Novembre 2010
DOCUMENTO DELLA RETE DEI COMUNISTI
Perfezionamento del sistema economico, pianificazione e socialismo:
verso il VI Congresso del Partito Comunista Cubano
Il VI Congresso del Partito Comunista Cubano (PCC) è stato convocato per aprile 2011 e sarà
fondamentalmente incentrato sui processi in corso di aggiustamento e perfezionamento del sistema
economico, alla luce della crisi sistemica economica internazionale che ricade pesantemente su
tutti i paesi a capitalismo maturo ma ancor più decisamente sui Paesi in Via di Sviluppo (PVS), e in
particolare su Cuba a causa dell’intensificarsi dell’infame bloqueo imposto dall’imperialismo.
In preparazione del Congresso nei giorni scorsi è stato emesso e diffuso da parte del PCC un
documento economico-sociale che è oggetto di grande dibattito fra i militanti del partito, i lavoratori
e i cittadini cubani, a dimostrazione della forza e della capacità dinamica della democrazia
partecipativa cubana sia sul piano politico-sociale sia economico.
Il documento già nel titolo ( Progetti di linea guida della politica economica e sociale del Partito e
della Rivoluzione) fa intendere quali sono gli assi portanti del dibattito in corso; infatti le sue 32
pagine sono divise in ben 12 sezioni che evidenziano l’attuale modello di gestione economica e i
possibili perfezionamenti, le linee di politica macroeconomica interna ed esterna, la politica di
investimenti e della scienza , tecnologia e innovazione, le politiche sociali, le politiche settoriali
(con particolare riferimento ai settori agro-industriale, industriale ed energetico, turismo, trasporti,
costruzioni alimentari e risorse idrauliche) e l’ultimo capitolo dedicato alle politiche per il
commercio.
Le 12 sezioni si articolano poi in 291 articoli sulle linee guida che dovranno essere discussi nei
posti di lavoro con una grande funzione del sindacato CTC, nei quartieri con un ruolo guida da parte
dei CDR e solo dal dibattito di base, popolare e partecipativo, scaturiranno le idee-forza definitive
che si discuteranno al prossimo congresso del PCC di aprile, in modo da rafforzare la democrazia
socialista e il processo rivoluzionario.
Dato che è molto importante il dibattito che si sta sviluppando in preparazione di tale Congresso,
soprattutto per ciò che riguarda le forme che la transizione socialista può assumere nel XXI secolo a
fronte della crisi sistemica del capitale, è importante anche per i comunisti che operano nel cuore
della potenza imperiale europea capire il significato che può assumere per noi “qui ed ora”.
Vogliamo subito togliere qualsiasi dubbio e quindi le scusanti non tanto ai dichiarati
controrivoluzionari, ma soprattutto a quella sinistra occidental-centrica che in maniera diretta o
parzialmente velata fa con la sua pratica politica e la sua propaganda operazioni contro il Governo e
il popolo di Cuba, per colpire la stessa idea della possibilità politica di uscita della crisi del capitale
attraverso una ripresa forte dei percorsi per il superamento del modo di produzione capitalista in
chiave socialista e rivoluzionaria. Per questo vogliamo immediatamente evidenziare che il principio
irrinunciabile della transizione socialista attraverso la pianificazione è presente in tutto il
documento. Infatti, oltre alle dichiarazioni del Ministro dell’Economia Marino Murillo Jorge e dello
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stesso Raul, che hanno affermato più volte che la pianificazione socialista è irrinunciabile e che
l’unico modo di controllo dell’economia è attraverso il piano, già all’inizio del documento si pone
in maniera chiara l’affermazione che “nell’attualizzazione del modello economico cubano prevarrà
la pianificazione e non il mercato”. In tutte le linee guida contenute nelle 12 sezioni del documento
si ribadisce che qualsiasi investimento o costo deve essere definito all’interno del piano, e si auspica
anzi una maggiore collaborazione e interrelazione fra i vari settori produttivi affinché si possa
attuare la pianificazione in maniera più equilibrata, e sempre concordemente con il settore
dell’istruzione del Ministero dell’Educazione, in modo da rendere la formazione elemento centrale
per avere lavoratori sempre più qualificati e consci e responsabili sulle difficoltà nell’attuazione
della pianificazione socialista con il fine del consolidamento del processo rivoluzionario.
E’ per questo che la pianificazione deve essere condivisa e realizzata in termini equilibrati sia nei
settori interni che esterni dell’economia in modo da raggiungere uno sviluppo armonico e
fortemente caratterizzato dalla compatibilità sociale ed ambientale.
E’ il criterio della responsabilità personale e collettiva quello che può dare impulso
all’attualizzazione e perfezionamento del sistema economico, con un ruolo centrale dei dirigenti e
dei quadri che devono guidare il processo e rispondere dei risultati rispettando le risorse a
disposizione, gli sforzi del popolo e l’equilibrio sociale e la sostenibilità ambientale.
E’ chiaro che per far ciò il documento parte da una analisi estremamente puntuale sui problemi
presenti nell’economia cubana e le linee di risoluzione. Si inizia per esempio a considerare
l’instabilità dei prezzi dei prodotti e dei servizi, sia di quelli importati, ma anche di quelli esportati e
della grande difficoltà di ottenere finanziamenti esterni; è chiaro che la crisi internazionale del
capitale ha reso ancora più fluttuanti tali prezzi e ciò, accompagnato dall’inasprirsi del blocco
economico, commerciale e finanziario da 50 anni imposto dall’imperialismo USA, ha determinato
seri danni di carattere socio-economico generale ma anche nella capacità d’acquisto delle
esportazioni.
L’introduzione del documento evidenzia anche che la presenza attiva e di promozione dell’ALBA
svolta da Cuba a partire dal 2004 ha potenziato le possibilità di relazione politico-economica
internazionale, non solo verso il Venezuela e gli altri paesi della regione ma anche con altri
importanti partners come la Cina, il Vietnam, la Russia, l’Angola, l’Iran, il Brasile e l’Algeria.
Tra gli elementi negativi va anche considerato che tra il 1988 e il 2008 ci sono stati almeno 16
uragani disastrosi che hanno provocato danni all’economia cubana per svariati miliardi di dollari e
processi di ricostruzione di strategiche infrastrutture.
Altro elemento importante è che l’introduzione pone l’accento oltre che su questi fenomeni negativi
esterni a partire dalle gravi ricadute dell’attuale crisi sistemica del capitale, anche su fattori di
inefficienza interna , tra i più urgenti da risolvere: l’abbassamento della capitalizzazione della base
produttiva e delle infrastrutture e dalla bassa efficienza e produttività del lavoro.
Si evidenzia altresì che anche se già dal 2003 si è realizzata una elevata centralizzazione dei
meccanismi di assegnazione o utilizzazione della divisa straniera; in particolare dal 2005 si sono
combattute delle importanti strozzature dell’economia per affrontare il deficit finanziario della
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bilancia dei pagamenti. Ciò ha portato ad adottare diversi provvedimenti in particolare per
riprogrammare i pagamenti del debito esterno, per tentare di accrescere e diversificare le
esportazioni e la sostituzione delle importazioni, ed anche per mettere in atto programmi addizionali
per il risparmio energetico e ad incrementare gli investimenti industriali strategici maggiormente
finalizzati al futuro del paese.
Nonostante tali positivi provvedimenti, il documento evidenzia che permangono dei problemi
irrisolti che se non affrontati decisamente e immediatamente possono limitare molto lo stesso futuro
economico e sociale del paese.
Per esempio tra i problemi centrali e strategici da risolvere ci sono quelli di mettere a produzione le
cosiddette “terre oziose”, cioè non coltivate che rappresentano circa il 50% del totale e puntare
quindi ad innalzare i rendimenti agricoli ; trovare immediate alternative di fonti di investimento per
far fronte ai processi di bassa capitalizzazione delle industrie e delle infrastrutture ; recuperare la
capacità di esportazione incrementando e diversificando i beni e i servizi, riducendo al contempo la
elevata e insopportabile dipendenza dalle esportazioni che continua a determinare una significativa
esposizione debitoria verso l’estero; accelerare inoltre gli studi per eliminare nel più breve tempo
possibile la doppia circolazione monetaria del peso cubano e peso convertibile, che crea a tutt’oggi
indubbiamente disparità e disequilibrio.
Da ultimo si affrontano i temi dell’eliminazione degli organici improduttivi attraverso la garanzia
di continuità del lavoro in settori strategicamente più produttivi e forme di ristrutturazione
dell’occupazione anche attraverso l’ampliamento di forme di lavoro non statale e in conto proprio; o
trovando modalità per incentivare l’incremento della produttività del lavoro elevandone le
motivazioni con aumenti salariali e al contempo rafforzando i meccanismi di redistribuzione delle
entrate, eliminando le forme dannose di paternalismo ed egualitarismo, che non significa però
assolutamente diminuire il criterio fondamentale per la rivoluzione cubana che è il mantenimento
dell’uguaglianza, del lavoro e reddito per tutti.
Per realizzare tali obiettivi il documento a cui sono chiamati al dibattito tutti i cubani è costruito
proprio in maniera che l’attuazione venga sviluppata in maniera graduale come linea di politica
economica di prospettiva a medio termine e condivisa dal popolo. Si consideri inoltre che su tali
punti relativamente alla riorganizzazione dell’occupazione si sono modificate con il consenso
popolare norme giuridiche attuando, disposizioni generali del Consiglio di Stato, del Consiglio dei
Ministri e Risoluzioni emesse da vari Ministeri, in primis il Ministero del Lavoro e della Sicurezza
Sociale, della Banca centrale di Cuba, dall’Istituto Nazionale della Casa.
Quando si parla di tempi medi si intende il Piano quinquennale fino al 2015 che dovrà risolvere i
suddetti problemi ma al contempo realizzare i necessari e forti incrementi salariali previsti.
Ovviamente per far ciò sarà necessario porre una accorta e adeguata relazione fra produttività del
lavoro e salario medio, interrompendo quel circolo dannoso che vede oggi Cuba come unico paese
in cui negli ultimi dieci anni l’incremento salariale medio è stato considerevolmente più alto degli
incrementi di produttività del lavoro.
E’ sempre entro il 2015 che in funzione anche dell’ampliamento di lavori non statali e di quelli a
carattere autonomo e in conto proprio, si sta studiando una Legge Tributaria che, attraverso
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tassazioni di tali forme di lavoro, ha come obiettivo centrale quello di ottimizzare la distribuzione
della ricchezza che si genera nel paese.
E’ chiaro che tali linee di perfezionamento dell’economia da realizzarsi in prima istanza entro il
2015 devono partire da un assunto centrale posto già a suo tempo sia da Fidel Castro che da Raul,
secondo il quale Cuba non può continuare ad essere l’unico paese al mondo dove una parte della
popolazione possa vivere senza lavorare, ma è il lavoro di ogni individuo e la sua produttività quella
che determina l’incremento salariale per soddisfare sempre più le necessità.
Il documento “Progetti di linea guida della politica economica e sociale del Partito e della
rivoluzione” sottolinea in maniera chiara senza alcun dubbio e contraddizione, fin nella sua
introduzione, che l’attuazione di tali politiche economiche di perfezionamento e aggiornamento
seguiranno sempre e comunque il principio che “solo il socialismo è capace di vincere le difficoltà e
preservare le conquiste della Rivoluzione e che nell’attualizzazione del modello economico
predominerà la pianificazione e non il mercato. Nella politica economica che si propone è sempre
presente che il socialismo è uguaglianza di diritti e uguaglianza di opportunità per tutti i cittadini,
non egualitarismo. Il lavoro è allo stesso tempo un diritto e un dovere, motivo di realizzazione
personale per ciascun cittadino e dovrà essere remunerato in maniera conforme alla sua quantità e
qualità”.
E’ chiaro che tali linee attuano così nei fatti il principio fondamentale del socialismo: da ognuno
secondo le proprie capacità ad ognuno secondo il suo lavoro.
Il principio fondamentale che ispira tutte le 32 pagine del documento è incentrato sulla assunzione
del concetto vivo di democrazia partecipativa secondo la quale “chi decide è il popolo”.
Pensiamo che il risultato di tale dibattito nel PCC, nel sindacato CTC nei CDR e con tutto il popolo
cubano abbia anche delle ricadute notevoli sul rafforzamento dei processi di transizione socialista
negli altri paesi dell’ALBA e in genere in tutti i Sud del mondo dove si stanno tentando processi di
autodeterminazione e di integrazione a forti connotati antimperialisti, anticapitalisti e, in forme
differenziate a specifico carattere socialista.
Siamo certi che tutto ciò sia sufficiente al momento per far chiarezza contro le farneticazioni di cui
in maniera vergognosamente strumentale e controrivoluzionaria si è occupata la stampa
occidentale, anche di quella sinistra smarrita, che non avendo un progetto politico da contrapporre
alla crisi del capitale, attacca e offende gli sforzi di Cuba e di tutti quei paesi che si muovono nella
prospettiva anticapitalista e nei percorsi di transizione al socialismo; processi e percorsi che, anche
se a volte possono avere alcune loro contraddizioni, denotano tutta la loro grande forza di porsi
strategicamente fuori dal modo di produzione capitalista e di continuare la grande battaglia
internazionale per la rivoluzione socialista.
La Rete dei Comunisti