ora segretario Esecutivo dell’ALBA (l’Alleanza Bolivariana dei popoli di Nuestra America). Emozionante l’incontro della nostra delegazione con il Presidente Correa arrivato a Caracas per appoggiare il Presidente Maduro che,  in una conferenza precedente al nostro incontro, aveva esposto i gravi problemi del suo paese e la persecuzione di cui sono vittima lui e i suoi collaboratori ; ha più volte sottolineato che si rischia un nuovo Plan Condor in America Latina e che è necessario vigilare con gli strumenti della democrazia di base per una controffensiva ai criminali attacchi imperialisti.

 

Altro importante incontro con Ernesto Villegas Ministro del Poder Popular para la Cultura de Venezuela in cui abbiamo affrontato i temi dell’attualità della rivoluzione Bolivariana anche importanti argomenti di prospettiva nella continuità e rafforzamento della collaborazione politica e culturale col governo del Venezuela.

 

Molte sono state le interviste in diretta a Tele Sur, a Radio Sur, a Radio Nacional ecc. sui temi dell’attacco mass mediatico internazionale contro la sovranità e l’autodeterminazione della democrazia partecipativa Bolivariana e sul ruolo degli imperialismi della UE e degli USA con la guerra economica, monetaria, finanziaria e psicologica. In queste interviste si è evidenziata la solidità trasparenza e protagonismo della democrazia partecipativa socialista venezuelana che difende la propria autodeterminazione e indipendenza con la resistenza eroica del suo popolo per sconfiggere gli interessi delle multinazionali del petrolio e le logiche disumane del profitto.

 

 

 

Infine una domanda un po’ rognosa ma a nostro avviso inevitabile per le forze rivoluzionarie un po’ i tutti i paesi. Nel processo rivoluzionario bolivariano, così come in quello boliviano o anche in esperienze di governo progressiste ma non rivoluzionarie come in Brasile, spesso i partiti comunisti sono marginali nel processo o addirittura ostili ai movimenti politici e sociali che lo animano. Non è così ovunque né per tutti i partiti comunisti, ma spesso questa contraddizione si produce o si riproduce. Come te lo spieghi?

 

Per quel che riguarda l’autodeterminazione dei popoli, ragiono con le mie organizzazioni di riferimento  da marxista in un’ottica di divenire storico e in un’ottica di classe. Dobbiamo iniziare a dare aggettivi a sostantivi che altrimenti restano vuoti. “Democrazia” non significa niente di per sé. Anche Casa Pound oggi la utilizza. Io aggiungo alla parola democrazia sempre socialista, redistributiva, egualitaria, partecipativa e popolare. “Autodeterminazione dei popoli” si. Ma poi bisogna aggiungere gli aggettivi. E gli aggettivi si aggiungono rispondendo alla domanda: a beneficio di chi? Popolo e cittadini da soli non significano niente. Era popolo venezuelano quello che per conto della CIA e delle multinazionali ha ucciso altro popolo venezuelano per cacciare Maduro. Fermo restando il mio sostegno al processo in Catalogna di rottura contro il polo imperialista spagnolo e europeo, quando parliamo di autodeterminazione dei popoli dobbiamo avere coscienza di chi sta portando avanti il percorso di indipendenza, quale classe sociale nello specifico e che percorso politico ha in mente.

 

Anche nella cosiddetta sinistra europea, tuttavia, Maduro viene dipinto come un “autocrate che sta affamando il popolo”, come colui che “ha fallito nell’eredità di Chavez”. Certo il dato dell’astensione poteva essere minore, non come quello a cui siamo abituati nell’occidente democratico per intenderci. Ma non c ‘è un altro paese al mondo che ha subito negli ultimi anni una così feroce guerra imperialista con attentati terroristici continui, guerriglia di fascisti e mercenari con centinaia di morti, guerra economica con incetta e sparizione dei beni di prima necessità portati dai mercenari sul mercato nero o in Colombia e dollarizzati; iper inflazione indotta da speculazione monetaria e sul cambio creata e manipolata internazionalmente; un blocco commerciale e finanziario internazionale infame e tremendo pari solo a quello imposto a Cuba; una guerra psicologica sul popolo e una guerra massmediatica terrorista sia sul piano interno sia internazionale.”

 

Le teorie ideologiche delle basi  politiche anche nei partiti e organizzazioni comuniste  sono necessarie, ma vanno misurate sul terreno della realizzabilità e verificate. Agli scettici per professione, a coloro che vogliono insegnare a fare le rivoluzioni negli altri paesi e nei propri vengono espropriati, senza che muovano un dito, dei loro diritti, delle risorse e dignità voglio solo dire che dovrebbero iniziare a studiare i rapporti di forza con cui si è scontrato il presidente Maduro negli ultimi anni. I prezzi del petrolio oggi non sono quelli dell’epoca di Chavez.  L’America Latina oggi non è quella di Chavez che aveva dalla sua Evo, Correa, Lula, Kirchner, Mujica e tutto un continente che spezzava le catene del Fondo Monetario Internazionale. In questo contesto geopolitico attuale, Maduro sta compiendo un miracolo e il popolo anche per questo ieri l’ha premiato. Di fronte a una crisi sistemica a cui il capitalismo cerca di reagire per sopravvivere, era logico pensare che avrebbe giocato una partita pesantissima sul prezzo del petrolio. Si sarebbe dovuto tenere maggiormente in conto il pericolo di dipendere dal prezzo del petrolio e dall’agire delle borghesie transnazionali. Se dipendi dal prezzo del petrolio, ti colpiscono con una manovra speculativa sui tassi di cambio, impedendoti di emettere titoli del debito pubblico e agendo quindi sul mercato finanziario e poi su quello delle risorse naturali e delle merci.

 

Se un paese dipende fortemente e quasi unicamente dalle dinamiche indotte e controllate dai prezzi di mercato, lo colpiscono agendo condizionando e indirizzando a favore delle multinazionali i meccanismi di mercato. Perché quando il prezzo del barile scende dai 130 dollari a 35-40 dollari, quello venezuelano precipita a 22: sei volte di meno. Immettono petrolio scadente estratto con la tecnica del fracking, devastante a livello ambientale, ma a basso prezzo. Si rivolgono e ricattano le petromonarchie e impongono regole speculative: metti dentro questo mercato quantità enormi di petrolio e abbassa il prezzo.

 

In Europa non esiste più la possibilità di una via socialdemocratica, riformista, di un capitalismo per così dire sociale che non cada nella spirale dell’imperialismo o del neoliberismo. Dunque, l’unica via è quella della transizione verso il socialismo. Ovviamente, da marxisti che interpretano con la necessaria dialettica il rapporto tra materialismo storico e dialettico, sappiamo che non sarà per domani. Non abbiamo i rapporti di forza a nostro favore, ma solo guardando lontano possiamo agire sui processi in divenire e giocare la nostra partita. Altrimenti abbiamo perso in partenza.

 

Nel presente stato di cose, alla luce di quel che sta avvenendo, compresi i risultati delle ultime elezioni in Italia, ci tengo a mettere nero su bianco la seguente affermazione: la sinistra storica è socialmente e politicamente morta. D’altronde, io non sono solo un uomo della cosiddetta sinistra, ma un marxista nel pensare e nell’agire quotidiano. Dirò di più, tanto per farmi qualche altro nemico: il riformismo di maniera si è concluso. È arrivata alla fine anche quell’impostazione berlingueriana che ha zavorrato dall’interno alcuni partiti satelliti dell’ex Pci. Quel ciclo si è chiuso, ora bisogna rilanciare un’altra ipotesi. Noi, con un’impostazione e con principi di classe, riprendiamo il discorso che avevamo iniziato già dieci anni fa: quello dell’ALBA euro-afro mediterranea. Possiamo semplificarlo riferendoci a un’area di interessi di classe e di processo rivoluzionario euro-mediterraneo, che guarda con grande simpatia all’ALBA del Latinoamerica. Un processo di integrazione regionale in cui, pur con tutti i limiti, si è creata la Banca dell’ALBA, la Banca del Sur, si sono messe in campo le Misiones, mezzi di comunicazioni alternativi come Telesur, si è creato il Sucre, una moneta virtuale di compensazione per gli scambi interni, potenzialmente alternativa al dollaro.

 

Eppure diversi partiti o organizzazioni comuniste in America Latina e in altri paesi guardano con sospetto e talvolta con una attitudine critica che rasenta l’ostilità a queste esperienze decisamente diverse da quelle tradizionali sia nell’approccio “parlamentarista” che in quello “insurrezionale”…

 

Come si fa a non guardare a un’esperienza così importante? La storia ci ha insegnato che i modelli non si esportano, ma che si deve costruire il futuro anche guardando all’indietro: a quanti,  seppur in contesti diversi, quei percorsi li hanno fatti.

 

E allora, qual è la prospettiva per l’autodeterminazione? Qual è la condizione economica del Venezuela? È brutta, certamente. Si sta cercando di uscirne? Sì. Si stanno sperimentando soluzioni? Tantissime, con creatività e coraggio. Come finirà? Torniamo al materialismo storico: dipende dai rapporti di forza che riusciamo a creare a livello locale e internazionale.

 

Se non organizziamo almeno una rete di solidarietà politica culturale a livello europeo, capace di ridare ossigeno a Cuba, al Venezuela e alla stessa Bolivia, l’aggressione dei poli geo-economici e delle multinazionali si farà più forte, diretta e più difficile da gestire.

 

E noi siamo parte in causa. Troppo spesso le organizzazioni e i partiti comunisti guardano a se stessi, alla loro tenuta organizzativa, alla loro strutturazione interna in una ipotesi di lavoro per la cosiddetta “accumulazione delle forze” dove con questa terminologia si intende guardare più dentro se stessi che all’organizzazione di classe, al saper creare prima nei territori fra i lavoratori, le basi è per  l’organizzazione dell’internazionalismo proletario e poi l’organizzazione comunista per l’internazionalismo politico fra i partiti e le organizzazioni comuniste. Ma agire e muoversi oggi guardando a se stessi significa spesso non sapersi relazionare e capire i processi rivoluzionari che non sempre rispondono alle cosiddette regole classiche storiche delle modalità della presa del potere così come avvenuta ad esempio per l’Unione Sovietica, per la rivoluzione cinese o quella cubana e quindi guardare alla propria identità comunista “senza macchia, senza paura e senza peccato” significa far male al movimento di classe, al movimento rivoluzionario e far male a se stessi poiché ci si può scavare la fossa morendo d’asfissia fuori dalle dinamiche reali del processo storico.

 Previsioni del FMI 15 Ottobre, 2018 Pasqualina Curcio

Secondo tale agenzia, l'inflazione in Venezuela chiuderà al 2.500.000% quest'anno ed entro il 2019, si dice che sarà del 10.000.000%. Sarebbe interessante conoscere la metodologia di calcolo utilizzata per arrivare a questi numeri, soprattutto quando si afferma in quella relazione che "proiettare le prospettive economiche del Venezuela, compresa la valutazione degli sviluppi economici passati e presenti come base per le proiezioni, è complicato" e che "gli indicatori macroeconomici proiettati dal personale tecnico devono essere interpretati con cautela".

Non solo non presentano la metodologia, ma non si fermano ad analizzare la contraddizione delle proprie proiezioni. Quale teoria economica usano per spiegare che l'inflazione in Venezuela entro il 2019 sarà scandalosamente superiore a quella del 2018, quando i livelli di produzione, secondo i loro calcoli, diminuiranno in proporzione minore (nel 2019 diminuirà del 5% e nel 2018 del 18%). O come capire che i livelli di inflazione nel 2018 e 2019 saranno superiori al 2017 quando stimano che il conto corrente esterno sarà positivo (cioè le nostre esportazioni supereranno le importazioni) o che, secondo le loro stesse "stime", il deficit fiscale nel 2018 e 2019 sarà inferiore al 2017.

Non hanno una metodologia appropriata (se esiste), quindi le inspiegabili contraddizioni nei loro risultati. E non c'è modo di proiettare l'inflazione in Venezuela quando la sua causa determinante e originale è la manipolazione politica del tasso di cambio. A proposito, la stessa cosa succede con l'Argentina. Non è un caso che la suddetta relazione faccia riferimento alle difficoltà di proiezione per entrambi i paesi.

Steve Hanke, professore alla Johns Hopkins University, membro del Cato Institute, ma soprattutto, consigliere dolartoday, ha detto riferendosi alle proiezioni sull'inflazione del FMI per il Venezuela: "Questa proiezione, per dirla con gentilezza, è sorprendente. È anche falso.....Nessuno può proiettare con certezza il corso o la durata di un'iperinflazione...Se fosse vero, i miei calcoli dicono che il valore del dollaro parallelo raggiungerebbe i 923 milioni di bolivares per dollaro entro dicembre 2018....l'iperinflazione non può essere prevista nel futuro ma può essere misurata con certezza".

Il suddetto professore e consulente dolartoday ha scritto in un articolo intitolato "Il Venezuela entra nel libro dei record come numero 57 della tabella mondiale di iperinflazione Hanke-Krusl": "Il prezzo più importante in un'economia è il tasso di cambio tra la valuta locale e quella di una valuta di riserva (il dollaro statunitense). Finché esiste un mercato nero attivo (mercato libero) per la valuta e i dati del mercato nero sono disponibili, le variazioni del tasso di cambio del mercato nero possono essere trasformati in stime accurate dei tassi di inflazione in tutto il paese. In altre parole, l'inflazione dipende dal tasso di cambio del mercato nero.

Solo coloro che sanno quale sarà il tasso di cambio del mercato nero per dicembre 2018 saranno in grado di ottenere le proiezioni di inflazione per quest'anno nel modo giusto. Secondo Hanke, la FISM non ne ha idea.

 

A quanto arriverà  l'inflazione  nel 2018 lo sanno solo coloro che gestiscono dolartoday .

 

Il tasso di cambio pubblicato sul sito web per dicembre 2018 dipenderà dalla misura a cui arriveranno i livelli di criminalità di coloro che attaccano quotidianamente il popolo venezuelano e la sua valuta. Questi livelli sono saliti dal 2012 a 159.288.788.788% .

Fermare questa manipolazione politica del tasso di cambio continua ad essere il compito più urgente, non solo perché colpisce l'85,4% dei prezzi, e ciò che implica in termini di distribuzione dei salari, ma anche perché colpisce il 39% dei livelli di produzione nazionale. In queste condizioni, l'aumento del prezzo di un barile di petrolio, che già raggiunga i 75 USD/barile e quindi la ripresa storicamente attesa dei livelli di produzione nazionale, può essere contrastata dalla manipolazione politica del tasso di cambio.

1) Recuperare le riserve internazionali, che non sembra impossibile con un prezzo del petrolio che si è chiuso a 75 $ USA/barile, cioè 3,4 volte il prezzo del 2016, che è del 241% superiore al prezzo registrato nel 2016 (22 $ USA/barile), nonostante il calo della produzione petrolifera a 1400 mila barili al giorno, che rappresenta un calo del 51% rispetto al 2016.

in termini netti, le prospettive di recupero delle riserve internazionali sono incoraggianti, ovviamente, se si fa buon uso dei proventi del petrolio, il che significa che, se non sono ancora assegnati a grandi capitali privati che storicamente e in volo costante, li hanno lasciati fuori dai nostri confini. Ciò richiede il mantenimento del controllo sull'assegnazione e l'uso dei cambi provenienti dalle esportazioni del settore pubblico, mentre il settore privato ha un proprio spazio in cui può scambiare liberamente i propri cambi, ma solo i propri. E 'tempo per loro di dimostrare i livelli di "efficienza e produttività" che tanto proclamano, ora senza le valute generate dallo Stato.

2) Recuperare immediatamente la produzione di petrolio. Al di là del discorso del "superamento del modello petrolifero rentier" e della "diversificazione" della produzione nazionale, gli sforzi a breve termine dovrebbero concentrarsi sull'aumento della produzione petrolifera, che pur rappresentando solo il 15% del prodotto interno lordo - il restante 85% essendo la produzione non petrolifera - equivale a più del 90% del reddito da esportazione, essendo il principale generatore di valuta estera, ma per il suo effetto moltiplicatore e dinamizzatore dell'economia interna reale.

In questo senso, celebriamo le micro missioni nel settore petrolifero recentemente approvate nel quadro del Congresso Costituente della classe operaia. Sono gli operai dell'industria che attraverso le Brigate Socialiste delle Operazioni di Produzione, attrezzature tecnico-politiche, approvate anche dal Congresso, devono assumere la guida del recupero dei pozzi.

3) Rafforzare il bolivar ancorandolo direttamente alle nostre ricchezze naturali, che hanno un ottimo rapporto qualità-prezzo internazionale e che abbiamo invidiabilmente in abbondanza (olio, oro, diamanti). Siamo orientati verso l'oro.

 

Questo ancoraggio deve essere diretto, non attraverso il petrolio o qualsiasi strumento finanziario.

 

Il dettaglio è che ancorandolo al petrolio è stato utilizzato, per il calcolo del rapporto Bolivar-Petro, il valore del tasso di cambio, proprio la variabile che ci sta manipolando con intenzioni politiche. Inoltre, ancorandolo al petro, gli apprezzamenti del petro implicherebbero svalutazioni del bolivar, cioè si apre uno spazio di concorrenza tra le due monete, mettendo in svantaggio il bolivar, moneta di circolazione nazionale e in cui sono marcati tutti i prezzi dell'economia.

In questa metodologia di ancoraggio, l'aumento del prezzo del petrolio implicherebbe un apprezzamento del petrolio, ma un deprezzamento del bolivar, che per un'economia come il Venezuela, il cui principale bene di esportazione è l'idrocarburo, è una contraddizione.

 

L'ancoraggio deve essere diretto dal bolivar alla ricchezza naturale, soprattutto perché la moneta che deve essere rafforzata è il bolivar, non per capriccio, né perché è costituzionalmente quella della circolazione nazionale, ma perché è l'unità di conto in cui sono marcati i prezzi di tutti i beni e servizi dell'economia.

 

La manipolazione politica del tasso di cambio non è l'unica causa di ciò che accade in termini economici in Venezuela, ma è senza dubbio il fattore determinante, che sta causando le principali distorsioni, ovvero l'iperinflazione indotta dall'85,4%, la caduta del prodotto interno lordo del 39%, e con ciò la polverizzazione dei salari attraverso l'aumento sproporzionato dei prezzi, e più recentemente la disoccupazione e l'informalizzazione del rapporto di lavoro attraverso la contrazione della produzione.

 

Concentriamo i nostri sforzi!

 

NON C'È CRISI UMANITARIA IN VENEZUELA.

 

 16 settembre 2018

 

 

 

Non esiste una crisi umanitaria in Venezuela, né abbiamo bisogno di aiuti umanitari. Ciò di cui abbiamo bisogno è che gli Stati Uniti, il Canada e l'Unione europea revochino il blocco finanziario e commerciale contro il popolo venezuelano, che abroghino le misure coercitive unilaterali e illegali. che fermino l'attacco alla nostra moneta. Che le compagnie farmaceutiche transnazionali residenti in Venezuela, nessuna delle quali ha chiuso i battenti, forniscano dall'interno del territorio i farmaci di cui i venezuelani hanno bisogno.

 

Dall'ufficio dell'Alto Commissario uscente del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, il principe giordano Zeid Ra'ad Al Hussein ha fatto innumerevoli tentativi per giustificare un intervento umanitario nel nostro paese, che non è altro che un travestimento di intervento militare. L'ultima cosa è stata quella di consegnare, senza il mandato dei paesi membri del Consiglio, un rapporto che dal titolo "Violazione dei diritti umani in Venezuela" che mostra parzialità. 

 

Questo rapporto è illegale perché è stato preparato e presentato senza il mandato dei 47 paesi che compongono il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite. Privo di qualsiasi rigore, è stato utilizzato per presentare un progetto di risoluzione alla 39a sessione del Consiglio dei diritti umani che cerca di gettare le basi per un intervento "umanitario" in Venezuela, la stessa procedura seguita contro la Libia, attualmente distrutta e in conflitto armato.

 

In altre parole, questa è una relazione con grandi implicazioni per la stabilità e la pace, non solo in Venezuela, ma in tutta la regione. In questo senso, il minimo che ci aspettavamo è che fosse fatto con legalità, serietà e rigore nel suo metodo. Non è così, è parziale e parziale, al punto da non menzionare nemmeno la relazione del relatore indipendente delle Nazioni Unite per l'ordine democratico equo, Alfred De Zayas, realizzata nel quadro della sua visita in Venezuela, in cui ha parlato e ascoltato tutti i settori del paese.

 

È irresponsabile affermare che c'è una crisi umanitaria in un paese come il Venezuela che, nonostante le aggressioni economiche, ha costruito più di 2 milioni di case negli ultimi 5 anni; che sta sviluppando un piano di vaccinazione con più di 11 milioni di dosi applicate. In un paese in cui 3 milioni di bambini godono di piani di vacanza e più di 8 inizieranno l'anno scolastico. Dove nessuna scuola o università è stata chiusa. In un paese in cui il cibo sovvenzionato è distribuito a 6 milioni di famiglie.

 

È contraddittorio descrivere come crisi umanitaria un paese il cui tasso di disoccupazione è inferiore al 6%, le sue esportazioni sono aumentate del 17% tra il 2016 e il 2017 e, secondo l'ECLAC, continua ad essere in cima alla lista dei paesi meno disuguali della regione.

 

I 47 paesi membri del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite che votano a favore di questa proposta di risoluzione avranno la responsabilità storica di un eventuale intervento "umanitario" in Venezuela, il che equivale a dire che violano la pace di un intero continente.

 

Lo scopo di questo documento è quello di presentare una serie di considerazioni al rapporto presentato dall'Ufficio dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani nel giugno 2018, dal titolo "Violazioni dei diritti umani nella Repubblica Bolivariana del Venezuela: una spirale discendente che sembra non avere fine".

 

Iniziamo richiamando l'attenzione sul titolo stesso del rapporto che stabilisce a priori il giudizio sulla "violazione" dei diritti umani in Venezuela. Oltre ai termini in cui è stato scritto l'obiettivo in cui si afferma non solo la presenza di presunte violazioni dei diritti umani, ma anche di qualificarle come gravi: "Il rapporto mira a documentare la commissione (sic) di gravi violazioni dei diritti umani nel paese per contribuire all'attuazione di misure di riparazione efficaci e per evitare che si ripetano, nonché per una migliore comprensione delle loro cause profonde.

 

Le dichiarazioni imprecise abbondano, con qualifiche esagerate e aggettivi a tempo indeterminato, basati esclusivamente su opinioni, giudizi e valutazioni dei fattori politici che si oppongono al governo nazionale.

 

Frasi come la seguente caratterizzano la relazione: "Secondo le informazioni disponibili, la malnutrizione nei bambini sotto i cinque anni di età è aumentata rapidamente", il che non menziona la fonte precisa dell'informazione ed è impreciso nell'affermare che è aumentata rapidamente, senza indicare quanto è aumentata e in quale periodo.

 

 

 

Dove sono indicate delle cifre, queste non sono cifre ufficiali. Esse sono tratte da stime che non seguono procedure metodologiche rigorose e obiettive. Un esempio è l'indagine sulle condizioni di vita (ENCOVI), una delle fonti citate nella relazione. Va osservato che la metodologia utilizzata nell'indagine presenta gravi lacune metodologiche.

 

 

 

Aspetti fondamentali come la definizione delle unità di analisi in cui si confondono  le famiglie e il numero di persone riduce la fiducia in questo strumento di raccolta delle informazioni. Oltre al fatto che nella scheda tecnica che si riferisce alla stima della povertà in Venezuela, gli autori dell'indagine riconoscono di non avere i dati relativi al prezzo del paniere di base, un input essenziale per il calcolo della povertà misurata dal reddito, che costituisce un errore metodologico molto grave (vedi scheda tecnica ENCOVI).

 

Per quanto riguarda i riferimenti, la maggior parte dei media si oppone manifestamente al governo nazionale, sottolineando la parzialità della relazione e l'intenzione parziale che ne è alla base. La relazione non menziona le iniziative politiche intraprese dal governo nazionale per superare l'attuale situazione economica e sociale del popolo venezuelano e per affrontare gli effetti della guerra economica. Quando lo fanno, è per screditarli senza fondamento.

 

 

 

L'alto commissario dell'ufficio per i diritti umani ha ignorato le informazioni presentate da FUNDALATIN in ripetute opportunità, sia in spazi di dibattito che ai relatori per ciascuna delle aree. Ciò mina la credibilità dell'imparzialità della relazione presentata da tale ufficio. Allo stesso modo, l'alto commissario ha ignorato il rapporto presentato dal giornalista indipendente Afred de Zayas che, dopo una visita in Venezuela, ha consegnato un documento.

 

 

 

La situazione del Venezuela non è contestualizzata nel quadro di un blocco finanziario e commerciale, così come misure coercitive unilaterali e illegali da parte degli Stati Uniti, del Canada e dell'Unione Europea, né si parla delle aggressioni presenti nel quadro di una guerra economica che da 5 anni cerca di sottomettere il popolo venezuelano attraverso la carenza programmata e selettiva di beni essenziali, l'alterazione dei canali di distribuzione dei prodotti, la manipolazione politica della moneta che induce l'inflazione.

 

Le relazioni con queste caratteristiche in termini di difetti metodologici e distorsioni dovrebbero essere motivo di grande preoccupazione da parte degli Stati membri del Consiglio per i diritti umani. La semplice discussione di questi documenti all'interno di questa organizzazione potrebbe costituire un grave precedente.

 

Di seguito, analizziamo alcune delle contraddizioni che caratterizzano il Rapporto e sveliamo la manipolazione delle informazioni. Chiariamo che non siamo inconsapevoli della situazione che i venezuelani stanno attraversando, ma è a dir poco esagerato descriverla come una situazione umanitaria.

 

 

 

SULLA CRISI ECONOMICA E SOCIALE

 

 

 

La relazione dell'Alto Commissario afferma che "le condizioni di vita nella Repubblica Bolivariana del Venezuela hanno continuato a deteriorarsi dall'agosto 2017, quando la sua economia è entrata in un quinto anno consecutivo di recessione, dopo aver subito una riduzione cumulativa del 40,6% del suo prodotto interno lordo (PIL).

 

 

 

A questo proposito, la relazione non menziona aspetti rilevanti ai fini dell'analisi, il che dimostra la posizione distorta dei suoi autori.Di seguito esporremo in maniera dettagliata e supportata i dati  derivati da informazioni ufficiali e perfettamente verificabili.

 

 

 

Diminuzione nei 4 anni precedenti del prezzo internazionale del petrolio

 

Per quanto riguarda la diminuzione del PIL per 5 anni consecutivi, la relazione non menziona, in primo luogo, il fatto che è la prima volta nella storia economica internazionale che il prezzo del petrolio è sceso per 4 anni consecutivi, da 111,6 dollari USA/barile nel 2011 a 47,63 dollari USA/barile nel 2017, con un calo del 57%. È vero che il 95% dei proventi in valuta estera del Venezuela è dovuto alle esportazioni di idrocarburi, il che indubbiamente incide sui livelli di produzione nazionale.

 

Non è inoltre menzionato nel rapporto che nel 2017, e a causa della ripresa dei prezzi internazionali del petrolio, il calo della produzione nazionale è stato minore, che è sceso del 16,5% nel 2016, anno in cui il prezzo degli idrocarburi ha raggiunto i 22 US$/barile. Nel 2017 il calo è stato dell'8% nell'ambito di una ripresa dei proventi delle esportazioni di petrolio.

 

La relazione trascura inoltre l'aumento del 17% delle esportazioni di petrolio tra il 2016 e il 2017. I prezzi del petrolio sono aumentati del 37% dalla fine del 2017 ad oggi, indicando le prospettive di ripresa dei livelli di produzione.

 

 

 

 

 

Misure coercitive unilaterali e loro impatto

 

 

 

In secondo luogo, dalla relazione si omette che, in questo contesto di calo dei prezzi del petrolio, si devono aggiungere misure coercitive unilaterali da parte del governo degli Stati Uniti, che ha avuto un effetto decisivo sulle condizioni economiche e sociali della popolazione venezuelana.

 

Nell'agosto 2017, Donald Trump ha formalizzato ciò che stavano facendo segretamente: il blocco finanziario internazionale. Attraverso un ordine esecutivo, ha approvato una serie di sanzioni che proibisce i negoziati sulle nuove emissioni di debito e obbligazioni da parte del governo venezuelano e del Petróleos de Venezuela, principale industria del paese e generatore del 99% di valuta estera. Queste sanzioni impediscono anche la negoziazione di obbligazioni detenute dal settore pubblico venezuelano, nonché il pagamento di dividendi al governo venezuelano.

 

Da parte sua, nell'agosto 2017, il vicepresidente degli Stati Uniti Mike Pence ha detto: "Continueremo i nostri sforzi per isolare il Venezuela dal punto di vista economico e diplomatico. Confessando così di aver tentato di destabilizzare il Venezuela dal punto di vista economico, sociale e, quindi, politico.

 

 

 

Nel maggio di quest'anno 2018, ancora una volta il Presidente degli Stati Uniti ha emesso un ordine esecutivo che impone altre sanzioni che vietano a qualsiasi cittadino, istituzione o società statunitense di acquisire debito venezuelano o beni e proprietà appartenenti al governo del Venezuela negli Stati Uniti, compresi gli investimenti derivati da Petróleos de Venezuela S.A. (Petróleos de Venezuela S.A.). (PDVSA). Anche se non impedisce al petrolio venezuelano di continuare ad essere commercializzato negli Stati Uniti, perché un'azione come questa danneggerebbe gli americani.

 

 

 

Queste misure coercitive unilaterali hanno costretto la Repubblica a triangolare l'acquisto di medicinali e cibo per rifornire la popolazione. Meccanismi di commercializzazione che rendono le importazioni più costose.

 

 

 

Per quanto riguarda l'impatto delle misure coercitive unilaterali, dobbiamo dire:

 

 

 

- Il 33% del totale del petrolio greggio e dei prodotti raffinati venduti sui mercati internazionali  è collocato negli Stati Uniti. Ciò significa che qualsiasi "sanzione economica" proveniente da questo paese colpisce più di un terzo dei proventi delle esportazioni del Venezuela.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

- Del totale delle merci importate nella Repubblica Bolivariana del Venezuela, il 24% proviene dagli Stati Uniti, seguita dalla Cina con il 15%, Brasile 11%, Colombia 6%, Argentina 5%, Messico 5%, Germania, 3%, Italia 3%, Spagna 2%, Panama 2%, Canada 2%. Ad eccezione della Cina, il 61% delle importazioni del Venezuela proviene dagli Stati Uniti e dai paesi che si sono prestate, nell'ambito dell'Organizzazione degli Stati Americani, ad aggressioni politiche ed economiche contro il popolo venezuelano.

 

 

 

 

 

 

 

- Le minacce di sanzioni economiche da parte del governo degli Stati Uniti e la sua eventuale pressione a fare lo stesso da parte dei paesi che si sono presi cura degli interessi del Nord, compresi quelli che si fanno chiamare il Gruppo Lima, avrebbero gravi conseguenze per il popolo venezuelano.

 

Del totale delle importazioni di farmaci Venezuela, il 37% proviene dagli Stati Uniti, seguito dal Messico con il 15%, il 13% dalla Germania, il 12% dalla Colombia. Per quanto riguarda gli alimenti, anche se il Venezuela produce l'88% di quanto consumato, il restante 12% che viene importato proviene per il 37% dagli Stati Uniti, per il 36% dalla Colombia, per l'11% dall'Argentina, per l'8% dal Messico.

 

- I processi di produzione sarebbero gravemente colpiti da qualsiasi azione di embargo commerciale da parte degli Stati Uniti. Il Venezuela mantiene un importante rapporto di dipendenza con gli Stati Uniti in termini di macchine, attrezzature di produzione e pezzi di ricambio. Il 50% di questi articoli proviene da questo paese, seguito dal 25% dalla Cina e dal 4% dall'Italia. Per quanto riguarda i mezzi di trasporto e i pezzi di ricambio, il 44% delle importazioni proviene dagli Stati Uniti, mentre il 40% dalla Cina.

 

- Per quanto riguarda le transazioni commerciali con gli Stati Uniti, negli ultimi anni sono entrati nel nostro paese il 61% in meno di macchinari, attrezzature e pezzi di ricambio (misurati in chilogrammi) , nonostante il fatto che in dollari si sia registrato un aumento del 30% in questo settore. Lo stesso è accaduto con i farmaci, il 30% in meno di chilogrammi di farmaci sono entrati nel paese, ma il 101% di pagamenti aggiuntivi sono stati effettuati alle aziende statunitensi per questo articolo. In termini di cibo, il 167% in più di valuta estera è stato erogato per l'importazione di questo articolo dagli Stati Uniti; tuttavia, solo il 13% in più di cibo è arrivato dal paese del nord.

 

- Gli Stati Uniti dominano le rotte commerciali delle principali compagnie di navigazione, il che ha permesso di ostacolare l'arrivo di beni essenziali per la nostra popolazione. Non solo quelli degli Stati Uniti, ma di qualsiasi altro paese fornitore.

 

 

 

Livelli di attività economica

 

 

 

In terzo luogo, la relazione non menziona il fatto che, nonostante il calo dei livelli di produzione negli ultimi 5 anni, i livelli di produzione rimangono relativamente più elevati rispetto agli ultimi 30 anni. Quindi, dal punto di vista economico, e nonostante la  diminuzione dei livelli di produzione, è irresponsabile descrivere come situazione umanitaria un paese i cui livelli di attività economica sono rimasti relativamente al di sopra degli ultimi tre decenni.

 

 

 

Le crisi umanitarie sorgono quando il parco industriale, sia per motivi di guerra armata che di calamità naturali, è stato distrutto, ostacolando la produzione nazionale. Questo non è il caso dell'economia venezuelana. Anche le imprese transnazionali, tutte sono e continuano ad operare in territorio venezuelano, nessuna di loro ha chiuso i battenti, soprattutto farmaceutica e alimentare. È sufficiente rivedere i loro rapporti annuali, tutti pubblicati sui portali web, per dimostrare che mantengono la loro attività produttiva nel paese, e persino i profitti operativi.

 

 

 

 

 

Pagamento degli impegni di debito estero

 

 

 

In quarto luogo, la relazione omette anche di menzionare che la Repubblica bolivariana del Venezuela, nonostante la situazione sopra descritta, in cui i livelli di produzione sono stati ridotti, così come i proventi delle esportazioni, e nonostante le misure coercitive unilaterali, non ha cessato di onorare i suoi impegni in materia di debito estero. Al contrario, la relazione dell'Alto Commissario afferma che il governo è sull'orlo di un grave inadempimento del suo debito estero.

 

 

 

Negli ultimi cinque anni, tra il 2013 e il 2017, la Repubblica ha pagato oltre 70.000 milioni di dollari in tempo e per intero. Questa cifra non è menzionata nella relazione dell'Alto Commissario, ma è la prova della contraddizione di descrivere un paese come se si trovasse in una situazione umanitaria in vista dell'adempimento di tali impegni.

 

 

 

 

 

Attacco alla moneta e altre aggressioni economiche contro il popolo venezuelano

 

 

 

Quinto, non c'è menzione nella relazione presentata dall'Alto Commissario per i diritti umani, che mostra la parzialità e l'imparzialità delle proposte, l'informazione che altri movimenti sociali, oltre a quelli citati, hanno denunciato in tutti gli spazi e le riunioni del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, le aggressioni economiche contro il popolo venezuelano, soprattutto la manipolazione del valore della moneta, la carenza programmata e selettiva di beni di base da parte dei grandi monopoli transnazionali, l'alterazione dei meccanismi di distribuzione che promuovono la proliferazione di mercati illegali.

 

Abbiamo presentato le denunce ai relatori e consegnato le prove di tali aggressioni, che sono state ignorate nella relazione presentata dall'Alto Commissario dell'Ufficio per i diritti umani. Anche la relazione presentata dal relatore indipendente Dr. Alfred de Zayas all'Ufficio dell'Alto Commissario è stata ignorata. Questo rapporto è stato preparato dopo la visita del Dr. De Zayas in Venezuela nel dicembre 2017.

 

Il rapporto non include il reclamo che abbiamo fatto sulla manipolazione politica del valore della valuta attraverso i portali web. L'azione statisticamente provata ha indotto l'inflazione in Venezuela a livelli iperinflazionati.

 

Manipolando il tasso di cambio, i costi di importazione aumentano, si genera uno shock dell'offerta nell'economia, generando due risultati, da un lato, un impatto del 39% sul calo della produzione nazionale, e dall'altro, un aumento dei prezzi che ad oggi si attesta al 70,704% per il periodo 2012-2017, una cifra che sembra sproporzionata per l'economia venezuelana dopo aver osservato il comportamento dei prezzi negli ultimi 3 decenni.

 

Storicamente, l'inflazione in Venezuela non ha superato le due cifre, tranne che nel 1996 quando ha raggiunto il 100%. Tra il 1999 e il 2011, l'inflazione annua è stata in media del 21%. Dal 2012 in poi, un aumento improvviso e inspiegabile è iniziato da un punto di vista economico.

 

 

 

 

 

 

 

In termini economici, un evento senza precedenti avrebbe dovuto verificarsi nel 2012 che potrebbe spiegare questo cambiamento improvviso e sproporzionato dei prezzi. Solo con una catastrofe naturale o una guerra armata che ha completamente distrutto l'industria e l'economia venezuelana potremmo spiegare tale variazione. Questo non è il caso.

 

C'è una sproporzione tra l'inflazione e il calo della produzione tra il 2012 e il 2017. I livelli di produzione durante questo periodo, nonostante il calo del PIL, rimangono relativamente superiori a quelli registrati negli ultimi 30 anni (dal 1981 e 2011), tuttavia, i prezzi sono relativamente ed eccessivamente più alti rispetto agli anni precedenti.

 

Abbiamo avuto anni con livelli di produzione più bassi, per esempio nel 2003, e sebbene ci sia stato un picco inflazionistico del 31,2%, questo non è correlato a quelli osservati negli ultimi 5 anni: il PIL del 2017 è del 21% superiore a quello del 2003, ma l'inflazione nel 2017 è dell'8.314% superiore a quella del 2003, che equivale a 2.585 punti percentuali in più di inflazione nel 2017 rispetto al 2003. Mentre l'inflazione nel 2003 è stata del 31,2% e la produzione di 35.652.678 milioni di bolivares, nel 2017 l'inflazione ha chiuso al 2.616% e la produzione di 43.097.573 milioni di bolivares.

 

 

 

 

 

 

 

Il bolívar è sotto attacco dal 2006, quando i portali web hanno cominciato a quotare quotidianamente il presunto valore della valuta. Non c'è modo di spiegare, né teoricamente né empiricamente, che tra gennaio 2012 e il 27 agosto 2018 il valore della moneda è variato del 105.820.105%. Non è successo nulla nell'economia venezuelana per spiegare tale "deprezzamento". Solo quest'anno 2018, la moneta si è " deprezzata" dell'8,876%, nel quadro di una ripresa del prezzo del petrolio, situazione favorevole per la nostra economia.

 

In meno di due settimane, dal 17 agosto 2018 ad oggi, 28 agosto, il tasso di cambio del "mercato" parallelo e manipolato è quasi raddoppiato, passando da 60 BsS/US$ a 110 BsS/US$, e con questo, i prezzi.

 

C'è un rapporto diretto e perfetto tra i prezzi economici e il tasso di cambio, che, come abbiamo denunciato, viene manipolato ed è la causa determinante dell'ormai iperinflazione in Venezuela.

 

 

 

 

 

 Il tasso di cambio nei mercati illegali non riflette il valore della valuta. Il grafico seguente mostra il tasso di cambio illegale, la liquidità monetaria e le riserve internazionali dal 1980 al 2017. Storicamente, c'è stato uno stretto rapporto tra le tre variabili, che cessa di verificarsi nel 2012 quando iniziano le aggressioni contro il popolo venezuelano, compreso l'attacco alla moneta.

 

 

 

 

 

Il "deprezzamento" sproporzionato ed esorbitante del Bolivar coincide con momenti politici. I maggiori aumenti sono stati registrati principalmente alla vigilia dei processi elettorali o di un alto conflitto politico.

 

Gli aumenti del 2014 hanno coinciso con violente azioni di strada promosse da fattori politici di opposizione e sono stati caratterizzati da atti fascisti in cui sono state bruciate scuole e luoghi pubblici, le cosiddette guarimbas. La "Uscita", nel 2015, è consistita in pressioni con manifestazioni violente nelle strade per rovesciare il governo di Nicolás Maduro e la Rivoluzione Bolivariana.

 

 

 

Sono stati questi 6 mesi del 2018 quando c'è stata la più grande escalation nella manipolazione del tasso di cambio illegale. Questo attacco coincide con la richiesta di elezioni per l'elezione del Presidente della Repubblica, un processo elettorale che si è svolto il 20 maggio, nel corso del quale Nicolás Maduro è stato rieletto. Tuttavia, non corrisponde alla ripresa dei prezzi del petrolio e delle esportazioni.

 

Questo elemento, che come movimento sociale abbiamo denunciato all'Ufficio dell'Alto Commissario per i diritti umani, è stato ignorato nella relazione presentata da tale Ufficio. Un elemento la cui ripercussione è trascendentale per capire cosa sta succedendo in Venezuela, non solo da un punto di vista economico, ma anche da un punto di vista sociale.

 

La manipolazione del tasso di cambio, oltre ad indurre l'iperinflazione e polverizzare il salario reale, ha altri effetti, tra cui 1) incide sulle prestazioni del settore pubblico nella misura in cui le risorse sono state preventivate per coprire spese e investimenti quali sanità, istruzione, alloggi, trasporti, sicurezza, a fronte dell'aumento dei prezzi saranno insufficienti; 2) genera una carenza di liquidità, di carta moneta. L'aumento accelerato dei prezzi impedisce alla Banca Centrale del Venezuela di stampare rapidamente le banconote, diventando sempre più insufficiente al punto da diventare una merce, per la quale riescono a pagare più del loro valore . 3) promuove l'emigrazione dei venezuelani in cerca di valuta estera e poi la invia come rimesse con il margine consentito dal divario di cambio tra il tasso di cambio ufficiale e il tasso di cambio che è stato manipolato e che viene scambiato nel mercato parallelo dei cambi.

 

 

 

 

 

SULLE CONDIZIONI DI SALUTE DELLA POPOLAZIONE VENEZUELANA

 

 

 

Nonostante le misure coercitive e il loro impatto sulla possibilità di importare farmaci e attrezzature mediche e chirurgiche. Senza negare le difficoltà di accesso a questo tipo di merci. E' importante sottolineare la parzialità della relazione dell'Alto Commissario quando manipola uno dei principali indicatori delle condizioni di salute a causa della sua sensibilità a breve termine, in particolare il tasso di mortalità infantile.

 

Indicatori di salute

 

L'alto commissario manipola confrontando il comportamento del tasso di mortalità tra l'anno 2014, uno degli anni con il tasso relativamente più basso, e l'anno 2016. Visto in questo modo, c'è un aumento dell'indicatore. Il criterio di selezione dell'anno di riferimento per il confronto, utilizzando il 2014 rispetto al 2016, evidenzia la manipolazione delle informazioni.

 

L'Alto Commissario non menziona che tra il 2015 e il 2016, secondo i dati ONU, questo tasso è diminuito da 14,2 a 14 mila nati vivi registrati. Né menziona che fino alla settimana epidemiologica n. 49 del 2017, sono stati registrati 9.789 decessi infantili, pari a una diminuzione dell'11,4% rispetto allo stesso periodo del 2016.

 

 

 

Per quanto riguarda la mortalità materna, e procedendo nello stesso modo come nel caso della mortalità infantile, l'Alto Commissario non riferisce che fino alla settimana epidemiologica n. 49 del 2017, sono state registrate 628 morti materne, il che equivale a una diminuzione del 17,4 per cento rispetto al corrispondente periodo del 2016.

 

Nella relazione dell'Alto Commissario, non si dice che, secondo le informazioni dell'ONU, il tasso di mortalità di uomini e donne è diminuito dell'1,1% tra il 2015 e il 2016.

 

Sottolineiamo la mancanza di rigore nella relazione dell'Alto Commissario non facendo riferimento a fonti di informazione su questioni delicate come il diritto alla salute. È così che la relazione è caratterizzata da affermazioni come la seguente: "La mancanza di accesso a un trattamento adeguato e regolare per gli oltre 300.000 pazienti affetti da malattie croniche, o lo scoppio della malaria e della difterite (malattie eradicate), ha rivelato un drammatico deterioramento del sistema sanitario venezuelano. Non viene menzionata la fonte dei 300.000 pazienti a cui si riferiscono.

 

 

 

Medicinali

 

 

 

L'Alto Commissario mostra false informazioni quando afferma che "le importazioni del settore statale hanno rappresentato il 95% delle forniture sanitarie necessarie per il funzionamento del sistema sanitario pubblico, la riduzione della capacità di importazione ha provocato una sistematica carenza di medicinali e materiale medico" essendo la fonte, non molto seria per un rapporto di questo tipo "Intervista con una fonte del 20 aprile 2018".

 

Dobbiamo dire responsabilmente che l'importazione, la produzione, la fornitura e la distribuzione di medicinali in Venezuela è responsabilità dell'industria farmaceutica privata, principalmente transnazionale. Aziende che operano in territorio venezuelano, come indicato nelle relazioni annuali pubblicate sulle pagine web.

 

La procedura è la seguente: il Ministero del Potere del Popolo per la Salute non importa direttamente i medicinali. Lo Stato consegna all'industria farmaceutica e a un tasso di cambio preferenziale la valuta per l'importazione di queste merci. Queste, la maggior parte delle quali sono filiali di grandi multinazionali, acquistano medicinali, forniture e materiale medico e chirurgico e lo vendono, in bolivar, al Ministero del Potere Popolare per la Salute.

 

È importante che l'Alto Commissario ottenga informazioni relative alla quantità di valuta estera che questo settore ha ricevuto dallo Stato per l'importazione di queste merci. L'80% dei responsabili della fornitura di medicinali ai venezuelani sono le 10 maggiori aziende farmaceutiche transnazionali.

 

Le aziende responsabili della produzione, importazione e distribuzione di questi prodotti non vengono distrutte a causa di una calamità naturale, né sono state demolite a causa di una guerra armata; i loro lavoratori sono pronti e disponibili al lavoro, cioè non c'è stata una catastrofe che impedisce ai loro dipendenti di andare al lavoro; i porti e gli aeroporti venezuelani funzionano perfettamente, quindi i prodotti importati possono essere ricevuti.

 

Ma in aggiunta, queste società, la maggior parte di loro a capitale transnazionale, continuano ad operare nel paese, non hanno chiuso le loro porte, nessuno ha dichiarato che intendono ritirarsi dal mercato venezuelano; tutti mostrano i profitti operativi nelle loro relazioni annuali.

 

Essi hanno ricevuto, da parte del governo nazionale, valuta estera a un tasso preferenziale per le importazioni.

 

Le aziende private del settore farmaceutico hanno ricevuto 24 miliardi di dollari in medicinali e attrezzature mediche e chirurgiche dal 2003 (quando è iniziato il controllo dei cambi) e fino al 2015, il che equivale a dire che hanno importato quella somma di dollari.

 

 

 

 

 

Nel 2008, quando non c'era carenza, le aziende farmaceutiche hanno ricevuto 1,66 miliardi di dollari e importato 60 milioni di chilogrammi di farmaci. Nel frattempo, nel 2014, quando la carenza è salita al 60% secondo i portavoce della Federazione Farmaceutica Venezuelana, l'assegnazione di valuta estera è stata di 2,4 miliardi di dollari, il doppio rispetto al 2008, ma solo 31 milioni di chilogrammi importati, la metà.

 

Nel 2015, con una carenza del 70%, hanno ricevuto 1,789 miliardi di dollari USA (più del 2008) e hanno importato solo 25 milioni di chilogrammi di medicinali, ovvero molto meno della metà di quanto importato nel 2008.

 

Con semplici calcoli, otteniamo che il costo medio per chilogrammo di farmaco è aumentato del 249% dal 2003 al 2015, da 22,24 US$/Kg a 77,51 US$/Kg. L'inflazione globale dei farmaci e delle attrezzature mediche chirurgiche potrebbe essere stata così elevata da spiegare che il costo medio per chilogrammo di farmaco è aumentato in tali proporzioni?

 

 

 

 

 

1.870 milioni di dollari sono molto più che sufficienti per fornire medicinali al popolo venezuelano.

 

(Il costo medio annuo per chilogrammo di farmaci dal 2003 al 2015 - anche considerando l'aumento sproporzionato di tale costo dal 2007 in poi - è stato di 41,42 USD/kg e l'importazione media nello stesso periodo è stata di 45 milioni di chilogrammi all'anno. Moltiplicando entrambe le medie si ottiene un importo di 1870 milioni di dollari). Questo è uno scenario molto generoso se si considera che 41,42 US$/kg è un prezzo relativamente alto. Ci sono stati anni in cui il prezzo unitario non ha raggiunto i 20 US$/kg.

 

Nel 2014, un totale di 2.443 milioni di dollari è stato assegnato a 193 aziende. Le 50 maggiori aziende, nazionali e transnazionali, hanno ricevuto 1,87 miliardi di dollari (ovvero l'85% del totale stanziato). Solo quanto ricevuto da queste 50 aziende è stato sufficiente a fornire medicinali al popolo venezuelano, tuttavia, nei media si leggeva che la carenza era del 60%.

 

 

 

 

 

 

 

Nel 2015 sono stati stanziati circa 1,8 miliardi di dollari, più che sufficienti per fornire medicinali al popolo venezuelano. Tuttavia, i portavoce hanno dichiarato che la carenza di questi articoli era del 70%.

 

Affermare l'esistenza di un debito nei confronti del settore farmaceutico equivale a dire che questo settore ha poi importato medicinali e attrezzature mediche e chirurgiche. L'Alto Commissario dovrebbe chiedersi Dove sono i farmaci e le attrezzature mediche e chirurgiche che giustificano tale debito?

 

In definitiva, e nonostante il fatto che lo Stato abbia stanziato valuta estera per l'industria farmaceutica, si tratta di società transnazionali che hanno una corresponsabilità per la salute. Lavorano sul territorio. Piuttosto che aprire un canale umanitario per l'ingresso di medicinali, l'Alto Commissario dovrebbe invitare l'industria farmaceutica a importare, produrre e fornire medicinali in territorio venezuelano.

 

D'altra parte, afferma l'Alto Commissario "Mentre il governo ha ammesso che c'è un certo livello di carenza di farmaci, non ha riconosciuto l'esistenza dell'attuale crisi sanitaria e non ha richiesto la cooperazione internazionale ai livelli che la situazione richiede. Il Ministero della Salute ha recentemente accettato il sostegno dell'UNICEF, dell'UNAIDS e dell'Organizzazione Panamericana della Sanità per l'attuazione del suo piano di vaccinazione e l'acquisto di farmaci come immunosoppressori e antiretrovirali.

 

A questo proposito dobbiamo dire che, storicamente, i vaccini per il programma di immunizzazione, così come gli immunosoppressori e gli antiretrovirali sono stati acquisiti dal Ministero del Potere del Popolo per la Salute attraverso il Rotary e il Fondo strategico amministrato dall'Organizzazione Panamericana della Sanità. Questi sono gli unici farmaci acquistati direttamente dal Ministero, il resto della fornitura è come indicato sopra.

 

Non c'è menzione nel rapporto della denuncia pubblica del presidente Nicolas Maduro che "il governo di Juan Manuel Santos ha impedito al Venezuela di acquistare medicinali per combattere la malaria e la malaria da un laboratorio in Colombia. Era di dominio pubblico che "Santos ha decretato al laboratorio BSN Medical, uno dei pochi produttori di Primaquina nel territorio, medicina per il trattamento contro la malaria, di chiudere la vendita di questo farmaco al governo del Venezuela.

 

 

 

 

 

Medici e operatori sanitari

 

 

 

Come parte della situazione sanitaria, il rapporto afferma che "negli ultimi anni, circa il 50 per cento dei medici e il 37 per cento degli infermieri sono emigrati in altri paesi della regione.... la Federazione venezuelana dei medici ritiene che 22.000 medici siano emigrati, mentre la Scuola di infermieri professionisti ha riferito che circa 3.000 infermieri hanno lasciato il paese".

 

Tuttavia, non è menzionato nella relazione, che suggerisce la parzialità della stessa che "Dal 2014, quando è stata creata l'Università di Scienze della Salute, Hugo Chavez, 22.500 medici della comunità integrale si sono laureati in Venezuela". e inoltre non si dice che "ci sono attualmente 28.000 studenti che studiano, ed entro gennaio 2018 saranno incorporati altri 10.000 studenti universitari, che hanno completato gli studi ed entrano direttamente nel sistema sanitario pubblico, con l'opportunità di proseguire gli studi post-laurea in diversi settori.

 

 

 

Piano di vaccinazione

 

La parzialità e la parzialità della relazione presentata dall'ufficio dell'Alto Commissario per la DDHHH è dimostrata dalla mancanza di informazioni positive su quanto sta accadendo in Venezuela. Così, il piano di vaccinazione non è stato incluso nel rapporto, che è stato effettuato dal 6 aprile al 13 maggio 2018, con più di 11 milioni di dosi applicate a livello nazionale a 9 milioni di persone, che rappresentano il 30% della popolazione.

 

Il piano comprendeva un vaccino pentavalente per 317.354 bambini e adolescenti per prevenire difterite, tetano, epatite B, pertosse, meningite e polmonite. Sono stati somministrati i seguenti vaccini: Bacillus de Calmette e Guérin (BCG), Epatite B, Polio IPV, Polio Bivalente Orale, Polio Pentavalente, Anti-ingiallimento, Virale Trivalente, Morbillo, Rosolia e Tetano Tossoide Diftérico.

 

Questo piano è stato approvato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e dall'Organizzazione Panamericana della Sanità (PAHO), entrambe agenzie appartenenti al sistema delle Nazioni Unite, ma non è stato incluso nella relazione dell'Alto Commissario.

 

 

 

 

 

SULLE CONDIZIONI DI ALIMENTAZIONE DELLA POPOLAZIONE VENEZUELANA

 

 

 

In modo severo e rigoroso, senza nemmeno informare la fonte, l'Alto Commissario per i diritti umani afferma nel rapporto: "questa situazione di crisi [alimentare] è stata causata da una combinazione di politiche economiche e sociali applicate dal governo nell'ultimo decennio, come il controllo da parte dello Stato dei prezzi dei prodotti alimentari e dei tassi di cambio, la cattiva gestione dei terreni agricoli confiscati, il monopolio statale delle forniture agricole, la militarizzazione della distribuzione alimentare e l'attuazione di programmi sociali senza chiari obiettivi nutrizionali.

 

Abbiamo ripetutamente denunciato i meccanismi attraverso i quali sono stati alterati i canali di distribuzione degli alimenti, impedendo loro di essere collocati in modo tempestivo e sufficiente sugli scaffali. L'analisi dell'Alto Commissario dovrebbe prendere in considerazione diversi aspetti prima di rilasciare tale dichiarazione.

 

In primo luogo, dal 2013 ad oggi non c'è stata carenza di prodotti agricoli come verdura, frutta e verdura, né c'è stata una carenza di prodotti deperibili sugli scaffali, tra cui uova, carne bovina, pollo, latte fresco. Nel primo caso, la responsabilità di coltivare, raccogliere e distribuire il cibo ricade su piccoli ma numerosi produttori rurali con scarsa capacità finanziaria, che però hanno fornito le tavole dei venezuelani.

 

Nel secondo caso, si tratta di alimenti che, sebbene la produzione e la distribuzione siano concentrate in poche imprese, non possono essere conservati per un periodo molto lungo.

 

D'altra parte, alimenti come farine di mais o di frumento, pasta, riso, legumi, olio, sono prodotti da pochissime aziende che hanno la capacità di cartellizzare e decidere quando e quanto collocare nei mercati. Si tratta di grandi imprese ad alta capacità finanziaria, anche con capitale transnazionale eppure, dopo 5 anni, e a differenza dei piccoli agricoltori in campagna, non sono riusciti a fornire forniture tempestive e sufficienti ai venezuelani.

 

In secondo luogo, è necessario informare che gli alimenti prodotti da queste imprese costituite in oligopoli si trovano e possono essere acquistati nei mercati informali, e non nei locali formali a tal fine. Ciò indica che questi sono stati prodotti o importati, a seconda dei casi, ma non sono stati collocati regolarmente e tempestivamente sugli scaffali, come era il caso prima del 2013.

 

In terzo luogo, i prezzi controllati dei prodotti scarsamente forniti sono stati periodicamente adeguati anche al di sopra dell'inflazione. Quindi non è una limitazione per la produzione dei presunti prezzi bassi, in realtà sono stati la produzione quando questi prodotti si trovano nei mercati illegali.

 

In quarto luogo, il governo, così come ha fatto per i medicinali, ha assegnato a queste imprese, a un tasso preferenziale, la valuta estera in modo che possano importare i fattori produttivi necessari per la produzione. Tuttavia, si tratta di grandi aziende con un'ampia capacità finanziaria che potrebbe benissimo utilizzare il loro capitale per rifornire milioni di venezuelani disposti e in grado di acquistare cibo.

 

La difficoltà di accesso ad alcuni alimenti si spiega con l'alterazione dei meccanismi di distribuzione di questi prodotti e non con la bassa produzione.

 

Un altro elemento legato all'accesso al cibo è l'aumento dei prezzi nel quadro di un processo di inflazione e ora iperinflazione che, come abbiamo mostrato sopra, è stato indotto dalla manipolazione del tasso di cambio. I settori più vulnerabili sono i più colpiti.

 

Di fronte a questa situazione, la risposta del governo è stata la creazione di comitati locali di approvvigionamento e produzione (CLAP). Si tratta dell'organizzazione popolare per la distribuzione del cibo che lo Stato ha dovuto acquistare, importato o prodotto nel paese, per garantire l'accesso alle famiglie venezuelane, anche a prezzi sovvenzionati.

 

Dal marzo 2016, attraverso le CLAPs, il governo ha consegnato cibo a 6 milioni di famiglie. Da quell'anno fino al 2017, l'ambito della fornitura alimentare è quadruplicato: pasta, olio, legumi, riso, farina di mais, farina di frumento, tonno in scatola, zucchero, latte in polvere.

 

È importante sottolineare che il cibo distribuito attraverso le CLAP cerca di fornire principalmente quei prodotti che sono stati in carenza e la cui responsabilità ricade sugli oligopoli agroindustriali privati che hanno alterato i meccanismi di distribuzione.

 

Questo programma non pretende di coprire tutti i nutrienti necessari, in quanto l'alto commissario finge di manipolare per screditare l'azione del governo. Le altre sostanze nutritive si trovano negli scaffali degli stabilimenti, per tali effetti e per contrastare l'aumento indotto dei prezzi, il governo ha creato altri meccanismi di sovvenzione che vengono consegnati attraverso il Carnet de la Patria a qualsiasi venezuelano registrato, indipendentemente dalla sua inclinazione politica. Analogamente, in risposta agli aumenti sproporzionati dei prezzi indotti dalla manipolazione dei tassi di cambio, il governo ha decretato adeguamenti salariali.

 

L'alto commissario intende squalificare i programmi relativi alla CLAP e alla carta Patria quando afferma che si tratta di strumenti a fini politici. Tuttavia, la relazione omette l'informazione che più di 18 milioni di persone hanno la carta Patria, una cifra che è superiore al numero di voti ottenuti dal PSUV e il Polo patriottico nelle ultime elezioni.

 

 

 

 

 

 

 

SULLE MIGRAZIONI

 

 

 

Nel rapporto dell'Ufficio dell'Alto Commissario per i diritti umani, si afferma a priori: "Il numero crescente di venezuelani in fuga dal loro paese è il riflesso più evidente del deterioramento della situazione socio-economica e dei diritti umani nella Repubblica Bolivariana del Venezuela.

 

A questo proposito, è importante sottolineare la distinzione tra rifugiati e migranti, intendendo i primi come quelli in cui le persone lasciano il loro paese in modo forzato a causa di persecuzioni, mentre nel caso della migrazione, che è un diritto umano, le partenze sono volontarie, potendo tornare quando vogliono.

 

Per quanto riguarda la prima categoria, quella dei rifugiati, nel rapporto 2018 dell'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) dal titolo "Global Trends. Spostamento forzato nel 2017". Il Venezuela non è uno dei principali paesi richiedenti asilo. In cima alla lista sono in ordine di numero di situazioni di asilo prolungato, Afghanistan, Burundi, Repubblica Centrafricana, Cina, Colombia. Al contrario, il Venezuela appare come uno dei principali paesi beneficiari dopo Iran, Pakistan, Repubblica Unita di Tanzania, Camerun, Ciad, Repubblica Democratica del Congo, India ed Ecuador. In America Latina, dopo l'Ecuador, il Venezuela è il secondo paese beneficiario, soprattutto dei colombiani.

 

Vale la pena di notare il paradosso che, sebbene il Venezuela sia il paese che accoglie i colombiani in cerca di asilo, viene descritto come una situazione umanitaria, mentre l'UNHCR non fa lo stesso con la Colombia.

 

Il Venezuela ospita 5600.000, 400.000 ecuadoriani e 500.000 peruviani. Siamo il paese che ha protetto il maggior numero di migranti e ha garantito loro non solo il diritto all'emigrazione, ma anche il resto dei loro diritti, tra cui il diritto alla salute, all'istruzione, all'alloggio e ai diritti civili e politici.

 

Solo negli ultimi cinque anni, il governo venezuelano ha dato alloggio a 438100 colombiani. Ciascuno di circa 70 m2 , e al prezzo della metropolitana in Colombia, l'aiuto è equivalente a 43 miliardi di dollari. Negli ultimi due anni, dal 2016, il cibo è stato consegnato a prezzi sovvenzionati a 1.000.000.000 di famiglie colombiane, pari a circa 300 milioni di dollari all'anno.

 

Per quanto riguarda il diritto alla salute, in Venezuela e attraverso la missione Barrio Adentro, sono state effettuate 11.220.000 consultazioni mediche per i colombiani, che rappresentano il 17% del numero totale di consultazioni a livello nazionale. Le consulenze mediche in Colombia hanno un costo di 30 dollari, che equivale ad una prestazione di 336.600,00 dollari per le sole cure attraverso il sistema sanitario del Barrio Adentro.

 

In Venezuela, negli ultimi 18 anni sono nati 582.000 bambini colombiani ai quali è stato garantito il diritto alla salute, comprese le vaccinazioni gratuite attraverso il sistema sanitario pubblico, così come il diritto all'istruzione gratuita, all'alloggio e all'identità.

 

Per quanto riguarda i flussi migratori al confine con la Colombia, è importante notare che tale mobilità esiste storicamente e, secondo lo stesso Ministero degli Affari Esteri colombiano, a seguito di uno studio condotto in collaborazione con l'UNHCR, il 69% dei venezuelani che attraversano la frontiera con il paese confinante ha espresso l'intenzione di ritornare lo stesso giorno, mentre il 25% nei mesi successivi. Il 5% ha detto di voler rimanere in Colombia, mentre l'altro 5% ha detto di voler andare in altri paesi.

 

 

 

Le ragioni del flusso migratorio al confine venezuelano-colombiano sono legate principalmente al 52% delle persone che fanno acquisti, al 14% per lavoro, al 17% attraversa la frontiera per visitare i parenti, al 2% per gli studi, al 5% per il turismo e il resto, al 10% per altre attività.

 

Per quanto riguarda lo status di rifugiato, è importante notare che, sebbene il numero di nuove domande, secondo il rapporto dell'UNHCR, sia aumentato negli ultimi anni ("i cittadini venezuelani hanno costituito la quarta nazionalità in termini di numero totale di nuove domande di asilo presentate nel 2017, con 111.600 registrati, rispetto ai 34.200 del 2016 e 10.200 del 2015"), il numero di persone attualmente in quello status è di 7876 .

 

La ragione principale dei casi di migrazione che si sono manifestati negli ultimi anni è legata alla motivazione dei venezuelani ad andare a lavorare fuori dai confini venezuelani per guadagnare un salario in un'altra valuta convertibile, che permette loro di inviare rimesse alle loro famiglie che, se scambiate in bolivar nel mercato parallelo, rappresentano una quantità relativamente elevata di reddito migliorando il loro potere d'acquisto.

 

Questa situazione è resa possibile dal divario di cambio tra il tasso di cambio ufficiale e quello del mercato parallelo, che, come abbiamo accennato in questa stessa relazione, viene manipolato e genera gravi distorsioni nell'economia venezuelana. Finché persisterà questa manipolazione politica del tasso di cambio e l'attacco alla moneta, questo divario rimarrà, anche a livelli crescenti, generando un maggiore incentivo per i venezuelani ad attraversare temporaneamente la frontiera per ottenere redditi in valuta estera e poi inviarli come rimesse alle loro famiglie.

 

Infine, è importante ricordare che i venezuelani che sono emigrati hanno chiesto il sostegno del governo nazionale per il loro rimpatrio. È così che recentemente più di 4000 venezuelani che erano in Perù, Brasile ed Ecuador sono tornati, attraverso il "Return to the Homeland Plan".

 

 

 

CONCLUSIONI E RACCOMANDAZIONI

 

 

 

Qualificare come situazione umanitaria, a priori, affermare che i diritti umani sono violati in Venezuela ci sembra irresponsabile da parte dell'ufficio dell'alto commissario.

 

Queste affermazioni non possono essere fatte in un paese i cui livelli di attività economica, anche se sono scesi, sono superiori a quelli registrati negli ultimi 30 anni, in cui, a causa della ripresa dei prezzi del petrolio, ha registrato anche la ripresa delle sue esportazioni. In cui le imprese nazionali e transnazionali sono mantenute operative sul territorio nazionale, compresi i prodotti alimentari e la medicina.

 

Ma soprattutto, un paese che è sottoposto a misure coercitive unilaterali da parte del governo degli Stati Uniti e dei paesi europei che ostacolano l'importazione di cibo, medicine e fattori di produzione; che è stato assediato dall'attacco alla sua moneta e in cui grandi oligopoli hanno generato distorsioni nella fornitura di beni di prima necessità.

 

Nonostante queste condizioni, le politiche sociali sono continuate in Venezuela.

 

Un paese non può essere descritto come una situazione umanitaria in cui, negli ultimi cinque anni, il governo nazionale ha stanziato più di 2.000.000.000 di case a prezzi sovvenzionati; in cui non è stata chiusa nessuna scuola, pubblica o privata; in cui professionisti delle università continuano a laurearsi; in cui, in modo tempestivo e completo, il 100 per cento delle pensioni è stato dato a cittadini anziani, i cui importi sono equivalenti al salario minimo; in cui le uniformi scolastiche saranno date gratuitamente a 8 milioni di bambini e adolescenti che inizieranno l'anno scolastico.

 

Il Venezuela continua ad essere il paese con la più bassa disuguaglianza nella regione latinoamericana e mantiene l'alto livello dell'indice di sviluppo umano.

 

Un paese in cui coloro che per motivi personali hanno deciso di emigrare chiedono ora al governo nazionale di sostenere il loro ritorno in patria non può essere descritto come una situazione umanitaria e una violazione dei diritti umani.

 

Raccomandiamo che l'Ufficio dell'Alto Commissario rispetti le norme relative alla presentazione di questo tipo di relazioni, che dovrebbero presentarsi come un mandato del Consiglio per i diritti umani e non in modo arbitrario e anticonsultativo da parte dell'Ufficio dell'Alto Commissario.

 

 

 

Dimostrare imparzialità nella preparazione delle loro relazioni, incorporare tutte le informazioni indipendentemente dalla loro provenienza, essere rigorosi nella loro analisi ed esigenti nelle fonti di informazione. Allo stesso modo, non giudicare a priori la situazione dei diritti umani dei paesi membri, il che potrebbe tradursi in intenzioni di condizionare e influenzare in modo parziale le decisioni dei paesi membri.

 

 

 

Chiediamo che l'Ufficio dell'Alto Commissario si unisca alla denuncia delle misure coercitive unilaterali esercitate dagli Stati Uniti e dai paesi europei contro il popolo venezuelano che violano il diritto internazionale.

 

 

 

Vi chiediamo di unirvi a noi nel denunciare l'attacco alla moneta come una delle manifestazioni delle aggressioni economiche contro il popolo venezuelano, e la principale arma della guerra economica.

 

Chiediamo che l'Ufficio dell'Alto Commissario e il Consiglio per i diritti umani si esprimano contro il decreto di Barack Obama secondo cui il Venezuela è una minaccia insolita e straordinaria. Il popolo venezuelano è un popolo di pace.

 

Il Venezuela ha le risorse naturali e finanziarie per superare l'attuale situazione economica e sociale. Non ha bisogno di aiuti umanitari o di interventi. In Venezuela operano imprese alimentari e farmaceutiche. Ciò che è necessario è che l'assedio e le aggressioni contro il popolo venezuelano cessino, che gli Stati Uniti e i paesi europei revochino le misure coercitive unilaterali contro la popolazione.

 

Se vogliono aiutare, in ogni caso, devono finanziare direttamente le aziende alimentari e mediche che si guadagnano da vivere nel paese e che sono i principali responsabili dell'importazione, produzione, distribuzione e fornitura di questi beni a tutta la popolazione venezuelana.

 

 

 

RIFUGIATI  10 SETTEMBRE 2018

 

 

 

Non è un caso che i media nazionali e internazionali occupino così tanto spazio per la questione dei migranti in Venezuela, presumibilmente in cerca di asilo: oggi inizia la 39a sessione del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite ed è molto importante che il mondo creda che i venezuelani escono a frotte perché c'è una crisi umanitaria.

 

L'Alto Commissario per l'Ufficio dei Diritti Umani (DDHHHH), violando le norme di quell'organismo, ha consegnato unilateralmente, senza il mandato dei paesi membri, un rapporto in cui, in modo parziale e tendenzioso, afferma che in Venezuela vengono violati i diritti umani, che c'è una crisi umanitaria ed è per questo che stiamo facendo la fila per lasciare il paese e rifugiarci in altre latitudini.

 

 
Paradossalmente, nel rapporto del 2018 dell'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR), il Venezuela non è tra i principali paesi richiedenti asilo. D'altra parte, la Colombia è al quinto posto nella lista mondiale. Nello stesso rapporto il Venezuela appare come paese ricevente, noi siamo il 9° nel mondo e in America Latina siamo il 2° dopo l'Ecuador. Entrambi riceviamo i colombiani in fuga forzata.

 

 
Qualcosa non va con il GPS dell'ufficio dell'Alto Commissario, c'è un problema di precisione nella misurazione delle coordinate. Quelli con il problema sono i vicini della porta accanto. Sono loro che hanno bisogno di aiuti umanitari.

 

 
In solidarietà, noi venezuelani, per decenni abbiamo dato loro aiuto Solo negli ultimi cinque anni, il governo venezuelano ha dato abitazioni a 438100 colombiani. Ognuno di circa 70 m2 , e al prezzo della metropolitana in Colombia, l'aiuto è equivalente a 43 miliardi di dollari. Negli ultimi due anni, dal 2016, ha ricevuto circa 300 milioni di dollari all'anno in cibo sovvenzionato. Aggiungiamo l'assistenza sanitaria e l'istruzione gratuita, così come i sussidi per i trasporti e i servizi di base.

Secondo il Ministero degli Esteri colombiano, il 69% dei venezuelani che attraversano la frontiera con il paese confinante ritorna lo stesso giorno. L'altro 25% lo fa nei mesi successivi. Invece, i colombiani sono venuti in Venezuela per rimanere. Più di 5,5 milioni di persone vivono con noi, che rappresentano un quinto della nostra popolazione.

 

http://www.ultimasnoticias.com.ve/noticias/opinion/refugiados/

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Non è un caso che i media nazionali e internazionali occupino così tanto spazio per la questione dei migranti in Venezuela, presumibilmente in cerca di asilo: oggi inizia la 39a sessione del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite ed è molto importante che il mondo creda che i venezuelani escono a frotte perché c'è una crisi umanitaria.

L'Alto Commissario per l'Ufficio dei Diritti Umani (DDHHHH), violando le norme di quell'organismo, ha consegnato unilateralmente, senza il mandato dei paesi membri, un rapporto in cui, in modo parziale e tendenzioso, afferma che in Venezuela vengono violati i diritti umani, che c'è una crisi umanitaria ed è per questo che stiamo facendo la fila per lasciare il paese e rifugiarci in altre latitudini.

Paradossalmente, nel rapporto del 2018 dell'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR), il Venezuela non è tra i principali paesi richiedenti asilo. D'altra parte, la Colombia è al quinto posto nella lista mondiale. Nello stesso rapporto il Venezuela appare come paese ricevente, noi siamo il 9° nel mondo e in America Latina siamo il 2° dopo l'Ecuador. Entrambi riceviamo i colombiani in fuga forzata.

Qualcosa non va con il GPS dell'ufficio dell'Alto Commissario, c'è un problema di precisione nella misurazione delle coordinate. Quelli con il problema sono i vicini della porta accanto. Sono loro che hanno bisogno di aiuti umanitari.

In solidarietà, noi venezuelani, per decenni abbiamo dato loro aiuto Solo negli ultimi cinque anni, il governo venezuelano ha dato abitazioni a 438100 colombiani. Ognuno di circa 70 m2 , e al prezzo della metropolitana in Colombia, l'aiuto è equivalente a 43 miliardi di dollari. Negli ultimi due anni, dal 2016, ha ricevuto circa 300 milioni di dollari all'anno in cibo sovvenzionato. Aggiungiamo l'assistenza sanitaria e l'istruzione gratuita, così come i sussidi per i trasporti e i servizi di base.

Secondo il Ministero degli Esteri colombiano, il 69% dei venezuelani che attraversano la frontiera con il paese confinante ritorna lo stesso giorno. L'altro 25% lo fa nei mesi successivi. Invece, i colombiani sono venuti in Venezuela per rimanere. Più di 5,5 milioni di persone vivono con noi, che rappresentano un quinto della nostra popolazione.

http://www.ultimasnoticias.com.ve/noticias/opinion/refugiados/

 

 

Dolar blu (o le barbe del vicino) –dollaro parallelo di cambio non ufficiale in Argentina

 

26 agosto, 2018

 

  1. Equivalente al dolartoday, il blu, segna i prezzi nell'economia argentina. È nato nel 2011 quando, durante il governo di Cristina Kirchner, ha iniziato a controllare il controllo dei cambi.
  2. Simile al comportamento del dolartoday, ogni volta che si tenevano le elezioni, il blu cambiava più velocemente e il divario tra esso e il tasso di cambio ufficiale diventava più grande.
  3. La prima misura che Mauricio Macri ha preso è stata quella di aumentare il tasso di cambio (controllo). Lo ha fatto nel dicembre 2015. Da quel giorno, in qualsiasi banca o casa di cambio, i pesos argentini possono essere scambiati liberamente per valute.
  4. Gli esperti hanno assicurato che, rilasciando il mercato dei cambi, il dollaro blu sarebbe scomparso. Sostenevano che un mercato valutario parallelo non sarebbe stato giustificato. Hanno dato la vita per sostenere che il valore del peso avrebbe raggiunto il suo equilibrio nel mercato "libero".
  5. Due anni e mezzo dopo aver aumentato lo stock, il dollaro blu rimane. Non solo segnando i prezzi interni dell'economia, ma anche il prezzo del peso argentino nel "mercato libero", che ha subito un deprezzamento del 113% da gennaio 2016.
  6. Sia il blu e il tasso di cambio del dollaro "libero" mercato, vanno di pari passo: varia uno di loro, e varia immediatamente l'altro. La grande domanda è quale dei due varia prima, che tira l'altro, e quindi, quale sta segnando il valore del peso?
  7. Abbiamo applicato il test di causalità Granger, uno strumento statistico che ci consente di misurare quale indicatore varia prima. Si è scoperto che dal 04-01-2016, fino al 27-08-2018, con una probabilità dell'84,85%, prima aumenta il dollaro blu e quindi il "libero mercato".
  8. Le aspettative di deprezzamento, manipolate attraverso presunte citazioni sui portali web, incidono sul mercato dei cambi "libero", causandone l'ancoraggio al portale.
  9. Equivalente al dollaro oggi, il blu, è un'arma imperiale. La più potente delle armi non convenzionali per i suoi effetti sull'inflazione. E 'stato utilizzato nel corso della storia (Cile 1973, Nicaragua 1988 1991 Argentina, Ecuador 2000, lo Zimbabwe 2008) con diversi obiettivi: o rovesciare governi socialisti, o dollarizzare economie, o entrambi.
  10. Apparentemente, Macri non è un socialista.

 

  http://www.15yultimo.com/2018/08/26/dolar-blue-o-las-barbas-del-vecino/

 

 

Cosa non fare?

 

19 agosto, 2018

 

Contrariamente a quanto suggeriscono gli economisti di destra, inclusa parte della "sinistra", la sequenza dell'iperinflazione è la seguente: il dollaro oggi manipola politicamente il tasso di cambio; aumentano i costi di importazione; ciò provoca uno shock di offerta con doppio effetto: i prezzi aumentano e il PIL cala; viene generato un deficit fiscale; e poi, per coprire questo deficit,si  aggiustano i salari per assicurare di tornare ai livelli di consumo che avevamo prima dell'attacco alla valuta, cioè per ripristinare il PIL, il governo accresce la quantità di denaro. Il ciclo ricomincia ed non si fermerà fino a quando non cesserà l'attacco alla valuta.

 

Il fatto che l'ammontare di denaro "inorganico" non sia la causa originale e determinante dell'iperinflazione, ma la conseguenza, non lo diciamo solo noi, nel 1956 lo disse Phillip Cagan, a cui è attribuita la definizione di iperinflazione. A proposito, lo scienziato in questione era monetarista.

Data questa diagnosi di vecchia data, sarebbe un grave errore, quasi un suicidio collettivo:

1. Applicare la ricetta neoliberista per tagliare o "armonizzare" la quantità di denaro. Il suo effetto migliorerebbe l'attacco alla valuta, aumenterebbe ulteriormente il PIL, l'occupazione e il deterioramento delle condizioni di vita, senza, di fatto, risolvere la questione dei prezzi.

 

2 Continuare a fornire Dicom o il nuovo sistema del mercato dei cambi, le valute del settore pubblico al settore privato, con il quale rimarremmo senza riserve, e non ci riferiamo agli attuali  8.000 milioni di dollari, ma a quelli che entreranno per l'esportazione di petrolio e dall'indebitamento esterno una volta che il BCV è monetizzato.

 

Se esauriremo le riserve, saremo più vulnerabili agli attacchi alla nostra valuta. Ma in aggiunta, non possiamo difenderci dalle aggressioni economiche, non dovremmo importare cibo e medicine, né pagare il debito estero, né sostenere la produzione comunale e statale, soprattutto  ora che hanno esonerato le tariffe di importazione dai grandi capitali privati.

 

3 "Flessibilizzare" l'immobilità del lavoro e riformare la sicurezza sociale. In questa guerra economica e quindi nella lotta di classe, la protezione del proletariato non si negozia, non si tocca. Almeno non nelle rivoluzioni.

 

 http://www.ultimasnoticias.com.ve/noticias/opinion/que-no-hacer/

 

 

 Mettilo per iscritto!

 

12 agosto, 2018

 

Con l'abrogazione della legge del regime di scambio e del suo illecito, i costituenti, oltre a consentire a qualsiasi persona fisica o giuridica di scambiare liberamente le loro valute, una decisione che sembra giusta, hanno anche abrogato l'attuale regime di cambio e tutte le "disposizioni normative che si scontrano con ciò che è stabilito nel decreto costituente ".

 

Non esiste attualmente una struttura legale che stabilisca come verranno amministrate le valute del patrimonio pubblico.

Durante la sessione, il vice presidente per l'area economica ha affermato che "ora le valute dello Stato saranno destinate agli investimenti sociali". Il presidente del plenipotenziario ANC, riferendosi a individui e uomini d'affari, ha dichiarato "... che non ci saranno più dollari per queste persone in nessuna circostanza".

 

Data l'urgenza di legiferare sulla questione, il suggerimento è di approfittarne e metterlo per iscritto.

Metterlo in bianco e nero, su carta: Che non verrà trasferita una moneta unica del settore pubblico, in nessuna modalità al settore privato. Né con offerte dirette, aste, titoli swap o valute criptate.

 

L'obbligo di elaborare annualmente una legge organica relativa al reddito e agli usi delle valute pubbliche, che deve essere eseguita, sempre dal governo per rafforzare la produzione statale e comunitaria, per sviluppare l'altra economia, quella del circuito socialista. Mentre, d'altra parte, i  capitali privati saranno in grado di portare e mettere a produrre il loro.

 

La natura obbligatoria di controlli rigorosi, automatizzati, integrati, pubblici e trasparenti dell'esecuzione pubblica delle valute. Le sanzioni verranno applicate ai funzionari che a causa di complicità o connivenza si prestano alla fatturazione eccessiva e all’appropriazione indebita delle valute.

 

La quotazione giornaliera del bolivar che "fissa il libero mercato" tra individui, gestirà i capitali che rientreranno e i loro profitti calcolando il valore delle loro azioni. Nessun rimpianto vale la pena.

Ogni controllata transnazionale deve essere obbligata a mantenere i propri conti in modo consolidato.

Quando si scrive la legge, non può mancare di "considerare" ciò che Chávez ha detto all'epoca: "Sembriamo degli inetti che danno valuta straniera alla borghesia".

 

http://www.ultimasnoticias.com.ve/noticias/opinion/pongalo-por-escrito/

 

 

 

 Mercati finanziari e attività illecite  5 agosto, 2018

1 Sono tempi di cambiamento, di grandi decisioni. Del nuovo

2 Depenalizzare le transazioni di scambio tra individui, ovvero concedere loro uno spazio per comprare e vendere liberamente le proprie valute fa parte del nuovo. Non avranno più la scusa, soprattutto i capitali industriali e finanziari transnazionali, di non "essere in grado" di portare la loro moneta, e cioè che "di lamentarsi" di non avere nessun posto per trasferirli legalmente e con la fiducia che il "mercato" genera.

3 Con l'abrogazione della legge del regime di cambio e del suo illecito, l'attuale regime di cambio è stato revocato. Ad esempio, l'articolo 4 è stato abrogato: "Le valute autorizzate o regolate tramite i meccanismi amministrati dalle autorità competenti del regime amministrativo in valuta estera dal patrimonio pubblico saranno soggette ai regolamenti e alle restrizioni stabiliti nel presente decreto con il grado, il valore e Forza della Legge. "

4 Poiché la legge non è in vigore, non esiste un quadro giuridico che regoli l'uso delle valute del settore pubblico, sia quelle che entrano per le esportazioni effettuate dallo Stato sia quelle che provengono da debito pubblico esterno. Gli avvocati direbbero: è rimasto un vuoto giuridico.

5 Il principale cambiamento in questa decisione storica non era solo quello di depenalizzare le operazioni di scambio tra individui, ma di riaffermare che lo Stato non avrebbe assegnato una moneta unica al settore privato. Questo è ciò che abbiamo capito.

6 Alla luce della pressante necessità di risolvere il vuoto giuridico e di regolamentare la questione, ribadiamo la nostra proposta di una legge organica che oltre a rendere esplicita la decisione di non continuare a trasferire il reddito petrolifero a capitale privato, stabilisce annualmente e con mandato costituzionale il budget di reddito e uso delle valute. Legge la cui esecuzione deve essere presentata al controllore generale e anche al sociale.

7 Conoscere quante valute sono entrate, per cosa sono stati utilizzate, a quali obiettivi e finalità del Piano della Patria nazionale servono, quale agenzia pubblica li ha eseguiti, a quale prezzo internazionale hanno importato i beni e i servizi, cosa hanno comprato, da chi li hanno comprati e dove sono andati? fermare i prodotti, è un grande cambiamento. Sarebbe, senza dubbio, qualcosa di nuovo.

 

http://www.ultimasnoticias.com.ve/noticias/opinion-mini-site/ilicitos-cambiarios/

 

Ancora

29 luglio, 2018

Tenere qualcosa saldamente a terra o in un altro posto. Così viene definito dalla Royal Spanish Academy. In termini economici, le stesse realtà accademiche del nostro linguaggio lo definiscono così: " fissare il valore di un bene o di un servizio per evitare che la sua fluttuazione influisca su altri valori".

Gli accademici si riferiscono anche a ciò che chiamano "mancanza di un’ancora" e lo definiscono come "rottura o eliminazione del fondo diventando inutili". Affinché un'ancora possa raggiungere il suo obiettivo, devono essere soddisfatte due condizioni, specialmente nel mezzo di una forte tempesta: 1) che sia una buona ancora, che non si rompa, o che nessuno riesca a romperla; 2) che sia tenuta in un luogo fisso, non mobile. Quando si calano le ancore, non è lo stesso se questa raggiunge il fondo o se viene tenuto da una boa, a meno che non vi sia una certezza assoluta che la boa sia ben attaccata al fondo.

Per ancorare il bolivar, nel mezzo di questo tsunami, bisogna garantire che il suo materiale sia sufficientemente resistente da evitare che le tenaglie che appaiono quotidianamente nei portali web riescano a romperlo. Deve inoltre garantire che l'ancora raggiunga un punto fermo.

Se l'ancoraggio del bolivar al petro viene inteso come la fissazione di un valore della valuta rispetto al suddetta moneta criptoattiva, è necessario  un tasso di conversione, che deve essere fissato e stabilito dall'autorità monetaria. Questa velocità è equivalente all'ancora. Come verrà calcolato questo tasso garantirà che possa essere presentato o meno alle tenaglie dei portali web.

Il tasso di cambio del Dicom sarà usato come riferimento del tasso annunciato per le case di cambio, quello implicito, o sarà arbitrario come il livello salariale che sogniamo per i venezuelani? Qualsiasi di queste modalità, nel mezzo di questa gigantesca ondata, potrebbe essere danneggiata dai nuovi portali web.

Il valore del bolivar sarà riferito rispetto al petro in base agli importi di entrambi, cioè sarà fatta un'equivalenza tra la quantità di bolivar che circolano attualmente nell'economia rispetto al numero di petros? Quanti petros sono stati estratti o pre-estratti? I petrolieri minerari e minerari, in questa equivalenza, apprezzeranno il bolivar? La qualità del materiale estratto sarà buona o produrrà acqua o forse bolle?

GarantGestione pluginire che il petro sia molto ben attaccato al fondo, è anche una condizione per non "perdere l'ancora" e portare questa barca verso un buon porto.

In questa storia i protagonisti sono la nave, l'ancora e il fondo (o la boa). Equivale al bolivar, al tasso di conversione e al petrolio (o petro). Le barche non assolvono mai la funzione del fondo, perché si aggrappano ad esso, non si scambiano ruoli. Comprendiamo, quindi, che il Bolivar non sarà scambiato per petro. Se così fosse, la storia cambierebbe, sarebbe quella di una portaerei che trasporta valute verso isole paradisiache.

http://www.ultimasnoticias.com.ve/noticias/opinion-mini-site/pasqualina-curcio-anclar/

 

 

1. Il suo uso trasparente è centrale in qualsiasi economia, specialmente nella nostra, dove il 99% proviene dall'esportazione di petrolio e il petrolio e appartiene a tutti i venezuelani.
2. Dal 1970, quando abbiamo nazionalizzato l'industria petrolifera, sono stati investiti 1.185.699 milioni di dollari nell'esportazione di idrocarburi. Tra il 70 e il 98 sono entrati 346.132 milioni di dollari USA, e tra il 1999 e il 2014 (ultimo dato pubblicato) US $ 839.567 milioni.

 

3. Essendo pubblico, nella IV Repubblica, il 113% delle valute entrate per il petrolio sono state trasferite al settore privato. Mentre il governo si indebitava per dare loro più di quanto pagassero, a partire dal 1999, e specialmente dopo il 2003, quando fu stabilito il controllo dei cambi, fu assegnato solo il 41% delle valute. In termini percentuali si è ridotta la fuga delle valute. Un altro motivo che si è rivelato una minaccia insolita e straordinaria.
4. Con le valute che non sono sfuggite al controllo dei cambi, è stato possibile aumentare gli investimenti pubblici del 362%, la produzione interna è aumentata, il 46% è cresciuto, la povertà è diminuita del 56% e la disuguaglianza è diminuita del 21%.

 

5. Nonostante i 695.026 milioni di USD trasferiti al settore privato, gli investimenti privati sono diminuiti del 63%: nel 1970 rappresentavano  il 17% del PIL, nel 2014 non superavano il 6%. Si stima che di tutte le valute circa il 53% sia in isole paradisiache.
6. Aumentare il controllo degli scambi e consentire liberamente il trasferimento di valuta estera generata dal settore pubblico a grandi capitali privati transnazionali equivale a privatizzare. Nel quadro di un discorso socialista, è sicuramente contraddittorio.

 

7. Ciò che prevale è rafforzare e migliorare i controlli sull'uso pubblico della valuta straniera per prevenire l'appropriazione delle entrate petrolifere da parte delle multinazionali, per evitare sovrapprezzi, corruzione, collusione e complicità.
8. Proponiamo la creazione di una legge organica del budget annuale di reddito e l'uso di valuta straniera. Legge che deve essere di un  mandato costituzionale, così come la legge annuale del budget organico delle entrate e delle spese stabilite nell'articolo 311. Deve indicare quanta valuta è stimata in entrata, cosa sarà investito, per importare cosa e quanti beni e servizi, a quale prezzo, per onorare quali impegni di debito, quale agenzia li eseguirà.

 

9. Suggeriamo che siano pubblicate le liste di divise che sono state assegnate ai settori pubblico e privato tra il 2015 e il 2017 e che si rendano pubbliche le informazioni dettagliate sui 36,496 MM di dollari importati nel 2015, i  17,977 milioni di dollari  nel 2016 e i 13,364 milioni dollari  nel 2017.
10. Sapere chi ha importato cosa e a che prezzo è anche una garanzia di trasparenza nell'uso corretto delle valute che, nel nostro caso, sono di tutti i venezuelani.

 

http://www.ultimasnoticias.com.ve/noticias/opinion-mini-site/pasqualina-curcio-divisas/

 

 

 

PETRO YUAN- ORO 15 LUGLIO

1. Sta emergendo un nuovo ordine monetario internazionale: di fronte all'egemonia che dal 1970 ha avuto il petrodollaro come valuta di riferimento mondiale, la Cina ha lanciato, nel marzo di quest'anno, il petro-yuan-oro.

2.Ha annunciato che avrebbe solo acquistato petrolio solo in yuan, una valuta che non è stata fino ad agosto 2016 riconosciuta dal FMI come internazionale . È il secondo più grande acquirente di petrolio al mondo dopo gli Stati Uniti: importa 8,8 milioni di barili al giorno, seguito dall'India con 5,1 milioni.

3.Ha anche annunciato che lo yuan, a differenza del petrodollaro che è una valuta fiduciaria, sarà sostenuto dall'oro. Negli ultimi 10 anni, la Cina ha aumentato le sue riserve auree del 207%, e oggi raggiungono 1842,6 Tonnellate.

4 Tutti i paesi BRICS hanno deciso di adottare questo nuovo schema monetario basato sul petrolio, sullo yuan e sull'oro. Non sono solo le maggiori economie mondiali, ma anche quelle che producono il 30% di oro: dei 3000 TN all'anno, seguono la Cina occupa il primo posto con una produzione di 440 TN, la Russia con 255 TN, il Sudafrica con 145 TN e il Brasile con 85 TN.

5 Dalla fine del 2017, la Russia ha annunciato che il dollaro non sarà più la valuta di scambio nel suo commercio internazionale, in risposta alle sanzioni imposte unilateralmente dagli Stati Uniti.

6 D’altra parte, sono stati firmati accordi tra la Banca centrale dell'Unione europea e la Banca centrale della Cina per lo scambio tra lo yuan e l'euro.

7 Davanti alla possibilità imminente della perdita di egemonia del dollaro, che ha perso il 30% del suo valore dal 2000, a favore del petro-yuan-oro,il Congresso degli Stati Uniti ha presentato un disegno di legge per sostenerlo in oro. Vale la pena ricordare che la Cina è il più grande detentore di debito degli Stati Uniti.

8 In tutto questo riordino la nostra nazione è strategica. Abbiamo le prime riserve di petrolio in tutto il mondo: 302.000 milioni di barili, ci seguono l'Arabia Saudita con 266.000, 157.000 Iran e Iraq con 148.000. Gli Stati Uniti non raggiungono i 35.000 milioni.

9. Abbiamo la quarta miniera di oro più grande del mondo, sono più di 8 milioni di tonnellate dei quali 4.130 sono stati certificati, nel caveau abbiamo 162,2 Tonnellate. Siamo al 21 ° posto con la più alta quantità di oro pro capite nei caveau. La Cina occupa il 25,° gli USA 10 ° e la Russia il 15°.

 

10 Non è un caso che siamo diventati una minaccia insolita e straordinaria per l'impero americano. Oltre ad avere molto petrolio e oro, dal 1999 ci siamo organizzati come popolo per decidere democraticamente cosa fare con le nostre risorse naturali.

 

11 Non devieremo dal percorso di indipendenza e sovranità. Senza dubbio, ne abbiamo la capacità

http://www.ultimasnoticias.com.ve/noticias/opinion/petro-yuan-oro/

 

 

 

 CONTROLLO DEGLI SCAMBI 24 GIUGNO 2018

Almeno 35.000 milioni di dollari dovrebbero entrare quest'anno per le esportazioni di petrolio. Il dato non è irrilevante, né il prezzo di 65 dollari USA al barile.

  1. Abbiamo vissuto anni peggiori in termini di guadagni in valuta estera: 26.473 milioni di dollari USA nel 2016  (il 30% in meno del previsto quest'anno). Inoltre, in quell'anno abbiamo dovuto onorare, e così abbiamo fatto, 16.041 milioni di USD di impegni per il debito estero (il 50% in più di quest'anno). Nel 2016 le importazioni sono ammontate a 17,977 MM di dollari USA. 
  2. I prezzi del petrolio hanno iniziato a risalire nel 2017 e le esportazioni sono ammontate a 31.449 milioni di dollari. Gli impegni di debito non hanno raggiunto 10.000 di dollari MM e le importazioni sono state 13.364 MM dollari USA.
  3. Se si arrivasse a raggiungere la produzione di petrolio di almeno 500 mila barili e raggiungere i 2 milioni al giorno, entrerebbero circa 10.000 USD in più nel nostro paese. E se si realizzeranno anche le previsioni secondo le quali il prezzo del petrolio raggiungerà i 70 dollari USA, entreranno quest'anno circa 50.000 MM di dollari USA. Aggiungiamo le 24 Tonnellate d'oro che raggiungeranno i caveau.   
  4. Facendo buon uso delle valute, spendendo non più di 15.000 MM di dollari nelle importazioni e pagando 8.000 MM di dollari USA del debito quest'anno, dovrebbero rimanere circa 27.000 MM di dollari USA.   
  5. Attuare controlli sui cambi in tutte le sue forme, tra cui bolivar e scambio per Petros o una nuova moneta convertibile progettata con esperienza internazionale, fanno sì che le potenziali entrate in valuta estera (50.000 MM di US $ ) si opporrà liberamente e senza restrizioni, ai conti paradisiaci dei grandi capitali industriali e delle finanziarie transnazionali. Gli stessi che dal 1999 hanno preso 389.062 MM. di dollari USA. Gli stessi che ci hanno sanzionato, commercialmente sequestrato e finanziariamente bloccati. 
  6. Durante questi 5 anni di guerra economica le nostre munizioni si sono esaurite: le riserve internazionali sono al minimo (8.756 MM di dollari) Il nemico ha fatto in modo che ciò accadesse: il prezzo del petrolio è crollato, la produzione in PDVSA è diminuita lentamente e abbiamo anche importato merci importate. Certo che siamo in crisi. 
  7. Dobbiamo attrezzarci per vincere la guerra. Dobbiamo recuperare le entrate in valuta estera e le riserve internazionali per nutrire i nostri soldati, cioè le persone; importare le medicine; acquisire i macchinari e i pezzi di ricambio; produrre; per consolidare l'altra economia: quella socialista.  
  8. Lasciare  il controllo del cambio è consegnare le chiavi dell'arsenale al nemico. Equivale a consegnare le armi. Ad arrendersi . A perdere la guerra. A rinunciare all'indipendenza e alla sovranità 

 

 

10 GIUGNO 2018

Per combattere l'iperinflazione indotta, è centrale e strategico sconfiggere l'arma imperiale più potente: la manipolazione del tasso di cambio. Dobbiamo impedire a terzi di contrassegnare il valore della nostra valuta. Si propone di creare l'oro bolivar sovrano. Ancorare il valore del bolivar alle riserve d'oro trovate nei caveau, il cui prezzo è fissato nei mercati internazionali.
Per superare il modello delle rendite è fondamentale porre fine al trasferimento dei proventi petroliferi a grandi capitali, industriali e finanziari, transnazionali. Queste risorse devono permeare, attraverso lo Stato e con modalità di produzione sociale, mista e, perché no, anche privata, nel processo produttivo nazionale. In nessun caso le grandi società dovrebbero avere i loro conti bancari all'estero. Si propone:
Approvare una legge costituzionale che stabilisca un piano e un budget annuale di entrate e utilizzo delle entrate provenienti dalle esportazioni del settore pubblico. In cui i criteri per l'assegnazione e l'uso di tali risorse sono chiaramente stabiliti nel quadro di un piano di sviluppo nazionale, quello della Patria.
Mantenere il controllo del cambio. Creare uno spazio per il settore privato per scambiare valute. In questo mercato, lo Stato non dovrebbe collocare la valuta estera proveniente dall'esportazione di petrolio e altre risorse naturali.
Sviluppare un sistema automatizzato, integrato e pubblico che consenta il tracciamento dall'assegnazione di valuta estera fino al ricevimento di beni importati a fabbriche o imprese. Il controllore da parte del potere popolare è essenziale.
Contro la speculazione si suggerisce di rivoluzionare l'imposta sul reddito. Si propone di ottenere un profitto aggiuntivo (in termini percentuali) rispetto ai livelli di vendita. Se storicamente un'azienda ha un profitto del 5% sulle sue vendite, e improvvisamente, senza grandi investimenti o giustificazioni, registra profitti, ad esempio del 50%, questo deve essere suscettibile di contributo fiscale. Si consiglia vivamente l'uso della tecnologia blockchain per controllare la fatturazione elettronica e il reddito bancario in maniera integrata.
Contro l'embargo commerciale e il blocco finanziario internazionale, attraverseremo un'altra strada commerciale, la Via della seta. Vedremo quale sarà il vincitore in questa guerra commerciale tra grandi potenze. Con dignità e in modo sovrano, cerchiamo di allinearci con loro.
Questa è la cosa strategica in questi momenti di guerra economica. È anche il fulcro per cogliere l'opportunità di rivoluzionare i cambiamenti e consolidare il modello produttivo socialista bolivariano.

 

 

3 GIUGNO 2018

Non ci sono più di 10 aziende responsabili della produzione e distribuzione dell'80% della farina di mais, della farina di frumento, della pasta, del riso, dell'olio, del caffè, del latte, delle uova e del pollo che i venezuelani richiedono.
Ci sono altre tre che hanno fornito pannolini, carta igienica, dentifricio, sapone e asciugamani. E circa altre 10 di farmaci.
  1. sono più di cinque anni da quando queste aziende, essendo grandi multinazionali, non hanno "fornito" una scorta sufficiente e regolare soprattutto attraverso i canali formali
  2. Ricordiamo che dal 2003 e fino al 2014 il settore privato ha ricevuto dallo Stato, a un tasso preferenziale, un valuta estera sufficiente per tutti quegli anni e per altri 21 anni: da quando è iniziato il controllo dei cambi, sono stati assegnati $ 329.756 milioni di dollari al settore privato (2,6 volte superiore a quello ricevuto annualmente tra il 1970 e il 2002).
  3. Gli aggiustamenti dei prezzi controllati durante questi 5 anni sono stati, nella maggior parte dei casi, oltre il 35.000%. Ad esempio, il prezzo regolamentato della farina di mais all'inizio del 2013 era 5,93 Bs / Kg, oggi è 2130 Bs / Kg. L'inflazione dal 2013 ad oggi non supera quella percentuale.
  4. Nel frattempo, e paradossalmente, i piccoli agricoltori del campo e molti altri senza una maggiore capacità finanziaria non hanno smesso di rifornire i mercati. Ricordiamo che non c'è stata carenza di verdure, frutta e molti altri beni.
  5. È difficile comprendere come aziende famose abbiano clienti a fare lunghe file per acquistare i loro marchi famosi. È più difficile spiegare che, nonostante la loro indiscutibile capacità finanziaria e di credito, in 5 anni non sono stati in grado di soddisfarli.
  6. In questi periodi di grandi richieste di proposte ci permettiamo di ricordare 2 articoli della legge organica dei prezzi equi in vigore: "Articolo 55. Chi congiuntamente o separatamente, sviluppa o realizza azioni, incorre in omissioni che direttamente o indirettamente impediscono la produzione, la fabbricazione, l'importazione, lo stoccaggio, il trasporto, la distribuzione e la commercializzazione di beni, nonché la fornitura di servizi regolamentati dalla Sundde, saranno sanzionati e giudicati con reclusione da 10 a 12 anni. Saranno inoltre sanzionati con una multa da 1000 a 50.000 unità fiscali e occupazione temporanea fino a 180 giorni.
  7. Articolo 56. Quando il boicottaggio, l'accaparramento, la speculazione, l'abuso di contrabbando, l'usura, la cartellizzazione o altri crimini connessi, cercano la destabilizzazione dell'economia; l’interruzione di pace e minacciano la sicurezza della nazione, le sanzioni previste si applicano a livello più alto e si procederà alla confisca dei beni.
  8. Questi articoli si applicano anche al servizio di trasporto collettivo.

 

 

Nonostante la guerra economica, psicologia e mediatica, Nicolas Maduro ha vinto nettamente le elezioni presidenziali di domenica 20 maggio, ottenendo un secondo mandato presidenziale con oltre 5,8 milioni di voti. Lo ha annunciato il Consiglio nazionale elettorale (CNE) nella tarda sera di domenica. Con il 92,6% dei voti contati, Maduro ha ottenuto 5,8 milioni di voti, mentre il suo rivale, l'ex governatore Henri Falcón, ha ottenuto 1,8 milioni di voti. Il presidente del CNE Tibisay Lucena, nel suo discorso alla nazione, ha anche aggiunto che 8,6 milioni di venezuelani (circa il 47%) si sono recati alle urne, su un totale del registro elettorale di 20,5 milioni di persone. Come detto si tratta del 92,6% dei voti scrutinati e quindi il dato aumenterà nelle prossime ore.

"Siamo la forza della storia trasformata in vittoria popolare." Sono state le prime parole di Maduro ai suoi sostenitori dopo l'annuncio del CNE. "Grazie per aver saputo affrontare tante aggressioni e bugie, grazie per averlo superato e per avermi fatto diventare presidente del Venezuela per il prossimo mandato." "Esigo il rispetto per tutto il popolo venezuelano, sono il presidente di tutti i venezuelani, chiedo un processo di dialogo, il dialogo permanente è ciò di cui ha bisogno il Venezuela". Con queste parole di Maduro si comprende bene quanto escano sconfitti gli “interventisti umanitari” degli Sati Uniti e dell’Unione Europea umiliati persino dal moderato ex premier spagnolo Zapatero a Caracas come osservatore internazionale.

Come Antidiplomatico abbiamo avuto modo di sentire telefonicamente nuovamente il Prof. Luciano Vasapollo che, insieme a Rita Martufi, si trova a Caracas in rappresentanza del Capitolo Italiano degli intellettuali in Difesa dell'umanità. Vasapollo ci ha confermato l’importanza del voto di ieri per un popolo, quello venezuelano, sempre più consapevole ormai di rappresentare un modello di riferimento alle ingiustizie di questo mondo. “Voglio riprendere le parole con cui Maduro ha chiuso il suo discorso della vittoria: All'impero, dico: devi sapere che il Venezuela è la garanzia della stabilità sociale e politica nella regione. E’ un errore grave cercare di destabilizzare il Venezuela.’ Ed è proprio così lo vediamo con il Brasile del golpista Temer, nell’Argentina di Macri e laddove l’imperialismo con golpe più o meno blandi sta portando nuovamente la scure del neo-liberismo. Oggi il Venezuela di Maduro è il perno della stabilità regionale. Che cosa ha fatto Maduro subito dopo l'annuncio della vittoria? Ha aperto un dialogo permanente con l'opposizione. Tutta l'opposizione anche quella che ha boicottato le elezioni per dare impulso all'interventismo degli Stati Uniti e dell'Unione Europea. A tutta l'opposizione anche quella che ha organizzato due colpi di stato violenti contro di lui nel 2014 e 2017 noti come Guarimbas.”


Nonostante il Consiglio elettorale nazionale (CNE) sia stato assistito da 150 osservatori internazionali di 30 paesi diversi e alla presenza di diverse organizzazioni internazionali, l’Unione Europea non riconoscerà il voto e la stampa italiana è già impegnata a delegittimare la tornata elettorale prendendo a riferimento il dato delle astensioni. “A costoro rispondo di ascoltare non le mie parole, ma quelle di Jose Luis Rodriguez Zapatero, ex primo ministro spagnolo moderato non certo un chavista. Ma da persona onesta intellettualmente e come osservatore internazionale, ruolo che l'Unione Europea invitata formalmante da Caracas non ha voluto fare per paura di di dover dire la verità forse. Ecco Zapatero ha definito 'incomprensibile' l'atteggiamento dell'Unione Europea e ha ribadito la totale trasparenza e validità del voto. Ascoltate con attenzione le sue parole e avrete la sintesi della vergogna che oggi rappresenta l’Ue.

Sul livello della stampa italiana che si limita a fare copia e incolla delle veline che partono dal Dipartimento di stato degli Stati Uniti non credo meriti commenti ulteriori.”


Il popolo venezuelano avrebbe potuto arrendersi alla guerra economica e alla strozzatura finanziaria dei potentati del mondo. Pensando al livello di lotta per i propri diritti, per la prpria sovranità e per l'autodeterminazione dei popoli europei sembra un miracolo che non l'abbia fatto. “Che lezione al resto del mondo. E’ stata una resistenza eroica e anche ieri dopo gli otto milioni di venezuelani che hanno sfidato il terrorismo delle destre e hanno eletto l'Assemblea Nazionale costituente nel luglio scorso abbiamo avuto una lezione di lotta per tutto il resto del mondo. In un paese sotto assedio imperialista e con la decisione di tutte le potenze mondiali di favorire la massima astensione e boicottaggio del voto, la realtà del risultato elettorale è un trionfo per il presidente operaio.”

Anche nella cosiddetta sinistra europea, tuttavia, Maduro viene dipinto come un "autocrate che sta affamando il popolo", come colui che “ha fallito nell’eredità di Chavez”. “Agli scettici per professione, a coloro che vogliono insegnare a fare le rivoluzioni negli altri paesi e nei propri vengono espropriati, senza che muovano un dito, dei loro diritti, delle risorse e dignità voglio solo dire che dovrebbero iniziare a studiare i rapporti di forza con cui si è scontrato il presidente Maduro negli ultimi anni. I prezzi del petrolio non sono quelli dell'epoca di Chavez. L'America Latina non è quella di Chavez che aveva dalla sua Evo, Correa, Lula, Kirchner, Mujica e tutto un continente che spezzava le catene del Fondo Monetario Internazionale. In questo contesto geopolitico attuale, Maduro sta compiendo un miracolo e il popolo anche per questo ieri l'ha premiato. Certo il dato dell'astensione poteva essere minore, non come quello a cui siamo abituati nell'occidente democratico per intenderci. Ma non c ‘è un altro paese al mondo che ha subito negli ultimi anni una così feroce guerra imperialista con attentati terroristici continui, guerriglia di fascisti e mercenari con centinaia di morti, guerra economica con incetta e sparizione dei beni di prima necessità portati dai mercenari sul mercato nero o in Colombia e dollarizzati; iper inflazione indotta da speculazione monetaria e sul cambio creata e manipolata internazionalmente; un blocco commerciale e finanziario internazionale infame e tremendo pari solo a quello imposto a Cuba; una guerra psicologica sul popolo e una guerra massmediatoca terrorista sia sul piano interno sia internazionale.”


E’ stato un voto per la sovranità e l’autodeterminazione di un popolo che dovrà affrontare nel futuro prossimo ulteriori sacrifici perché la morsa dei potentati finanziari del mondo non si arrenderà, anzi. “La resistenza e la rivoluzione continua con nuova forza per le sfide del futuro che non saranno meno complicate. Ma ieri il popolo del Venezuela ha mandato un messaggio chiaro al mondo: NOI NON CI ARRENDIAMO. E ti prego di sottolinearlo più volte. Noi non ci arrendiamo. E ora che fare? Nel nuovo mandato e in linea con quanto intrapreso dall'Assemblea Costituente si deve procedere immediatamente al rafforzamento del processo rivoluzionario a partire da una nuova fase di consolidamento delle conquiste sociali rivoluzionarie con una econmia diversificata creativa che sappia dare sempre più spazio alle socializzazioni e nazionalizzazioni e sempre meno dipendente dal petrolio e dai mercati monetari e finanziari internazionali. E per farlo bisogna partire dalla lezione di democrazia, libertà e resistenza data ieri, per l'ennesima volta, dal meraviglioso popolo venezuelano”

https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-prof_vasapollo_…/…/

Continúa la campagna nazionale di SOLIDARIETÀ INTERNAZIONSLISTA CON LA RIVOLUZIONE CHAVISTA A SOSTEGNO DELL ‘ELEZIONE DEL PRESIDENTE MADURO .
Con gli incontri di Bologna e Torino e ‘ continuata la campagna della Rete dei Comunisti a sostegno della Rivoluzione bolivariana, della resistenza del popolo venezuelano e del presidente Nicolás Maduro, che domenica 20 maggio correrà nelle elezioni presidenziali. Gli incontri tenuti dal dirigente della Rdc Luciano Vasapollo a Roma, Pisa, Frosinone, Genova, Imperia, Caserta, Aversa, e in questi due ultimi giorni a Bologna e Torino , sono stati impreziositi dalla partecipazione (direttamente di persona, oppure - come avvenuto a Torino - tramite un sentito e non formale saluto telefonico) dell’ambasciatore del Venezuela in Italia, Isaías Rodríguez. Iniziative in tutti i casi estremamente partecipate, da tanti militanti della Rete dei comunisti , dei giovani di Noi Restiamo , delle organizzazioni sindacali conflittuali come USB, collettivi studenteschi, centri sociali, associazioni di solidarietà come Nuestra América, intellettuali aderenti al Capitolo italiano della Rete in difesa dell’umanità; ma anche sempre molti giovani eattivisti che sentono di dare un aiuto alla nostra campagna di solidarietà militante contro L assedio imperialista che sta subendo il governo , la rivoluzione , il popolo chavista.
Durante gli incontri è stato presentato il libro “Chávez presente! La resistenza eroica della rivoluzione bolivariana”, - Ediz Efesto 2018- che bene presenta il percorso della Rivoluzione bolivariana inquadrandola nella storia anticolonialista e antimperialista del Venezuela e chiarendo la necessità, che la nostra organizzazione ha sempre posto al centro della propria azione politica, della solidarietà internazionalista militante verso le esperienze di transizione al Socialismo in corso in Nuestra América. Diversi passaggi di presentazione con interventi e interviste sono stati fatti a Torino anche nel pomeriggio,in vari stand del Salone Internazionale del Libro, prima di svolgere L ‘ iniziativa centrale della Rete dei Comunisti alla libreria Comunardi.
Anche negli incontri di Bologna e di Torino il compagno Vasapollo ha sviluppato un’analisi che partendo dal contesto venezuelano si allargava alle più ampie dinamiche attuali del conflitto inter-imperialistico globale (con al centro l’offensiva di USA e UE) in tutta l’America Latina, ma anche in Siria, Palestina e più in generale in Medio Oriente. Al termine di tutte le iniziative,molte delle quali concluse con balli e canzoni , poi da danze arabe mediterranee , musica e cene popolari, è stato fatto un importante e significativo brindisi di augurio al compagno Maduro, per la rielezione a Presidente, e al consolidamento della Rivoluzione bolivariana.
Terminata questa fase della campagna di solidarietà , una delegazione della Rete dei Comunisti formata da Luciano Vasapollo e Rita Martufi è ora in procinto di partire per il Venezuela per seguire le elezioni, su invito del presidente Maduro e del Ministro degli Esteri Jorge Arreaza.
RETE dei COMUNISTI

 

 

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