Le forze armate bolivariane del Venezuela (FANB) hanno neutralizzato lunedì un tentativo di attacco a installazioni militari a Caracas.
In una dichiarazione, il ministero della Difesa ha riferito che l’azione si è verificata all’alba del 21 gennaio, intorno alle 02:50 (ora locale). “Un piccolo gruppo di assalitori assegnati alla zona di comando n. 43 della Guardia Nazionale Bolivariana, tradendo il loro giuramento di fedeltà al paese e le sue istituzioni, hanno sequestrato il capitano Gerson Martínez Soto, comandante della stazione di polizia di coordinamento Macarao”.
Successivamente, gli assalitori “si sono trasferiti in due veicoli militari e hanno preso d’assalto la sede del distaccamento sicurezza urbana situata in Petare, nel comune di Sucre, sottraendovi molte armi e sequestrando sotto minaccia di morte, due ufficiali e due guardie nazionali di quel distaccamento”.

Il gruppo di militari golpisti si è poi recato a Cotiza, dove hanno registrato alcuni video lanciati poi sui social network, in cui dicevano di non riconoscere Maduro e chiedevano il sostegno della popolazione invitandola a scendere in strada.
Ma assediate delle forze armate fedeli al governo bolivariano del Venezuela, gli assalitori si sono arresi e sono stati catturati presso la sede della unità speciale della sicurezza “Waraira Repano” nella città di Cotiza. Il ministero della Difesa ha spiegato che durante l’arresto è stato possibile recuperare le armi rubate. Inoltre, i detenuti “stanno fornendo informazioni di interesse alle agenzie di intelligence e al sistema giudiziario militare” ha affermato il presidente dell’Assemblea Nazionale Costituente, Diosdado Cabello.  Nella dichiarazione si afferma che gli assalitori saranno soggetti al peso della legge venezuelana.

 

Intervista a l’AntiDiplomatico: “Sta accadendo l’opposto di quello che leggete sui giornali italiani. Ma non è certo una novità.”


Cuba è tornata ad essere materia di disinformazione su alcuni famigerati quotidiani nostrani. I soliti noti come Repubblica e La Stampa si distinguono per speculazione e ipocrisia. E così come per magia il processo di rafforzamento e adeguamento ai tempi e alle sfide odierne del socialismo cubano viene presentato come un processo di sostanziale abbandono dell’attuale sistema in vista di un graduale approdo al capitalismo. Lo stile è quello classico della post-verità, con l’utilizzo delle fake news come strumento principale per screditare un sistema che continua a rafforzarsi e avanzare nonostante un criminale embargo in vigore da oltre 50 anni.

Sull’argomento abbiamo intervistato il professor Luciano Vasapollo, professore di Analisi Dati di Economia Applicata alla «Sapienza» Università di Roma, Delegato del Rettore per le Relazioni Internazionali con i Paesi dell’America Latina e dei Caraibi; e professore all’Università de La Habana (Cuba) e all’Università «Hermanos Saíz Montes de Oca» di Pinar del Río (Cuba), per avere un pare qualificato sull’evoluzione socialismo cubano. Nessuno più di lui conosce le “vene aperte” dell’America Latina e le trasformazioni in atto nel continente.

Professore, i quotidiani italiani affermano che Cuba abbandona la via socialista per il capitalismo. Ci spiega cosa sta accadendo a L’Avana?

Sta accadendo l’opposto di quello che leggete sui giornali italiani. Ma non è certo una novità. A l’Avana è in corso l’Assemblea Nazionale del Potere Popolare, un processo molto importante perché oltre a far nascere il nuovo governo, voterà la nuova Costituzione che riformerà quella del 1976. E’ la fine di Cuba? Mi viene da ridere a leggere questi soloni che conoscono Cuba solo per quello che gli raccontano le agenzie stampa che filtrano le notizie da Miami. 

Cosa prevede la nuova Costituzione?

A Cuba viene ratificata questa nuova Costituzione per modernizzare il socialismo. Modernizzare e attualizzare le linee del socialismo, perché in nessun punto viene messa in discussione la continuità e la leadership del Partito Comunista. Sono anzi rafforzati il ruolo del Partito all’interno della società, della democrazia partecipativa e socialista di base; il ruolo dei CDR, dei consigli di fabbrica, dei consigli di quartiere; il ruolo popolare perché al centro della Costituzione cubana c’è il popolo. Anche l’impostazione dell’economia socialista non viene minimamente intaccata. Per cui quello che si sta verificando nei giornali qui in Italia ed Europa sono solo menzogne, menzogne e menzogne. Ma non è quello che raccontano tutti i giorni?

Perché tanto astio verso Cuba?

Perché se Cuba rimane ferma viene accusata di immobilismo e di essere la nuova Unione Sovietica, poiché il comunismo è un processo del divenire storico che passa per varie fasi storiche. Quando Cuba si muove viene accusata invece di andare verso il capitalismo di Stato. L’unico torto che ha Cuba è quello di autodeterminarsi, quello di volere un proprio percorso autonomo che chiaramente si attualizza e si mette in movimento con il cambio della società in un momento storico in cui la società sta cambiando. Così come la forma dell’imperialismo. Siamo passati dalla globalizzazione a una fase di competizione inter-imperialistica. Una società che nei paesi a capitalismo avanzato ha cambiato la struttura economico-produttiva e sociale. Permane la guerra contro i cosiddetti ‘Stati canaglia’: Cuba, Venezuela, Siria, Libia, la Russia di Putin. Una guerra che può essere militare, ma anche economica e mediatica. Il capitalismo vive una crisi sistemica di sovrapproduzione che ricade fortemente sui paesi in via di sviluppo, quindi anche su Cuba. 

Il congresso si sta svolgendo in una serenità assoluta. Le cose che vengono dette sono assolutamente vergognose. Si parla del riconoscimento del mercato come fosse chissà quale enorme novità. Cuba ha sempre riconosciuto il mercato perché questo non coincide col capitalismo. Questi ignoranti dei giornali italiani di ‘sinistra’, della cosiddetta ‘sinistra’, devono sapere che il mercato è pre-esistente al capitalismo. Quindi il problema non è il mercato, ma logica che passa per il mercato. Cioè se beni e settori strategici e i beni di prima necessità sono di proprietà pubblica o meno.

Cuba ha sempre convissuto con il mercato perché ovviamente non è un paese fuori dal contesto internazionale. Però ha mantenuto pubblici tutti i settori strategici. L’energia continua ad essere pubblica, così come trasporti e telecomunicazioni. Tutto permane pubblico e gratuito. Quindi se fa paura la parola mercato, i signori sapessero che il mercato preesisteva.

Già nelle linee di attualizzazione e modernizzazione della pianificazione socialista del 6° Congresso, si affermava che uguaglianza e egualitarismo non sono la stessa cosa. Cuba gravata da un micidiale blocco economico non poteva mantenere forme anacronistiche. Per cui si è aperta a forme di lavoro che chiamiamo privato. Oggi a esempio ci sono una serie di piccoli bar che vengono gestiti in maniera privata, ossia i gestori non sono più dipendenti statali. Questo vale solo per attività non strategiche. 

Per quanto riguarda la questione della terra?

La proprietà privata in agricoltura: già nel Congresso del 2011 e poi ratificato nel 7° Congresso del 2016 si è avviato l’usufrutto della terra. Cosa significa? Che la terra rimane di proprietà dello Stato ma viene concessa in uso per 30 anni agli agricoltori. Se nei trent’anni la produttività è buona: quindi si ottengono prodotti sia per lo Stato per che per il mercato. Alla fine dei trent’anni l’usufrutto viene rinnovato. Altra grande idiozia della stampa. 

Cuba rinuncia al comunismo?

Sparisce la parola comunismo. C’è l’articolo 6 della vecchia Costituzione dove si afferma che la società socialista procede verso il comunismo. Nella nuova costituzione si afferma che la società socialista va migliorata e attualizzata, per il cammino nel socialismo, con le strutture di democrazia di base con al centro il Partito. Anche qui ignoranza. Filosofica, non solo politica. Che cos’è il comunismo? Il movimento reale che distrugge e supera lo stato presente delle cose. Questo dice Marx. Per arrivare a questa società ‘utopica’ bisogna prima passare per la transizione dal capitalismo al socialismo, dal socialismo al comunismo e poi arrivare alla società degli assolutamente liberi e uguali. Quella comunista. Ma non si è mai realizzata, neanche in Unione Sovietica. Poiché il comunismo è un processo di divenire storico che necessita del passaggio per varie fasi di transizione.

Cosa ratifica la nuova Costituzione? Che c’è una transizione al socialismo. Che altro deve dire? Se c’è la democrazia di base e socialista, se c’è il Partito Comunista, si difende tutta la proprietà pubblica e socialista. Se l’economia e la società si basano su questi principi, non mi crea nessun problema. 

Il riconoscimento del matrimonio omosessuale e alcune modifiche al sistema economico. Qualcuno ha provato a mettere le due questioni in contrapposizione.

Altra questione che viene messa in risalto quasi in maniera negativa. Nella Costituzione viene riconosciuto che ci si possa sposare tra due persone anche dello stesso sesso. Forse l’Italia è in stato di arretratezza. Si tratta di un avanzamento che da un insegnamento forte ai paesi capitalistici o  riformisti che si ritengono più evoluti e a questa sinistra sciocca che non capisce più dove va il mondo. Perché il fatto che Cuba ratifichi il matrimonio omosessuale è un fatto estremamente importante e avanzato da cui bisognerebbe riprendere.

Quindi la società civile che si evolve, i matrimoni omosessuali, la permanenza della proprietà pubblica in tutti i settori strategici con forme di proprietà privata in quelle attività non centrali e strategiche rappresentano la modernizzazione e il rafforzamento della società socialista.

Su questo punto vorrei ribadire quello che Fidel e Raul hanno stabilito con fermezza per Cuba: i diritti sono un blocco unico o non sono. I diritti civili possono progredire solo insieme ai diritti sociali. Questo Cuba lo ha chiaro, l’Europa che nega a milioni il diritto ad un’esistenza degna purtroppo no.

Spesso le critiche più ingenerose nei confronti di Cuba e dei paesi socialisti dell’America Latina giungono proprio da certi settori di sinistra. Perché?

E’ chiaro che questa sinistra serva del padronato, questo centrosinistra espressione delle corporazioni finanziarie in tutta Europa è messo in discussione da quello che avviene a l’Avana. E’ la loro nemesi.. Ed è per questo reagisce in questo modo schizofrenico e puerile contro Cuba. Il processo rivoluzionario a Cuba simboleggia ogni giorno il prezzo del fallimento della sinistra in Europa. In Italia l’abbandono dell’idea socialista, precedente al periodo di Bertinotti e risalente ai tempi del PCI di Berlinguer, è divenuta mossa strategica. L’abbandono completo dell’idea di trasformazione in chiave socialista della società capitalista viene messo in discussione da una piccola isola senza alcuna risorsa naturale, con 11 milioni di abitanti e a 90 miglia dagli USA, nonostante un blocco economico infame e con 3800 morti causati da attentati della CIA, che riesce a realizzare il socialismo ed essere punto di riferimento a livello internazionale. Basti pensare alla concreta solidarietà verso Mandela e alla lotta di liberazione dal colonialismo dei popoli africani come in Angola, alle migliaia di medici cubani inviati in ogni parte del mondo che hanno contribuito a sconfiggere virus micidiali come l’ebola, agli insegnanti per sostenere la creazione dell’ALBA. Al sostegno ai presidenti Chavez ed Evo Morales. Cuba mette con le spalle al muro la sinistra parolaia europea. Cuba mostra che si può fare anche in un mondo capitalista se c’è la volontà della trasformazione e della rottura. Invece la sinistra europea ha rinunciato.

E lo stesso avviene ora con il Nicaragua di Ortega. Come è possibile che i principali avversari delle rivoluzioni progressiste che hanno emancipato dalla povertà milioni di persone provengano proprio da quella che in Europa si definisce “sinistra”?

Si è triste, ma è proprio così. Lo stesso è avvenuto con il Venezuela e l’appoggio all’estrema destra che ha tentato di rovesciare in modo violento il presidente Maduro. Lo stesso è avvenuto in altri paesi del Medio Oriente. Si tenta di destabilizzare con rivoluzioni colorate tutti quei governi che non si piegano all’imperialismo degli Stati Uniti e quello ancora più subdolo dell’Unione Europea. Che dire di quella specie di sinistra che chiede più Europa, cioè chiede più colonialismo e attacca tutti quei governi che dal neo-colonialismo e dalle barbarie del nostro tempo tentano di emanciparsi? Pe rispondere faccio mio le parole del grande intellettuale argentino Atilio Boron sulla “miopia della sinistra che approva il golpe in Nicaragua” e apre le porte alla destra neo-coloniale. E, su quello che sta accadendo in Nicaragua in questi giorni, faccio soprattutto quelle di Stella Calloni che ha dichiarato: “E’ vergognoso e allarmante che non si dica veramente chi stia armando i terroristi che attaccano i popoli e uccidono in modo atroce una moltitudine di persone. Non è stato il governo di Ortega. Sono stati i terroristi, sono stati gruppi violenti come è accaduto in Venezuela. E’ tanto difficile vederlo?” Per qualche finto progressista sembra proprio di si.

Che fare? Da dove ripartire?

Il compito della sinistra, dei comunisti e dei rivoluzionari in Europa è far emergere le contraddizioni che ci sono nel nostro paese e in Europa. Per esempio mettere al centro la battaglia contro gli imperialismi, contro Trump e l’Unione Europea. Uscire dalla NATO. Creare nuove relazioni internazionali, aprire ad altri paesi. Uscire dall’Unione Europea e dall’euro. Rimettere al centro la questione capitale-lavoro per ridare forza ai nuovi soggetti del lavoro. Rimettere al centro la questione di genere e il conflitto capitale-ambiente. Fuori dagli schemi di un Partito Democratico che ormai rappresenta solo gli interessi delle multinazionali. Come dimostrato in maniera lampante negli utlimi giorni dalla vicenda umana che riguarda il manager Marchionne: i media legati al Partito Democratico hanno fatto sfoggio del più totale servilismo nei confronti della multinazionale FIAT-FCA.

* da L’Antidiplomatico

Costituito un gruppo di lavoro incaricato d’elaborare proposte per la creazione di un’istituzione che conservi e diffonda la memoria del leader storico della Rivoluzione Cubana.
In  una riunione presieduta dal Generale d’Esercito Raúl Castro Ruz, Primo Segretario del Comitato Centrale del Partito, è stato costituito un gruppo di lavoro incaricato d’elaborare le proposte per creare un’istituzione destinata alla preservazione del patrimonio documentale, lo studio e la divulgazione del pensiero e l’opera del  Comandante in Capo Fidel Castro Ruz.
Per realizzare l’arduo lavoro, definito da Raúl di somma importanza, e che sarà seguito dalla massima direzione del paese, sono stati convocati una trentina d’esperti di differenti specialità e rappresentanti di vari organismi, entità e istituzioni.
Miguel Díaz-Canel Bermúdez, primo vice presidente dei Consigli di Stato e dei Ministri, ha spiegato che si tratta di controllare la realizzazione di questo compito, si tratta di perpetuare e unire in un’istituzione le preziose informazioni che negli anni si sono accumulate sulle attività che il Comandante in Capo ha sviluppato durante la sua feconda vita e che formano parte della memoria storica della nazione.
Per questo si è fatto conoscere il Decreto Presidenziale No. 21, con il quale si decide la creazione del gruppo di compagni che elaboreranno le idee per lo stabilimento della detta istituzione, che è presieduto da Alberto Alvariño Atiénzar, il quale informando sul cronogramma di lavoro, ha detto a nome di tutti i presenti che assumono un impegno storico di grande responsabilità politica, al quale si dedicheranno con dedizione totale.
Il Decreto Presidenziale puntualizza che nelle proposte che si presentano si devono definire tra le altre questioni le basi concettuali, i principi, la missione, le funzioni e la struttura dell’istituzione.
La decisione è consona a quanto stipulato  nella Legge No. 123, del 27 dicembre del 2016, sull’utilizzo del nome e la figura del Comandante in  Capo Fidel Castro Ruz, per denominare in un futuro alcune istituzioni create per lo studio della sua infinita traiettoria nela storia della nazione. ( Traduzione GM – Granma Int.)

“Fidel e la Politica Estera della Rivoluzione Cubana” è il titolo dell’esposizione che da venerdì 1º dicembre si ammira nel Centro Internazionale  della Stampa (CPI) nella centrale Rampa.

“Fidel e la politica estera  della Rivoluzione  Cubana” è il titolo dell’Esposizione che da venerdì 1º dicembre si ammira  nel Centro Internazionale  della Stampa (CPI) nella centrale Rampa.
Formata da numerosi testi e immagini che rivelano Fidel in vari momenti della scena internazionale, la mostra è stata inaugurata  con la presenza del membro del Burò Politico e cancelliere cubano Bruno Rodríguez Parrilla; di José R. Balaguer Cabrera, membro della Segretaria del Comitato Centrale e capo del suo   Dipartimento delle Relazioni Internazionali; del ministro di Cultura, Abel Prieto; del  capo del Dipartimento Ideologico del Partito, Joel Suárez, e dalla giornalista e scrittrice Katiuska Blanco.
L’esposizione fa parte dell’omaggio de popolo cubano al suo Comandante, a un anno dalla sua scomparsa iísica  curata artisticamente da  Habana Estampa, con  il contributo dell’Ufficio dei Temi Storici  del Consiglio  di Stato, degli Estudios Revolución, del sito web Soldado de las Ideas, della Casa Editrice Verde Olivo, Bohemia, della Fototeca di Prensa Latina, del fotografo Alex Castro e della cooperativa Arconst e documenta ll storico discorso di Quattro ore e 20 minuti pronunciato da Fidel nell’Assemblea Generale della ONU nel 1960, tra i molti fatti che hanno segnato il passaggio de leader per il mondo.
Katiuska Blanco, la famosa  autrice  di “Todo el tiempo de los cedros”, e molti altri libri sul Leader della Rivoluzione Cubana,  ha detto, di fronte a molti rappresentanti del corpo diplomatico  che era un onore inaugurare la mostra fotografica ed ha indicato l’affetto e l’entusiasmo dei compagni del Minrex che hanno realizzato questo impegno per rendere omaggio al Comandante in Capo.
Poi ha dettagliato vari momenti della vita di Fidel e in particolare quelli associati alla sua visione del mondo come un luogo angosciato  e ingiusto e  e lo ha definito “Un gladiatore della Pace”.
«Ha sognato ed ha operato per un mondo migliore, con la sua vocazione latino- americanista e caraibica ed ha inaugurato una diplomazia diversa», ha sottolineato. ( Traduzione GM - Granma Int.)

Realizzazione: Natura Avventura

Joomla Templates by Joomla51.com