Un esperto della ONU scarta la crisi umanitaria in Venezuela
Written by Granma | informacion@granma.cu«Ho paragonato le statistiche del Venezuela con quelle di altri paesi e non c’è crisi umanitaria», ha segnalato Alfred De Zayas, esperto indipendente dell’ Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU).
CARACAS.–L’esperto indipendente dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), Alfred De Zayas, ha riconosciuto gli effetti negativi della guerra economica in Venezuela, ma ha scartato ch esista una crisi umanitaria nella nazione sudamericana.
L’incaricato della Promozione di Un Ordine Internazionale Democratico ed Equo per la ONU, ha detto alla catena multinazionale Telesur che, anche se c’è scarsità e poco rifornimento in questo paese, la situazione non è simile ai panorami molto difficili che si osservano in altre nazioni.
«Ho paragonato le statistiche del Venezuela con quelle di altri paesi e non c’è crisi umanitaria. Ci sono scarsità e pochi rifornimenti, ma chi ha vissuto e lavorato per decenni per le Nazioni Unite e conosce la situazione dei paesi di Asia e Africa, ad anche alcuni in America, sa che la situazione del Venezuela non è una crisi umanitaria», ha precisato.
De Zayas ha segnalato l’impatto della campagna mediatica nella percezione a livello internazionale, che in molti casi è errata, sulla vera situazione del paese, che soffre per una guerra economica, un blocco finanziario e un alto livello di contrabbando.
PL ha informato che Cossio ha incitato ad un incremento della solidarietà internazionale ( Traduzione GM – Granma Int.)
Mobilitazioni in suo appoggio hanno accompagnato l’annuncio della candidatura del presidente boliviano Evo Morales
Written by : Granma | internet@granma.cuIl dipartimento di Cochabamba (al centro) è stato la sede della manifestazione nella quale i rappresentanti del Movimento Al Socialismo (MAS) hanno difeso la nuova candidatura di Morales alla presidenza.
Varie mobilitazioni hanno accompagnato mercoledì 21, l’annuncio ufficiale della candidatura del presidente boliviano Evo Morales, nelle elezioni del 2019, mentre l’opposizione aveva annunciato uno sciopero civico, ha informato una nota dell’agenzia di stampa Prensa Latina dalla nazione sudamericana.
Il dipartimento di Cochabamba (al centro) è stato la sede della manifestazione nella quale i rappresentanti del Movimento Al Socialismo (MAS) hanno difeso la nuova candidatura di Morales alla presidenza.
Gli organizzatori avevano indicato che la centrale Piazza 14 Settembre sarebbe stata il punto d’incontro il 21 febbraio, quando alcuni rappresentanti del Movimento Al Socialismo (MAS) avrebbero proclamato ufficialmente la candidatura di Morales alle elezioni del 2019.
La destra aveva annunciato per la giornata uno sciopero civico, sostenendo che “si devono rispettare i risultati del referendum del 2016, quando s’impose l’opzione del No alla nuova candidatura.
Due anni fa era stato realizzato un referendum per far sì che la popolazione decidesse l’approvazione di una riforma parziale della Costituzione che permettesse una quarta candidatura di Evo Morales come mandatario.
L opzione del No aveva ottenuto il 51,3 % dei voti contro il 48,7 % dei Sì.
Il capo di Stato aveva segnalato al momento che i risultati erano il prodotto di menzogne della destra.
Nonostante questo il 28 novembre 2017, il Tribunale Costituzionale Plurinazionale della Bolivia aveva dichiarato legittimo il ricorso astratto di incostituzionalità presentato dal partito al governo MAS per una nuova candidatura delle autorità del paese.
La sentenza si appoggia all’articolo 256 della Costituzione Politica dello Stato, in cui si dà priorità agli accordi internazionali sui diritti umani.
In questo modo è possibile la nuova candidatura di Morales alle prossime elezioni, così come le nomine del vice vicepresidente, di 154 legislatori, nove governatori, 339 sindaci e 3500 assessori e consiglieri. ( Traduzione GM – Granma Int.)
Per preservare il pensiero e l’opera del Comandante in Capo Fidel Castro Ruz
Written by Leticia Martínez Hernández | internet@granma.cuCostituito un gruppo di lavoro incaricato d’elaborare proposte per la creazione di un’istituzione che conservi e diffonda la memoria del leader storico della Rivoluzione Cubana.
In una riunione presieduta dal Generale d’Esercito Raúl Castro Ruz, Primo Segretario del Comitato Centrale del Partito, è stato costituito un gruppo di lavoro incaricato d’elaborare le proposte per creare un’istituzione destinata alla preservazione del patrimonio documentale, lo studio e la divulgazione del pensiero e l’opera del Comandante in Capo Fidel Castro Ruz.
Per realizzare l’arduo lavoro, definito da Raúl di somma importanza, e che sarà seguito dalla massima direzione del paese, sono stati convocati una trentina d’esperti di differenti specialità e rappresentanti di vari organismi, entità e istituzioni.
Miguel Díaz-Canel Bermúdez, primo vice presidente dei Consigli di Stato e dei Ministri, ha spiegato che si tratta di controllare la realizzazione di questo compito, si tratta di perpetuare e unire in un’istituzione le preziose informazioni che negli anni si sono accumulate sulle attività che il Comandante in Capo ha sviluppato durante la sua feconda vita e che formano parte della memoria storica della nazione.
Per questo si è fatto conoscere il Decreto Presidenziale No. 21, con il quale si decide la creazione del gruppo di compagni che elaboreranno le idee per lo stabilimento della detta istituzione, che è presieduto da Alberto Alvariño Atiénzar, il quale informando sul cronogramma di lavoro, ha detto a nome di tutti i presenti che assumono un impegno storico di grande responsabilità politica, al quale si dedicheranno con dedizione totale.
Il Decreto Presidenziale puntualizza che nelle proposte che si presentano si devono definire tra le altre questioni le basi concettuali, i principi, la missione, le funzioni e la struttura dell’istituzione.
La decisione è consona a quanto stipulato nella Legge No. 123, del 27 dicembre del 2016, sull’utilizzo del nome e la figura del Comandante in Capo Fidel Castro Ruz, per denominare in un futuro alcune istituzioni create per lo studio della sua infinita traiettoria nela storia della nazione. ( Traduzione GM – Granma Int.)
Russiagate: l’inchiesta si allarga, “terra bruciata” intorno a Trump?
Written by Alessio Ramaccioni ContropianoL’ultima notizia in ordine cronologico che riguarda l’ormai complessa vicenda del Russiagate è la decisione di Rick Gates, collaboratore di Trump ai tempi della campagna elettorale, di dichiararsi colpevole di una serie di reati di cui è accusato: frode, riciclaggio, cospirazione ai danni degli Stati Uniti d’America.
Attenzione, tra le accuse nei confronti di Gates non c’è nulla che riguarda Russiagate, ma ormai sembra abbastanza evidente la strategia del procuratore Mueller: colpire i collaboratori di Trump avvicinandosi sempre di più ad un eventuale “anello debole”, che per alcuni analisti potrebbe essere il genero di Trump, Jared Kushner.
Procediamo con ordine, partendo dall’ultimo aggiornamento: nella giornata di ieri fonti di informazione statunitensi hanno rilanciato la notizia della decisione di Rick Gates, ex consigliere di Trump durante la campagna elettorale, di dichiararsi colpevole.
Le accuse, sia quelle contro Gates che quelle contro il suo socio, Paul Manafort, anche lui consulente di Trump, fanno riferimento a qualcosa come 32 capi di imputazione: dalla frode al riciclaggio, fino ad arrivare alla cospirazione.
Come una sorta di gioco ad incastri, ecco dunque arrivare sulla scena Paul Manafort: anche lui parte dell’entourage di Trump in campagna elettorale, e legato a Gates da affari in comune.
Se Gates inizia a collaborare, Manafort finisce in guai seri. Questa appare essere la situazione: nei suoi confronti pesano accuse gravi, l’ultima delle quali coinvolge anche alcuni leader politici europei.
Manafort è infatti accusato dal procuratore Mueller di aver pagato per creare una sorta di lobby di sostegno a favore dell’Ucraina e del suo presidente Yanukovich, destituito dal golpe di Euromaidan, sostenuto tra l’altro dagli Usa. All’interno di questo filone d’inchiesta, ad un certo punto, sono venuti fuori anche i nomi dell’ex cancelliere austriaco Gusenbauer e addirittura di Romano Prodi, che ha smentito immediatamente ogni presunta attività di lobbying e qualsiasi tipo di attività segreta.
Situazione ingarbugliata, che appare chiara – paradossalmente – solo se osservata attraverso il punto di vista di Robert Mueller e della sua inchiesta: fare terra bruciata intorno a Trump e generare pressione.
In effetti sono diversi, ormai, i collaboratori di Trump coinvolti a pieno titolo nell’inchiesta: oltre ai già citati Manfort e Gates, c’è Micheal Flynn – ex Consigliere per la Sicurezza Nazionale – che ha già patteggiato dichiarandosi colpevole di dichiarazioni false all’FBI rispetto ai suoi rapporti con l’ambasciatore russo negli Stati Uniti Sergey Kislyak, e che al momento è la carta migliore in mano a Mueller.
C’è George Papadopoulos, anche lui ex consigliere di Trump in campagna elettorale, anche lui autodichiaratosi colpevole di aver mentito all’FBI in merito alle presunte interazioni con i russi.
C’è Steve Bannon, di cui abbiamo già scritto in un precedente articolo: già coordinatore della campagna elettorale di Trump, poi membro del Consiglio per la Sicurezza Nazionale, poi esautorato da ogni compito perchè considerato troppo estremo, ma in realtà allontanato per incompatibilità con alcuni membri della famiglia Trump.
Bannon è stato convocato da Mueller a metà gennaio, e potrebbe avere anche lui qualcosa da raccontare.
Insomma, nonostante ufficialmente Trump si disinteressi di questa inchiesta, la situazione si complica ogni giorno di più.
E’ utile ricordare che il rischio principale a cui andrebbe incontro l’attuale presidente degli USA – nel caso emergesse una sua reale implicazione nel presunto dossieraggio contro la Clinton ed una sua consapevolezza di una eventuale interferenza russa (tutta da dimostrare) nelle elezioni – è la procedura di impeachment.
Prof. Vasapollo: “Sostengo la lotta antimperialista del Venezuela e Potere al Popolo in Italia”
Written by di Alessandro Bianchi *A pochi giorni dalle elezioni del 4 marzo, la lista Potere al Popolo è stata duramente criticata dagli organi di stampa mainstream, e dai partiti di sistema , accusata di sostenere il processo rivoluzionario bolivariano in corso in Venezuela. Come commenta questi attacchi?
Le critiche degli organi di stampa del sistema sono la dimostrazione più tangibile del fatto che la strada intrapresa sia davvero quella giusta. Se a criticare Potere al Popolo è l'apparato massmediatico che ha mentito sapendo di mentire negli ultimi vent'anni, allora abbiamo la prova che la via intrapresa, lo rivendico con orgoglio, è davvero quella giusta. C'è un articolo che ha generato in me più sconcerto , vero ribrezzo più di altri sulla questione. Mi dispiace pubblicizzare gente , signori della comunicazione di regime , che non lo meritano davvero . Non parliamo certo di un grande giornalista, non lascerà il segno nella storia di questa professione. Sono stati miei e nostri avversari molti giornalisti che in passato hanno attaccato duramente i movimenti dei lavoratori, l'attività politica e di lotta dei movimenti di classe, ma che avevano rispetto per la loro professione e studiavano accuratamente i dati e i documenti prima di ogni articolo. E per questo li consideravamo avversari rispettabili. Oggi non più. Bisogna cominciare a discutere di che cosa sia diventata la comunicazione e l'informazione del potere . Nel 1999 avevo scritto un libro dal titolo "Comunicazione deviante" ( uscito da poche settimane in nuova edizione aggiornata per l ‘ editore Efesto ) in cui mostravo come gli strumenti attraverso cui la comunicazione manipola l'opinione pubblica è strutturata per creare consenso diretto e indiretto per creare consenso anche fra gli sfruttati ai potenti della terra. Oggi in Italia quei potentati hanno come riferimento Berlusconi, ma ancora di più Renzi o Gentiloni. E poi ci sono anche quei settori di borghesie conservatrici e dell’ estremismo populista nazionalista che hanno come loro riferimento forze fascistoidi, nazistoidi dichiarate. Non è un caso infatti che le nostre istituzioni di competenza abbiano permesso a questi signori spregevoli di presentare le proprie liste e fare campagna elettorale sull'apologia del fascismo - che è un reato – e - sempre le nostre istituzioni che dovrebbero garantire il rispetto delle regole democratiche - invece reprimono brutalmente chi manifesta e lotta per la difesa della nostra Costituzione.
Di quale articolo in particolare stiamo parlando?
Su il Foglio, giornale espressione di quei potentati che oggi guardano a Renzi e ieri a Berlusconi, Maurizio Stefanini ha scritto una serie di bugie sul Venezuela e su Potere al Popolo che meritano una risposta. Sul Venezuela e le solite fake news , come va di moda chiamarle oggi , vorrei dire alcune cose in particolare. Stefanini costruisce il suo articolo sull'idea che il Venezuela sia un paese in mano a una feroce dittatura, invischiato in una terribile crisi umanitaria provocata nel migliore dei casi dall’incapacità del suo governo, e nel peggiore dalla volontà scientifica di affamare la popolazione; un paese dove la popolazione stremata affolla le strade e le piazze per chiedere il rovesciamento del chavismo, ciò che sarebbe ancora rimandato solamente dalla più brutale repressione del dissenso. Un paese, insomma, che non aspetterebbe altro che essere “liberato” da un intervento militare esterno che riporti la “democrazia”, la libertà, la prosperità.
Come si spiega, verrebbe da chiedere, che dal 1998 a oggi sono state ben 24 le consultazioni popolari svolte (in 22 nelle quali ha prevalso il chavismo) e la cui regolarità è stata puntualmente verificata da osservatori internazionali? Come si spiega l’enorme partecipazione popolare – otto milioni e mezzo di votanti – nonostante il contesto di violenze e terrorismo fomentato dalle opposizioni, alle elezioni per l’Assemblea Costituente del luglio scorso, che ha visto la netta affermazione di Maduro?
E in Italia su Potere al Popolo quali relazioni con quanto scritto e quali osservazioni?
In queste ultime settimane ho letto di tutto contro la lista Potere al Popolo e contro la Rivoluzione Bolivariana . E non solo sui giornali berlusconiani, ma anche sul Fatto Quotidiano, giornale strano soprattutto quando si toccano temi esteri, e sul Manifesto, su cui mi sono espresso già tanto in passato. Non è quindi da stupirci se il Foglio attacchi Potere al Popolo e il governo bolivariano rivoluzionario , soprattutto in relazione alla resistenza del popolo venezuelano contro l'aggressione fascista, imperialista e neo-coloniale in corso.
Ma vorrei fare chiarezza su un punto. Oggi l'unica lista veramente alternativa in queste consultazioni elettorali in Italia e’ Potere al Popolo, una coalizione che rappresenta la voce degli ultimi, degli umili, dei disoccupati, dei migranti, di coloro che non hanno casa, che non trovano nelle regole di questa democrazia , forme di protezione senza un adeguato stato sociale ; ed è proprio e solo Potere al Popolo a occuparsi di questi temi cruciali per la vita di ognuno di noi . Siamo oppressi e controllati da un terrorismo massmediatico e psicologico sempre più invasivo che cerca di annullare diritti e dignità e capovolgere la realtà.
Potere al Popolo è una sorte di confederazione per la democrazia partecipativa , un fronte unitario di lotte, un fronte popolare che vede al suo interno forze che hanno anche diversità politiche e culturali . Molte organizzazioni ora in Potere al Popolo da anni si battono per difendere la democrazia di base sostanziale nel nostro paese. Ma per democrazia noi intendiamo quella popolare e partecipata, non quella rappresentativa. E questo ,secondo me è già vivere rivoluzionario.
Pensare che la rivoluzione sia solo atto violento è una follia. Chavez ha trasformato radicalmente tutta l'America Latina vincendo le elezioni , e ancora oggi il chavismo è un modello per tutti gli ultimi della terra. Evo Morales in Bolivia, Rafael Correa in Ecuador hanno vinto regolari elezioni e poi cambiato profondamente , radicalmente la Bolivia e Ecuador. Cuba va alle elezioni a marzo come ci va regolarmente dal 1959 con la democrazia diretta socialista . La questione che fanno finta di non capire in molti , è che da una parte il movimento dei lavoratori, le forze popolari, i comunisti e i paesi rivoluzionari e progressisti nell'ALBA si danno forme di democrazia popolare partecipativa; dall'altro lato, in questo mondo a capitalismo maturo si pensa che l'unica democrazia sia quella rappresentativa. Ma rappresentativa per chi e di chi?
Qual è la situazione attuale in Venezuela , Professore?
Sul Venezuela bisogna fare chiarezza nel mare di bugie in cui siamo inondati quotidianamente. E' in corso un grande processo rivoluzionario che ha cambiato le sorti dell'America Latina, ridato forza e dignità a milioni di persone che semplicemente nei regimi neo-liberisti del passato non esistevano e ha dato grande forza e speranza a chi come noi in occidente si rifà alla cultura di resistenza del movimento operaio e della democrazia di base. Oggi in Italia ci sono 10 milioni di persone che vivono tra la povertà relativa e quella assoluta. Non hanno dignità, sono scarti del sistema. Proprio per questo anche qui in Europa o nei paesi capitalisti a processo maturo la questione della trasformazione in Venezuela è di vitale importanza.
Ma la situazione è oggettivamente difficile nel paese venezuelano bolivariano...
Indubbiamente. La situazione è inutile nasconderlo è molto seria. Il rischio che la guerra economica, psicologica, massmediatica, portata avanti con le violenze terroriste dell’opposizione, usando un termine in tal caso improprio , all’interno del Venezuela deflagri in aperta guerra militare è un opzione sul campo. E' necessario quindi che non solo tutti coloro che si battono per il superamento del capitalismo e l’apertura di spazi di socialismo, ma anche ogni sincero democratico e progressista e chiunque ritenga un valore l’autodeterminazione dei popoli, mostri la propria tangibile solidarietà con il Venezuela rivoluzionario chavista. Si preparano probabilmente nuove violenze in prossimità delle elezioni presidenziali in programma per il prossimo 22 aprile. Ed è qui il mio appello a questo signore "intelligente critico" del Foglio , si informi in maniera chiara ed inizi a guardare alle sanzioni, al blocco che oggi colpisce il Venezuela come ha colpito per decenni Cuba, al terrorismo dell'estrema destra appoggiato da Cia, narcos, ai 130 morti voluti da chi di difende gli interessi delle multinazionali, all’ agire quotidiano del terrorismo militare e alla guerra economica: si fa incetta dei beni di prima necessità, creando una situazione di enorme difficoltà nella vita quotidiana e un'inflazione tremenda per colpire i salari effettivi e poi far così colpa al governo Maduro . Studi , legga , apprenda , questo egregio giornalista , e poi informi . E’ chiaro che la situazione oggi sia difficile ma il popolo venezuelano resiste e resisterà. Atilio Boron ha definito la lotta del Venezuela come la Stalingrado dell'America Latina. Io credo sia la Stalingrado di tutti i popoli che ambiscono all'autodeterminazione, alla sovranità e alla giustizia sociale. E riguarda anche il “primo mondo”.
Quale il ruolo di Stati Uniti e Unione Europea?
Gli Stati Uniti sostengono le oligarchie e le multinazionali del petrolio con il terrorismo psicologico e massmediatico per condizionare e deviare quei settori della popolazione che hanno sempre sostenuto il chavismo nel paese. Prende sempre più piede la costruzione ad arte di uno scenario sul modello Libia e Siria .Ma il Venezuela ha resisistito con Chávez, quando nel 2002 hanno tentato di rovesciarlo ed è stato il popolo a salvarlo; ha resistito con Maduro nel 2015 alle prime guarimbas; ha resistito con Maduro nel 2017 con le seconde guarimbas, con il popolo che in massa è andato a votare per l'Assemblea costituente. E resisterà anche alla guerra economica dell’imperialismo di Trump e quello della UE di Tajani e Mogherini. Il popolo del Venezuela non rinuncerà mai alla democrazia popolare e ai diritti sociali conquistati. Sa bene il popolo e si ricorda bene di cosa succede nel paese quando a governare sono i lacché dell’imperialismo come oggi in Colombia o Messico.
Maduro oggi viene descritto come un “dittatore sanguinario” nonostante abbia vinto elezioni su elezioni. E viene descritto così da chi al contrario chiude gli occhi a comando su quello che avviene in Guatemala, Honduras, Brasile, Paraguay, Messico, Colombia. Come descrive il ruolo e il comportamento oggi del Presidente venezuelano?
Maduro sta dimostrando grande responsabilità democratica e senso dello Stato. Vi prego di ascoltare l'intervista di ieri in cui il Presidente fa nuovamente appello a pace, dialogo e elezioni. L'opposizione , per così dire , che e’ dell'estrema destra e che detiene maggioranza nel Parlamento ha chiesto insistentemente nuove elezioni presidenziali "il prima possibile" e come premessa per il dialogo. Il Presidente ha indetto le elezioni per il 22 aprile e quando c''era già il pre-accordo firmato nella Repubblica domenicana tutto è saltato perché l'estrema destra venezuelana il giorno della firma ha ricevuto una telefonata dalla Colombia dove era in visita Tillerson - oggi Segretario di Stato USA ieri oligarca delle multinazionali del petrolio. Sotto pressione degli Stati Uniti si è interrotto tutto con lo sdegno anche dell'ex presidente spagnolo Zapatero, uno dei cosiddetti accompagnatori nel processo di dialogo e pace nella Repubblica domenicana. E' una vera e propria provocazione. Il tutto serve per dire che il 22 aprile non ci saranno elezioni libere. Ma dittatoriali sono le elezioni quando l'opposizione non può partecipare, non quando non vuole partecipare per fare aumentare la pressione dall'esterno lavorando insieme a Unione Europea e Stati Uniti alla destabilizzazione .Chi è l'antidemocratico? Continuano veri e propri attacchi, finti incidenti alla frontiera con la Colombia o del Perù , per poi dire che lo sconfinamento possa essere il pretesto dell'invasione del Venezuela come successo in Siria o in Iraq. Imperialismo non è solo quello degli USA, è imperialismo anche l’insistente ingerenza arrogante , antidemocratica dell'UE .
Può spiegarci meglio?
L'Imperialismo non è solo guerra militare, ma è anche l'imposizione di regole economiche, attraverso oligopoli, monopoli che obbligano intere popolazioni a sottostare ad orientamenti neo-coloniali violentando la loro sovranità e autodeterminazione.
L'Unione Europea è l'emblema di tutto questo e non è un caso che sia oggi in prima fila con le sanzioni contro la democrazia e l'autodeterminazione del Venezuela. I partiti del Parlamento europeo sono oggi per la maggior parte in particolare espressione del centro sinistra. Dobbiamo essere chiari su questo punto: è Renzi, è Gentiloni, è il cosiddetto partito "democratico" che incita a violare le regole delle Nazioni Unite contro la Rivoluzione Bolivariana dando sponda alle ipotesi fascistoidi per il futuro del Venezuela, dell'America Latina e non solo , pensando a far propaganda di regime per dar forza ai giochi dei potenti ; il partito sedicente “democratico “ sostiene, per fare un altro esempio, in Ucraina le forze fasciste dei mercenari paramilitari e di un governo dittatoriale .
Per tutte queste ragioni credo che l'unica soluzione reale e credibile sia oggi creare e sostenere nel tempo un fronte popolare come Potere al Popolo. Non sono un portavoce di questa lista e non mi permetto di parlare a suo nome, ma posso dire che le aree politico , culturali , sindacali con cui io lavoro - ad esempio il Cestes centro studi Usb, Nuestra America, organizzazioni politiche come la Rete dei Comunisti , o editoriali come Contropiano - ma anche moltissimi altri compagni che sono dentro Potere al Popolo , sostengono e rivendicano con forza l'appoggio alla democrazia popolare, alla resistenza eroica dei governi rivoluzionari e del popolo di Cuba e del Venezuela. E' inutile che si stupisca il signore del Foglio. E' vero e lo rivendichiamo con forza. Per noi è un punto di riferimento forte il Venezuela di Chavez e Maduro, così come Cuba socialista , così come il socialismo comunitario della Bolivia, le conquiste dell' ALBA rivoluzionaria . Lavoriamo e lavoreremo affinché i vari golpe voluti dall’imperialismo USA e UE contro l’autodeterminazione dei popoli dell'America latina non possano avere successo e lavoriamo e lavoreremo perché la democrazia reale in Brasile possa tornare e Lula si possa candidare. Lavoriamo e lavoreremo perché i governi della Colombia, Perù, Cile smettano di sostenere gli USA ma aiutino i loro popoli a compiere conquiste verso la piena autodeterminazione.
E sul piano interno?
Sul piano interno lavoriamo affinché in Europa si ritorni all’ universalismo dei diritti del Welfare, ai diritti sociali, all'accoglienza. Chi delinque deve essere perseguitato qualunque sia la nazionalità, ma chi oggi pone il problema sull'immigrazione in maniera razzista ed escludente fa il gioco del sistema imperialista e neocolonialista . Chi oggi fa speculazione in chiave razzista in campagna elettorale “sull'incubo dell'immigrato” è chi vuole creare ad arte una immensa guerra tra poveri in modo scientifico per distogliere l'attenzione da chi oggi è il vero nemico da combattere. Dobbiamo ritrovare il nemico vero quello che ci sta portando via diritti, benessere e dignità. E il nemico principale oggi è l'Unione Europea e il suo imperialismo, la Nato e il suo guerreggiare imperialista . Non sono portavoce di Potere al Popolo, ma ribadisco per conto delle aree con cui agisco politicamente e culturalmente : magari in occidente per dare uno schiaffo definitivo al Pd e a forze di uguale natura e con stesse politiche , si formassero esperienze di democrazia reale, di base , popolari e effettive come quelle sperimentate in questi anni nell’ALBA dell’ America Latina.
Arriverà in Parlamento Potere al Popolo?
Il signore del Foglio ci dà all'1%, noi abbiamo sondaggi che ci danno al 2,8%. Io sono convinto che supereremo il 3% della soglia di rappresentanza, ma qualunque sarà l'esito, sono convinto che Potere al Popolo dal 5 marzo lavorerà per la legge elettorale auspicata dal popolo italiano: un proporzionale puro. Lavorerà per il reddito sociale minimo, per la dignità abitativa, lavoro a pieno salario e pieni diritti per tutti, per la piena cittadinanza con pieni diritti per i migranti , per uno stato sociale forte e Re distributivo di reddito e ricchezza con un universalismo di diritti. Questo è il programma di lotte per Potere al Popolo e proprio per questo moltissime componenti al suo interno non possono che stare dalla parte delle rivoluzioni del Venezuela e di Cuba. Sono tornato in queste ore da un lungo viaggio a Cuba e ho avuto incontri con governo, partito, accademici degni di questo nome , economisti critici anche di Venezuela, Bolivia , Europa e Stati Uniti. Concordiamo tutti su un punto: la finta democrazia occidentale serve solo a restringere gli spazi di diritto. E anche per questo in conclusione faccio appello ai tanti tantissimi elettori e portavoce in buonafede del Movimento Cinque Stelle: non cercate consensi in quell'alta borghesia che ha distrutto il paese e che ha già dato tutto il suo sostegno al Pd e Forza Italia. Non lasciatevi intimorire dalle idiozie di chi vuole nascondere lo stato della corruzione e del malaffare in questo paese con la ridicola storia delle restituzioni volontarie. Non lasciatevi intimorire e non guardate ai moderati e settori conservatori del paese ma alle forze del vero cambiamento , a quelle realmente democratiche popolari e progressiste.
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da http://www.lantidiplomatico.it/
Città del Guatemala.–Il presidente Jimmy Morales ha appena annunciato che il Guatemale si dispone a trasferire la sua ambasciata in Israele nella città di Gerusalemme, imitando gli Stati Uniti e contro la decisione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, che hanno condannato la misura presa dal presidente Donald Trump.
La scorsa settimana 128 paesi del mondo si sono sommati in stragrande maggioranza contro il riconoscimento statunitense di Gerusalemme come capitale di Israele.
Il Guatemala è stato uno degli otto paesi che hanno appoggiato Washington.
Altri 56 si sono astenuti o non hanno partecipato alla votazione.
Il presidente della Bolivia, Evo Morales, ha condannato la decisione del Guatemala.
«Lamentiamo che alcuni governi vendano la propria dignità all’impero per non perdere le briciole della Usaid (Agenzia degli Stati Uniti per lo sviluppo internazionale )», ha dichiarato il mandatario nella rete sociale.
Il portavoce di EFE, Xavier Abu Eid, ha informato che il segretario generale dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP), Saeb Erekat, ha condannato l’annuncio della nazione centro americana.
Erekat ha aggiunto che il presidente del Guatemala ha fatto il suo annuncio la vigilia di Natale «senza nemmeno considerare la voce di Papa Francisco o delle chiese di Gerusalemme che si sono opposte fortemente a questa azione illegale promossa dal presidente Trump. ( Traduzione GM – Granma Int.)
59 de la victoria de la Revolución Socialista de Cuba : Red de Comunistas Italia trasmite al gobierno, al partito Comunista Cubano y al pueblo de Cuba, sus más sinceros saludos y siempre la más sincera cercanía solidaria militante comunista .
Written by RED COMUNISTAS ItaliaAl iniciarse el 59 aniversario de la Revolución Cubana, la RED COMUNISTAS ITALIA , con todas su estructuras de masa y culturales como Contropiano , Laboratorio europeo critica sociale ,CESTES centro de estudio de la Unión Sindical de base USB afiliará a la federación sindical mundial FSM , assoc. Nuestra America Italia , trasmite al gobierno , al partito Comunista Cubano y al pueblo de Cuba, sus más sinceros saludos y siempre la más sincera cercanía solidaria militante comunista .
La Revolución Cubana, marcó una nueva época en todo el mundo , y abrió la perspectiva para profundas transformaciones de orden político-social, destinadas a consolidar la autodeterminación de clase de todos los pueblos , y liberarlos de la opresión imperial y dar una concreta perspectiva anticapitalista en la construcción de la transición socialista .
No se puede analizar concretamente las absurdas motivaciones políticas económicas del bloqueo contra el pueblo cubano si no se consideran bien las dinámicas de la actual crisis global del capitalismo que hace cada vez más difícil las relaciones internacionales que tienen agresivamente con las guerras de expansión, guerras económicas y conflictos interimperialistas. Los golpe parlamentarios contra la sovrania de Brasil , Paraguay , Honduras, la guerra económica y el tentativo de golpe continuo contra el gobierno de Venezuela revolucionaria , evidencian la interferencia brutal en contra de los procesos de integración en América Latina y confirman la estrategia de ataque a la autodeterminación de los pueblos por el imperio de Estados Unidos que tiene uno de sus puntos más significativos la vergonzosa ofensiva terrorista por 59 años contra la Cuba socialista.
Contra esta muy periglosa logica imperialista siempre se han pronunciado y luchado con gran fuerza la RED de COMUNISTAS y sus organizaciones de masa con el capítulo italiano de la red de intelectuales en defensas de la humanidad , en continua solidaridad internacionalista con las revoluciones socialistas de Cuba, Venezuela y otros países del ALBA, organizando manifestaciones , marchas , conferencias siempre convocando a calaficadas organizaciones sindicales y políticas, para continuar la lucha internacionalista por el NO a la estrategia de ataque contra Cuba que continúa con infame bloqueo y con là invasión imperialista del territorio cubano de Guantánamo contra la soberanía legítima de la isla.
El pueblo de Cuba ha dado al mundo infinitas muestras de heroísmo, de voluntad de lucha, y de firmeza solidaria; valores que ha trasmitido durante todos estos años, en los que ha forjado la construcción de una sociedad socialista .
Sabemos que la solidaridad política concreta se puede construir actuando las palabras y la pratica revolucionaria del Comandante Eterno Fidel , con la conciencia de que sólo el internacionalismo de clase militante y organizado es la contribución política real a los movimientos de los trabajadores , a los pueblos y los gobiernos revolucionarios que luchan contra la barbarie del capitalismo y del imperialismo.
VIVA CUBA REVOLUCIONARIA ! VIVA EL INTERNACIONALISMO ! SOCIALISMO O MUERTE , VENCEREMOS !
La VICTORIA ES INEVITABLE !
Segret. y coordin . Nacional RED COMUNISTAS Italia; COMUNICATO OFICIAL
L'interminabile epidemia di “golpe blandi” propiziata dalla Casa Bianca ha preso di mira ancora una volta con l’Honduras. É stato lì dove, nel 2009, per la prima volta è stata applicata questa metodologia una volta che era fallito il golpe militare tradizionale tentato un anno prima in Bolivia. A partire da quel momento i governi indesiderati della regione sarebbero stati spazzati da un tridente letale composto dall’oligarchia mediatica, il potere giudiziario e i legislatori, il cui “potere di fuoco” combinato supera quello di qualsiasi esercito della regione. José Manuel “Mel” Zelaya è stato la sua prima vittima, alla quale seguiranno nel 2012 Fernando Lugo in Paraguay e nel 2016 Dilma Rousseff in Brasile. Sotto attacco sonoi governi di Bolivia, Venezuela e, ovviamente, Cuba, mentre in Ecuador il vecchio ricorso alla mazzetta e al tradimento uniti alla tecnica del “golpe blando” sembrano aver arrestato il percorso della Rivoluzione Cittadina di Rafael Correa. L’obiettivo strategico di Washington con i suoi “golpe bianchi” è far regredire l’America Latina alla condizione neocoloniale imperante durante la notte del 31 diciembre del 1958, un giorno prima del trionfo della Rivoluzione Cubana.
Nel caso onduregno il golpe funziona preventivamente, attraverso una scandalosa frode elettorale che ha suscitado solo la critica di alcuni pochi osservatori inviati dall’Unione Europea. Invece, la missione dell’OEA, presieduta da un democratico con credenziali impeccabili come il boliviano Jorge “Tuto” Quiroga, ha consentito tutte, ma proprio tutte, le violazioni della legislazione elettorale e delle norme costituzionali del governo di Juan Orlando Hernández, erede del golpe del 2009. Certo che Quiroga non può avere tutto visto che il Tribunale Costituzionale dell’Honduras ha dichiarato che la ri-elezione è un diritto costituzionale che non può essere violato da nessuna norma di rango inferiore, e questo, applicato al caso della Bolivia, consacra la legittimità dell’aspirazione del presidente Evo Morales a presentarsi a una nuova contesa presidenziale.
Tornando però al succo della nostra argomentazione, la frode perpetrata in Honduras scopiazza quella inaugurata nel 1988 dal PRI messicano per derubare Cuauhtémoc Cárdenas della vittoria che stava chiaramente ottenendo nelle urne. Durante il conteggio dei voti ci fu un black out dell’elettricità che coinvolse gran parte di Città del Messico e quando finalmente l’elettricità ritorno, si verificò un vero miracolo, equivalente moderno della moltiplicazione dei pani e dei pesci di nostro signore Gesù Cristo. In questo caso quelli che si moltiplicarono durante il black out furono i voti di Salinas de Gortari, il candidato priísta, mentre Cárdenas era relegato a un triste secondo posto. In Honduras è appena accaduta esattamente la stessa cosa. E questo prova che la Santa Madre Chiesa ha ragione quando afferma che i miracoli esistono e ci sono tutti i giorni. Salvador Nasralla, il candidato del fronte oppositore aveva cinque punti percentuali di vantaggio dopo lo scrutinio di oltre la metà dei voti e le tendenze erano molto chiare. In quel momento il Presidente del Tribunale Superiore Elettorale dichiara che non si può annunciare alcun risultato perchè manca ancora il resto dello scrutinio, malgrado che anche il candidato del terzo partito, Luis Zelaya, riconosca il trionfo di Nasralla. Il TSE riprende il conteggio selettivo degli atti in distretti dove si presume che il candidato governativo abbia un qualche vantaggio e, simultaneamente, compaiono danneggiamenti nel centro di computo del TSE e i noti black out. Una volta che le cifre sono state corrette, offrono un piccolo vantaggio al presidente Juan Orlando Hernández, anche se i sospetti aumentano perché il Pubblico Ministero ha fatto irruzione in un ufficio del partito al governo sorprendendo i suoi occupanti nella preparazione di atti ufficiali falsi. La cosa interessante del caso è che questa frode è così rudimentale che ha dato luogo a un altro miracolo senza precedenti nella storia politica mondiale: dopo i danneggiamenti e i black out, salivano i voti di Hernández alla candidatura presidenziale, però non quelli dei sindaci e deputati governativi che si mantenevano come in precedenza. Tutto ciò, ripetiamo, davanti al complice mutismo della missione dell’OEA capeggiata da Quiroga, il cui DNA politico reazionario faceva sì che guardasse di buon occhio questa presa in giro della volontà popolare. Non c’è quindi da sorprendersi che le basi sociali dei partiti dell’opposizione siano scese in strada esigendo il rispetto della volontà della cittadinanza. E che il governo fascista di Hernández, lo stesso che ha favorito, insieme all’“Ambasciata” [Ambasciata USA. N.d.t.] il bagno di sangue che ci fu in Honduras dopo il golpe del 2009 e di cui il caso di Berta Cáceres è solo il più conosciuto, abbia dichiarato il coprifuoco dalle 6 della sera alle 6 del mattino e lo stato d’assedio. Sono già dieci i morti per le proteste in Honduras però il governo continua la sua marcia imperterrito, con l’aperta complicità della “Canaglia Maggiore” delle Americhe, Luis Almagro e i suoi inviati nonchè il tacito avallo dell’“Ambasciata” che mai consentirebbe che un oppositore arrivasse al palazzo presidenziale.
Il fatto è che l’Honduras è un pezzo di grande valore strategico nel disegno geopolitico di Washington. Confina con due paesi come El Salvador e il Nicaragua che hanno governi considerati “nemici” degli interessi nordamericani e la base aerea Soto Cano, ubicata a Palmerola, ha una delle tre migliori piste di aviazione di tutto il Centroamerica e, inoltre, è scalo obbligato per la movimentazione del Comando Sud verso il Sudamerica. Per di più, la base Soto Cano è quella che ospita la Forza Congiunta “Bravo” composta da cinquecento militari degli USA pronti a entrare in combattimento nel tempo di poche ore. Bisogna ricordare che l’esercito honduregno è stato rifondato dall’ambasciatore statunitense John Negroponte e che, di fatto, è un comando speciale delle forze armate degli Stati Uniti più che un esercito nazionale honduregno. Tutto questo c’è in gioco nell’elezione presidenziale dell’Honduras. Per questo Washington scatenò il golpe contro “Mel” Zelaya e, attualmente, convalida la manovra fraudolenta del presidente Hernández. L’opposizione non riconoscerà mai la legalità e la legittimità di questo processo elettorale, viziato dalle radici. L’ultima aberrazione è stata comunicata poco fa dal TSE: procederà alla conta dei voti degli atti mancanti senza la presenza dei rappresentanti dei partiti oppositori. Vale a dire che il governo conterà i voti e proclamerà la sua fraudolenta vittoria senza alcuna istanza di controllo indipendente. Di fronte alla mostruosità di questa farsa elettorale l’opposizione dovrà esigere la convocazione di nuove elezioni, ma sotto la supervisione internazionale perchè è chiaro che il TSE è un’appendice del governo e che non garantisce neanche la corretta riconta dei voti, per non parlare dell’intero processo elettorale. E i governi democratici di Nuestra America dovranno unirsi senza esitazione alle proteste delle forze dell’opposizione per impedire che si consumi il “golpe blando preventivo” attualmente in corso sprofondando ancora di più l’Honduras in una tremenda crisi nazionale generale. Infine, bisognerà notificare alla “Canaglia Maggiore” delle Americhe che alcune anomalie si stanno verificando nel processo elettorale onduregno, distrendolo dalla sua ben retribuita ossessione di monitorare e screditare il governo di Maduro e le elezioni venezuelane.
*da: http://www.resumenlatinoamericano.org/2017/12/03/honduras-el-golpe-blando-preventivo/
(Traduzione di Rosa Maria Coppolino)