Presentazione a Roma il 5 ottobre 2018 del libro “Soldati delle idee” 5 ottobre 2018
Written by nuestra america5 ottobre 2018 alla Villetta per Cuba presentazione del libro Soldati delle Idee di Luciano Vasapollo e programma delle prossime attività.
“Soldati delle idee” è il titolo dell’ultimo libro di Luciano Vasapollo. Lo presenteremo e ne discuteremo insieme alla Villetta per Cuba il giorno 5 OTTOBRE alle h. 17:00 alle h. 17:00.
Ricerca, riflessione e pensiero critico nell'elaborazione del Centro Studi CESTES
Written by di Italo NobilePiù passa il tempo e più la riflessione di Luciano Vasapollo e di Rita Martufi diventa vivace e appassionata. Interpreti consapevoli di un metodo materialista essi in primo luogo aggiornano i temi più rilevanti su cui si sono concentrati nel passato al fine di verificare le ipotesi fatte ma anche di registrare quei cambiamenti che ci costringono almeno in parte a mutare rotta.
Vogliamo dare uno sguardo a tre testi editi in questo periodo dalla casa editrice Efesto.
Il primo è l’aggiornamento e l’ulteriore elaborazione a partire da un testo del 2000 “Comunicazione deviante” allora edito da Media Print con la prefazione del compianto Alessandro Mazzone. In questo studio informazione e comunicazione assumono un ruolo dominante sia sul terreno della produzione e dell’accumulazione che su quello del consumo trasformando l’impresa in fabbrica sociale generalizzata. Alessandro Mazzone, nella prefazione al testo afferma “Questo libro descrive un’invasione … una invasione che non ha bisogno di varcare i confini di uno Stato … che non agisce sugli individui, ma essenzialmente dentro di essi”. Vasapollo esaminava gli effetti della comunicazione deviata e deviante sul corpo sociale e intravedeva una sorta di totalitarismo della comunicazione strategica che vanificava i tentativi di democratizzare i processi di decisione politica.
A distanza di 18 anni il tema viene ripreso: la fase attuale di mondializzazione dello sviluppo capitalistico vede l’uso sempre più intensivo di scienza e tecnologia nella produzione e un ruolo sempre più importante della conoscenza e della comunicazione all’interno del processo produttivo. All’interno di quest’ultimo si sperimentano nuove modalità per ammaestrare il gorilla ovvero il lavoratore (riprendendo la terminologia gramsciana a sua volta mutuata da Taylor) rendendolo ideologicamente subalterno alla fabbrica sociale generalizzata, convincendolo ad esempio a non percepire salario al fine però di rendere più affidabile il curriculum. Vasapollo nel testo rielabora il magistero gramsciano, ma in questo volume aggiornato inserisce un prologo dove il confronto è con la teoria del lavoro mentale elaborata recentemente da Mino Carchedi.
Da questo confronto emerge la necessità di non appiattirsi sulla cosiddetta “rivoluzione tecnico-scientifica” e Vasapollo dice “… da un punto di vista marxista prodondi cambiamenti sociali non possono prendere il via solo a partire dalle rivoluzioni tecnologiche; si rendono necessarie trasformazioni nell’odine delle relazioni di proprietà perché si produca un cambiamento sociale che modifichi la qualità del sistema di relazioni di produzione oggi dominante”. Nelle conclusioni, non a caso intitolate “Attenti ai gorilla !!!”, Luciano Vasapollo conclude “La comunicazione deviante come invasione della cultura di impresa nel sociale … si comprende solo come parte organica di un tutto sociale corrispondente alla nuova configurazione del modo di produzione capitalistico nei paesi imperialisti”.
Il secondo testo a cui si voleva accennare è (sempre delle edizioni Efesto) “Piano, mercato e problemi della transizione” che si potrebbe considerare per certti versi l’ideale continuazione de “Il torocoro e l’uragano. La pianificazione socio-economica come risposta alla crisi globale”, pubblicato da Zambon. In quest’ultimo libro Vasapollo tenta di evidenziare come l’adesione eccessiva al modello di pianificazione sovietico abbia causato una perdita della capacità di creazione, sviluppo e messa a fuoco critica del pensiero marxista. La natura sistemica della crisi del 2007 ci riporta invece a considerare la possibilità della pianificazione. Questa possibilità però è condizionata dalla capacità eventuale della tradizione (o del programma di ricerca) comunista di considerarsi un movimento reale che non può prescindere dal corso degli eventi storici.
In questo senso l’approfondimento circa lo sviluppo del modello cubano ma anche quello relativo alla rivoluzione bolivariana può essere d’aiuto a chi voglia riprendere il testimone di questa tradizione. Dice Vasapollo nell’introduzione “Bisogna inquadrare gli attuali processi in corso non in maniera ideologica o con un acritico assenso, ma riconducendoli alla realtà delle cose, che non sono purtroppo un costante e progressivo cammino verso l’ideale comunista ma implicano a volte anche scelte sofferte e sul piano teorico momentanei passi indietro pur mantenendo l’orizzonte strategico della transizione socialista verso il comunismo”.
In “Piano, mercato e problemi della transizione” si parte ancora dalla crisi sistemica per sottoporre a critica la scienza economica borghese e la teoria delle transazioni economiche (e del denaro) che la caratterizza. All’interno di questa critica si analizza il ruolo delle banche e si elabora una teoria dell’emissione che, grazie all’evoluzione dei sistemi monetari verso schemi immateriali, si mostra come più adatta della teoria di tipo neoclassico dell’interscambio relativo a descrivere i processi in corso ed a proporre soluzioni razionali ai problemi che si stanno presentando. In quest’ambito s’introduce il tentativo all’interno dell’Alba latino-americana del nuovo sistema bolivariano dei pagamenti internazionali al fine di proteggere le economie nazionali (e dei sistemi regionali) dal disordine monetario internazionale. Vasapollo poi approfondisce il tema della pianificazione ed in particolar modo le sue modalità storico attuative a Cuba, in Venezuela, in Bolivia e in Ecuador. Nell’ultima parte si introduce il ruolo della comunicazione deviante nella fabbrica sociale capitalistica per giungere poi ad una riflessione sul rapporto tra conoscenza ed economia concludendo che “ …solo una formazione politico-culturale complessiva può costituire uno strumento valido per le nuove sfide che il sempre più aspro conflitto capitale-lavoro richiede in Europa”. Vasapollo poi analizza il caso italiano per giungere poi a due ultimi capitoli sulla pianificazione e sulla transizione al socialismo : “Oggi la questione del rapporto tra politica ed economia, e tra piano e mercato, va posta al centro di ogni progetto politico che si propone di porsi sul terreno del superamento del modo di produzione capitalistico”. E ancora “subordinare l’economia alla politica sarebbe una alternativa alla mondializzazione capitalistica esistente”.
Veniamo al terzo testo, quello più pregno di conseguenze politiche immediate e scritto con le integrazioni di molti compagni della Piattaforma Sociale Eurostop. Si tratta di “Pigs la vendetta dei maiali” (sempre Edizioni Efesto) ovvero della continuazione de “Il risveglio dei maiali” (Jaca book edizioni, 2011). In quest’ultimo testo si analizza la crisi attuale dell’economia capitalistica mettendola in relazione con la crisi Usa degli anni Settanta e con la presunta crisi europea del debito pubblico. Viene fatta una critica forte dell’Unione Europea e dell’Euro e anche alle strategie dell’austerity (anche in versioni keynesiane che ancora aleggiano nella sinistra europea).
Si propone, apertamente, la rottura della gabbia dell’Unione Europea, l’uscita dall’Euro e si prospetta la necessità dell’organizzazione di una nuova area monetaria euro-mediterranea ispirata dall’Alba sudamericana. Si tratta di una delle premesse teoriche più consapevoli e sistematiche di cui la costituzione della Piattaforma Sociale Eurostop è - anche se non direttamente - una risultante. Vasapollo afferma verso la fine del testo in coerenza con il percorso sin qui fatto: “La nostra analisi non ha a che fare con una visione immediata di fine del capitalismo per autodistruzione ed una teoria del crollismo. In assenza di un confronto di classe radicale da parte di una forza soggettiva organizzata capace concretamente di una ricerca di soluzioni, il sistema troverà ancora altre modalità attuative per far sopravvivere il modo di produzione capitalistico”.
Nel testo da poco pubblicato e presentato al convegno di Eurostop a Roma, lo scorso 16 settembre, (un commento a questa presentazione lo troviamo in http://contropiano.org/news/cultura-news/2018/09/19/si-passa-dai-no-alla-proposta-la-vendetta-dei-pigs-0107663) si parte dall’analisi della crisi sistemica e dalla teoria delle emissioni meglio elaborata in “Piano, mercato e problemi della transizione” per elaborare una politica finanziaria che sia alternativa a quella del capitale. Vasapollo dichiara che i paesi della periferia europea hanno bisogno di un sistema monetario e finanziario che sia alternativo all’Euro e alla globalizzazione, essendo poco praticabili e ugualmente classiste le proposte di rigenerazione del capitalismo per mezzo di un nuovo contratto sociale. L’Europa è riformabile, ma l’UE e l’Euro no dal momento che sono il fulcro di una politica imperialista contro la quale bisogna lottare. Per farlo bisogna subordinare l’economia alla politica, perseguire una società che vada oltre il capitale ma dare anche risposte immediate alla barbarie attuale. Si delinea dunque un programma di alternativa di classe guidato da una pianificazione socio-economica che tuteli le economie da una sorta di strozzinaggio monetario.
Questo programma prevede una nuova moneta dell’area Euromediterranea (perché l’Europa si riforma solo se si apre ai popoli al di là del Mediterraneo), una ridenominazione del debito dei cosiddetti Pigs in questa nuova moneta, il rifiuto di una parte del debito, la nazionalizzazione delle banche e il controllo dei capitali. Non esiste una via regia (riformista o angustamente nazionalista) per l’uscita dall’Euro e bene fa Vasapollo a sottolineare che “ … la questione dell’uscita dall’Euro non è da noi concepita in chiave di generica, impropria, strategicamente inadeguata sovranità nazionale anche se sono possibili passaggi tattici di fase, ma ha una dimensione immediatamente di classe …” ed inoltre “se i paesi della periferia europea vogliono prendere il controllo sull’attività produttiva, lo potranno fare solo strategicamente in modo congiunto … ”.
Il testo poi affronta la questione del blocco sociale (che dialetticamente si rapporta a quella dell’uscita) e quella di un nuovo sistema di alleanze globali prima di un appendice che riporta dati statistici utili a comprendere la possibilità (in termini di peso economico) di una Area euro-mediterranea in cui un esito simile a quello dell’attuale UE può essere scongiurato dalla natura di classe della rottura e dalla complementarità produttiva dei paesi che si affacciano sul Mediterraneo.
Dalla lettura di questi testi possiamo comprendere come la riflessione di Vasapollo/Martufi (e anche della Rete dei Comunisti e di Eurostop come si sta tentando di evidenziare nel progetto formativo che si sta iniziando a sperimentare tra i compagni e su cui torneremo, con più organicità, nei prossimi mesi) si confermi come una continua revisione e una continua messa alla prova delle teorie elaborate in precedenza nel tentativo di applicare la dialettica di continuità e discontinuità (attinta da Engels e Lenin anche dalle scienze della natura) nel campo dell’indagine conoscitiva e della prassi.
di Italo Nobile
Napoli, 23/9/2018
“Guerrigliero del tempo Fidel Castro Ruz. Conversando con il leader storico della rivoluzione cubana”
di Katiuska BLANCO ,
Prefazione di Luciano VASAPOLLO ,
Zambon edizioni, 2017
con la collaborazione del Capitolo italiano della Rete di intellettuali e movimenti sociali in Difesa dell’ Umanità .
L’attentato contro Maduro e il futuro dell’America Latina. Intervista con il prof. Vasapollo
Written by di Fabrizio Verde *«Le peggiori politiche di estrema destra e le pratiche degli imperialismi espansionisti, si realizzano con gli attentati terroristici, e gli omicidi politici», ci dice il professor Luciano Vasapollo al telefono. Una dichiarazione che spiega in maniera efficace quanto avvenuto nel pomeriggio di ieri in Venezuela. Lo abbiamo contattato proprio per provare ad approfondire e spiegare il significato dell’attentato contro la vita del presidente venezuelano Nicolas Mauro organizzato ieri a Caracas nel bel mezzo delle celebrazioni per l’anniversario di fondazione della Guardia Nazionale.
Luciano Vasapollo è uno dei maggiori esperti in Italia della realtà latinoamericana. Nessuno più di lui conosce le ‘vene aperte’ dell’America Latina e le trasformazioni in atto nel continente. Dove le destre più estreme in combutta con le oligarchie, in Venezuela così come in Nicaragua, prendono la strada del terrorismo aperto vista la totale incapacità di contrapporsi ai governi progressisti e socialisti sul terreno democratico.
Intervista
Professore, cosa è accaduto ieri a Caracas?
Innanzitutto permettimi di dire che il Governo Rivoluzionario della Repubblica Bolivariana del Venezuela e il suo Presidente hanno tutta la solidarietà degli intellettuali progressisti, democratici e rivoluzionari in tutto il mondo che sono più determinati che mai a seguire la via della pace, delle leggi democratiche e la Costituzione. Queste sono le strade della Rivoluzione Bolivariana e saremo sempre con il Presidente Maduro, con il suo governo e con il popolo rivoluzionario di Chavez.
Cosa è accaduto ieri? Almeno due esplosioni, con un atto di natura terroristica, si sono verificate contro la tribuna del presidente, e i membri della Guardia Nazionale durante la celebrazione del 81° anniversario delle forze armate. Gli esplosivi, pare del plastico C4, in dispositivi aerei (droni) sono stati diretti contro la persona del Presidente e il gruppo di membri del governo e alti funzionari che erano nella tribuna.
Ci sono stati dei feriti. Le forze di sicurezza hanno agito immediatamente e hanno arrestato diverse persone, autori dell’attacco. Abbiamo la piena convinzione che dietro questo tentativo di omicidio del Presidente vi sia l’oligarchia venezuelana e l’estrema destra fascista con il sostegno delle forze terroristiche internazionali che operano in funzione dei peggiori interessi imperialisti.
Quali obiettivi si celano dietro la volontà di eliminare fisicamente il presidente Maduro?
Non essendo in grado di affrontare Maduro e il chavismo sul terreno elettorale, le oligarchie e i fascisti venezuelani sono tornati al terrorismo aperto. Il metodo degli attentati politici è rivolto contro il popolo bolivariano contro la sua cultura politica di pace e autodeterminazione. Le peggiori politiche di estrema destra e le pratiche degli imperialismi espansionisti, si realizzano con gli attentati terroristici, e gli omicidi politici. L’attacco fallito è stato organizzato dall’ultra-destra venezuelana in collusione con l’oligarchia con il supporto assoluto del terrorismo internazionale legato a più forze dirette dall’impero e ai loro infami servi.
Siamo convinti che questo attacco abbia cercato di fermare l’attuazione di nuove misure per la ripresa economica annunciate dal presidente Nicolás Maduro contro la guerra economica dell’impero e per dare a tutti i cittadini stabilità e prosperità.
Cosa ha intenzione di fare il governo bolivariano per contrastare efficacemente l’assedio e la guerra economica?
Non è un caso che questo attentato sia avvenuto proprio ieri. Maduro stava per annunciare il nuovo programma economico che il governo bolivariano ha intenzione di implementare per procedere a una necessaria ristrutturazione e attualizzazione del sistema economico venezuelano. Attualmente il problema principale riguarda la diversificazione produttiva. Di fronte a una crisi sistemica a cui il capitalismo cerca di reagire per sopravvivere, era logico pensare che avrebbe giocato una partita pesantissima sul prezzo del petrolio. Si sarebbe dovuto tenere maggiormente in conto il pericolo di dipendere dal prezzo del petrolio e dall’agire delle borghesie transnazionali. Se dipendi dal prezzo del petrolio, ti colpiscono con una manovra speculativa sui tassi di cambio, impedendoti di emettere titoli del debito pubblico e agendo quindi sul mercato finanziario e poi su quello delle risorse naturali e delle merci.
Se un paese dipende fortemente e quasi unicamente dalle dinamiche indotte e controllate dai prezzi di mercato, lo colpiscono agendo condizionando e indirizzando a favore delle multinazionali i meccanismi di mercato. Perché quando il prezzo del barile scende dai 130 dollari a 35-40 dollari, quello venezuelano precipita a 22: sei volte di meno.
Immettono petrolio scadente estratto con la tecnica del fracking, devastante a livello ambientale, ma a basso prezzo. Si rivolgono e ricattano le petromonarchie e impongono regole speculative: metti dentro questo mercato quantità enormi di petrolio e abbassa il prezzo.
L’obiettivo primario è quindi quello di superare il cosiddetto ‘rentismo’, ossia andare oltre il modello economico basato esclusivamente sulla rendita derivante dalle commodities. Quelle materie prime di cui il Venezuela è ricchissimo. Il governo ha poi intenzione di recuperare il valore della moneta nazionale, il bolivar, attraverso una riconversione monetaria e agganciando il bolivar al Petro. Moneta virtuale ideata e lancia con l’obiettivo di superare i problemi di finanziamento provocati dalle illegali e criminali sanzioni imposte dal governo statunitense di Donald Trump.
Insomma, si punta a un netto cambio di direzione in ambito economico per dare nuova vitalità e slancio al socialismo bolivariano.
Perché tanta pervicacia e violenza contro il Venezuela?
Per quello che rappresenta il governo bolivariano. Un paese sovrano, libero, indipendente che può decidere per il suo popolo e non a vantaggio delle sole corporazioni finanziare come utilizzare le sue risorse. Un miraggio, un sogno per i paesi europei che hanno scelto l’austerità e la perdita dei diritti per seguire le gabbie di quelle organizzazioni sovranazionali che il Venezuela da Chavez a Maduro ha saputo cacciare. Perché il popolo venezuelano con la sua resistenza eroica ha mostrato ai popoli del mondo che l’impero non è invincibile.
Il nostro circuito mediatico mainstream come al solito cerca di minimizzare l’accaduto o mistificare.
Non è certo una novità. L’argomento lo abbiamo già affrontato in occasione della recente riforma della costituzione a Cuba. Sui media mainstream assistiamo a un incredibile impasto tra ignoranza e malafede. Utilizzano alla perfezione la tecnica che comunemente viene definita della post-verità. Si capovolge lo scenario reale facendo passare l’aggredito per aggressore. Così su questi quotidiani e telegiornali ormai morenti che non segue più nessuno vediamo il presidente Maduro dipinto come un pericoloso e spietato dittatore dedito a reprimere il proprio popolo. Quando invece lo scenario è esattamente opposto. Il presidente Maduro difende il popolo venezuelano dagli assalti dell’impero e dei suoi servi. Anche mettendo a rischio la propria incolumità.
Professore, in conclusione, quali prospettive per l’America Latina socialista e progressista? E questa rimane ancora un punto di riferimento per la sinistra italiana?
Le prospettive sono buone. Senz’altro le forze conservatrici hanno guadagnato delle posizioni, ma a mio avviso la teoria sulla fine del ciclo progressista è smentita dai fatti. In circa dieci anni sono riusciti a vincere solo due tornate elettorali. Le ultime presidenziali in Argentina, e le legislative in Venezuela. Poi c’è stato il tradimento di Moreno in Ecuador. Ma il nucleo duro della ‘Patria Grande’, ossia Cuba, Venezuela, Bolivia, Nicaragua – con Ortega che resiste alle sanzioni e la violenza terrorista scatenata dai soliti circoli imperialisti con la complicità delle oligarchie locali. Poi abbiamo Lula in Brasile che si trova incarcerato senza alcuna prova a suo carico, ma resta il grande favorito per le presidenziali di ottobre. Tutti i sondaggi lo indicano come il candidato preferito dal popolo brasiliano.
L’America Latina socialista e progressista resta, e così dev’essere, un riferimento imprenscindibile per la sinistra in Italia. Dove la sinistra ‘tradizionale’ è passata a armi e bagagli nel campo avverso introiettando in pieno il neoliberismo, espungendo di fatto il socialismo e ogni idea di trasformazione sociale. Un esempio su tutti, il Partito Democratico, che sostiene apertamente i fascisti venezuelani.
Mentre abbiamo una nuova sinistra, in fieri, che dovrebbe attingere a piene mani dall’esperienza latinoamericana. Quella bolivariana del Venezuela in particolare. Come affermava uno dei più grandi rivoluzionari di tutti i tempi, Fidel Castro, «rivoluzione è il senso del momento storico».
Questo è il momento del sostegno a Maduro e alla Rivoluzione Bolivariana. Serrare le fila per dire: No all’imperialismo, no alla guerra militare ed economica, psicologica e mediatica contro l’autodeterminazione del processo rivoluzionario chavista bolivariano, e condurre una dura lotta contro il terrorismo fascista e imperialista! Non saranno in grado di impedire o fermare il popolo e il governo venezuelano nell‘eroico sforzo di autodeterminazione per costruire una patria socialista e un mondo di pace e solidarietà internazionalista.
* da L’Antidiplomatico