Costruire l’ALBA della solidarietà tra lavoratori Conferenza- In ricordo di Domenico Vasapollo
Written by nuestra americaMercoledì 20 maggio 2015 – Direzione generale INPS – Roma
COME LA CRISI DI SISTEMA COLPISCE I LAVORATORI PUBBLICI E LO STATO SOCIALE
Costruire l’ALBA della solidarietà tra lavoratori
Conferenza di LUCIANO VASAPOLLO
Incontro-dibattito con lavoratori dell’INPS e studenti universitari
In ricordo di Domenico Vasapollo
Nell’ambito della campagna nazionale della USB per la difesa della previdenza pubblica e delle funzioni dell’INPS, si è svolta questa mattina nella Sala Aldo Moro della Direzione generale dell’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale un’assemblea molto partecipata che ha visto seguire con grande attenzione la conferenza del Prof. Luciano Vasapollo, docente di Metodi di Analisi Economica dei problemi dello Sviluppo – Università Sapienza, Roma e direttore del Centro Studi CESTES/PROTEO della USB, a cui è seguito un interessante dibattito.
In apertura dei lavori è stato ricordato Domenico Vasapollo, scomparso lo scorso 21 aprile. Da militante anticapitalista e da esperta guida ambientale escursionistica, Domenico ha dedicato la sua vita, purtroppo interrotta bruscamente a 51 anni da un infarto, all’approfondimento del conflitto capitale – natura maturando importanti esperienze in America Latina, come ad esempio in Bolivia, dove il rispetto di Pachamama, la madre terra, è alla base dello sviluppo economico del paese. Prezioso collaboratore della USB, Domenico, detto Mimmetto, continuerà ad accompagnare con il suo esempio il lungo e difficile cammino per la ricostruzione del movimento dei lavoratori.
USB Pubblico Impiego INPS
La crisi economica di sistema e le trasformazioni nel mondo del lavoro e nello Stato sociale. Costruire l'ALBA mediterranea della solidarietà fra i lavoratori
Written by nuestra americaIncontro dibattito con i lavoratori dell'INPS, studenti, dottorandi e docenti universitari
DIREZIONE GENERALE INPS
Via Ciro il Grande 21, Roma
Mercoledi 20 maggio 2015, ore 10.00
Coordina e introduce
Luigi Romagnoli -Esecutivo Nazionale USB Pubblico Impiego INPS
Conferenza di Luciano Vasapollo
Prof. Sapienza, Università di Roma, Dir. Scient. Centro Studi CESTES-PROTEO della USB.
Elegia dedicata a Domenico
Written by Joaquin ArriolaLuciano: un abbraccio con dolore per la scomparsa fisica del nostro caro compagno combattente Domenico a cui voglio dedicare con il cuore questa elegia, dal vostro caro compagno
Joaquin Arriola.
ELEGIA
Piangendo, voglio essere il giardiniere
della terra che occupi e concimi,
compagno dell’anima mia, così presto.
Mentre il mio dolore senza attrezzi
alimenta piogge, chiocciole
e organismi, ai papaveri appassiti
darò il tuo cuore per alimento,
Tanto dolore si accumula nel mio petto
che dal dolore mi duole anche il respiro.
Una manata dura, una botta gelida,
un colpo d’ascia invisibile e omicida,
un spinta brutale ti ha abbattuto.
Non c’è estensione più vasta della mia ferita,
piango la mia sventura e le sue conseguenze
e mi duole più la tua morte che la mia vita.
Cammino sopra stoppie di defunti,
e senza il calore di nessuno e senza conforto
vado dal mio cuore ai miei problemi.
Troppo presto si è alzata in volo la morte,
troppo presto è spuntata l’alba,
troppo presto ti rivolti nella terra.
Non perdono la morte innamorata,
non perdono la vita sbadata,
non perdono la terra né il nulla.
Tra le mani sollevo una tormenta
di pietre, fulmini e asce stridenti
assetata di catastrofi e affamata.
Voglio raspare la terra con i denti,
voglio spaccare la terra da parte
a parte a morsi secchi e roventi.
Voglio penetrare la terra fino a trovarti
e baciarti il nobile teschio
e toglierti il bavaglio e riportarti indietro.
Tornerai al mio orto e all’albero del fico:
per i percorsi eterei dei fiori
si librerà la tua anima apicoltrice
di cere angeliche e ornamenti.
Tornerai alla nenia dei vomeri
dei contadini innamorati.
Allieterai l’ombra delle mie sopracciglia,
e il tuo sangue se ne andrà da ogni parte
contendendo la tua fidanzata e le api.
Il tuo cuore, ormai un velluto liso,
chiama a un campo di mandorle spumose
la mia avida voce d’innamorato.
Alle anime alate delle rose
del mandorlo cremoso ti reclamo
perché dobbiamo parlare di tante cose,
compagno dell’anima mia, compagno.
10 di gennaio 1936,Miguel Hernández
ELEGÍA
Yo quiero ser llorando el hortelano
de la tierra que ocupas y estercolas,
compañero del alma, tan temprano.
Alimentando lluvias, caracolas
y órganos mi dolor sin instrumento.
a las desalentadas amapolas
daré tu corazón por alimento.
Tanto dolor se agrupa en mi costado,
que por doler me duele hasta el aliento.
Un manotazo duro, un golpe helado,
un hachazo invisible y homicida,
un empujón brutal te ha derribado.
No hay extensión más grande que mi herida,
lloro mi desventura y sus conjuntos
y siento más tu muerte que mi vida.
Ando sobre rastrojos de difuntos,
y sin calor de nadie y sin consuelo
voy de mi corazón a mis asuntos.
Temprano levantó la muerte el vuelo,
temprano madrugó la madrugada,
temprano estás rodando por el suelo.
No perdono a la muerte enamorada,
no perdono a la vida desatenta,
no perdono a la tierra ni a la nada.
En mis manos levanto una tormenta
de piedras, rayos y hachas estridentes
sedienta de catástrofes y hambrienta.
Quiero escarbar la tierra con los dientes,
quiero apartar la tierra parte a parte
a dentelladas secas y calientes.
Quiero minar la tierra hasta encontrarte
y besarte la noble calavera
y desamordazarte y regresarte.
Volverás a mi huerto y a mi higuera:
por los altos andamios de las flores
pajareará tu alma colmenera
de angelicales ceras y labores.
Volverás al arrullo de las rejas
de los enamorados labradores.
Alegrarás la sombra de mis cejas,
y tu sangre se irán a cada lado
disputando tu novia y las abejas.
Tu corazón, ya terciopelo ajado,
llama a un campo de almendras espumosas
mi avariciosa voz de enamorado.
A las aladas almas de las rosas
del almendro de nata te requiero,
que tenemos que hablar de muchas cosas,
compañero del alma, compañero.
10 de enero de 1936,Miguel Hernández
Mio caro Domenico,
noi venezuelani ti ricorderemo attraverso il testo di una canzone a cui il presidente Hugo Chavez faceva spesso riferimento: "Le persone che muoiono per la vita non possono chiamarsi morti". Le tue idee, parole, battaglie ambientaliste ed anticapitaliste ti manterranno vivo nello spirito e nell'azione di tutti noi, coloro che hanno voluto costruire i sogni di giustizia che hai anticipato.
Mio padre è morto come te "…un grido con coltelli gli ha spezzato il cuore…". Queste morti alleviano chi le soffre perché non ci sono ospedali, né letti, cliniche, medicine o interventi chirurgici dolorosi per chi ci lascia, ma danno dolore più delle altre morti perché sono inaspettate, perché non le attendiamo così presto. Ci sono anche altri coltelli, quelli che spezzano il cuore delle persone che rimangono vive, con un'altra piccola morte dentro di sé.
Promuovevi il socialismo e questo basta per capire la tua generosità, solidarietà e il tuo altruismo. Lo sapevi che i militanti non muoiono mai? Qualcuno raccoglie la nostra bandiera, quella caduta insieme a noi, o il nostro fucile, quello rimasto con i proiettili ancora non sparati.
I tuoi amici ti chiamavano Mimmo. Loro ricordano la tua allegria per la vita, la tua vita sindacale, il futuro che hai costruito, i muri che hai abbattuto, tutto ciò la morte non lo potrà mai portare via, per quanto implacabile sia. Con i fiori che raccogliamo in questa primavera piovosamente triste costruiremo pugni rossi e bandiere per salutarti, in pace.
Andremo a cercarti in Palestina; nel mare che affoga nei pomeriggi e nei crepuscoli; nei passi di ogni marcia popolare; in ogni rivendicazione raggiunta; nell'uguaglianza, nell'armonia delle stagioni che portano la primavera in ogni autunno; nel tuo spirito sportivo, in questa tua energia piena di campane e di amicizie e nell'amore con cui hai adorato la vita che lasci comunque intatta. Per adesso, no, non riusciremo a vederti come prima.
Tutto il Venezuela, quello di Chavez e di Maduro, ti aspetterà sempre affinché, da qualche luogo, tu ci possa aiutare ad essere umili ed a commettere meno errori. Per ora ti dedichiamo il poco che siamo riusciti a fare per la lotta che, senza che te ne rendessi conto, ci hai insegnato e ci ha aiutato a costruire alcune persone che potessero assomigliarti.
Un saluto Mimmo! Un saluto Domenico! A presto!
Julián Isaías Rodríguez Díaz
Ambasciatore