nuestra america
Interessante e istruttivo “botta e risposta” sulle origini e le conseguenze della crisi fra un cittadino tedesco e uno greco ,sul settimanale tedesco Stern.
Alcuni mesi fa è stata pubblicata dal settimanale tedesco Stern una lettera aperta agli amici greci, di un cittadino tedesco Walter Wuellenweber. Il tedesco apriva la discussione precisando che la Germania dopo aver salvato le banche adesso deve pure salvare la Grecia, mentre i greci invece di contribuire fanno sciopero.
Il tedesco ha precisato ai cari amici greci che dal 1981 apparteniamo tutti alla stessa famiglia, ma che mentre la Germania ha contribuito per far fronte alla crisi più di ogni altro paese al fondo di stabilità, sborsando circa 200 miliardi di euro, la Grecia ha ricevuto circa 100 miliardi di tale importo, cioè più di ogni altro paese della Unione Europea. E che, quindi, questa amicizia si sta facendo un po' troppo costosa.
La teutonica reprimenda prosegue ricordando come non solo fin dall’introduzione dell’euro la Grecia non è mai riuscita a soddisfare i criteri di stabilità, ma che i greci hanno sperperato ingenti somme in beni di consumo, non hanno pagato le tasse, si sono opposti a qualsiasi misura per ridurre la spesa pubblica, insomma hanno fatto la bella vita per troppo tempo.
Insomma, continua il tedesco, nonostante i greci sono quelli che ci hanno mostrato la via della democrazia, della filosofia e anche dell’economia nazionale, oggi ci mostrano la strada sbagliata.
La settimana successiva, Stern ha pubblicato una lettera aperta di Georgios Psomas, dipendente pubblico greco. Il cittadino greco ha cominciato col precisare che appartenendo tutti alla stessa famiglia non si capisce perché il suo stipendio di dipendente pubblico greco è di 1.000 euro mentre quello di un omologo tedesco è due, tre volte tanto.
E riguardo al costo eccessivo pagato dai tedeschi per coltivare questa ”amicizia”, ha ricordato i molti privilegi di cui gode il popolo tedesco in terra ellenica. Di come, grazie anche a cospicue tangenti versate dalle aziende tedesche ai politici greci, il popolo ellenico è tra i maggiori importatori dentro la UE, di beni di consumo prodotti in Germania. E lo stesso dicasi per l’importazione di tecnologia, armi, infrastrutture (due autostrade e due grandi aeroporti internazionali), telecomunicazioni, automobili ecc.
Infine visto che non bastano il duo Merkel-Sarkozy e la troika (UE,BCE,FMI) a promuovere la colonizzazione economica della Grecia e dell’Europa mediterranea, ma ci si mettono anche i singoli cittadini tedeschi a bacchettare i lavoratori e ad indicarli come i responsabili della crisi del “debito sovrano”, l’impiegato greco conclude la sua lettera ricordando che sono più di 50 anni che la Germania si ostina a non pagare il debito per i danni incommensurabili prodotti nella seconda guerra mondiale.
Il debito viene indicato in: 3,5 miliardi di dollari di prestito forzoso imposto alla Grecia dal terzo Reich durante l’intero periodo di occupazione e di 7,1 miliardi di dollari per la distruzione di interi villaggi, strade, ponti, ferrovie e porti che hanno prodotto la Wehrmacht e la Luftwaffe.
Per quanto ci riguarda esprimiamo simpatia e solidarietà al lavoratore greco e a ribadiamo la volontà di unire i lavoratori italiani, greci ed europei nella battaglia per il non pagamento del debito, e che semmai comincino i tedeschi a pagare il loro.
A cura della Commissione Internazionale della Rete dei Coministi
La LAB (Langile Abertzaleen Batzordeak) Sindacato dei Paesi Baschi SOLIDARIZZA CON LA CLASSE LAVORATRICE PORTOGHESE PER LO SCIOPERO GENERALE DEL 24 NOVEMBRE.
Paesi Baschi 10 novembre 2011
La LAB, centrale sindacale dei Paesi Baschi, ancora una volta solidarizza con la lotta della classe lavoratrice del Portogallo e, quindi, appoggia la convocazione dello Sciopero Generale per il prossimo 24 novembre dalla confederazione sindacale “ Confederazione Generale dei Lavoratori del Portogallo (CGTP-IN)”.
Questo Sciopero Generale si terrà contro gli ultimi tagli programmati dal governo socialdemocratico portoghese, che vengono a sommarsi a quelli già realizzati precedentemente. Tra i tagli programmati si distinguono per la loro brutalità i seguenti:
- Aumento della giornata lavorativa di 2,5 ore settimanali ( da 40 a 42,5 ore), il che implica una riduzione media dei salari del 7,5%, oltre un aumento della disoccupazione.
-Eliminazione della tredicesima per tutti i lavoratori e lavoratrici nel 2011 e per gli anni 2011 e 2012 in caso di impiegati pubblici.
-Facilitare i licenziamenti senza giusta causa e riduzione delle compensazioni per questo motivo.
-Smantellamento progressivo della negoziazione collettiva.
- Maggiori tagli di salari e pensioni.
- Aumento delle tasse sui consumi e sui redditi .
- Riduzione del sussidio di disoccupazione.
- Riduzione delle festività.
- Aumento delle privatizzazioni, inclusa l’acqua.
- Chiusura dei servizi pubblici e tagli alla sanità e istruzione pubbliche.
Tutte queste misure, e altre simili, vengono applicate nei diversi Stati dell’Unione Europea (UE), specialmente nei paesi del sud del continente (Portogallo, Grecia, Italia, Paesi Baschi, Spagna e Francia).
Il fatto che le misure siano identiche, a parte alcune caratteristiche specifiche di ciascuno dei paesi, dimostra che la UE ha un progetto economico, politico e sociale molto specifico, che mira a smantellare il settore pubblico e che la classe lavoratrice paghi le conseguenze di questa crisi del capitalismo, che non è stato generata a causa nostra, ma dalle politiche speculative che seguirono le grandi banche nel settore finanziario.
Di fronte a questa situazione insostenibile è più che mai necessario per i lavoratori europei , se possibile, organizzarsi e lottare contro le pretese del grande capitale, delle banche, delle imprese multinazionali e la loro classe politica servile, che è quella che oggi governa nella UE e nei singoli stati che la compongono.
Perciò, noi sosteniamo la CGTP-IN e gli altri sindacati, così come classe lavoratrice portoghese, in questa convocazione di sciopero generale. Con il vostro esempio si mostrerà al resto dei lavoratori europei che non possiamo stare a guardare gli avvenimenti passivamente, ora più che mai è necessario lottare.
Dai Paesi Baschi, la LAB e la classe lavoratrice basca uniscono la loro voce a quella dei lavoratori e lavoratrici portoghesi.
L’unica lotta che si perde è quella che si abbandona. Siamo con voi!
Jo ta ke irabazi arte (=Lottiamo senza tregua fino alla vittoria!)
Traduzione a cura della Commissione Internazionale della Rete dei Comunisti
NOTA INFORMATIVA INVIATA DALLA CGT Portoghese AL MOVIMENTO SINDACALE INTERNAZIONALE SCIOPERO GENERALE
24 novembre 2011
CONTRO LO SFRUTTAMENTO E L’IMPOVERIMENTO
PER UN PORTOGALLO SVILUPPATO E SOVRANO
In seguito all’accordo sottoscritto con la Troika FMI/EU/BCE , il Portogallo deve confrontarsi con un nuovo programma di austerità aggravata, senza precedenti dall’instaurazione della democrazia.
E’ la recessione economica, lo sfruttamento dei lavoratori e l’impoverimento del paese.
La situazione ha i suoi responsabili: il memorandum delle Troike nazionali e straniere e la politica del governo del PSD/CDS .
La campagna che proclama la sua inevitabilità è falsa e ignobile. Inevitabile è la resistenza e la lotta persistente dei lavoratori e del popolo portoghese contro queste politiche.
Si tratta ora in sintesi di:
Aumento illegale della durata del lavoro di 2 ore 30 minuti (da 40 a 42 ore 30 minuti a settimana), il che implica la riduzione dei salari del 7%, in media, e l'aumento della disoccupazione;
Furto della tredicesima per tutti i lavoratori nel 2011 e delle tredicesime e delle indennità di ferie dei lavoratori nella Pubblica Amministrazione e del settore imprenditoriale dello Stato – come anche per i pensionati in generale - per i prossimi due anni 2012 e 2013;
Altri tagli di salari e pensioni;
Forte aumento delle tasse sui consumi e redditi da lavoro;
Riduzione delle indennità di disoccupazione;
Eliminazione dell’indennità familiari e dell’integrazione del reddito sociale a migliaia di famiglie;
Riduzione dei giorni festivi;
Più privatizzazione (compresa l'acqua);
Chiusura di molti servizi pubblici e tagli alla sanità e all'istruzione.
Come parte del programma, il governo e le associazioni dei datori di lavoro hanno intenzione di mutilare i diritti dei lavoratori, compreso il divieto di licenziamento senza giusta causa, il diritto costituzionale alla contrattazione collettiva, le compensazioni per motivi di licenziamento, la protezione sociale della disoccupazione e la regolamentazione dell'orario di lavoro.
Siamo di fronte a un vero programma di aggressione ai lavoratori, al popolo e al paese. Le misure presentate sono una calamità. Se si concretizzeranno, faranno precipitare il Paese in una recessione (che il governo ammette già l'ordine del 3% nel 2012), che esacerberà piuttosto che ridurre, il peso del debito.
Se la recessione si approfondirà, si creerà un ciclo distruttivo delle politiche di austerità, più recessione e debito crescente, la copia di ciò che sta accadendo, soprattutto in Grecia, con risultati disastrosi per i lavoratori, il popolo e il paese, che ora sono sotto gli occhi di tutti.
Il nuovo pacchetto di misure di austerità impone la recessione economica e regressione sociale, l'impoverimento generalizzato della popolazione, l'aumento della disoccupazione. Per l'ampiezza e la gravità del suo contenuto - che sfida i principi di base della struttura sociale e dei diritti e garanzie fondamentali sanciti dalla Costituzione della Repubblica del Portogallo - il nuovo programma del governo rappresenta un enorme passo in dietro di civiltà e un brutale attacco alla democrazia.
La rottura del potere d'acquisto ha effetti devastanti sul mercato nazionale, portando a cessazioni di attività e alla conseguente perdita di posti di lavoro. La generalità della popolazione, dei lavoratori e delle lavoratrici, dei giovani, dei disoccupati, dei pensionati pagano il conto di una crisi che non hanno causato. Nel frattempo, i più grandi gruppi economici e finanziari continuano ad accumulare migliaia di milioni di utili e, proprio per il primo semestre del 2011, sono usciti dal paese più di 10.370 milioni di euro, il valore più alto di sempre.
Queste sono le politiche seguite dai governi successivi che hanno portato alla perdita di competitività dell'economia portoghese; alla liquidazione di una parte del nostro tessuto produttivo; ai contratti disastrosi per lo Stato nel quadro della partnership pubblico/privato; al buco nel BPN - Banca Portoghese di Affari, che può consumare 3.000 milioni di euro; alla non canalizzazione dei crediti al settore produttivo; all'inefficienza e scarsa produttività di molte aziende; alla corruzione; alla frode e all'evasione fiscale e l'economia sommersa.
Questa è una politica della terra bruciata! Se non la si ferma, la realizzazione di più privatizzazioni, compresa la cattura, la lavorazione e distribuzione di acqua e rifiuti, di riduzione dei servizi nelle aziende di trasporto e tagli allo Stato sociale, specialmente alla sicurezza sociale, sanità e istruzione, con l'aggravarsi dell’inflazione porterà ad effetti devastanti nello sviluppo del paese e nella qualità dei servizi pubblici, e causerà un aumento della precarietà, della disoccupazione, della povertà e del l'esclusione sociale.
Il Portogallo ha bisogno di una nuova politica che esiga la rinegoziazione del debito – i ritardi, gli interessi e valori da pagare - e che promuova la crescita e l'occupazione con i diritti, che si concentri sul rilancio del settore produttivo, che garantisca l’aumento dei salari delle pensioni, che assicuri la difesa e il rafforzamento delle funzioni sociali dello Stato e servizi pubblici, che valorizzi il lavoro e ridia dignità ai lavoratori.
In questo senso, il Consiglio nazionale della CGTP-IN, riuniti il 18 e 19 ottobre 2011, ha deciso di:
riconoscere le lotte dei lavoratori e delle lavoratrici in tutti i settori e tutti coloro che hanno partecipato alle manifestazioni di massa convocate dal CGTP-IN il 1° ottobre scorso a Lisbona e Porto, chiedendo di perseguire l’azione, a partire dai luoghi di lavoro, richiedendo una risposta positiva alle loro proposte e rivendicazioni;
intensificare il chiarimento e la mobilitazione dei lavoratori per le lotte che sono in corso e, sin da ora, per la preparazione di sensibilizzazione, mobilizzazione e presenza nelle strade, che si svolgeranno tra il 20 e 27 Ottobre;
chiamare tutte le organizzazioni sindacali, nonché i lavoratori dei settori pubblici e privati, per la convergenza necessaria per rafforzare l'unità d’azione a partire dai luoghi di lavoro, nella lotta contro questo programma di aggressione, per delle migliori condizioni di vita e di lavoro, per un Portogallo con un futuro;
convocare lo sciopero generale per il 24 novembre 2011, contro lo sfruttamento e l'impoverimento, per un Portogallo sviluppato e sovrano, per l’occupazione, i salari, i diritti e i servizi pubblici;
promuovere, attraverso le Organizzazioni Sindacali di Distretto il giorno dello sciopero generale, azioni pubbliche nei vari quartieri, per dare un’ espressione pubblica all'indignazione generale contro la politica di destra e le posizioni retrograde dei padroni e richiedere un cambiamento di politica che rispetti e valorizzi i lavoratori e assicuri lo sviluppo economico e sociale del paese.
Lisbona 19/10/2011
Traduzione a cura della Commissione Internazionale della Rete dei Comunisti
“Il Papa terrà conto della sofferenza dei Cinque agenti cubani”.
INTERVISTA DI RADIO CITTA’ APERTA A PADRE ANTONIO TARZIA, Presidente dell’Associazione Cassiodoro e Direttore della rivista Jesus, che con il prof. Luciano Vasapollo, Direttore della rivista Nuestra America e Vice Presidente del Comitato Italiano giustizia per i cinque, ha partecipato all’udienza papale avvenuta il 14 dicembre e consegnato una lettera a Papa Benedetto XVI: “i nostri Cinque fratelli soffrono ingiustamente detenuti da 13 anni nelle carceri statunitensi per aver difeso Cuba dal terrorismo”.
La scelta di portare la questione dei Cinque antiterroristi cubani all’interno della comunità cattolica e delle parrocchie è la risposta all’esigenza, “espressa anche dai familiari dei Cinque durante un nostro recente viaggio a Cuba – ha spiegato il Prof. Vasapollo – di lavorare per sensibilizzare l’intera società civile per la soluzione di un caso politico che ha forti risvolti sul piano giuridico, sociale ed umano; un coinvolgimento che ha riscontrato un’attenzione particolarmente impegnata proprio nel mondo cattolico di base, come ha dimostrato l’intensa partecipazione di molti parrocchiani alle nostre iniziative durante tutto l’anno, che a loro volta hanno potuto informare tanti loro parenti, amici e aderenti alle loro comunità”.
Si è quindi conclusa il 15 dicembre, con una Tavola Rotonda presso la Parrocchia San Luca Evangelista di Roma, la Campagna 2011 “Il 5 per i 5”, promossa dal Comitato Internazionale per la liberazione dei patrioti cubani e tenuta in varie parrocchie della capitale e di altre città italiane dall’Associazione e rivista “Nuestra America”, con il fine di sensibilizzare la società civile del nostro Paese sul tema dei cinque agenti cubani, ingiustamente detenuti nelle carceri statunitensi da oltre 13 anni.
All’iniziativa, introdotta e coordinata dal prof. Luciano Vasapollo, dell’Università La Sapienza di Roma, Direttore di Nuestra America e Vice Presidente del “Comitato Italiano Giustizia per i 5”, hanno partecipato come relatori Padre Antonio Tarzia, Direttore della rivista Jesus, il Prof. Furio Pesci, dell’Università La Sapienza di Roma, il Dott. Vladimir Perez, consigliere politico dell’Ambasciata di Cuba in Italia, Don Carlo Villano, parroco di S. Luca Evangelista di Vincaturo a Giuliano (Napoli), il Dott. Pino Baldassarri, dell’Associazione Maurizio Polverari, Mons. Remo Botola, parroco di S. Luca Evangelista; erano presenti rappresentanti di varie comunità cattoliche di base e associazioni di solidarietà, tra cui Franco Forconi, segretario del Circolo Itala-Cuba di Roma “Julio Antonio Mella” e Vice Presidente del Comitato Italiano Giustizia per i Cinque.
La chiusura del processo “kafkiano”, come lo ha definito il Prof. Furio Pesci, che ha portato a pesantissime condanne per i Cinque agenti Gerardo Hernández, Ramón Labañino, Fernando González, Antonio Guerrero e René González, ha consegnato la sorte dei Cinque alla procedura straordinaria dell’ Habeas Corpus, un’opportunità che viene offerta, solo una volta, ai condannati dopo aver esaurito, senza successo, tutti i ricorsi d’appello. Rimane aperta in ogni caso la strada di una decisione favorevole alla loro liberazione che resta di piena facoltà del Presidente degli Stati Uniti.
Nel comunicato l’Associazione e rivista Nuestra America afferma che “la manipolazione giudiziaria, condotta in assoluta mancanza di rispetto delle basilari norme del diritto internazionale, ha prodotto sentenze ingiuste e ingiustificabili, confermate purtroppo recentemente anche in sede di appello e di giudizio definitivo. La volontà politica di colpire, attraverso l’accanimento contro i 5 eroi cubani, l’indipendenza e l’autodeterminazione di Cuba è dimostrata anche dalla protervia nel mantenere la sede giudiziaria a Miami, in Florida, dove ha sede la direzione della centrale terroristica e della comunità mafiosa cubano-americana. A questo punto, l’obiettivo primario per porre fine a una vicenda di ingiustizia non più tollerabile, è quello di indurre il Presidente degli Stati Uniti a usare subito i poteri che le leggi USA gli conferiscono per concedere la grazia e riconsegnare la libertà ai 5 compagni cubani. Ma perché ciò avvenga – prosegue il comunicato di Nuestra America - devono moltiplicarsi gli sforzi perché si determini una pressione internazionale sul Presidente USA e questo sarà possibile solo se oltre all’associazionismo solidale, alle organizzazioni e ai partiti politici scenderanno in campo ampi settori della società civile, dell’associazionismo di base e delle comunità cristiane sensibili alla salvaguardia dei diritti umani”.
E’ in tale contesto che assume una particolare importanza il passo compiuto il 14 dicembre, quando l’Associazione “Cassiodoro”, presieduta da Padre Antonio Tarzia, con la presenza del Prof. Luciano Vasapollo ha partecipato all’udienza con Papa Benedetto XVI.
Così Padre Tarzia ha raccontato la giornata in una intervista concessa a Radio Città Aperta e durante la Tavola Rotonda: “Il Papa ieri mi ha dato un’udienza per un gruppo di un’associazione che abbiamo costituito, che si chiama Centro Culturale Cassiodoro, un’associazione culturale che è nata attorno a questo personaggio del V secolo, fondatore di monasteri in Europa, di un’università, un consigliere dei papi, Ambasciatore a Bisanzio, un personaggio molto nobile; siamo andati in molti a trovare il Papa, con cui mi lega una profonda amicizia da tanti anni, e gli abbiamo dato dei nostri regali, una medaglia su Cassiodoro, un calice per il suo 60esimo di messa, dei libri su Cassiodoro e un opuscolo sui Cinque, chiedendo a Sua Santità una preghiera, un ricordo per questa sofferenza atroce per le famiglie dei Cinque. Un bel gesto, considerando che il Papa nell’introduzione a questo incontro multietnico, ha parlato di un viaggio che farà in Sudamerica e ha accennato anche al fatto che dovrebbe passare anche per Cuba. La sensibilità per la questione dei Cinque – ci ha detto ancora Padre Antonio Tarzia - sta crescendo nel mondo, e anche nel mondo cattolico, che si è sempre preoccupato per gli altri. Speriamo così che per i cinque amici cubani torni la pace, la serenità, la libertà”.
Padre Tarzia nel suo intervento alla Tavola Rotonda non ha mancato di fare riferimento ai suoi incontri con Fidel Castro: “quando ho incontrato per la prima volta Fidel mi ha raccontato alcune vicende della sua giovinezza, dicendomi “quando sono sceso dalla Sierra avevo tre corone di rosario al collo”. Quando Castro parla, incanta – ha proseguito Padre Tarzia, aggiungendo – è sempre stato il suo modo di fare. Castro mi disse anche “inviterò Papa Giovanni Paolo II all’Avana e il Papa verrà perché ama la gente”. Lo disse nel libro che ho pubblicato su Fidel dal titolo “La mia fede”, e dopo 6 anni il Papa è andato a Cuba. Dopo la morte di Papa Giovanni Paolo II abbiamo curato una mostra a Cuba cui demmo il titolo, che a Fidel piacque molto, “Papa Wojtyla torna a Cuba”. A distanza di anni, oggi con convinzione ci occupiamo della questione dei Cinque”.
Padre Tarzia racconta, ancora: “quando Luciano Vasapollo mi ha parlato della questione dei Cinque agenti cubani subito mi sono messo a disposizione: ieri c’era l’occasione dell’udienza che il Papa ha subito concesso, vista la profonda amicizia che ci lega (ho pubblicato 13 libri di Ratzinger quando era cardinale e 3 da Papa) e abbiamo pensato con Luciano di preparare qualcosa sui Cinque per il Papa di modo che abbia presente nelle sue preghiere la sofferenza atroce di questi cinque soldati in prigione e delle loro famiglie. Così con Luciano, nella battaglia “Il 5 per i 5” – ha proseguito Padre Tarzia – abbiamo pensato di coinvolgere Sua Santità che ha detto che andrà a Cuba e quindi siamo certi terrà conto della sofferenza dei Cinque agenti cubani”.
Nella lettera del Prof. Vasapollo consegnata a Papa Benedetto XVI si sottolinea in particolare “la lunga battaglia di solidarietà per la liberazione dei Cinque fratelli cubani che soffrono ingiustamente detenuti da 13 anni nelle carceri statunitensi per aver difeso il proprio Paese dal terrorismo”, con la rispettosa richiesta di “una preghiera di Sua Santità per porre fine alla sofferenza dei Cinque fratelli cubani e dei loro familiari”.
Proprio nei giorni scorsi il Granma dava la notizia che nei prossimi mesi, tra fine marzo e i primi di aprile, Papa Benedetto XVI andrà in visita in Messico e poi a Cuba, come sottolineato anche da Padre Tarzia. Una visita che – come ha detto il Prof. Vasapollo “si auspica possa aprire un serio spiraglio alla soluzione di questo caso dei Cinque che oltre a rappresentare una palese aggressione politica contro la sovranità di Cuba, è un incredibile esempio di ingiustizia giuridica, sociale e umana, giustificata solamente da quelle stesse oppressive ragioni politiche che da 50 anni i diversi governi statunitensi utilizzano come risposta al giusto percorso di autodeterminazione del popolo cubano”.
Ha concluso l’incontro il consigliere politico dell’Ambasciata di Cuba in Italia, Vladimir Perez, che ha ricordato che il caso dei Cinque “è ormai tutto nelle mani del Presidente USA e Premio Nobel per la Pace Barack Obama”.
Durante la Tavola Rotonda è stata presentata la mostra fotografica a cura di Nuestra America, della casa editrice Natura Avventura e del Comitato italiano giustizia per i cinque, con bellissime e significative foto di Yailín Alfaro Guillen (disegnatrice e fotografa cubana) che documenta il coinvolgimento della società civile di Cuba sul “caso dei cinque”.
La Campagna per la liberazione dei Cinque non finisce qui: “Nuestra America – promette - che con rinnovata convinzione proseguirà nel prossimo anno il lavoro di sensibilizzazione e di denuncia dell’insostenibile protrarsi dell’ingiusta detenzione dei nostri fratelli cubani, nell’ auspicio che il 2012, coinvolgendo sempre di più settori sociali, sindacali e del movimento dei lavoratori possa finalmente riportarli alla libertà e alla ricongiunzione con i propri cari e la propria patria”.
Mila Pernice per Radio Città Aperta
Bienveniue Palestine scalda i motori ad Aprile 2012 la partenza della nuova Air Flotilla verso la Palestina
Intervista del Forum Palestina a Nicholas Shahshahani
Dopo la missione di luglio della Flytilla una nuova missione Benveniue Palestine sta raccogliendo forze e adesioni internazionali per rompere il divieto di libera circolazione in Palestina ne parliamo con uno dei coordinatori Nicholas Shahshahani
Puoi descriverci la missione Beneveniue Palestine ?
Meglio di me può rispondere l’appello che diverse personalità tra cui Desmond TUTU, Noam CHOMSKY, l’ex Ministro inlgese Tony BENN, la storica figura della resistenza francese Stéphane HESSEL o il disegnatore italiano Vauro SENESI :
« Noi, firmatari della presente lettera, aderiamo all’appello di “Bienvenu en Palestine 2012” per permettere agli attivisti per i diritti umani e per i diritti nazionali del popolo palestinese di entrare liberamente in Palestina nell’aprile 2012.
Attualmente, l’unica possibilità per entrare in Palestina è quella di passare attraverso i posti di controllo israeliani, in questo modo Israele ha fatto della Palestina una gigantesca prigione, impedendo addirittura agli stessi prigionieri di ricevere visite.
“Bienvenu en Palestine 2012” contesta la politica israeliana d’isolamento della Cisgiordania, nello stesso momento in cui i coloni paramilitari e l’esercito israeliano commettono crimini contro la popolazione palestinese indifesa. Noi ci appelliamo ai nostri governi affinché sostengano il diritto dei palestinesi a ricevere liberamente i loro visitatori, e il diritto per questi ultimi di visitare liberamente la Palestina.
I partecipanti alla missione “Bienvenu en Palestine 2012” chiedono che venga rispettato il loro diritto di transitare per l’aeroporto di Tel Aviv senza impedimenti, al fine di potersi recare direttamente in Cisgiordania dove sono attesi per la realizzazione di un progetto educativo dedicato ai bambini palestinesi. »
Ai primi di luglio del 2011 mentre la Freedom Flotilla veniva bloccata su richiesta israeliana nei porti greci , oltre 350 sostenitori del popolo palestinese organizzati nel Flytilla tentavano di prendere i voli alla volta dell’aeroporto Ben Gurion. L’intenzione era quella di dichiarare alle autorità di frontiera sioniste di andare in Palestina, rivendicando per se e per i palestinesi il diritto alla libera circolazione e l’implicito riconoscimento della Palestina. Le autorità israeliane emisero una lista con i nomi dei partecipanti e molti di loro furono bloccati negli aeroporti europei, altri riuscirono ad arrivare e furono arrestati e poi espulsi .
Nicholas che bilancio fate della Flytilla di luglio ?
Assolutamente positivo. Il giudizio è innanzitutto quello dei nostri compagni palestinesi, ma anche quello dei nostri compagni israeliani, e di tutte le delegazioni coinvolte nell’iniziativa (Francia, Belgio, Reame Unito, Irlanda, Australia ...) La realtà del blocco della Cisgiordania è stata svelata al mondo intero, con una copertura mediatica che non potevamo neanche immaginare. Tanto che le adesioni alla nuova “onda” ( BienvenuePalestine prevista per Aprile 2012) si moltiplicano un pò dappertutto, includendo persino compagne e compagni che nel luglio del 2011 sono stati incarcerati per alcuni giorni nelle prigioni israeliane.
Bienvenue Palestine come prima la Freedom Flotilla e la Flytilla richiedono un grande sforzo umano ed economico, alcuni criticano questa modalità di concentrare forze su un evento? Non capisco bene la domanda. Il popolo palestinese, sopratutto gli abitanti di Gerusalemme e della Cisgiordania, devono contrastare la progressiva distruzione della loro terra e delle loro città. Una distruzione che Israele mette in pratica con l’appoggio o almeno con il silenzio dei governi. E perciò il dovere dei cittadini comuni, dell’opinione pubblica internazionale, fare tutto il possibile per intervenire in questo gioco mortale. Cittadini che non rischiano un centesimo in paragone con le sofferenze inflitte ogni giorno al popolo palestinese.
Che tipo di risposta vi aspettate da Israele ? Vedremo bene. Se il governo israeliano vuole proibire il passagio a piu di 1,000 persone di tut eta e tutte citadinanze, e metterle in carcere, ed affare suo
I governi europei sia per la Freedom Flottilla che per la Flytilla hanno confermato la loro complicità con 'loccupazione israeliana, questa missione si da anche l'obiettivo di attaccare questa complicitità? E’ ovvio .
Questa missione cade in uno scenario di evoluzione rispetto al quadro dell'area, pensate che questo crei delle condizioni migliori per il vostro intervento ? Migliori non lo so. Indispensabile sicuramente. Constatiamo che Israele non sopporta neanche i piccolissimi passi diplomatici in favore della Palestina (adesione all’Unesco). A nostro parere, è un segno dell’isolamento crescente di questo Stato. Non è il momento di mollare.
Come si può aderire dall'Italia facendo riferimento al gruppo francese ? Alcuni Italiani già hanno preso il biglietto. Dalla Francia, saremmo felici dare informazioni e consigli a tutte le persone interessate. Si prega rivolgersi ( anche in italiano) a This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it. . La risposta assicurata
Chi non può partecipare come può sostenere Benveniue Palestine ? Finanziarmente! Sul nostro sito trovate tutte le informazioni per aderire e sostenerci www.bienvenuepalestine.com
IN-FORMAZIONE DELL’AMERICA LATINA E CARAIBI
Nasce la ULAN Unione Latinoamericana Agenzie di Notizie. La sua storia inizia nell’ottobre del 2010 a Buenos Aires dove si erano riuniti rappresentanti delle agenzie pubbliche di notizie dell’America Latina per discutere della costruzione di un blocco regionale di produzione informativa. A seguito ci sono stati altri incontri e, alla fine, il 2 e 3 giugno di quest’anno, a Caracas, è nata la ULAN.
A questa Unione partecipano Télamdell’Argentina, ABI della Bolivia, la Agencia Brasil, Prensa Latina di Cuba, l’Agenzia Pubblica di Notizie dell’Ecuador e Sudamerica (ANDES), l’Agenzia Guatemalteca di Notizie (AGN), l’Agenzia di Notizies dello Stato Messicano (Notimex), l’Agenzia d’informazione pubblica del Paraguay (IP) e l’Agenzia Venezuelana die Notizie (AVN).
L’obiettivo dichiarato della ULAN è la promozione della democrazia e della comunicazione in America Latina per arricchire l’integrazione regionale dei popoli. E, di fatto, i paesi che vi collaborano hanno sicuramente politiche e prospettive diverse, ma sono avvicinati dal comune interesse a collaborare in questa Unione perché, come dice Héctor Villarreal, direttore del messicano Notimex “il legame con agenzie Latinoamericane e caraibiche è di vitale importanza dal punto di vista sociale, geografico ed economico”.
Il 13 dicembre scorso il presidente dell’ULAN, Sergio Fernández Novoa, ha inaugurato l’inizio della programmazione anche sul primo canale della TV pubblica del Paraguay auspicando, insieme al Ministro dell’Informazione e Comunicazione di quel paese, Augusto Dos Santos, “una comunicazione più plurale, democratica e diversa”.
E, sempre nel campo dell’informazione e delle comunicazioni dell’America Latina, c’è da segnalare che, durante l’illustrazione del bilancio annuale dell’UNASUR (Unione delle Nazioni Sudamericane), la Segretaria Generale María Emma Mejía, ha presentato la nuova pagina web dell’organizzazione, www.unasursg.org, che mette insieme tutta l’informazione dei Consigli e Istituzioni di questo organismo, le notizie che si pubblicano sulle attività svolte, l’agenda ecc.
La Colombia è stata l’ultimo paese dell’area a ratificare, il 14 novembre scorso a Quito, il legame con quest’altro strumento (UNASUR) che i paesi dell’America Latina si stanno dando per rafforzare il processo di consolidamento economico/culturale che ormai da qualche tempo stanno portando avanti in maniera unitaria su base regionale, a prescindere dai governi che sono in capo ai singoli stati (e che non si possono certamente dire omogenei tra loro).
Questi paesi credono tutti in un processo d’integrazione che porterà dialogo “produttivo e fruttifero” in tutti i campi, e, durante la ratifica del trattato, la ministra degli esteri colombiana María Ángela Holguín ha apertamente ricordato l’importanza dell’incontro previsto per il 30 novembre a Brasilia (in cui sono stati poi presi accordi e fatti progetti per reti fluviali, viarie e ferroviarie che unificano strutturalmente la regione) ed ha sottolineato che “una sola voce ha più forza”, probabilmente riferendosi anche al fatto che tutto questo crea enormi opportunità di profitto al capitale regionale affrancandolo dallo sfruttamento delle multinazionali statunitensi, giapponesi, ecc. che hanno da sempre fatto il bello e il cattivo tempo.
L’UNASUR, del resto, già da prima della ratifica colombiana stava seguendo un suo percorso di riconoscimenti e consolidamento (è stato approvato il suo stato di Osservatore presso l’Assemblea Generale dell’ONU) e si è data una serie di organismi (Consigli) che coprono parecchi campi:
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Consejo de Salud Suramericano (CSS) (Salute)
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Consejo Suramericano de Infraestructura y Planeamiento (COSIPLAN) (Infrastrutture e Pianificazione)
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Consejo Suramericano de Educación, Cultura, Ciencia, Tecnología e Innovación (COSECCTI) (Istruzione, cultura, scienze, tecnologia e innovazione)
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Consejo Suramericano sobre el Problema Mundial de las Drogas (Problema droghe)
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Consejo Suramericano de Economía y Finanzas (CSEF) (Economia e Finanza)
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Consejo Energético Suramericano (Energie)
Già dal semplice elenco delle materie d’interesse dell’UNASUR, si capisce come questa sia specchio di necessità ed intenzioni ormai definite, determinate e, soprattutto, strategiche da parte di tutti gli Stati dell’area Latino Americana e Caraibica che si stanno riprendendo spazi, risorse e potere che sembravano ormai da tempo ad unico appannaggio degli USA.
Tutti questi organismi, che a vari livelli si sta dando l’area Latino Americana e Caraibica (dalla CELAC all’UNASUR, all’ULAN e l’ALBA) stanno di fatto precludendo il perpetuarsi della politica spudoratamente imperialista degli Stati Uniti del nord America, che, forse anche per questo, stanno ormai palesemente cercando di trasferire la loro influenza imperiale in Asia: non c’è più abbastanza posto per loro nell’ex “cortile di casa”.
http://agenciasulan.org/2011/12/hector-villarreal-america-latina-es-parte-de-nuestra-nacionalidad/
http://agenciasulan.org/historia/
http://agenciasulan.org/2011/12/unasur-balance-2011-y-nueva-pagina-web/
a cura della Commissione Internazionale della Rete dei Comunisti
L’Associazione e rivista “Nuestra America” chiude con una Tavola Rotonda la Campagna 2011 “Il 5 per i 5” nelle parrocchie e comunità cattoliche di base
Ieri all’udienza con Papa Benedetto XVI è stato consegnato materiale informativo e una lettera del Prof. Vasapollo sul caso dei Cinque agenti antiterroristi cubani: “i nostri Cinque fratelli soffrono ingiustamente detenuti da 13 anni nelle carceri statunitensi per aver difeso Cuba dal terrorismo”
Radio Città Aperta
15/12/2011 - Si è conclusa con la Tavola Rotonda di oggi, alla Parrocchia San Luca Evangelista di Roma, la Campagna 2011 “Il 5 per i 5”, tenuta in varie parrocchie di Roma e altre città italiane dall’Associazione e rivista “Nuestra America” con il fine di sensibilizzare la società civile del nostro paese sul tema dei cinque agenti cubani ingiustamente detenuti nelle carceri statunitensi da oltre 13 anni. All’iniziativa, introdotta e coordinata dal prof. Luciano Vasapollo, dell’Università La Sapienza di Roma e Direttore di Nuestra America e vice Presidente del comitato italiano giustizia per i 5, hanno partecipato Padre Antonio Tarzia, Direttore della rivista Jesus, il Prof. Furio Pesci, dell’Università La Sapienza di Roma, il Dott. Vladimir Perez, consigliere politico dell’Ambasciata di Cuba in Italia, Don Carlo Villano, parroco di S. Luca Evangelista di Vincaturo a Giuliano (Napoli), il Dott. Pino Baldassarri, dell’Associazione Maurizio Polverari, Mons. Remo Botola, parroco di S. Luca Evangelista.
La scelta di portare la questione dei Cinque antiterroristi cubani all’interno della comunità cattolica e delle parrocchie è la risposta all’esigenza, “espressa anche dai familiari dei Cinque durante un nostro recente viaggio a Cuba – ha spiegato il Prof. Vasapollo – di lavorare per sensibilizzare l’intera società civile per la soluzione di un caso politico che ha forti risvolti sul piano giuridico, sociale ed umano; un coinvolgimento che ha riscontrato un’attenzione particolarmente impegnata proprio nel mondo cattolico di base, come ha dimostrato l’intensa partecipazione di molti parrocchiani alle nostre iniziative durante tutto l’anno, che a loro volta hanno potuto informare tanti loro parenti, amici e aderenti alle loro comunità”.
La chiusura del processo “kafkiano”, come lo ha definito il Prof. Furio Pesci, che ha portato a pesantissime condanne per i Cinque agenti Gerardo Hernández, Ramón Labañino, Fernando González, Antonio Guerrero e René González, ha consegnato la sorte dei Cinque alla procedura straordinaria dell’ Habeas Corpus, un’opportunità che viene offerta, solo una volta, ai condannati dopo aver esaurito, senza successo, tutti i ricorsi d’appello. Rimane aperta in ogni caso la strada di una decisone favorevole alla loro liberazione che resta di piena facoltà del Presidente degli Stati Uniti.
E’ in tale contesto che assume una particolare importanza il passo compiuto il 14 dicembre, quando l’Associazione “Cassiodoro”, presieduta da Padre Antonio Tarzia, con la presenza del Prof. Luciano Vasapollo ha partecipato all’udienza con Papa Benedetto XVI. Come ha voluto ricordare con passione Padre Tarzia ,in una intervista che ci ha concesso e durante la tavola rotonda, alla fine dell’ udienza il Papa ha incontrato soltanto alcune ristrette delegazioni, tra cui quella dell’Associazione “Cassiodoro” che gli ha donato una targa commemorativa e alcuni libri,ed inoltre ha consegnato materiale informativo sui Cinque, e una lettera del Prof. Vasapollo in cui tra l’altro si sottolinea “la lunga battaglia di solidarietà per la liberazione dei Cinque fratelli cubani che soffrono ingiustamente detenuti da 13 anni nelle carceri statunitensi per aver difeso il proprio Paese dal terrorismo”, con la rispettosa richiesta di “una preghiera di Sua Santità per porre fine alla sofferenza dei Cinque fratelli cubani e dei loro familiari”.
Proprio ieri il Granma dava la notizia che nei prossimi mesi, tra fine marzo e i primi di aprile, Papa Benedetto XVI andrà in visita in Messico e poi a Cuba. Una visita che – come ha detto il Prof. Vasapollo “si auspica possa aprire un serio spiraglio alla soluzione di questo caso dei Cinque che oltre a rappresentare una palese aggressione politica contro la sovranità di Cuba, è un incredibile esempio di ingiustizia giuridica, sociale e umana, giustificata solamente da quelle stesse oppressive ragioni politiche che da 50 anni i diversi governi statunitensi utilizzano come risposta al giusto percorso di autodeterminazione del popolo cubano”.
Ha concluso l’incontro il consigliere politico dell’Ambasciata di Cuba in Italia, Vladimir Perez, che ha ricordato che il caso dei Cinque “è ormai tutto nelle mani del Presidente USA e Premio Nobel per la Pace Barack Obama”.
COMUNICATO della CAM (Coordinamento Arauco Malleco)
Noi prigionieri politici della CAM, reclusi nel carcere di Angol, vogliamo esprimere al nostro Popolo Mapuche e all’opinione pubblica quanto segue:
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Che, in relazione alla decisione presa dalla Commissione per i Diritti del Popolo Mapuche circa l’apertura di un dibattito sulla modifica della Legge Antiterrorista, abbiamo preso la decisione di non partecipare a questo lavoro, dal momento che la nostra prospettiva come prigionieri politici mapuche si inquadra nella lotta del nostro Popolo Nazione e non nel quadro dell’istituzionalità cilena.
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Che, in secondo luogo, non ci metteremo a rifare il trucco a una legge spuria che ha causato il genocidio di centinaia di cileni/e e mapuche durante la Dittatura Militare e che negli ultimi dieci anni è stata applicata al Popolo Mapuche dai governi della Concertación e dell’Alianza.
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Che siamo certi che l’intenzione di modificare la Legge Antiterrorista non andrà mai a favore di coloro che lottano e si disintegrerà, come sempre, in un parlamento dove i poteri economici hanno l’egemonia politica, rappresentati dai partiti dell’ Alianza, della Concertación ed altri, in un equilibrio perfetto per mantenere lo status quo.
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Che la Commissione per i Diritti del Popolo Mapuche è sorta nel contesto dell’ultimo sciopero della fame assumendosi il compito di denunciare le violazioni dei diritti del nostro Popolo, specificamente facendo fronte all’applicazione della Legge Antiterrorista sia in ambito locale come internazionale, cosa che, lo riconosciamo, in parte si è fatta.
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Che, in relazione alla nostra situazione attuale, abbiamo posto sul tavolo una Domanda Internazionale contro lo Stato Cileno per l’applicazione della Legge Antiterrorista e la negazione del Giusto Processo, davanti alla Commissione Interamericana dei Diritti Umani, la qual cosa suppone anche l’appoggio prima riferito, insieme all’impegno di presentare una Relazione di Diritto (Amicus curiae) per detta istanza.
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Infine, chiariamo che non avremo più nella Commissione una rappresentanza o un portavoce. Perciò, accettiamo con rispetto la rinuncia della nostra sorella Natividad, che ringraziamo, e le auguriamo buon esito per le sue decisioni.
Salutiamo con orgoglio il nostro Popolo, specialmente le comunità in mobilitazione e le stimoliamo a continuare la lotta per i nostri diritti politici e territoriali in forma autonoma e degna.
Per il territorio e l’autonomia della Nazione Mapuche
Libertà ai prigionieri politici mapuche
¡WEUWAIÑ – MARRICHIWEU!
Ramón Llanquileo Pilquiman
Jonathan Huillical Méndez
José Huenuche Reiman
Héctor LLaitul Carrillanca
Carcere di Angol, Mercoledì 14 Dicembre 2011
traduzione a cura della Commissione internazionale della Rete dei Comunisti
Si conclude con successo il Vertice della CELAC
Lo storico Vertice della CELAC, la Comunità degli Stati Latinoamericani e Caraibici, rappresenta uno spartiacque nella vita del continente latino americano, dopo secoli di colonialismo e politiche neoliberiste che hanno spogliato e depredato il continente, non solo delle materie prime, ma anche della libertà e sovranità nazionale soffocata nel sangue dalle dittature militari sostenute e finanziate dagli Stati Uniti, o comunque sottoposta a ogni tipo di pressioni, ingerenze politiche ed economiche da parte di una potenza che ha considerato sempre il continente latino americano il suo “patio trasero”.
La formazione di un nuovo organismo continentale con l’integrazione senza la tutela degli Stati Uniti e nel rispetto della diversità è stato, infatti, uno dei punti sui quali i mandatari riuniti a Caracas sono stati tutti d’accordo: bisogna approfondire l’integrazione in un contesto di solidarietà, cooperazione complementarietà e concertazione politica, come hanno messo in risalto vari leader politici.
Tra gli interventi dei capi di stato che hanno caratterizzato questo vertice, registriamo quello del Presidente della Bolivia Evo Morales ha manifestato la sua soddisfazione, perché dopo 500 anni di resistenza i paesi storicamente oppressi si sono riuniti per cercare la loro liberazione attraverso l’integrazione. Morales ha sottolineato il fatto che il Vertice sia realizzato “quando il modello neoliberale sembra attraversare una crisi terminale del capitalismo... E’ importante identificare i responsabili della povertà, della diseguaglianza e dell’ingiustizia; dibattere, analizzare e progettare la grande unità dei paesi d’America, senza Stati Uniti, per liberare i nostri popoli”.
Il Presidente cubano Raul Castro nel suo intervento ha denunciato i tentativi delle potenze imperialiste di destabilizzare l'ordine costituzionale nei paesi dell'America Latina e dei Caraibi, ricordando l’interferenza degli USA nel golpe del 2002 in Venezuela, nel tentato colpo di stato in Bolivia nel 2008, nel colpo di stato in Honduras nel 2009 e di nuovo il tentato colpo di stato in Ecuador nel 2010. Tutti questi paesi sono membri dell’Alba. Tutte queste interferenze si sono verificate “in complicità con le organizzazioni imprenditoriali, con i potenti gruppi editoriali e pubblicitari dell’America Latina”. Raul Castro ha affermato, inoltre, che "le politiche imperialiste che hanno distrutto nazioni e massacrato migliaia di civili" devono finire, reclamando un futuro di pace e la sovranità per l’America Latina e i Caraibi.
Il Presidente dell’Uruguay, Pepe Mujica, per il quale “nessun capitale è più prezioso di quello di andare avanti insieme oltre le differenze”, ha sottolineato che la parola autodeterminazione è sparita dalla lingua delle cancellerie del mondo ricco e che in America Latina e nei Caraibi esiste una lotta tra l’essere e il non essere, e per questo ha sollecitato i governanti a lavorare con tutti i settori della popolazione latinoamericana senza distinzione di classe: “Se non abbiamo l’appoggio di quelli che vanno a piedi, degli indigeni, dei neri, non avremo la forza necessaria per conseguire la nostra indipendenza”. Per il Presidente uruguaiano “La necessità che i paesi dell’America Latina e dei Caraibi si uniscano è imposta dalla natura dei fatti”.
Nella stessa linea, il Presidente del Nicaragua Daniel Ortega ha sottolineato che il processo di unità dei paesi dell’America Latina e dei Caraibi deve essere soggetto soltanto “alla sovranità e agli interessi della nostra comunità”. Ortega ha denunciato il governo degli Stati Uniti, perché non solo esercitano il veto di opporsi a che alcuni organismi concedano crediti e finanziamenti ai popoli anti-imperialisti, ma si sentono anche i proprietari di tutti gli organismi internazionali. Il Presidente del Nicaragua propone anche di identificare quali sono gli elementi che più uniscono e potenziano i gruppi sub-regionali come l’Alba (Alleanza Bolivariana per i Popoli della Nostra America), l’Unasur (dell’Unione delle Nazioni Sud-Americane), il Caricom (Comunità degli Stati Caraibici) o il Petrocaribe (Organizzazione intergovernativa di cooperazione energetica), per applicarli alla Celac: “Sono sicuro che così possiamo convertirla in una potenza”. Daniel Ortega suggerisce alla nascente Comunità degli Stati Latino Americani e Caraibi di guardare alla crisi che colpisce attualmente l’Unione Europea, per non commettere gli stessi errori che hanno originato il caos e per non sottomettere l’unità latino americana al dettato del libero mercato e del capitale finanziario speculativo. “La nostra unità dobbiamo sottometterla ai principi della sovranità”.
Il vertice si è concluso con la presentazione da parte del Presidente Hugo Chavez dei comunicati, dei documenti e degli accordi approvati all’unanimità dai 33 paesi partecipanti, tra i quali emergono “La Dichiarazione di Caracas”, “il Piano di Azione di Caracas 2012”, “Il procedimento per il funzionamento organico della CELAC”, “la Dichiarazione Speciale sulla Difesa della Democrazia nei paesi della CELAC”, un comunicato per il mettere fine al Bloqueo di Cuba imposto da parte degli Stati Uniti ed un comunicato sui legittimi diritti dell’Argentina nella disputa sulla sovranità sulle isole Malvinas.
Nella Dichiarazione di Caracas , documento che definisce la Celac come “ la più alta espressione della nostra volontà di unità nella diversità”, si possono leggere affermazioni come:
“è necessario approfondire la cooperazione e l’attuazione di politiche sociali per la riduzione delle diseguaglianze sociali interne al fine di consolidare nazioni capaci di compiere e superare gli obiettivi di sviluppo del millennio”.
è necessario che questo nuovo blocco regionale “si converta in uno spazio che rivendichi il diritto all’esistenza, alla conservazione e alla convivenza di tutte le culture, razze ed etnie che abitano nei paesi della regione, così come il carattere multiculturale dei nostri popoli”;
è necessario unificare gli sforzi per “dar impulso allo sviluppo sostenibile della regione”, per “contribuire con il consolidamento di un mondo pluripolare e democratico, giusto ed equilibrato, e in pace, spogliato dal flagello del colonialismo e dall’occupazione militare.
Tutte affermazioni queste che dovrebbero suonare come musica per le orecchie dei lavoratori europei, sottoposti invece ai diktat della Troika che vorrebbe risolvere la crisi sistemica del modo di produzione capitalistico con le ennesime ed inutili ricette neoliberiste che servono solo a massacrare ed impoverire i soliti noti, cioè la classe lavoratrice.
Sono stati approvati, inoltre, molti documenti tra i quali spiccano la dichiarazione speciale sulla difesa della democrazia e dell'ordine costituzionale dei paesi membri della CELAC; il sostegno alle strategie di sicurezza del Centroamerica; l'eliminazione totale di armi nucleari; il saluto al ventesimo anniversario dell'agenzia brasiliano-argentina di Contabilità e Controllo dei Materiali Nucleari (ABAC); l'appoggio alla lotta contro il terrorismo, in tutte le sue forme e manifestazioni; la lotta sulla questione mondiale della droga e del narcotraffico.
Ma rivestono un rilievo politico particolare il comunicato sulla fine del Bloqueo contro Cuba e quello sulla legittimità dei diritti dell’Argentina sulle Malvinas, soprattutto perché sono un segnale di discontinuità nei confronti della politica attuata fino ad ora dall’OSA (Organizzazione degli Stati Americani) che al riguardo ha sempre mantenuto un atteggiamento di pedissequa accondiscendenza a favore degli interessi statunitensi e contro la sovranità dei popoli latino-americani, meritandosi a pieno l’appellativo di “ministero delle colonie”.
Si è manifestata, infatti, la necessità di porre fine al blocco economico, commerciale e finanziario degli Stati Uniti contro il popolo cubano, al cui benessere provoca danni ingiustificabili e che “ mina la pace e la convivenza tra le nazioni americane”. Si esige inoltre da Washington il rispetto delle successive risoluzioni adottate dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite così come la risposta ai ripetuti appelli che hanno fatto i paesi dell'America Latina e dei Caraibi per porre fine a questo blocco.
Ricordiamo per inciso che in una informativa presentata recentemente dal vice cancelliere cubano, Abelardo Moreno, si è dichiarato che i danni causati dall’imposizione statunitense, fino al 2010, arrivano a 975 miliardi di dollari.
Per quanto riguarda il comunicato a favore dell’Argentina, si è ribadito il sostegno per i legittimi diritti del paese latino americano nella disputa sulla sovranità delle isole Malvinas, e si è sollecitato che con i governi di Gran Bretagna e Irlanda, nel più breve tempo possibile, si trovi una "soluzione pacifica e duratura" del conflitto e che i negoziati devono procedere secondo le dichiarazioni fatte dalle Nazioni Unite (ONU).
Per questo è necessario che il Presidente pro tempore della Celac chieda al segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, la ripresa dei negoziati per risolvere " questa anacronistica situazione coloniale sul suolo americano" questa anacronistica pretesa di continuare lo sfruttamento delle risorse rinnovabili e non rinnovabili del territorio argentino, la cui sovranità è riconosciuta dall’ ONU.
Durante la chiusura del Vertice, il Capo di Stato venezuelano Hugo Chavez ha consegnato la presidenza pro-tempore della Comunità degli Stati Latinoamericani e Caraibici al mandatario cileno, Sebastian Piñera, che ha assicurato che è arrivato il tempo dell’America Latina e dei Caraibi. “Lavoreremo con unità e speranza per adempiere il compito assegnatoci”. Il Presidente cileno sarà affiancato dal Venezuela in quanto attuale paese ospitante e da Cuba che ospiterà invece il vertice nel 2013, scelta questa approvata per acclamazione e ulteriore segno di discontinuità con l’OSA che ha sempre escluso la partecipazione di Cuba.
Commissione Internazionale della Rete dei Comunisti
Fonti
http://www.vermelho.org.br/noticia.php?id_noticia=170165&id_secao=7
http://www.vermelho.org.br/noticia.php?id_noticia=170128&id_secao=9
http://www.avn.info.ve/contenido/celac-ratifica-declaracion-caracas-voluntad-ntegracion
http://www.avn.info.ve/contenido/celac-condena-bloqueo-estadounidense-al-pueblo-cubano
http://www.avn.info.ve/contenido/celac-respalda-derechos-argentina-sobre-islas-malvinas
“Ni perdon ni olvido”
Il 21 novembre scorso davanti al Club del Comune di Providencia si è svolta una “funa” (forma di protesta popolare quando lo Stato non fa giustizia)contro il sindaco Cristián Labbé, ex colonnello dell’esercito durante la dittatura di Pinochet, che ha avuto la bella idea di rendere omaggio nientedimeno che a Miguel Krassnoff Martchenko , figlio di cosacchi del Don che sono passati alle forze di occupazione nazista che invasero l’ex Unione Sovietica.
Questo soggetto, omaggiato come “eroe anticomunista” da Labbé, ha torturato personalmente un numero considerevole di persone, come si può anche leggere sulla lista Internet “A mi me torturó Krassnoff”, che inizia con nomi noti come Marcia Scantlebury Elizalde, del direttivo della TVN, Gabriel Salazar Vergara, Premio Nazionale di Storia e Patricio Bustos Streeter, dell’istituto Medico Legale.
Anche dopo la fine del governo diretto del Generale Pinochet, l’esercito non ha mai smesso di avere un posto privilegiato nello Stato cileno. Non ci sono stati processi significativi ai vertici che comandarono la sanguinaria repressione degli oppositori politici e dei Mapuche, a cui Allende aveva restituito parte delle terre con la riforma agraria. Lo stesso Pinochet (salvo un quarto d’ora difficile passato a causa del giudice spagnolo Garzon) è serenamente morto di vecchiaia nel letto di casa sua. Il potere dei militari e di quanti sono stati parte attiva nella dittatura, anche se è meno vistoso, è rimasto però intatto.
Nessuno dei militari di alto comando ha mai pagato realmente per i crimini commessi dal 1973. Neanche durante gli anni dei governi presieduti dai democristiani Aylwyn e Frey o quelli dei “socialisti” Lagos e Bachelet, che hanno optato per “la giustizia per quanto possibile” e hanno costruito una democrazia senza “giudicare tutti i criminali”. Le leggi sono ancora quelle del tempo di Pinochet. È ancora vigente l’aberrante Ley Antiterrorista, emanata da Pinochet e messa in pratica anche dalla Concertaciòn. I Mapuche che si riappropriano delle terre ancestrali sono considerati e giudicati dai tribunali “orali” come terroristi proprio in base a questa legge. La Costituzione stessa è ancora quella dettata dal Generale nel 1980 e, malgrado i quasi 20 anni di governi post dittatura, nessuno vi ha mai rimesso mano in modo consistente. Un professore di storia dell’Universidad de Chile, Sergio Grez Toso, definisce la società cilena attuale come “semidemocratica e a cittadinanza ristretta”, cosa dimostrata, a suo parere, dal fatto che tutte le Costituzioni che ha avuto il paese sono sempre state frutto di “conciliaboli di piccoli gruppi” e “risultato di pressioni esercitate dalla forza militare.[*]
È emblematico quello che sta succedendo in questi giorni a Hugo Marchant Moya, ex militante del MIR condannato a 25 anni di esilio (che sta ancora scontando in Finlandia), il quale, lo scorso 30 novembre ha voluto rientrare in Cile, ma all’aeroporto di Santiago è stato arrestato e, malgrado un giudice della Corte d’Appello, Joaquín Billard Acuña, abbia firmato, per ragioni umanitarie, un’autorizzazione che sospende per 15 giorni il suo divieto d’ingresso in Cile, la polizia l’ha respinto verso l’Argentina. È sconcertante sapere che esistono ancora compagni che ad oggi stanno scontando in esilio pene comminate dalla dittatura per presunti reati confessati sotto tortura e che, considerato che esiste addirittura un vero e proprio movimento che lotta per il rientro di questi prigionieri politici, il caso di Hugo Marchant Moya non è affatto unico. È evidente che tutti i governi post Pinochet non hanno voluto veramente spezzare il cordone ombelicale con uomini, fatti , leggi e comportamenti della dittatura. Come è anche evidente che il potere delle istituzioni di polizia sopravanza quello delle istituzioni giudiziarie.
Con questi presupposti non è difficile capire che l’attuale governo di destra, insediatosi nel 2010 con il Presidente Piñera, sta perpetuando la migliore tradizione storica del paese e, fin da subito, ha spudoratamente riciclato impresentabili personaggi della dittatura mettendoli in posti chiave e di rappresentanza. Solo alcuni esempi: Sergio Romero, ambasciatore in Spagna; Alberto Labbé, fratello del sindaco Cristián, ambasciatore a Panama; Juan Bennet Urrutia, Direttore dell’Istituto di Previdenza Sociale.
Il governo di Piñera, però, più che nella tradizione squisitamente militare, si inserisce in quella che vede la diretta partecipazione in politica di personaggi del mondo imprenditoriale come un’opportunità per creare i presupposti a maggiori e consistenti arricchimenti. Le privatizzazioni hanno infatti avuto un incremento dall’inizio del suo governo, anche se, per lo più, erano già state avviate da Pinochet e proseguite dai governi della Concertaciòn (tutto il mondo è paese…).
Le privatizzazioni hanno toccato e stanno toccando tutti i settori:
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le miniere di rame: oggi sono per circa il 50% in mano a imprese nordamericane e giapponesi, che ne traggono enormi profitti (Mitsui Mining & Smelting Co Ltd., Nippon Mining & M℮tals Co., Ltd. Anglo American, Xstrata);
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il mare: con la Ley General de Pesca y Acuicultura le società salmoniere, che hanno sfruttato e distrutto le riserve delle zone costiere, possono darle in ipoteca alle banche creditrici. Regali milionari per le banche;
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le foreste: l’industria forestale è stata una delle attività simbolo dell’ultra neoliberalismo dello stato cileno. Sono principalmente due i gruppi che controllano circa il 70% dei suoli usati per piantagioni: Matte (CMPC) ed Angelini (Copeco- Arauco- Celco). Sono gruppi economici che per la loro potenza controllano l’apparato pubblico statale e i loro interessi sono difesi con politiche repressive, con criminalizzazione della protesta sociale e addirittura con omicidi per chi mette a repentaglio il loro potere e quindi il loro profitto, come per esempio i giovani mapuche Alex Lemún e Matìas Catrileo, uccisi da forze di Carabineros che difendono gli interessi economici di questi gruppi di potere);
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l’energia: l’enorme ricchezza idrica del Cile è stata messa al servizio ed alla speculazione di ENEL-ENDESA, Aguas Andinas , Esval, Essal, Essbio;
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l’istruzione: con il CAE (Credito Avallato dallo Stato), che già risale al 2005, peggiorato dal GANE (Grande Accordo Nazionale dell’Educazione) imposto dal governo Piñera quest’anno, si fanno laute regalie alle Banche mediante un arzigogolato sistema di credito che indebita ancora di più, anche per il futuro, chi già non può pagarsi gli studi. Il tutto con considerevole perdita di fondi dello Stato che potrebbero essere dedicati ad altro.
Il popolo cileno, però, che non ha avuto giustizia per quanto ha dovuto subire durante gli anni della dittatura, mal tollera anche quanto “non fatto” dai governi della Concertaciòn o di quanto, invece, ”è stato fatto” dagli stessi per incrementare la già radicata politica neoliberista che ha impregnato tutti i governi cileni dai tempi dei “chicago boys”, che in Cile hanno trovato il loro primo laboratorio di sperimentazione dal vivo. La popolazione on vuole più estraniarsi dalla partecipazione (che è stata come una forma di autotutela per un lungo periodo) ed irrompe sulla scena territoriale (per ora, poi chissà forse anche politica…) esprimendo con decisione le sue istanze e rivendicazioni a tutto campo.
Perciò ormai le richieste di partecipazione reale alla gestione delle risorse, della vita ecc … sono incontenibili. Si sono formati molti comitati e coordinamenti cittadini/territoriali/tematici che si portano avanti istanze ed interessi di base che vanno dalle riappropriazioni delle terre ancestrali, all’assoluto rifiuto di privatizzazione delle risorse naturali, dall’esigenza di istruzione gratuita per tutti, alla volontà di autodeterminare il testo della Costituzione.
Nel contesto dei vari movimenti popolari che richiedono spazi, giustizia, riappropriazione di beni comuni, gratuità dell’istruzione, ecc., c’è, infatti, anche un Movimento Cittadino per l’Assemblea Costituente che propone un processo costituente realmente democratico che crei i presupposti per una vera democratizzazione dello Stato.
Anche il mondo dell’istruzione, a seguito dell’inasprimento delle misure di privatizzazione, è esploso e gli studenti (soprattutto gli universitari, ma anche i medi) sono ormai da tempo in mobilitazione permanente e non accennano a scendere a compromessi, neanche allettati da piccole concessioni (Borse di studio). Vedono molto più in là del loro naso e si pongono obiettivi molto più ampi delle semplici dimissioni di qualche ministro (cosa peraltro avvenuta).
Contro il megaprogetto Hydroaysen si sono viste, in maggio, le più grandi manifestazioni in il Cile negli ultimi 20 anni ed hanno condannato senza remissione la stessa essenza del modello economico, sociale e culturale imposto dalla dittatura e mantenuto dalla Concertación e dalla destra dell’attuale governo. Il progetto è stato comunque approvato, ma le organizzazioni sociali hanno comunque bloccato la sua esecuzione interponendo ogni sorta di impedimenti giudiziari e non, che ancora sono in corso, inclusi gli studi d’impatto ambientale.
Quello che sta succedendo in Cile, con le sue peculiari caratteristiche, si inserisce in un fenomeno universale di messa in discussione del capitalismo neoliberale e di ricerca di forme di opposizione e rappresentanza significative e con sbocchi concreti. Questo tratto comune mostra la sentita necessità di un’alternativa al sistema sociale, politico, economico, globale vigente a livello mondiale (tranne le eccezioni, come l’ ALBA, che fortunatamente ci danno speranze concrete) che è ormai in coma, e che, però, proprio per questo, sta dando i suoi più forti e frenetici colpi di coda per cercare di sopravvivere.
Commisione internazionale della Rete dei Comunisti
Varios Autores, Asamblea Constituyente. Nueva Constitución, Santiago, Editorial Aún creemos en los Sueños, 2009, págs. 35-58.
http://www.lemondediplomatique.cl/EL-HOMENAJE-A-MIGUEL-KRASSNOFF.html
http://www.youtube.com/watch?v=XylwruY3Dx8&feature=player_embedded
http://www.mapuche-nation.org/espanol/main/archivo/lemun.htm
http://www.yabasta.it/spip.php?article1222
http://www.chileact.org/2011/06/venta-de-agua-de-chile-corfo.html
http://www.ciudadglobal.cl/informacion/373/la-privatizacion-del-agua-en-chile.html